Fare per non risolvere niente?
I problemi derivati dai cambiamenti climatici in atto, causati dal modo d'agire irresponsabile dall'uomo che negli ultimi duecento anni immette progressivamente biossido di carbonio tanto da produrre il riscaldamento globale, non si risolveranno con azioni e progetti minimi o titanici. L'unico modo per fermare la desertificazione è bloccare il riscaldamento globale, azzerare la produzione di CO2, uscire dalla spirale nefasta dell'uso dei carburanti derivati dal petrolio, dirigersi senza indugio verso la produzione di energia da fonti rinnovabili inesauribili, ma senza dimenticare comunque che il pianeta ha dei limiti fisici oltre i quali non si potrà mai andare.
Una barriera verde contro l’avanzata del deserto
Undici paesi africani, riuniti a N’Djamena, in Ciad, per un primo vertice sulla questione, hanno confermato il 17 giugno il loro impegno a sviluppare la Grande muraglia verde, una barriera contro l’avanzamento del deserto. Questa larga fascia verde coprirà una distanza di oltre 7.100 chilometri tra Dakar e Gibuti, attraversando gli undici stati firmatari: Burkina Faso, Gibuti, Eritrea, Etiopia, Mali, Mauritius, Niger, Nigeria, Senegal, Sudan e Ciad. “La muraglia dovrebbe vedere la luce entro cinque anni”, ha detto a Le Monde Mahamat Abakar Zougoulou, coordinatore della manifestazione. “La Grande muraglia verde è un progetto ideato da africani per gli africani e per le generazioni future. Si tratta di un contributo dell’Africa alla lotta contro il riscaldamento globale”, ha detto il presidente ciadiano Idriss Déby. “Questa iniziativa è un sacrificio che dobbiamo fare per le generazioni future”, ha continuato il presidente, aggiungendo che “il continente africano, che emette pochi gas serra, è uno dei più vulnerabili agli effetti negativi dei cambiamenti climatici”. Ora gli undici paesi vogliono coinvolgere i loro vicini. Déby ha invitato i “paesi del bacino del Congo a unirsi al progetto della Grande muraglia verde, perché la desertificazione del Sahel provocherà la scomparsa della foresta del Congo, considerato il secondo polmone del pianeta dopo l’Amazzonia.
Fonte: internazionale.it
Leggere anche:
Sei milioni di profughi per cambiamenti ambientali ogni anno
Il rischio desertificazione in Italia e nel mondo
Clima, Blair: Per salvare la Terra ridurre le emissioni del 60 percento
5,5 trilioni di euro, il costo dei cambiamenti climatici
.
Veicoli elettrici - mobilità - tecnologie - ambiente - energia rinnovabile. L'esaurimento delle risorse e le conseguenti ripercussioni politiche ed economiche rendono necessario ridurre la dipendenza dall'importazione di prodotti petroliferi e spingere quindi verso lo sviluppo di fonti energetiche alternative. I veicoli elettrici possono utilizzare tecnologie e risorse nel modo più efficiente.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
2 commenti:
Io non credo che siano iniziative inutili.
Tanto più quando possono costituire dei pozzi significativi di CO2.
Ma è indubbio che si debba avere sempre presente questa tua critica (tra l'altro è un timore che ho da tempo anch'io), altrimenti si rischia di disperdere energie.
per me non è un progetto inutile, ma come ben sottolineato non deve essere isolato. Infatti bisogna compiere azioni a livello governativo per imporre un deciso cambiamento per limitare le emissioni sia nei paesi ricchi che in quelli poveri. Penso infatti che per i paesi poveri un'economia a basso impatto ambientale non permetterà un veloce crescita, ma una crescita graduale senza i costi della conversioni che dovremo sostenere noi paesi ricchi. Inoltre tutti i proventi dalle "tasse sulla CO2" dovrebbero essere reinvestiti per quei progetti a basso o zero CO2.
Posta un commento