Veicoli elettrici - mobilità - tecnologie - ambiente - energia rinnovabile. L'esaurimento delle risorse e le conseguenti ripercussioni politiche ed economiche rendono necessario ridurre la dipendenza dall'importazione di prodotti petroliferi e spingere quindi verso lo sviluppo di fonti energetiche alternative. I veicoli elettrici possono utilizzare tecnologie e risorse nel modo più efficiente.


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martedì 31 maggio 2016

Pronti al fermo tir

Upa e Cna: 'Accise, dumping e controlli al Brennero il 25% delle nostre aziende è stata costretta a chiudere' . 'Se non ci verranno corrisposti i 400 milioni di euro promessi, siamo pronti ad un fermo molto simile a quello del 2007'.

Sono gli autotrasportatori di Upa e Cna a minacciare il blocco dei tir se, dopo l'incontro nazionale di Roma previsto per il prossimo 30 maggio, il governo non darà garanzie per la distribuzione reale dei 400 milioni di euro già stanziati lo scorso novembre su accise, deduzioni forfettarie, sconti autostradali e fondi per lo sviluppo.

'Dal 2008 ad oggi circa il 25% delle nostre aziende hanno chiuso i battenti' spiegano i presidenti degli autotrasportatori di Upa e Cna . 'Il settore è rallentato da una burocrazia illimitata, mentre cresce addirittura del 30% la presenza di camion dell'est Europa che fanno cabotaggio qui da noi, soprattutto nel Nordest, grazie a un dumping sul costo dei carburanti e del lavoro che rischia di schiacciarci'. Ma sono anche altri i fattori di incertezza di un settore pronto alla più eclatante delle proteste.

'A novembre il governo ha deciso di togliere tutte le deduzioni sulle accise per i veicoli Euro O, Euro 1 e Euro 2 colpendo di fatto le imprese con un taglio che va dai 4.000 ai 9.000 mila euro annui' spiega Piercarlo Pedroletti, presidente della Fita-Cna di Padova. 'Molti dei nostri si trovano a dover pagare il gasolio a prezzo pieno e non potranno cambiare mezzo perché quello vecchio avrà perso ogni valore. Anche gli altri però ora come ora non hanno alcuna idea di quando verranno loro restituite le accise e l'incertezza contribuisce ad innervosire le aziende'. Ma è anche il rischio di rallentamenti al passaggio delle merci sul Brennero ad aumentare il disagio della categoria.

'Per il Brennero passa la gran parte di quei 12,7 miliardi di euro di merci che il Veneto esporta m Nord Europa' spiega Michele Varotto, presidente degli autotrasportatori di Upa. 'Parliamo di 29 milioni di tonnellate di prodotti che rallenteranno la loro corsa aumentando le difficoltà delle nostre aziende. Al governo chiederemo risposte concrete, in caso contrario siamo pronti ad un blocco come non se ne vedevano in Italia da quasi 10 anni'.

Anche la giornata dell'autotrasportatore di Carmignano di Brenta prevista per il 5 giugno, storicamente un'occasione di festa, rischia così di trasformarsi m una giornata di protesta dalle conseguenze imprevedibili.

Fonte: Gestoricarburanti






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giovedì 26 febbraio 2015

Ansaldo Breda, un altro gioiello nazionale diventa giapponese

Oramai sembra essere ufficiale, Ansaldo Breda diventa giapponese con la firma dell'accordo con Hitachi. Finmeccanica cede ad Hitachi ad un prezzo previsto di 9,65 euro per azione per un corrispettivo pari a 773 milioni di euro.
I giapponesi acquisiscono  il polo ferroviario della partecipata statale Finmeccanica, cioè Ansaldo Breda (con i suoi stabilimenti di Pistoia, Napoli e Reggio Calabria, quello siciliano resterà nella “casa madre” per le manutenzioni) e Ansaldo Sts, il “gioiello” del segnalamento e della sicurezza ferroviaria. E proprio questo è il fulcro dell'acquisto, 773 milioni subito, un altro miliardo per il resto del 60% dell'azienda quotata in borsa. Breda 36 milioni di euro. Come leggiamo nell'articolo del Corriere Fiorentino più che una vendita pare essere una svendita  dato che dentro ci sono anche i patrimoni immobiliari. Ma c'è da dire che Hitachi si accolla tutti i debiti pregressi che nel solo nel 2013 ammontavano a  oltre 300 milioni di euro, includendo garanzie occupazionali ovvero non dovrebbero esserci licenziamenti collettivi). Obiettivo del rilancio.
E pensare che solo pochi giorni fa avevamo letto una notizia relativa ad un traguardo tecnologico raggiunto da questa azienda, l'annuncio della messa produzione  del nuovo Frecciarossa, L'Etr 1000, il treno più veloce d'Europa che permetterà tempi di percorrenza ridottissimi tra Milano e Roma in solo due ore e venti minuti. Toccata e svendita.


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sabato 13 dicembre 2014

Distributori abbandonati trasformati in discariche

Niente di più emblematico del (nostro) mondo in disfacimento di quelli che un tempo erano considerati edifici,  apparati, attrezzature, impianti, macchinari, sistemi, strumentazioni, macchine, strumenti dello sviluppo infinito ed ora, a pochi anni dall'abbandono, diventano monumenti alla decadenza e un monito  per capire finalmente che è arrivato il momento di cambiare paradigma. Niente sviluppo infinito, uso razionale delle risorse. Ma forse ancora non lo abbiamo capito fino in fondo. Prendo questo articolo dal sito web dei 'Gestori di carburante', ripreso a sua volta dal quotidiano La nuova Venezia.

L'esempio più eclatante si concretizza in via Forte Marghera. L'ex distributore di benzina, chiuso ormai da tempo, è diventato una specie di discarica, con erbacce e rifiuti sparpagliati ovunque. Una specie di pattumiera a cielo aperto.Ma anche in via Fratelli Bandiera la moria degli impianti "tradizionali" sta creando zone abbandonate all'incuria che possono fermentare per anni, nell'attesa di un nuovo gestore.
Insomma, l'ampio mondo di ciò che ormai rientra nel termine "degrado", si arricchisce di una nuova situazione, che a Mestre, come nel resto della provincia, è ormai sotto gli occhi di tutti. Negli ultimi tempi in città hanno chiuso molti distributori "tradizionali" di carburanti, ovvero di proprietà di una compagnia petrolifera seppur dati in gestione a privati, sostituiti dalle pompe bianche a marchio Vega (soprattutto), Auchan e Loro. Sono queste che si dividono la più larga fetta di clienti, perché hanno prezzi concorrenziali, anche se tra di loro applicano sempre gli stessi costi al litro.
A fare le spese di tale "invasione", oltre che della crisi, sono stati i gestori con insegna, molti dei quali hanno abbandonato l'impianto. Risultato? "Quei distributori resteranno là per molto tempo, nel più totale degrado", spiega Stefano Finotto, presidente provinciale del Gisc-Confcommercio, che rappresenta la categoria dei benzinai. "Il terreno è di proprietà delle compagnie petrolifere le quali non hanno alcun interesse a chiudere tutto, spendere un sacco di soldi per bonificare l'area e deciderne poi il futuro. Meglio continuare a vendere benzina, aspettando che qualcuno si faccia avanti e lasciando intanto l'impianto nella più totale incuria". "Il problema", continua Finotto, "è che non esiste una normativa che obblighi le compagnie petrolifere a bonificare un distributore chiuso dopo un tot di anni, quindi le pompe restano li".
Insomma, il rischio è di ritrovarsi lungo le strade mestrina e di Marghera con nuove sacche di degrado, andando ad aggravare un contesto già segnato da cantieri aperti e negozi con le serrande abbassate. "Il pericolo è che in questo momento cosi difficile quegli impianti restino abbandonati per anni", avverte Finotto. "Ormai i gestori non campano più con la vendita della benzina e quelli che si arrischiano molto spesso chiudono dopo pochi mesi. È un gatto che si morde la coda".
Le difficili condizioni in cui versa il settore, vengono testimoniate anche da Michele Lacchin della Confesercenti. "A Mestre c'è stata una rapida diffusione delle pompe bianche", spiega il rappresentante di categoria. "Sono concentrate tutte nella stessa zona e gli automobilisti ormai le conoscono. Nei propri distributori molte compagnie petrolifere ormai non si affidano più ai gestori, ma alle pompe ghost, che hanno solo i colonnini della benzina e nessun servizio. Oppure riuniscono in un unico grande impianto più decreti di vendita, perché in questo comparto per fare discreti margini di guadagno bisogna vendere tanto carburante".




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giovedì 23 gennaio 2014

Le due ruote a motore sgonfiate nel 2013

Nel totale anno 2013 l'immatricolato si ferma a 153.863 veicoli con una flessione che appare del -25,5%, di cui 101.109 scooter (-31,3% rispetto al 2012) e 52.754 moto (-11,1%). .Il totale annuo per i ciclomotori (50cc) si ferma a 31.648 registrazioni pari al -35,1%.

Qui di seguito possiamo vedere in grafico da noi realizzato grazie ai dati pubblicati da ANCMA, l'Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori, dal 1950 ad oggi.




A proposito di ruote sgonfie ed economia, produzione e consumi sfiatati, ecco altri post:

- Giù i consumi petroliferi e dei carburanti sia nel mese di dicembre che nel 2013
- Le immatricolazioni dei veicoli commerciali sono al livello più basso di sempre
- La produzione industriale secondo Istat
- L'onda della caduta. Consumi di energia elettrica a dicembre: -2,2%, - 3,4 in tutto il 2013
- Occupati e disoccupati
- Un altro anno triste per il mercato dell'auto in Italia: -7,1%
- Il consumo di gas a Dicembre 2013: - 5 %



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mercoledì 18 settembre 2013

Allarme ONU sullo spreco del cibo e la ricaduta come impronta ecologica

1,3 miliardi di tonnellate di cibo gettati via in  discarica ogni anno, 750 miliardi dollari buttati tra i rifiuti, danni significativi all'ambiente, questo è secondo un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato recentemente.

 Il rapporto, Food Wastage Footprint: Impacts on Natural Resources, è il primo studio volto ad analizzare l'impatto  dal punto di vista ambientale dello spreco alimentare a livello globale, guardando in particolare le sue conseguenze per il clima, l'acqua, la terra e la biodiversità.

Una delle principali conclusioni della relazione è che il cibo che viene prodotto, ma non consumato ogni anno si beve un volume equivalente di acqua per il flusso annuo di un fiume, come il russo Volga, ed è responsabile per l'ulteriore immissione di 3,3 miliardi di tonnellate di gas serra nell'atmosfera del pianeta. Allo stesso modo, 1,4 miliardi di ettari di terreno - 28 % della superficie agricola mondiale - viene utilizzato ogni anno per la produzione di cibo che viene perso o sprecato.

Al di là dell'impatto ambientale, lo spreco di cibo costa circa 750 miliardi dollari ogni anno per i produttori di alimenti.

 "Tutti noi - agricoltori e pescatori, trasformatori alimentari e supermercati, i governi locali e nazionali, i singoli consumatori - devono apportare modifiche in ogni anello della catena alimentare umana per evitare lo spreco di cibo accada, in primo luogo, e ri-utilizzare o riciclare quando non possiamo consumare", ha detto il direttore generale dell'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura ( FAO ), José Graziano da Silva. "Non possiamo permettere che un terzo di tutto il cibo che produciamo finisca a ingrossare le montagne di rifiuti o essere perso a causa di pratiche inadeguate, quando 870 milioni di persone soffrono la fame ogni giorno."

Il rapporto sottolinea le caratteristiche specifiche di rifiuti alimentari in base alle regioni. Ad esempio, i rifiuti di cereali - soprattutto quello del riso - che rappresenta un grosso problema in Asia, con importanti ripercussioni sulle emissioni di carbonio, sulla disponibilità  dell'acqua e sull'uso del suolo.

Sprechi di frutta contribuiscono in modo significativo alla dissipazione di acqua in Asia, America Latina ed Europa, mentre grandi quantità di scarti vegetali in Asia, Europa e Sud e Sud-Est asiatico si traducono in una grande impronta di carbonio per tale settore. Escludendo l'America Latina, regioni ad alto reddito sono responsabili di circa il 67 % di tutti i rifiuti a base di carne.



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giovedì 13 giugno 2013

Crolla tutto ! Inesorabilmente

Senza parole. Dati Istat.

Il PIL - Prodotto Interno Lordo.  Giù !


La produzione industriale.  Giù !


Il numero totale degli occupati. Giù !


Il tasso di disoccupazione. Cresce!



Ancora:

- Consumi di energia elettrica in Italia: -3,4% a Maggio

- I consumi di gas, -15%,

- Immatricolazioni auto, - 11,3%



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giovedì 4 aprile 2013

Clamoroso: un 'cartello' per i carburanti?

Prezzi benzina, ipotesi di truffa aggravata e aggiotaggio.
Nel sito dei Gestori di Carburanti si legge che ci sono fondati sospetti nei confronti delle compagnie petrolifere sul fatto che abbiano messo in atto manovre speculative sul prezzo dei carburanti, secondo quanto emerge da un provvedimento del gip di Varese, Giuseppe Battarino. L'indagine è stata avviata un anno fa per scoprire se le multinazionali dei carburanti avessero messo in atto un vero e proprio "cartello".

Alle procure di Milano e Roma il compito di acquisire una serie di documenti ritenuti rilevanti ai fini delle indagini circa le compagnie petrolifere e società di distribuzione, i bilanci delle medesime società, i contratti di acquisto della materia prima, una clamorosa svolta nell'indagine avviata nel marzo scorso in seguito a un esposto del Codacons sui rincari dei carburanti, quasi mai in linea con l'andamento del prezzo del petrolio al barile.

Si legge nel suo provvedimento del gip: "Esistono indizi di commissione dei delitti di cui agli articoli 501 o 640 del Codice penale (turbativa del mercato e truffa, ndr) da parte di legali rappresentanti e componenti dei cda e dirigenti delle compagnie petrolifere…".

I reati sui quali secondo il magistrato è opportuno svolgere un lavoro di approfondimento riguardano «artifizi e raggiri consistenti nell'aver volontariamente livellato, concordandoli i prezzi dei prodotti petroliferi alla pompa in modo da minimizzare il minor guadagno derivante dall'applicazione dei principi della concorrenza… quindi con un danno economico per un numero indistinto e indeterminabile di fruitori del servizio».

In altre parole sarebbe scattato il classico meccanismo del «cartello» dei prezzi a danno dei consumatori e a vantaggio delle compagnie petrolifere.

L’indagine investe le principali sigle in commercio: Shell, Tamoil, Eni, TotalErg, Esso, Kuwait Petroleum, Api. Per una questione di competenza territoriale il giudice ha come detto deciso che a procedere siano le procure territoriali (principalmente Roma e Milano). È la prima volta in Italia che un'indagine giudiziaria cerca di andare a fondo sul meccanismo di formazione dei prezzi della benzina.

Intanto l'associazione ha già lanciato la class action: "Tutti coloro che negli ultimi cinque anni hanno fatto rifornimento di carburante presso i distributori delle compagnie citate dal gip di Varese possono ora costituirsi parte offesa nel procedimento e avviare l'iter per ottenere un risarcimento in quanto danneggiati da reato".

Il crollo dell'Impero è intorno a noi e ce ne accorgiamo. Ricordiamo altri post come:
- Benzina e gasolio sempre più sporchi, è frode?
- Un altro problema, le raffinerie nazionali, -5% nel 2012
- Il crollo del traffico autostradale, -7,13% e del 25% per i carburanti
Il crollo dei millanta milioni di veicoli/km




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sabato 16 marzo 2013

Si fermano i veicoli da lavoro - 31,7% , si torna al 1990

 Il titolo del post  è quello del comunicato stampa dell' UNRAE (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri), desolato e crudo, senza speranza, accentuato dal sottotitolo:
Un'altra pesante flessione a febbraio (-31,7%)

Ulteriore pesante calo del mercato dei veicoli commerciali che in febbraio registra la sua diciottesima flessione consecutiva. Nel mese, secondo le stime elaborate dal Centro Studi UNRAE, sono stati immatricolati 7.780 veicoli (autocarri con peso totale a terra fino a 3,5t), in flessione del 31,7% rispetto agli 11.384 del febbraio 2012, mese che aveva già registrato una riduzione del 28,6%. In soli due anni il mercato si è ridotto di più della metà, portandosi ad un livello mai raggiunto dal 1990, cioè da quando sono disponibili dati ufficiali.

I risultati del primo bimestre indicano un calo del 28,8% e 15.909 veicoli venduti, rispetto ai 22.354 del gennaio-febbraio 2012, perdendo così in soli 2 mesi altre 6.500 immatricolazioni.

“Se l’economia è in fase recessiva, il mercato dei veicoli commerciali sta andando anche peggio – ha detto Romano Valente, Direttore Generale dell’UNRAE, l’Associazione delle Case automobilistiche estere in Italia. L’attuale crisi economica e finanziaria si riflette sulle piccole e medie imprese in termini di disponibilità economica, accesso al credito, riduzione dei consumi e minori esigenze di trasporto delle merci. Di conseguenza, le aziende tendono a mantenere più a lungo i propri veicoli con evidenti ripercussioni in termini ambientali, di sicurezza ed efficienza. Il crollo delle vendite degli ultimi anni sta invecchiando il nostro parco circolante: questo potrebbe rivelarsi un potenziale importante se si realizzassero iniziative di stimolo al suo rinnovo. Ma gli interventi di rilancio dell’economia passano per un quadro politico più stabile”.





Ripassiamo i numeri del  crollo:


- Si fermano i veicoli da lavoro - 31,7% , si torna al 1990
- Crolla ancora a Febbraio il consumo di petrolio -8,7% e dei carburanti - 0,7
- Consumo energia elettrica - 8,1%
- Consumo gas -18,3 %
- Immatricolazioni auto - 17,4 %
- Il crollo del traffico autostradale -7,13%
- Anche il fatturato industriale crolla (-6,3)%

la  ripresa ....



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lunedì 11 marzo 2013

Il crollo dei millanta milioni di veicoli/km

Ricorderete il recente post del 3 Marzo Il crollo del traffico autostradale, -7,13% e del 25% per i carburanti nel quale riportavo il fatto che il traffico autostradale fosse diminuito del 7,13% nel 2012 rispetto all'anno precedente. L'unità di riferimento era espressa in veicoli / km ma i dati ufficiali forniti dall'Aiscat, Associazione Italiana Società Concessionarie Autostrade e Trafori, non definivano esattamente quali fossero questi numeri. La curiosità, troppo forte, mi ha spinto ad andare a cercare questi dannati numeri essendo essi la manifestazione esplicita di un altro crollo tra i tanti allarmi già presenti nel nostro Paese. Li ho trovati, li ho messo in fila, i numeri, ed ho realizzato quei grafici indispensabili per capire quale sia l'andamento nel tempo partendo dal 2001 fino ai giorni nostri.
Eccoli qua. Grafici impressionanti. Sono riuscito anche a trovare i dati necessari per suddividere il traffico dei veicoli leggeri, sotto i 35 quintali, ed i veicoli pesanti, ovvero i veicoli di più o meno dichiarata necessità di prossimità da quelli che devono percorrere le lunghe distanze. Nei primi rientrano anche quelli dedicati agli spostamenti individuali nei secondi esclusivamente i mezzi da lavoro, per gli scambi di merci, beni di consumo e durevoli.
Tanto per dare un  peso all'argomento, i numeri di cui si parla sono 76.489.000 di chilometri percorsi in autostrada dai veicoli leggeri e pesanti nel 2012 contro gli oltre 82 miliardi e trecento milioni del 2011.

Il Picco è stato raggiunto nel 2007 con oltre 83,7 miliardi di km.



Visto così, con l'ausilio dei grafici, il crollo delle percorrenze autostradali del 7,13% fa ancora più impressione poiché è evidente che non nasce da una estemporanea casualità contingente ma è la prosecuzione di una caduta repentina e, oserei dire, mortale, pre-agonica. La stessa tendenza che abbiamo visto recentemente in altri grafici che incidono sullo stesso settore e non. Vedasi:

- Consumo energia elettrica - 8,1%
- Consumo gas -18,3 %
- Immatricolazioni auto - 17,4 %
- Il crollo del traffico autostradale -7,13%
- Anche il fatturato industriale crolla (-6,3)%
- L'anno inizia con un altro calo a doppia cifra anche per i veicoli commerciali : gennaio -26%
- Pesante contrazione dei consumi di petrolio, benzina e gasolio in Italia a Gennaio

Ti potrebbe interessare qualche calcolo sugli sprechi (ops, volevo dire consumi) di carburanti e mobilità folle (ops, volevo dire irrazionale) dei nostri giorni? Per questo ti rimando al post intitolato Siamo pazzi, intorno alla Terra 22 milioni di volte! Il consumo di carburante

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domenica 24 febbraio 2013

La città che affonda, Long Beach, the Sinking City

Gli abitanti di Long Beach, in California, hanno visto parti della propria città sprofondare di quasi 9 metri dal  livello iniziale a causa della subsidenza causata dalla estrazione di miliardi di barili di petrolio dal gigantesco giacimento di Wilmington che si trova direttamente sotto le strade della città e del porto adiacente.
L'evoluzione e la rivoluzione del  fracking, la fratturazione idraulica del sottosuolo, ha scatenato un acceso dibattito sull'impatto che l'estrazione del petrolio e del gas, in entrambe le aree, edificate e di natura incontaminata, per una  metodica estrattiva di gas e petrolio sporca e pericolosa. Il giacimento di petrolio Wilmington si stima che contenesse fino a 7 miliardi di barili di petrolio, in gran parte è costituito da greggio, catrame pesante, piuttosto che gli oli leggeri.

Subsidenza  che si era notata nella zona già nel 1928 come conseguenza delle estrazione ma il movimento è divenuto più apprezzabile nel 1936, sei anni dopo l'apertura del campo di Wilmington che è stato scoperto e messo in produzione nel 1932. Nel 1951 e 1952, la superficie stava cedendo ad una velocità di 2 metri all'anno. I risultati sono stati catastrofici, evidenziati dalle banchine del porto sull'oceano sommerse, le linee ferroviarie e le condutture deformate o tranciate, mentre gli edifici e le strade erano spaccati e gli abitanti costretti a sfollare. Come se non bastasse ha anche innescato piccole scosse sismiche. Il resto lo trovate qui.


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mercoledì 23 gennaio 2013

Una frana anche la produzione italiana delle due ruote a motore

L'ultimo comunicato stampa dell'ANCMA, l'Associazione Nazionale Ciclo Moto Accessori  che riunisce le Aziende italiane costruttrici di veicoli a 2 e 3 ruote, di quadricicli e di parti ed accessori che aderisce alla Confindustria, dichiara un forte disagio produttivo anche nel proprio settore, quello delle due ruote a motore, un settore che negli anni d'oro era trainante per l'industria nazionale. Tutto conforme alla situazione attuale italiana, come è per l'auto, gli autocarri e un po' tutto il resto, negativa a due cifre percentuali, pesantemente.

Vendite negative in Dicembre, come purtroppo accaduto nel corso di tutto il 2012, che comportano 4.014 veicoli immatricolati. In termini percentuali la perdita è pari al -29,8% rispetto allo stesso mese del 2011.

Le moto con 1.438 unità segnano un -14,6%; mentre gli scooter con 2.756 pezzi presentano un calo più consistente del -36,2%. Dicembre pesa solo il 2% delle vendite dell’anno, ma è preoccupante che negli ultimi 5 mesi ci sia stato un calo costante a 2 cifre. Non fanno eccezione i 50cc con solo 1.462 registrazioni e un - 40,5%.

Nel totale anno 2012 l‘immatricolato arriva a 206.422 veicoli con una flessione del -19,1%; di cui 147.119 scooter -14,5% e 59.303 moto -28,5%.

Il dettaglio per cilindrata conferma il segmento più grande degli scooter di 125cc con 57.214 veicoli e un +1,1% grazie al contributo significativo dei mezzi immatricolati da Poste italiane.

Abbastanza in linea con il calo del mercato i 150-200cc con 30.632 pezzi -16,8%.

In caduta libera i 250cc con 7.584 veicoli -46,7%, mentre i 300-500cc subiscono un travaso di volumi con 38.289 unità -38,5%, che si spostano a favore dei maxi-scooter con 13.400 immatricolazioni rispetto alle 2.126 dello stesso periodo dell’anno scorso, con decisa impennata dei nuovi modelli di maggiore cilindrata e prestazioni.

Le moto registrano flessioni su tutte le cilindrate, dal segmento più importante delle moto superiori ai 1000cc con 17.039 pezzi pari al -31,5%, a seguire i modelli tra 800 e 1000cc con 14.743 unità, e un -30,8%; poi le medie cilindrate tra 650 e 750cc con 12.875 moto -18,4%, le 600cc che dimezzano le vendite con 3.214 moto -50,7%. Infine le 300-500cc con 4.304 pezzi -17,2%, e le 125cc con 4.787 moto e un -27,8%.
Il trend dei segmenti evidenzia un record negativo per le naked con 17.437 vendite -34,2% e le custom con 6.318 immatricolazioni -34,5 %, seguono le sportive con 5.601 moto -29,7% e le supermotard con 4.715 unità e un -31,1%, meno pesante la flessione delle enduro stradali che diventano il segmento più cospicuo con 18.133 pezzi -21,6%, e infine le moto da turismo con 5.629 moto -21,8%.

Il totale annuo per i ciclomotori (50cc) si ferma a 48.674 registrazioni pari al -31,8%.

Complessivamente nel 2012 sono state vendute 255.096 due ruote a motore (immatricolazioni + 50cc), pari al -21,9% rispetto al 2011.

Prelevando i dati annuali dallo stesso sito web dell'Ancma ho realizzato il grafico seguente. Siamo a cifre che riguardano la produzione di due ruote a motore addirittura antecedenti al 1950, 323.058 unità contro le  255.096  del 2012. 


Come scrivevo sopra,  tutto conforme alla situazione attuale italiana, come è per l'auto, gli autocarri e un po' tutto il resto, negativa a due cifre percentuali, pesantemente.

Siamo tornati indietro di più di 60 anni.



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giovedì 17 gennaio 2013

Produzione industriale

Secondo i dati pubblicati nel sito web dell'Istat a novembre 2012 l'indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito dell'1,0% rispetto ad ottobre. Nella media del trimestre settembre- novembre l'indice ha registrato una flessione dell'1,7% rispetto al trimestre immediatamente precedente.

Corretto per gli effetti di calendario, a novembre l'indice è diminuito del 7,6% in termini tendenziali (i giorni lavorativi sono stati 21 come a novembre 2011). Nella media dei primi undici mesi dell'anno la produzione è stata inferiore del 6,6% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.

Gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano, a novembre 2012, variazioni tendenziali negative in tutti i raggruppamenti principali di industrie. La diminuzione più marcata riguarda i beni intermedi (-9,8%), ma cali significativi si registrano anche per l'energia (-7,7%), i beni strumentali (-7,2%) e i beni di consumo (-5,6%).

Nel confronto tendenziale si registrano flessioni in tutti i settori dell'industria. Le diminuzioni più ampie riguardano la fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (-16,9%), la fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (-10,5%), la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (-9,3%) e la metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (-8,4%).

Ma secondo Confindustria si arresta la caduta della produzione industriale. Per il Centro studi in dicembre ci sarà un incremento dello 0,4%.

Tireremo le somme quando saranno diffusi i dati di Dicembre 2012.

Intanto osserviamo lo strabiliante exploit della produzione industriale nel corso degli ultimi 2 anni grazie ad un grafico da noi realizzato con i dati Istat e il grafico con il grafico dei dati trimestrali pubblicati da Banca Italia.



Nell'ultimo grafico realizzato con i dati della Banca D'Italia i quali hanno come riferimento il 2005 fatto 100.





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lunedì 24 dicembre 2012

RIN, le truffe americane sui biocarburanti e le pene

Cosa è il RIN? RIN è l'acronimo di Renewable Identification Number è il Numero di Identificazione Rinnovabili ed è un credito assegnato ai combustibili rinnovabili o, più semplicemente, 'biocombustibili' come il biodiesel o il bioetanolo, sull'unità di misura, il gallone, negli Stati Uniti. I crediti RIN sono stati creati dall' Environmental Protection Agency (EPA) come parte dello Standard Renewable Fuel (RFS) per monitorare i progressi  verso il raggiungimento degli obiettivi di indipendenza  energetica nazionale stabiliti dal Congresso degli Stati Uniti.. Tutta la benzina prodotta per il consumo degli Stati Uniti deve contenere nel mix una quantità sufficiente di biocarburanti o l'equivalente in crediti RIN. Le norme EPA  richiedono che i RIN debbano essere monitorato durante ogni anello della catena di fornitura nel viaggio che i biocombustibili compiono dalla produzione fino al punto nel quale i biocarburanti si fondono con i prodotti petroliferi per la produzione di benzina.  Le compagnie petrolifere devono mixare miliardi di litri di biodiesel all'anno nel loro carburante derivato dal petrolio. Se un raffinatore non vuole rispettare la regola della miscelazione, può invece acquistare crediti RIN dai produttori di biodiesel. Quindi, girano 2 miliardi di dollari nel mercato del biodiesel in crediti RIN, sorvegliato dall'EPA. Ma i crediti RIN possano essere negoziati indipendentemente dalle partite di biocarburanti che li hanno generati. E questo ha aperto alcune opportunità. Le truffe.

Le truffe.
Lo scorso anno, Clean Green Fuels del Maryland è stata accusata di aver venduto 32 milioni di dollari in falsi crediti biodiesel RIN alle compagnie petrolifere e agli intermediari. Nel mese di giugno 2012, CEO di Rodney Hailey è stato condannato per frode, il riciclaggio di denaro, e la  violazione del Clean Air Act.
Alla Absolute Fuels del Texas è stato inviato un avviso di violazione EPA nel febbraio di quest'anno. Il 19 luglio, il proprietario Jeffrey David Gunselman è stato arrestato per aver presumibilmente creato sul suo computer più di 50 milioni di dollari di crediti RIN che ha poi venduto. Un mago, tenuto conto che non aveva nemmeno le strutture per la produzione di biodiesel. All'inizio di questo mese, si è dichiarato colpevole di una lunga lista di accuse e sta contemplando il cielo a strisce per 1.268 anni in una cella e una penale  20 milioni di dollari in multe.
Un'altra società del Texas, la Green Diesel, ha ricevuto un avviso di violazione, il 30 aprile. La questione: 60 milioni di dollari  RIN falsi ed a quel punto, il CEO, Filippo Rivkin, si è liquefatto in direzione dell'Europa, fuori dal pericolo. Sarà venuto ad imparare nuove tecniche di frode o inizierà una campagna elettorale contro le 'toghe rosse' americane?
Prima di cadere nelle maglie degli ispettori EPA una trentina di raffinerie hanno deciso di risolvere la questione senza ammettere illeciti.  Exxon avrebbe pagato una multa di 165 mila dollari, ConocoPhillips 250.000 dollari, e BP 350.000 dollari. Avrebbero anche comprato RIN reali per sostituire quelli falsi.
Ancora, una piccola azienda di Toronto, Bioversel Trading Inc., è stata particolarmente intraprendente nella mungitura dei RIN facendo viaggiare un convoglio navetta per la Canadian National Railways (CN) per dodici volte in tutto il confine USA-Canada senza scaricare la merce. Tutto nella seconda metà di giugno, 2010, per 2,6 milioni di dollari.

La bella storia l'abbiamo appresa da OilPrice. 


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martedì 11 dicembre 2012

Pauroso indice della produzione industriale, - 6,2%

Poi ci si chiede come mai calano i consumi elettrici (-5,6%), del gas (-5,5%), petrolio (-7,8%), carburanti (-6,8%) e come mai il mercato dell'auto (-21,1%) è in piena fase di collasso piuttosto che di crollo!

Ce lo spiega l'Istat il perché, con gli indici della produzione industriale a ottobre nell'aggiornamento di ieri.

A ottobre 2012 l'indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito dell'1,1% rispetto a settembre. Nella media del trimestre agosto-ottobre l'indice ha registrato una flessione dello 0,5% rispetto al trimestre immediatamente precedente.

Corretto per gli effetti di calendario, a ottobre l'indice è diminuito del 6,2% in termini tendenziali (i giorni lavorativi sono stati 23 contro i 21 di ottobre 2011). Nella media dei primi dieci mesi dell'anno la produzione è diminuita del 6,5% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.

Seguono due nostri grafici sui dati Istat . Ottobre 2010-ottobre 2012 base 2005=100


Gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano, a ottobre 2012, variazioni tendenziali negative in tutti i raggruppamenti principali di industrie. La diminuzione più marcata riguarda i beni intermedi (-8,0%), ma cali significativi si registrano anche per i beni strumentali (-5,8%), i beni di consumo (-5,5%) e l'energia (-4,4%).

Nel confronto tendenziale, i settori dell'industria che risultano in crescita sono: fabbricazione di prodotti chimici (+1,1%) e industrie alimentari, bevande e tabacco (+0,4%)

Il settore che a ottobre registra la diminuzione più ampia è quello della fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (-14,7%).


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domenica 4 novembre 2012

mercoledì 17 ottobre 2012

Dalla percezione del vuoto al dramma dei veicoli commerciali italiani, dell'auto italiana ed europea

... i veicoli commerciali sono direttamente collegati con l'andamento dell'economia, delle merci che devono essere trasportate, e sono un indicatore della percezione ....

In 9 mesi persi oltre 45.000 veicoli commerciali (-34,3%)

Il comunicato stampa dell'UNRAE (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri) è esplicito quando scrive che continua ad essere drammatica la situazione del mercato dei veicoli commerciali (autocarri con peso totale a terra fino a 3,5t) che nel mese di settembre – nonostante il confronto con lo stesso periodo dello scorso anno, che registrò a sua volta una flessione del 12% - ha evidenziato l'ennesimo calo dell'anno (-26,4%) e appena 8.607 veicoli immatricolati, rispetto agli 11.687 del settembre 2011.
Dalla stima elaborata dal Centro Studi UNRAE emerge che nei primi 9 mesi dell'anno siamo ancora sotto le 90.000 unità immatricolate (87.067 per l'esattezza), con una riduzione rispetto all'anno precedente del 34,3%. La scomposizione per trimestri, inoltre, evidenzia che nei primi 3 mesi dell'anno la flessione è stata del 36,4%, nel secondo trimestre del 36,8%, a cui fa seguito un terzo trimestre che – sempre a causa dell'effetto confronto con un periodo che già evidenziava consistenti flessioni – ha chiuso in calo del 26,8%.

Il nostro grafico preparato con i dati forniti dall'UNRAE è più che eloquente.


Ancora più 'drammatico' se evidenziamo le percentuali di caduta del mercato mese/mese.

Cliccare sui grafici per ingrandire

E' chiaro che i veicoli commerciali sono direttamente collegati con l'andamento dell'economia, delle merci che devono essere trasportate, e sono un indicatore della percezione degli operatori sul mercato se sia in crescita se sia stabile o non abbia scampo, in un futuro tangibile e non lontanissimo nel tempo. La percezione è l'ultima delle tre opzioni ipotizzate, pessimismo assoluto. Lo abbiamo visto anche concretizzarsi nei post precedenti qui in particolare.

Questo in Italia. Ma quale è la situazione in Europa. Accontentiamoci di spulciare i dati europei pubblicati dall'ACEA, l'Associazione dei costruttori europei, sull'andamento delle immatricolazioni delle auto in Europa. Il disastro italiano lo abbiamo già visto in un altro post,  -25,7%.

 A settembre sono da crisi profonda anche i numeri nelle altre nazioni europee, Spagna con -36,8%, Francia  con -18% e addirittura anche  la Germania non si salva dall'essere col piede sull'orlo del baratro con un sorprendente -10,9%, mentre è  controtendenza, fra i maggiori mercati, solo la Gran Bretagna con un +8,2 %


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