Veicoli elettrici - mobilità - tecnologie - ambiente - energia rinnovabile. L'esaurimento delle risorse e le conseguenti ripercussioni politiche ed economiche rendono necessario ridurre la dipendenza dall'importazione di prodotti petroliferi e spingere quindi verso lo sviluppo di fonti energetiche alternative. I veicoli elettrici possono utilizzare tecnologie e risorse nel modo più efficiente.


sabato 31 maggio 2008

Nucleare: bollette più basse per chi ospita impianti

"Bollette più leggere" per i cittadini dei comuni che ospiteranno gli impianti nucleari. E' l'idea del ministro per lo Sviluppo Claudio Scajola, intervistato da SkyTg24 e interpellato sulle possibili resistenze delle comunità locali rispetto alla realizzazione di centrali atomiche. "Non si dovrà solo premiare le comunità locali, che dovranno certamente avere delle royalty - ha detto il ministro - ma i cittadini delle località in cui sorgeranno gli impianti dovranno pagare l'energia molto meno". Qui

Allora riassumiamo: tra cinque anni la prima pietra, il governo nuovo deciderà se mettere la seconda pietra, altri 4/10 anni per la conclusione dei lavori, se un altro nuovo governo deciderà di proseguire, (teniamo il conto: siamo a 10 / 15 anni) altri 5 anni per mandare a regime la produzione di energia elettrica. Siamo arrivati a venti. Fra vent'anni si pagherà meno la bolletta. Nel frattempo?

Questa bella notizia la dedico a F.S. che ha commentato così un nostro posto: "O mi date qualche notizia bella o non vi leggo piu'!"
A parte gli scherzi, suggeritemi qualche bella notizia.

(Pablo Picasso: donne che corrono sulla spiaggia- 1922)
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venerdì 30 maggio 2008

US CCSP il cambiamento climatico già colpisce l'agricoltura, la terra e le risorse idriche e della biodiversità

La Climate Change Science Program (CCSP) sezione statunitense (CCSP) ha rilasciato l'ultima sintesi e relazione (362 pagine in formato PDF "Synthesis and Assessment Product 4.3 (SAP 4.3): The Effects of Climate Change on Agriculture, Land Resources, Water Resources, and Biodiversity in the United States ") degli effetti del cambiamento climatico per l'agricoltura, le risorse terrestri, le risorse idriche, la biodiversità e negli USA. La relazione, scritta da 38 autori da università, laboratori nazionali, le organizzazioni non governative, federali e di servizio, trova che il cambiamento climatico già colpisce l'agricoltura degli Stati Uniti, il territorio, le risorse idriche e della biodiversità, e continuerà a farlo. La relazione ha subito una revisione paritetica di di 14 scienziati esperti federali attraverso un comitato consultivo formato da Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti (USDA). Il Centro Nazionale per Atmospheric Research (NCAR) ha anche coordinato la produzione della relazione. Il CCSP integra le attività di ricerca federale del 13 agenzie sul clima e il cambiamento globale. La nuova relazione è uno dei più ampia esami di effetti del clima sugli ecosistemi degli Stati Uniti. Il ministero dell'Agricoltura statunitense (USDA) è la principale agenzia di questa relazione e coordinato la sua produzione come parte della sua partecipazione al CCSP. I risultati specifici comprendono:

  • Cereali e semi oleosi sarnno maturo più rapidamente, ma l'aumento delle temperature aumenterà il rischio di fallimenti delle colture, in particolare se le precipitazioni diminuiranno o diventeranno più variabili.
  • Temperature più elevate incideranno negativamente sul bestiame. Inverni più caldi ridurranno la mortalità, ma questo sarà più che compensata da una maggiore mortalità nel estati più calde. Le temperature più calde comporteranno anche una riduzione della produttività degli animali e dei prodotti lattiero-caseari animali.
  • Foreste del ovest interno, sud-ovest, Alaska sono già influenzato dai cambiamenti climatici ad un aumento delle dimensioni e della frequenza degli incendi boschivi, di focolai di insetti e mortalità degli alberi. Questi cambiamenti sono attesi in progressione.
  • Molte parti degli Stati Uniti ha registrato precipitazioni superiore e ondate di piena, siccità, con diminuzione della gravità e durata, più del 20 ° secolo. In Occidente e Sud-Ovest, tuttavia, sono eccezioni di rilievo, con l'aumento della siccità in queste regioni.
  • Erbacce cresceranno più rapidamente sotto elevata concentrazione in atmosferica di CO 2.
  • Vi è una tendenza verso la riduzione del manto nevoso in montagna e anticipo della stagione primaverile e scioglimento delle nevi nella parte occidentale degli Stati Uniti.
  • Colture orticole (ad esempio, pomodoro, cipolla, e frutta) sono più sensibili ai cambiamenti climatici di cereali e semi oleosi.
  • Giovani foreste nei terreni fertili raggiungeranno una maggiore produttività per l' elevata concentrazione atmosferica di CO 2. Deposizione di azoto e le temperature più calde aumenteranno la produttività in altri tipi di foreste in cui l'acqua è disponibile.
  • Invasione di specie esotiche di erba in terre aride sarà il risultato del cambiamento climatico, provocando un aumento della frequenza di incendi. Fiumi e sistemi rivieraschi in terre aride avranno influssi negativi.
  • Se dovesse continuare la tendenza verso una maggiore efficacia nell'utilizzo di acqua potrebbe contribuire a mitigare gli impatti del cambiamento climatico sulle risorse idriche.
  • La stagione di crescita è aumentata da 10 a 14 giorni nel corso degli ultimi 19 anni in tutta le latitudini temperate. Si è anche spostata la distribuzioni delle specie
  • Il rapido tasso di riscaldamento nell'Artico osservata in questi ultimi decenni, e previsto per almeno il prossimo secolo, ridurrà drasticamente la neve e il ghiaccio che procura riparo e alimento per gli orsi polari.
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giovedì 29 maggio 2008

Se il petrolio va a picco

Alberto Di Fazio è astrofisico teorico presso l'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), membro della Commissione Nazionale Cnr/Igbp (Programma Internazionale Geosfera-Biosfera), responsabile italiano del Progetto Igbp/Aimes (Analysis, Integration, and Modeling of the Earth System), presidente Global Dynamics Institute, accreditato presso la Conferenza delle Parti sotto la Unfccc (Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici).
Il petrolio è aumentato del 500 per cento in sei anni, mentre la produzione è di fatto stabile da tre. Cosa sta succedendo?
Non si può più fare quello che si è fatto per oltre 100 anni: pompare sempre di più moltiplicando i pozzi. Su più di 90 paesi produttori, 62 hanno raggiunto il «picco» e sono quindi in calo; quelli che non l'hanno raggiunto - come l'Arabia Saudita e altri minori - non riescono ad aumentare l'estrazione in misura sufficiente a compensare. Gli Stati uniti hanno «piccato» per primi nel 1970, dopo aver «carburato» col petrolio due guerre mondiali e un grande sviluppo economico. Il Venezuela ha piccato nel '70, così come la Libia; l'Iran nel '74. Gran Bretagna e Novegia tra il '99 e il 2001. La Russia lo aveva fatto una prima volta per motivi politici (il crollo dell'Urss), poi si è ripresa ma ha piccato di nuovo nel 2007, senza peraltro mai raggiungere il livello precedente. Di conseguenza, l'offerta è praticamente stabile - tra 86 e 87 milioni di barili al giorno (mbg) - mentre la domanda cresce rapidamente. Perciò il prezzo non può che aumentare.
Eppure le compagnie petrolifere rispondono che anni di prezzo troppo basso hanno disincentivato nuove esplorazioni.
Sono dichiarazioni di natura politica. Se ascoltiamo geologi o ingegneri che lavorano per conto di queste compagnie capiamo che c'è stato tutto il tempo - 20 o 30 anni - per cercare ancora. Ci spiegano che la tecnologia esplorativa è migliorata di un fattore 500 o 600 rispetto al 1963, quando venne raggiunto il «picco» delle scoperte. Si utilizzano satelliti, strutture a ologramma, infrarossi, cose che non ci sognavamo neppure. Negli Usa, tra il '70 e l'80, c'è stato un boom di trivellazioni, quadruplicando il numero dei pozzi. Ciò nonostante, in quella decade, la loro produzione è progressivamente calata. Non è mancata la ricerca, ma i risultati.
Sentiamo spesso di «grandi giacimenti» appena scoperti, come in Brasile o nell'Artico.
Quello in Brasile è stimato tra i 10 e i 20 miliardi di barili. E' «grande» per il Brasile, perché porterà lì ricchezza ed energia. Ma a livello mondiale, rispetto ai 1.000 miliardi di riserve dichiarate esistenti - la metà di quelle iniziali - questo giacimento sposta il «picco» di due o tre mesi. Quello sotto l'Artico non dovrebbe neppure avvicinarsi alle dimensioni di Ghawar in Arabia o di Cantarell in Messico. E in ogni caso, per poterlo sfruttare, sarebbe necessario un riscaldamento globale tale da sciogliere la calotta polare. Non proprio una cosa da augurarsi. Ci sarebbe bisogno di trovare subito, ma proprio subito, 2-300 miliardi di barili per spostare il «picco» di cinque o sei anni.
Quanto pesa il petrolio nel bilancio energetico globale? E si potrebbe sostituirlo, in modo credibile?
Il 70% del raffinato va in combustibili da trasporto (benzina, diesel, cherosene, ecc). Il 98% di questi combustibili viene dal petrolio; così come tra l'85% e il 90% dell'energia totale proviene dagli idrocarburi. Solo tra il 7 e l'8% viene dal nucleare. Il resto, pochissimo, dalle rinnovabili. Per rimpiazzare petrolio e gas naturale non c'è praticamente nulla, sulla terra. L'idrogeno non esiste in forma libera, ma va fabbricato impiegando più energia di quella resa poi disponibile. Per il carbone si parla di centinaia di anni, ma in realtà si tratta di un minerale a più bassa intensità di energia, che ne richiede molta già per l'estrazione. Il carbone realisticamente utilizzabile basterebbe per qualche decina di anni. Tra le «non rinnovabili» c'è anche l'uranio, su cui esiste una stima molto precisa di Rubbia e di David Goodstein (del Caltech): ne abbiamo per 20 anni da adesso. Usiamo 14 Terawatt di energia; a volerle fare col nucleare servirebbero 10-15.000 centrali in 20 anni. Una ogni giorno e mezzo! Anche dal punto di vista dei materiali (acciaio, cemento, ecc) è impossibile. Negli Usa ce ne sono 104 e in tutto il mondo poco più di 400. Il nucleare potrebbe essere al massimo un «ponte» a cavallo del picco del petrolio. Ma anche le rinnovabili lo sono. Per fare le pale eoliche o i pannelli solari bisogna andare a prendere l'alluminio, fare attività di miniera; e questa si fa con l'energia del petrolio, mica con pala e piccone. Ma dove sta tutto questo alluminio? Questo significa che dipendiamo dal petrolio anche per le rinnovabili.
Che cosa bisognerebbe fare, allora?
Tirare il freno a mano, conservare petrolio e gas rimanenti per fare queste benedette rinnovabili, finché è possibile. Anche la tecnologia proposta da Rubbia ha bisogno di energia da petrolio. Non possiamo fare le acciaierie con un'economia che va a legna. E nemmeno con l'energia nucleare, perché una centrale deve essere a temperatura moderata (2-300 gradi) altrimenti fonde il nocciolo. Noi potremmo concentrare quella metà di petrolio rimasta, risparmiando sui trasporti di merci voluttuarie e salvaguardando quelli «necessari». E dobbiamo tener conto che anche l'agricoltura, al 90%, dipende dal petrolio. Senza, la produzione agricola si ridurrebbe da 10 a 1.
Ma come sono conciliabili capitalismo e decrescita?
In nessuna maniera. Il capitalismo è fondato su un'equazione che è un esponenziale. Ogni incremento annuale è proporzionale a un certo coefficiente moltiplicato il capitale stesso. E' una curva che cresce sempre di più, come quella dell'interesse composto. Il capitalismo è reinvestimento e crescita. Ma non esiste un investitore che cerca di guadagnare meno di quel che investe. E quindi l'intervento pubblico sarà obbligatorio. Mi soprende che se ne cominci a rendere conto la destra, come fa Tremonti nel suo ultimo libro, dove dice apertamente che il mercato non si può più regolare da solo. Mi sorprende che non lo dica invece più la sinistra. Si capisce ormai che è in arrivo una crisi peggiore del '29, ma non si dice il perché. Questa è in realtà più grave, perché nel '29 si era partiti da una bolla speculativa temporanea. Qui avviene per un fatto naturale, geologico. Finiti petrolio, gas e carbone, nessuno ce li rimette più.
Tutto questo era già stato anticipato dal Club di Roma, addirittura nel 1972. Poi non si è fatto nulla. Quelle previsioni furono definite ad un certo punto sbagliate. Come stanno adesso le cose?
Alcuni governi, come Gran Bretagna e Usa, hanno costruito delle task force interministeriali per gettare fumo. Hanno prodotto libri per dire che non era vero, ovviamente senza alcun fondamento scientifico. Il Club prevedeva la crisi economica mondiale nel 2020-2030, il crollo della produzione agricola nello stesso periodo, il calo della produzione di greggio e gas naturale (ma non l'«esaurimento»!), e il picco della popolazione globale un po' più in là nel tempo, nel 2040-50. Sulla popolazione ci hanno preso in pieno: 6 miliardi di persone nel 2000 e così è andata. Sulla crisi industriale, mi sembra proprio che ci stiamo arrivando. Sulla produzione agricola ci siamo già: il prodotto agricolo pro capite ha cominciato a flettere nel '98, ora anche quello totale. Basta guardare i grafici da loro prodotti nel '72, nel '92 e poi ancora nel 2002 per vedere che in tutte e tre le previsioni si calcolava che le risorse nel 2000 sarebbero state consumate per un quarto e quindi, sapendo che il «picco» si colloca sulla metà, invitavano ad agire in tempo. Semmai i loro calcoli sono stati fin troppo ottimistici, visto che siamo sul «picco» già ora invece che nella terza decade di questo secolo. Loro speravano che il sistema avrebbe reagito subito alla scarsità a alle crisi locali, riallocando nella maniera più saggia le risorse. E invece vediamo che persino il protocollo di Kyoto - un puro esperimento di riduzione delle emissioni del 5% (mentre servirebbe l'80%) - è rimasto lettera morta. Il modello, infine, era superottimistico perché non prevedeva né guerreconflitti sociali di grande ampiezza. E invece, oltre quelle già avvenute o in atto, c'è una pletora di analisti che ci mostrano come altre se ne stiano preparando. E più violente delle attuali.

Qui
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mercoledì 28 maggio 2008

Hanno arrestato i Flintstones!!



I Flintstones con la loro macchina preistorica sono stati arrestati a Bruxelles prima che riuscissero a raggiungere il Parlamento Europeo dove si stava discutendo, sotto la pressione delle lobby automobilistiche, i limiti UE alla CO2 emessa dalle auto.

Firmiamo la petizione per liberare Fred, Barney e Wilma?




"Flintstones" arrested in car emissions protest
Tue May 27, 2008
"Fred and Wilma Flintstone" were arrested as they approached the European Parliament on Monday to protest about the influence of the auto industry on proposals to curb carbon dioxide emissions from cars. Six Greenpeace activists dressed as cavemen and traveling in a Flintstones-style vehicle were detained along with three others for public order offences, police said. A stone tablet accusing car lobbyists of driving climate change was confiscated before it could be delivered to lawmakers, a Greenpeace spokeswoman said. The European Parliament will this week start debating legislation to force down CO2 emissions from cars, with fines on manufacturers that fail to comply. But lawmakers will consider amendments that weaken the original proposals from the EU's executive European Commission by reducing the level of fines and phasing the laws in more slowly than initially envisaged. European carmakers say the proposals threaten their ability to compete in international markets. Germany has vowed to stand by its car sector, which produces powerful luxury vehicles such as Porsche, BMW and Mercedes-Benz. "Our activists and their zero-emission vehicle are raising the alarm about the influence this dinosaur industry exercises over EU climate policy," Greenpeace transport campaigner Melanie Francis said.
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Nucleare. Produzione e prezzi dell'uranio




















Dati e grafici dal sito web della The Ux Consulting Company (UxC).
Una incongruenza. La produzione diminuisce, i prezzi prima salgono vertiginosamente dal 2004 al 2007 poi improvvisamente i prezzi scendono rapidamente. Ragionevolmente, quando la produzione di un bene diminuisce dovrebbe salire il prezzo. A meno ché tutta questa grande fame di nucleare (e uranio) non sia solo nei titoli dei media. Può darsi che il prezzo scenda perché non c'è tutto questo grande consumo?
Non tiriamo in campo l'uranio 'estratto' dal disarmo delle testate nucleari russe, ormai anche quelle al lumicino.
Pensiamoci sopra.

martedì 27 maggio 2008

Nucleare sì, ma non così

Caro Direttore, ho letto sul Corriere il fondo di Dario Di Vico («La fine dei tabù», 23 maggio) sul ritorno al nucleare con molto interesse ma anche con un po' di malinconia e di preoccupazione. Malinconia perché considero quella nucleare l'ingegneria più complessa, critica e affascinante. Mi sono laureato in Ingegneria Nucleare nel '68 al Politecnico di Milano, poi sono stato anche al Mit dove si spiegava che senza la cultura rigorosa di «sistema Paese» che viene dalla familiarità col nucleare militare, è difficile giustificare in termini di costi e sicurezza una produzione elettrica nucleare rilevante. Al ritorno in Italia ho cambiato mestiere, ma ho votato per il nucleare al referendum e ho continuato a seguire il settore. Preoccupazione perché vedo che l'informazione sul ritorno al nucleare non è in linea con la visione serena dei fatti, indispensabile a una politica energetica corretta, col petrolio a 130$ e l'incubo dell' effetto serra. Cito tre esempi. Primo: non conosco alcun filonucleare onesto in grado di sostenere che prima di 8-10 anni potrà entrare in esercizio in Italia una centrale atomica, anche usando le tecnologie oggi provate di terza generazione, anche perché trovare dove farla e dove confinare le scorie, radioattive per secoli, non è semplice. Secondo: dire che il nucleare mitiga l'effetto del biofuel da cereali sul prezzo del grano è improprio. Il biofuel non alimenta le centrali ma le automobili, e il nucleare non serve a farle andare, prima che arrivi il tempo dell'idrogeno. Il biofuel crea problemi al prezzo del frumento perché è spinto da incentivi sbagliati, non perché mancano centrali nucleari. Terzo: pensare che il mondo «povero » tragga beneficio dal nucleare, senza che gli si trasferisca alcuna tecnologia, è antistorico. Si parla dei reattori «sigillati » e gestiti dai produttori francesi, americani, e giapponesi, impianti dal «profumo coloniale» che non vuole nessuno. La gente del Terzo mondo vuole energia autonoma, diffusa e rapida da installare, e dato che in gran parte sta al caldo, pensa al solare che ha queste caratteristiche. Sogna il deserto come solar farm, e il campo dietro le capanne fuori rete, per lampadina e pompa dell' acqua. Questi sono solo spunti di una riflessione che suggerisce di parlare di nucleare solo in una strategia energetica complessiva. Enfatizzo i tempi lunghi del nucleare perché viviamo in un contesto di innovazione fortissima delle altre fonti energetiche, a partire dal solare, fino al biofuel da batteri con alghe. Il solare fotovoltaico, in particolare, già tra cinque anni può arrivare alla grid parity, quando l'impianto diventa conveniente anche senza incentivi, con prezzi delle celle solari a mille euro al kilowatt. Dipende anche dal dove, certo, (Catania è meglio di Bologna, ma peggio di Addis Abeba). Conosco società americane che hanno raccolto centinaia di milioni di dollari per fabbriche con le nuove tecnologie in California e nel Brandeburgo. FirstSolar, la prima quotata in Borsa, è cresciuta del 700% in un anno. Negli Usa ci credono e, comunque, da qualche lustro, non hanno più costruito nessuna centrale nucleare. Servono investimenti bilanciati sullo sviluppo di fonti a emissione zero nelle tecnologie che stanno arrivando, non di quelle che ci sono già. Ciò vale anche per il nucleare di quarta generazione che offre soluzioni davvero nuove per la sicurezza, per le scorie, e per gli approvvigionamenti di uranio anche loro limitati. Ripartire da zero a far centrali con le tecnologie di oggi è un po' come rimettersi a far carrozze (anche se sempre più belle e comode) quando si stanno aprendo le prime fabbriche di automobili.
di Alessandro Ovi
direttore di Technology Review www.technologyreview.it

Corriere della Sera

Nucleare, per Veronesi un passo inevitabile?

In un articolo ( qui ) su 'la Repubblica" del 24 maggio 2008 l'oncologo Umberto Veronesi elenca le sue tre ragioni secondo le quali dovrebbe essere intrapresa la strada del nucleare per risolvere i problemi energetici italiani. A fronte di un incremento previsto del 50% di richiesta di energia nel 2030 si ha una riduzione della produzione di gas e petrolio mondiale già da adesso quindi ecco che compare la manna divina del nucleare. Uno , le fonti di energia che oggi utilizziamo sono esauribili. Due , al momento non abbiamo fonti alternative altrettanto valide dal punto di vista della quantità e della qualità. Tre, il nucleare è una fonte non inquinate e sicura dal punto di vista degli effetti sulla salute.
Soffermiamoci sulla terza motivazione. Egli dice : " Basta pensare che per il fatto stesso di stare sulla Terra ognuno di noi assorbe radiazioni ionizzanti (cancerogene) in quantità non indifferenti: in 70 anni di vita assorbiamo circa 70 msv, una dose 140 volte più alta di quella ricevuta dall' incidente di Chernobyl (pari a 0.5 msv). " Questa 'affermazione del professor Veronesi che fa scopa con quella secondo cui gli inceneritori hanno una pericolosità pari a zero. (vedere nostro post Inceneritori: sono sicuri o no? ). Chiaro esempio di falsificazione non dovuta ad ignoranza ma ad una chiara volontà di confondere le idee. Umberto Veronesi è nato a Milano il 28 novembre 1925 quindi ha 82 anni compiuti equivalenti a circa 30 mila giorni. Per sopravvivere ogni giorno ha bevuto almeno un litro di acqua al giorno quindi 30 mila litri. Un litro d'acqua al
giorno per vivere. Sarebbe la stessa cosa se lui dovesse bere 10 mila litri d'acqua in tre giorni e o cosa succederebbe se e 30 mila chili di acqua ( 30 tonnellate) gli cascassero in testa tutti in una volta? Dosi e concentrazioni dovrebbero essere due termini familiari ad un medico. Come scienziato non può raccontarle così, fa male a se stesso, agli altri ed alla (sua) causa del nucleare.

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lunedì 26 maggio 2008

Nucleare, Bresso: "Troppo costoso meglio puntare su rinnovabili"

"Una centrale in mezzo alla Pianura padana, significherebbe in caso di incidente, mettere in discussione tutta l'area dove produciamo la maggioranza del nostro cibo e dove c'è la maggior parte dell'acqua disponibile in Italia". Nucleare no grazie. Meglio le fonti rinnovabili che sono meno costose e piu' sicure. Cosi' la presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, replica all'intenzione del governo di avviare nei prossimi anni la costruzione di nuove centrali nucleari. "Il nucleare -osserva Bresso- e' al momento una tecnologia molto costosa anche per i costi di smantellamento a fine vita dell'impianto, ha un rischio incidenti bassissimo ma non nullo, per questo noi preferiamo puntare sulle fonti rinnovabili e ragionare anche per l'energia concentrata sulle diverse soluzioni che il solare consente, anche su altre possibilità, come per esempio quelle offerte dall'eolico". Assolutamente "poco probabile" poi, l'eventualità che una delle centrali nucleari possa essere realizzata in Piemonte. "E' una soluzione molto poco probabile -osserva- proprio perché il rischio di incidente è molto basso ma non nullo. Pensare di avere una centrale in mezzo alla Pianura padana, lungo il Po, significherebbe in caso di incidente mettere in discussione tutta l'area dove produciamo la maggioranza del nostro cibo e dove c'è la maggior parte dell'acqua disponibile in Italia. Un incidente in pianura padana sarebbe un disastro di proporzioni tali che anche a rischio bassissimo non può essere corso. Se il paese vuole tornare al nucleare studi situazioni meno a rischio, ad esempio lungo il mare dove comunque la dispersione sarebbe diversa". Qui

Il ricorso al nucleare è una scelta obbligata per chi non ha un approccio scientifico al problema dell'energia. E' favorevole al nucleare anche chi tralascia l'aspetto economico sul medio lungo periodo dell'investimento il cui ritorno economico apparentemente avviene dopo qualche decina di anni ma che in realtà viene azzerato (o peggio) pensando che quell'impianto dovrà essere smantellato, messo in sicurezza e messo 'in discarica' il materiale fissile non più utilizzabile ma ancora radioattivo per millenni. A tutti gli effetti non è vero che l'energia elettrica prodotta dal nucleare è a minor costo rispetto altre fonti di energia possibili. Dimentichiamoci il petrolio e il gas in esaurimento cercando di guardare in avanti senza lamentarci degli errori del passato e dello spreco e dei danni che abbiamo procurato al pianeta. In tema di sicurezza non mi sentirei tanto tranquillo fino a che i dati che il tecnico della centrale nucleare vede nella sua consolle non verranno resi pubblici in tempo reale in rete in modo tale che ciascuno di noi possa controllare.In tema di sicurezza non mi sentirei tanto tranquillo fino a che i dati che il tecnico della centrale nucleare vede nella sua consolle non verranno resi pubblici in tempo reale in rete in modo tale che ciascuno di noi li possa controllare senza falsificazioni. Non è raro che si sappia di un incidente solo dopo qualche mese (o forse mai) a meno che non sia tanto evidente da attrarre l'attenzione della popolazione circostante. Credo che questa trasparenze non sarà Mai attuata , non potrà mai esserlo per 'evidenti' ragioni. Ciò che non si vede non esiste per il popolo delle partite di calcio e dei reality TV.
(la foto: la centrale dismessa di Caorso)
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domenica 25 maggio 2008

Energia: la risposta è il nucleare come dice la Marcegaglia?

Per il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia la risposta alla difficile situazione energetica del Paese è il ritorno al nucleare, come vuole il governo. "E' un'emergenza. Siamo un paese che ha fatto sbagliate scelte di politica energetica. Il che ci pone in una situazione drammatica", ha detto Marcegaglia nel suo intervento all'assemblea degli industriali di Treviso. "Non e' un problema di ideologia, ma se vogliamo avere un tasso di sviluppo pari a quello che abbiamo ottenuto fino ad oggi, la risposta è l'energia nucleare", ha dichiarato la numero uno degli industriali. Il governo Berlusconi ha detto di intendere costruire in Italia, entro il 2013, centrali nucleari di nuova generazione. Il tema va affrontato in modo serio, laico e concreto - ha detto la presidentessa degli industriali - Guardiamo come si sta muovendo il mondo e poi decideremo. La quarta generazione e di là da venire. Ma ribadisco che se in tutto il mondo il problema è ritornato sul tavolo è perché è un problema serio". "Sono a favore della innovazione tecnologica anche nelle fonti rinnovabili ma incidono con percentuali molto basse sulla produzione di energia", ha concluso Marcegaglia. Qui

Dice: "...se vogliamo avere un tasso di sviluppo pari a quello che abbiamo ottenuto fino ad oggi, la risposta è l'energia nucleare". Se vogliamo questo (ammesso che sia ragionevole considerando che le materie prime non sono infinite) dovremmo costruire velocemente tante centrali nucleari da subito, mal si concilia con i tempi di realizzazione 10/20 anni a centrale e l'esaurimento della risorsa uranio a costi 'contenuti. E poi come si concilia questa affermazione con quella successiva? "... La quarta generazione e di là da venire..." Preventiviamo 50/60 anni? Infine: " ...ma ribadisco che se in tutto il mondo il problema è ritornato sul tavolo è perché è un problema serio". Problema non ancora risolto e irrisolvibile al momento attuale, dunque, col nucleare . Ma c'è qualcuno che ha le idee chiare quando parla o fanno solo proclami?
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sabato 24 maggio 2008

Nucleare. In 5 anni la prima pietra

Estratto dal'intervista all' Ingegner Silvestrini su 'la Repubblica' del 22 Maggio scorso ribadisce alcuni chiari concetti riguardo il revival nucleare .

Tempi
"I cinque anni a cui fa riferimento Scajola mi sembrano improponibili, le procedure in realtà sono lunghissime: si tratta di individuare il sito, ottenere i permessi necessari, stringere accordi internazionali, far approvare i progetti, senza parlare dell'indispensabile consenso sociale. Ma oltre al metodo c'è un problema di merito. Penso che in realtà si tratti di una risposta controproducente. Malgrado l'enfasi data dai media al possibile rinascimento nucleare, la percentuale di elettricità nucleare è destinata a ridursi, secondo la Iea, dal 15 al 9% entro il 2030 a causa della chiusura delle vecchie centrali".

Gli impianti di nuova generazione. Quando?
"Se effettivamente i reattori di quarta generazione daranno i risultati sperati in termine di riduzione dei costi e dei rischi, il nucleare potrebbe dare un contributo più significativo, ma solo nei decenni successivi".

Una soluzione attuale?
"Resto dell'avviso che in Italia, anche in presenza di un improbabile consenso politico e sociale, la produzione non potrebbe iniziare prima del 2020, come del resto ammette la stessa Edison fissando la data al 2019. In effetti, il principale nemico dell'energia atomica non sono gli ambientalisti ma la liberalizzazione dei mercati elettrici. In una realtà concorrenziale, l'incertezza sui costi, sui tempi di costruzione e sulle dinamiche della domanda penalizzano fortemente questa tecnologia. Secondo un recente studio Usa condiviso dall'industria atomica (il Nuclear Power Joint Fact-Finding) l'elettricità di una nuova centrale nucleare è destinata a costare il doppio (8-11 centesimi di dollaro per kWh) rispetto alla media. Non a caso la gara per la costruzione di nuove centrali indetta da un nuclearista convinto come Bush è andata deserta fino a quando l'amministrazione non ha introdotto un incentivo di 1,8 centesimi di dollaro al chilowattora, la stessa cifra prevista per l'eolico. Sostenere che il ritorno al nucleare riduce la bolletta è falso, questo lo ammettono anche sostenitori "seri" dell'atomo come Clò. In Europa l'impianto in costruzione in Finlandia è in ritardo di due anni e presenta extracosti per 1,5 miliardi di euro, tanto che la Siemens, fornitrice della tecnologia, nel 2008 ha perso in Borsa un terzo del suo valore. In sostanza, c'è un conflitto insanabile tra l'imperante mercato liberalizzato dell'energia e la rinascita del nucleare".

La Francia nuke, Italia nuke grazie agli aiuti statali.
"La situazione è diversa in presenza di un forte ruolo dello Stato, ma Scajola non ha precisato se pensa ad aiuti del Tesoro. Ci sono infatti Paesi in cui il nucleare può essere considerato un successo come la Francia appunto, anche se un bilancio completo potrà essere effettuato solo tra qualche decina - o meglio migliaia - di anni. E altri, invece, in cui il ricordo è negativo, come gli Usa dove aziende fallite e decine di miliardi di dollari buttati al vento ne fanno il più grande disastro industriale del Paese, senza parlare della Russia, dove l'incidente di Chernobyl ha causato significativi danni sanitari ed economici".

La questione sicurezza irrisolta.
"Ma nessuno dei problemi connessi con il nucleare - sicurezza, scorie, proliferazione - è stato ancora risolto. A 55 anni dall'inizio dell'avventura nucleare i problemi aperti sono ancora molti. I lavori per il deposito di Yucca Mountain negli Usa continuano a slittare nel tempo e nessun paese ha attivato un cimitero definitivo per le scorie. Lo smantellamento delle centrali esistenti è un'altra incognita. Le previsioni di costo della chiusura del ciclo nucleare nel Regno Unito sono in continua crescita e l'ultima stima è di 100 miliardi di euro".

Disponibilità di materiale fissile, il prezzo sestuplicato negli ultimi 5 anni
"In realtà un tema generalmente sottovalutato riguarda proprio la disponibilità di materiale fissile. In effetti negli anni scorsi si era in presenza di una sovrabbondanza di uranio anche per l'utilizzo del materiale proveniente dal programma di disarmo nucleare. Questa situazione è destinata a cambiare e le difficoltà ad aprire nuove miniere stanno già facendo lievitare il prezzo, sestuplicato negli ultimi 5 anni.
Qui

venerdì 23 maggio 2008

La fusione fredda funziona

Ce l'hanno fatta: il primo esperimento pubblico di Yoshiaki Arata [nella foto] di Condensed Matter Nuclear Science, meglio nota come fusione fredda è stato un successo. Poche ore fa all'Università di Osaka è stata dimostrata, di fronte a un pubblico qualificato, la realizzazione di quello che viene definito ormai "Arata Phenomena". La prova è stata compiuta facendo diffondere Deuterio gassoso su una matrice a struttura nanometrica di 7 grammi composta per 35% di palladio e per il 65% di ossido di zirconio alla pressione di 50 atmosfere, la metà della pressione di una idropulitrice per autolavaggio. Il calore, prodotto fin dall'inizio, e cioè in concomitanza dell'immissione del Deuterio, ha azionato un motore termico che si è messo in moto cominciando a girare.
Dopo circa un'ora e mezzo l'esperimento è stato volutamente fermato per effettuare le misure della presenza di Elio-4 a testimonianza dell'avvenuta fusione. Non sono state evidenziate emissioni di origine nucleare pericolose ( l'elio-4 è inerte). L'energia riscontrata è stata circa di 100.000 Joule, equivalente grosso modo a quella necessaria per riscaldare di 25 gradi un litro di acqua ( si tenga presente la modesta quantità della matrice nanometrica, 7 grammi). Quanto all'Elio, la quantità è assolutamente confrontabile e compatibile con l'energia prodotta, ed è la firma inequivocabile dell'avvenuta fusione nucleare. Al di là delle quantità misurate, si apre ora un capitolo nuovo nella comprensione dei comportamenti e delle reazioni che hanno luogo nella materia condensata, comportamenti che sembrano differire dai modelli fin qui seguiti dalla fisica nucleare classica.
A partire da oggi inizia un'altra fase, altrettanto delicata, legata principalmente a due fatti: la ripetizione dell'esperimento con una quantità maggiore di Palladio-Zirconio per ottenere quantitativi maggiori di energia; l'estrazione dalla matrice dell'elio senza danneggiarla e poterla così riutilizzare.

ilsole24ore.it
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giovedì 22 maggio 2008

Nissan,NEC investiranno 115 milioni di dollari in produzione batterie litio

Nissan, NEC e NEC Tokin hanno annunciato oggi che la loro join venture per la produzione di batterie investirà a partire dall'anno prossimo 115 milioni di dollari in tre anni per produrre esemplari al litio da impiegare in veicoli ecologici di prossima generazione. Le batterie al litio sono considerate fondamentali per rendere le macchine ad alimentazione ibrida benzina/elettricità più economiche e più pratiche, visto che il loro volume è abbastanza ridotto.
Automotive Energy Supply Corp (AESC), la triplice joint venture annunciata l'anno scorso, inizialmente produrrà 13.000 unità all'anno in una fabbrica di Kanagawa, vicino a Tokyo, fornendo batterie per muletti nel 2009. Dopodiché, la capacità di produzione annuale aumenterà fino ad arrivare a 65.000 unità nel 2011, che verranno impiegate in automobili ibride prodotte da Nissan.

qui
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Petrolio 133,17 $ al barile, è record


Chiusura ieri con un altro record assoluto del petrolio al Nymex New York dove è stato fissato a 133,17 dollari al barile, con un balzo di ben 4,19 dollari rispetto al giorno precedente, dopo avere toccato i 133,45.
Terrificante la salita dal gennaio del 2007 ad oggi. Vedere grafico. Se questo non è 'Picco del petrolio' ...
Teniamoco pronti a rivedere gli standard della nostra vita non tra qualche anno ma da subito, purtroppo. Non mi riferisco soltanto al semplice fatto di lasciare la propria macchina sotto casa perchè la benzina costerà tanto da incidere pesantemente sul bilancio familiare della gente comune ma di molto molto di peggio a cominciare dal costo delle bollette energetiche, il cibo, i trasporti collettivi, le medicine eccetera.

mercoledì 21 maggio 2008

Batterie al litio e amaro alle erbe

In genere, tenerle le batterie (piombo, nichel, litio ecc.), inutilizzate nello scaffale le rende incapaci di affrontare il loro normale lavoro di accumulare energia. La peggiore situazione è quella di non utilizzarle. Una volta montate e soprattutto utilizzate continuamente su un veicolo elettrico che abbia avuto una buona progettazione di sistema trazione/accumulo le rende fruibili alla perfezione. Per quanto riguarda le batterie al litio non esiste al momento una storia, una esperienza, talmente lunga da poter dire quanto queste possano durare in termini di anni quando
siano state utilizzate nel miglior modo possibile. Tutto fa presumere che abbiano una vita lunga in ragione della tecnologia litio adottata (escludendo la litio cobalto insicura, le altre sono estremamente valide e con caratteristiche diverse) per arrivare presumibilmente addirittura a decenni.
Solo l'esperienza ci potrà dire quanto questo sia vero, ma ritengo che il solo fatto che possano essere utilizzate per 5 anni mantenendo l'efficienza e la qualità iniziale ad un 80% dovrebbe essere considerato un buonissimo traguardo. Tra cinque anni comunque avremo un salto di qualità enorme (considerando già ottima l'attuale ) tenuto conto che i giapponesi hanno stanziamenti statali enormi in aggiunta a quelli delle major automobilistiche nazionali indirizzati proprio allo sviluppo delle batterie al litio.
Senza dimenticare i cinesi che hanno il materiale e la tecnologia per produrre le batterie e l'elettronica di controllo (il cosiddetto BMS - battery managment system).
Batterie al litio e BMS sono come quella famosa pubblicità dell'amaro alle erbe: Cynar, contro il logorio della vita moderna... allunga la vita.
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martedì 20 maggio 2008

Solare, eolico, nucleare ed energia elettrica

Energia: Vendola, fuori dalla dittatura del petrolio
''Abbiamo la necessita' di immaginare un nuovo modello di energia, un modello piu' dolce, piu' mite, e anche piu' democratico, l'alternativa in un mondo che e' dipendente delle fonti di combustibili fossili per fuoriuscire dalla dittatura del petrolio''. Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, intervenuto oggi a Lecce all'inaugurazione del 'Festival dell'energia', promosso da Aris e Assoelettrica con la collaborazione di Regione Puglia, Provincia e Comune Lecce. ''Il sole - ha spiegato Vendola - il vento, tutto cio' che appartiene alla natura puo' essere convertito in energia. E' una grande sfida che consente una prospettiva nazionale di grande rilievo, la valorizzazione di tutto cio' che e' ricerca ed invenzione. Penso che per la Puglia puntare sull'idrogeno oltre che sul solare e sull'eolico sia davvero una delle grandi strade del futuro''. [nota di ME: concordiamo su tutto eccetto che per quanto riguarda l'idrogeno!]
Qui

Nucleare: Poti’ (Edison), non e’ soluzione ma e’ essenziale
“Il nucleare non e’ la soluzione, ma senza nucleare non c’e’ soluzione”: e’ quanto afferma Roberto Poti’, Direttore dello Sviluppo in Edison, parlando del futuro dell’atomo in Italia. Come a sottolineare che il futuro dell’energia passa per un mix di fonti oggi, un grande investimento in ricerca per le soluzioni per il domani, una costante attenzione all’ambiente, tutte cose che senza nucleare non hanno senso. E di rimando Zorzoli risponde che tutte le fonti rinnovabili sono uguali, ma alcune sono piu’ uguali di altre, riferendosi al fotovoltaico. Tutti concordi, anche al secondo vertice dell’energia, che ha visto la partecipazione di Giacomo Berni di CGIL, Luca Valerio Camerano di Italcogim Energie, Paride De Masi di Italgest, Simone Mori di Enel, Massimo Orlandi di Sorgenia, Giuseppe Pasini di Federacciai, Umberto Quadrino di Edison, Luca Alippi di Eon e Massimo Serafini di Legambiente, nell’affermare che il problema energetico non si esaurisce con la produzione di energia elettrica, ma investe pesantemente soprattutto il settore dei trasporti. Quali le soluzioni? Per quanto riguarda l’idrogeno, la ricerca non ha ancora dato i risultati necessari per pensare ad un uso industriale di questo vettore, mentre per il nucleare rimangono aperti molti quesiti. Molti guardano all’esempio della Finlandia, dove e’ stato appena costituito un consorzio che riunisce anche le imprese energivore, che si sono impegnate a consumare energia nucleare prodotta dal consorzio per dieci anni. Illuminante il dialogo tra Domenico De Masi e Maurizio Cumo: i rischi, le scorie, la scarsa competenza sviluppata in Italia in questi anni, sono tutti falsi problemi [nota di ME: illuminante!]. Le centrali nucleari oggi sono sicure [nota di ME: basta NON diffondere le notizie degli incidenti, dei malfunzionamenti, delle manutenzioni straordinarie ed ordinarie!], il problema delle scorie e’ ridicolo, bastano pochi e piccoli siti in aree non a rischio [nota di ME: ancora non sono stati trovati, quello in USA sta per essere chiuso, ne rimane una uno in Siberia... per ora... si dice!], le riserve sono sufficienti per un migliaio di anni [nota di ME: le agenzie internazionali dell'energia nucleare dichiarano che la quantità di uranio estratto dalle miniere atualmente conosciute faranno fronte alle richieste delle centrali attualmente funzionanti per 60 anni! Per l'uranio estratto dal mare non esiste la tecnologia quindi le migliaia di anni sono fantasie]. E per le competenze? Basta far riferimento ai pensionati, i vecchi ingegneri che detengono le conoscenze su cui il Paese in passato ha investito. E’ un problema esclusivamente culturale, che potra’ essere superato solo con la divulgazione. Corretta, scientifica, laica. [nota di ME: appunto! Aggiungiamo che il nucleare non è economicamente sostenibile senza sussidi statali.]
Qui
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lunedì 19 maggio 2008

Nissan punta sui modelli elettrici

Nissan Motor, il terzo produttore giapponese di auto, annuncia un nuovo business plan denominato Nissan GT 2012, dove la G è di quella di 'growth' (crescita) e la T e' quella di 'trust' (fiducia). Il piano, come spiegato dal numero uno Carlos Ghosn, ha una durata di cinque anni, fino a marzo 2013, e include pure obiettivi non ancora centrati nello scorso anno. La compagnia vuole aumentare le entrate a una media del 5% l'anno nel corso del prossimo quinquennio con i ricavi sostenuti dal lancio di 60 nuovi modelli. Il piano, inoltre, ha i suoi punti di forza, secondo i propositi illustrati da Ghosn nel quartier generale di Ghinza, a Tokyo, nella qualità (puntando pure sul miglioramento del servizio), nelle emissioni zero dei veicoli (introduzione dei veicoli elettrici negli Stati Uniti e in Giappone nel 2010 e successivamente mercato di massa dei veicoli per i consumatori nel 2012) e nel rafforzamento nei mercati a maggiore crescita.

Qui
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domenica 18 maggio 2008

Firenze un fine settimana di mostre convegni

Terra Futura 2008 dal 23 al 25 maggio 2008
5a edizione

Terra Futura è una grande mostra-convegno strutturata in un’area espositiva, di anno in anno più ampia e articolata, e in un calendario di appuntamenti culturali di alto spessore, tra convegni, seminari, workshop; e ancora laboratori e momenti di animazione e spettacolo.
La quinta edizione di Terra Futura si svolgerà sempre alla Fortezza da Basso, a Firenze, dal 23 al 25 maggio 2008.
Orari:
Venerdì 23/05/08: ore 9.00-20.00
Sabato 24/05/08: padiglioni ore 9.00- 22.30 / area esterna e animazioni ore 9.00-01.00
Domenica 25/05/08: ore 10.00-20.00
Link: Terra Futura
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ruòtati® spin yourself 2008 dal 23 al 25 maggio 2008
11° edizione

Novità della prossima edizione sarà il ritorno dell'appuntamento più atteso da chi desidera conoscere le novità del settore, in spazio pubblico, confermando la prossima edizione di ruòtati 2008, nel bellissimo Parco delle Cascine, sul viale Abramo Lincoln, sede storica della rassegna, dove ben undici anni fà iniziò la kermesse.
L'evento si svolgerà nel mese di maggio 2008, da venerdì 23 alla domenica 25 e sarà aperto a tutti i cittadini.
Ingresso gratuito.
Convegno "Urban European Mobility" le soluzioni per una mobilità intelligente, con "Sviluppiamo l'Elettrico" sulla mobilità dal titolo "Sviluppiamo l'Elettrico" (14.30 registrazioni) inizio ore 15.00 Sala Foresteria della Regione Toscana, via Cavour, 18 a Firenze


5° GRAN PREMIO ruòtati città di Firenze - Domenica 25 maggio 2008 - iscrizione dalle ore 13.30 e partenza dalle ore 14.30
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Due progetti eolici in alto mare a Foggia

Nel Mare del Nord, soprattutto di fronte alle coste inglesi e danesi, le centrali eoliche cominciano a fare tendenza. Lo stesso fenomeno potrebbe accadere anche di fronte alle coste italiane. Nei giorni scorsi e-gazette.it aveva anticipato il progetto di una grande centrale eolica al largo di Butera. Ma in arrivo ce ne sono altre: Trevi Energy ha due provvedimenti in attesa di Valutazione di impatto ambientale (Via) per centrali in alto mare. Il primo progetto è la centrale eolica off-shore di Chieuti, mentre il secondo riguarda una centrale eolica off-shore nel Golfo di Manfredonia.
Il primo impianto, sottoposto a Via, prevede la realizzazione di un parco eolico al largo di Marina di Chiesti, a cinque chilometri dalla costa. Un’installazione con 50 aerogeneratori da 3 MW l’uno, per una potenza complessiva di 150 megawatt. Le turbine hanno un rotore con diametro compreso tra i 90 e 120 metri e un’altezza dal centro del rotore al pelo dell’acqua di 90 metri. Le 50 turbine saranno posizionate in otto file parallele, distanziate tra loro con un passo di circa 900 metri. Dall’analisi anemometrica è risultato che i venti prevalenti nell’aerea arrivano da Nord-NordOvest, con una velocità annua che varia tra i 7,05 e i 7,15 metri al secondo.
Il secondo progetto presentato da Trevi Energy riguarda una centrale eolica al largo delle coste di Manfredonia. Si prevede l’installazione offshore di 100 turbine da 3 megawatt, per una potenza complessiva di 300 megawatt, situate a otto chilometri dalla costa. Dall’analisi anemometrica è risultato l’area è interessata da venti con velocità annua che varia tra i 6,85 e i 7,15 metri al secondo.
Le turbine, delle stesse dimensioni del progetto offshore di Chieuti, saranno posizionate in sei file parallele alla costa e a una distanza di circa 700 metri le une dalle altre. Ogni fila sarà di 16-17 turbine a una distanza di 900 metri. La produzione elettrica annua stimata dell’impianto è di circa 760 milioni di chilowattora, con una conseguente riduzione delle emissioni di CO2, SO2 e NOx rispetto a una centrale termoelettrica convenzionale. In termini economici l’impianto eolico in questione porterebbe a un aumento dell’occupazione.

e-gazette.it

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sabato 17 maggio 2008

Parco eolico in Puglia, via libera del Consiglio di Stato

Per il Consiglio di Stato è regolare l'autorizzazione data dalla Regione Puglia alla realizzazione del Parco eolico di Martignano (Lecce) che prevede 10 aerogeneratori per un totale di 20 megawatt con un investimento di 30 mln di euro. I giudici amministrativi lo hanno deciso accogliendo la richiesta di sospensiva della sentenza Tar di Lecce che aveva annullato la determina regionale rilasciata per costruire il parco eolico a Martignano (Lecce). I lavori, comunque, precisa uno dei legali del Comune di Martignano, il prof. Pierluigi Portaluri, non potranno ripartire perché sulla vicenda pende anche un procedimento penale con il sequestro di parte dell'area da parte della procura della Repubblica di Lecce. ''La decisione del Consiglio di Stato e' una buona notizia che ci rende ottimisti - dice l'avv. Portaluri - anche se sappiamo bene la decisione della magistratura amministrativa non condiziona quella della magistratura penale che ha anche tempi differenti''. I lavori di costruzione del parco, affidati dalla società 'Neoanemos srl', sono già stati realizzati per oltre il 60%.

Qui
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venerdì 16 maggio 2008

La Nuova ondata di impianti nucleari deve affrontare costi elevati

In un articolo di Rebecca Smith sullo statunitense "The Wall Street Journal" del 12 maggio 2008 si legge:

Una nuova generazione di centrali nucleari è nel disegno quadro degli Stati Uniti, ma il costo dei progetti causa allarme: da 5 miliardi di dollari a 12 miliardi di dollari ad impianto risulta essere dal doppio al quadruplo il costo approssimativo rispetto alle precedenti stime. L'energia nucleare ha recuperato favore come alternativa ad altre fonti di generazione di energia, come ad esempio gli impianti a carbone, che hanno visto diminuire l'attenzione perché essi sono la principale fonte di inquinamento. Ma il costo elevato per la realizzazione degli impianti potrebbe portare i consumatori a pagare un costo superiore delle fatture dell'energia elettrica ed inevitabilmente rinfocolare il dibattito sulla capacità ed idoneità del nucleare a soddisfare il crescente fabbisogno energetico.

L'originale è qui

New Wave of Nuclear Plants Faces High Costs
By Rebecca Smith

A new generation of nuclear power plants is on the drawing boards in the U.S., but the projected cost is causing some sticker shock: $5 billion to $12 billion a plant, double to quadruple earlier rough estimates. Nuclear power is regaining favor as an alternative to other sources of power generation, such as coal-fired plants, which have fallen out of favor because they are major polluters. But the high cost could lead to sharply higher electricity bills for consumers and inevitably reignite debate about the nuclear industry's suitability to meet growing energy needs.


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giovedì 15 maggio 2008

Picco del petrolio, recessione e picco delle tette (rifatte) nel 2006

Non siamo fuori tema... o si? Crisi immobiliare in USA che si espande in tutto il mondo a causa dei mutui subprime e le banche che soffrono, il picco del petrolio e i costi dell'energia che crescono, benzina, trasporti, alimentari... tutto che aumenta di conseguenza, la gente che ha sempre meno soldi da spendere, da sprecare, vivere diventa ogni giorno più difficile qui e là dall'oceano. Cosa c'entrano i seni rifatti ci chiediamo? c'entrano, c'entrano, perchè è un nuovo indicatore da recessione. Leggete qui di seguito.

Seni rifatti: nuovo indicatore da recessione
Chirurgia cosmetica in crollo verticale in Florida, con la crisi immobiliare e il calo dei consumi le donne non hanno piu' soldi per lifting, impianti al silicone e liposuzioni. Affari in caduta libera: -60%. Scusate la frivolezza, ma questo indicatore dei "seni finti" fa il paio con il famoso "McDonalds's Indicator" inventato dall'Economist per calcolare il potere d'acquisto delle monete. Mettiamola cosi': il Dr. Donato Viggiano, un noto chirurgo plastico italo-americano di Port St. Lucie, in Florida, era abituato da anni a fissare in agenda per le sue clienti almeno 2/3 operazioni al mese per "breast augmentations", cioe' per un impianto di silicone al seno. Adesso, a causa della recessione economica dovuta al crollo dei prezzi immobiliari (in Florida le case sono scese in media -21% dal picco del luglio 2006) il chirurgo non riesce a operare piu' di una volta ogni tre mesi. Viggiano faceva regolarmente 4 lifting al viso al mese. Quest'anno, a sentire quel che racconta lui a un giornale locale, non ne ha fatto neanche uno nell'ultimo trimestre. Stessa storia con la liposuzione: un disastro, non ci sono piu' clienti. "Lavoro in questo business da 27 anni - dice il chirurgo - e questo e' il peggior e piu' difficile momento economico che ho mai visto". La stima di Viaggiano e' che il suo giro d'affari monetario, cioe' il fatturato, e' in calo del 60% nel 2008 rispetto all'anno scorso. E ha perfino dovuto intaccare i risparmi per pagare gli stipendi allo staff e i costi fissi dello studio. Le spese di chirurgia estetica sono molto raramente coperte dall'assicurazione medica negli Stati Uniti. E alla luce della crisi dei mutui subprime, del crollo dei prezzi delle case e del folle aumento della benzina, nessuno e' terribilmente sorpreso che le spese dal chirurgo plastico (in media $5000 a intervento) siano accantonate in attesa di momenti migliori.

La notizia era qui

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mercoledì 14 maggio 2008

Auto elettriche? Viaaaaaaa!



Molti segnali fanno intuire che è il momento in cui le grandi majors escono allo scoperto. Sono le alleanze tra i grandi costruttori di auto e i grandi costruttori di batterie. L'ultima alleanza è quella segnalata dalla Reuters proveniente da Nikkei (Japan Business News Online) tra la Volkswagen elettroniche Sanyo Electric (Volkswagen e Sanyo svilupperanno nuova batteria al litio ) che fa seguito a quella tra Nissan Motor e Nec .
A nostro avviso tutto questo movimento è dato da tre ragioni concomitanti: 1) il prezzo del petrolio, 2) le più stringenti regole per limitare l'inquinamento ( CO2 causa dei cambiamenti cimatici), 3) le nuove più performanti batterie al litio.

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martedì 13 maggio 2008

Esteso all'energia il segreto di Stato

Scorie Nucleari. Vincolo di sicurezza nazionale per i siti delle infrastrutture civili. Il provvedimento è già entrato in vigore. Una corsia preferenziale, un po' nascosta ma proprio per questo più rapida. Potrà servire a risolvere il problema del deposito unico per lo smaltimento delle scorie nucleari italiane. In nome del segreto di Stato. Ma c'è dell'altro. Molti dei centri operativi dell'Enea sono già ampiamente blindati (i laboratori della Casaccia tra Roma e Bracciano, ad esempio). E la riservatezza, in questo caso, potrebbe essere gestita con regole e prassi già consolidate. Ciò vale per tutta la "filiera": dagli iter autorizzativi al monitoraggio, dalla costruzione alla logistica. E le amministrazioni «non sono tenute agli obblighi di comunicazione verso le aziende sanitarie locali e il Corpo nazionale dei vigili del fuoco a cui hanno, comunque, facoltà di rivolgersi per ausilio o consultazione». In ogni caso «sono suscettibili di essere oggetto di segreto di Stato le informazioni, le notizie, i documenti, gli atti, le attività, i luoghi e le cose attinenti alle materie di riferimento esemplificativamente elencate ». Come a dire: tutto ciò che riguarda direttamente o indirettamente non solo le strutture da mantenere segrete ma anche le motivazioni della loro esistenza.

Fonte: Il Sole 24 Ore

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DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 8 aprile 2008
Criteri per l'individuazione delle notizie, delle informazioni, dei documenti, degli atti, delle attivita', delle cose e dei luoghi suscettibili di essere oggetto di segreto di Stato. (GU n. 90 del 16-4-2008 )

IL PRESIDENTE
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Vista la legge 3 agosto 2007, n. 124 ed in particolare gli
articoli 1, commi 1 e 2; 4, comma 5; 9, commi 1 e 2; 39, 42 e 43;
Visto il regio decreto 11 luglio 1941, n. 1161 recante: «Norme
relative al segreto militare" e successive modificazioni;
Vista la direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri in
data 30 luglio 1985 in materia di tutela del segreto di Stato nel
settore degli organismi di informazione e sicurezza;
Visto il parere n. 4247/2007 reso dal Consiglio di Stato - adunanza
della Commissione speciale del 5 dicembre 2007, richiesto dalla
Presidenza del Consiglio dei Ministri - Segretariato generale;
Ritenuta la necessita' di disciplinare con regolamento i criteri
per l'individuazione delle notizie, delle informazioni, dei
documenti, degli atti, delle attivita', delle cose e dei luoghi
suscettibili di essere oggetto di segreto di Stato;
Ritenuta la necessita' di individuare con regolamento gli Uffici
competenti a svolgere, nei luoghi coperti da segreto di Stato, le
funzioni di controllo ordinariamente svolte dalle aziende sanitarie
locali e dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco;
Acquisito il parere favorevole del Comitato parlamentare per la
sicurezza della Repubblica, reso in data 24 gennaio 2008;
Sentito il Comitato interministeriale per la sicurezza della
Repubblica;
Adotta
il seguente regolamento:
Art. 1.
Oggetto
1. Il presente regolamento, in attuazione dell'art.39 della legge
3 agosto 2007, n. 124, disciplina i criteri per l'individuazione
delle notizie, delle informazioni, dei documenti, degli atti, delle
attivita', delle cose e dei luoghi suscettibili di essere oggetto di
segreto di Stato, nonche' individua gli uffici competenti a svolgere,
nei luoghi coperti da segreto di Stato, le funzioni di controllo
ordinariamente svolte dalle aziende sanitarie locali e dal Corpo
nazionale dei vigili del fuoco

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Il testo completo è qui

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lunedì 12 maggio 2008

Costruiamo centrali nucleari. Ok. E l'Uranio da dove lo prendiamo?

Traiamo dal sito web della WNA (World Nuclear Association) alcuni dati di produzione mineraria di uranio.

Produzione mineraria mondiale
(tonnellate U)
Anno 2002 ton. 36.063
Anno 2003 ton. 35.613
Anno 2004 ton. 40.251
Anno 2005 ton. 41.702
Anno 2006 ton. 39.429



E' sufficiente leggere i dati per far nascere spontanea una domanda: se decidiamo di costruire centrali nucleari da dove prenderemo l'uranio quando saranno pronte a funzionare? (tra 10/15 anni). La nostra Nazione non produce Uranio quindi lo dovrà importare. Che vantaggio abbiamo passando dal giogo delle importazioni del petrolio e gas attuali all'altro giogo dell'importazione dell'Uranio che oltretutto è in declino di produzione?

(cliccare sulle immagini per ingrandire)
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domenica 11 maggio 2008

Bio discutibile: carburante contro cibo


Una interessante ricerca dell'University of Washington and the Seattle office of The Nature Conservancy confronta le principali piante utilizzate per produrre biodiesel ed etanolo sono schematizzate nella figura sopra (cliccare per ingrandire).


fonte seattlepi.nwsource.com
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A Ravenna vigili contro ambulanti da spiaggia con veicoli elettrici atipici

Un'estate difficile attende gli ambulanti abusivi dei lidi ravennati: la polizia municipale, quest'anno, darà loro la caccia a bordo dei Segway, pedane mobili capaci di affrontare dune di sabbia e bagnasciuga fino a 20 chilometri orari di velocità. Le potenzialità dei quattro nuovi mezzi acquistati dal Comune di Ravenna (del costo di circa 6 mila euro l'uno), non verranno comunque sfruttate appieno: 6 chilometri dovrebbero essere più che sufficienti per bloccare i venditori fuorilegge.

fonte dire.it

foto da ravennanotizie.it

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sabato 10 maggio 2008

venerdì 9 maggio 2008

GW: il clima della terra si raffredderà per poi risalire

L'altro giorno avevo letto su nationalgeographic.com di una nuova ipotesi - Cooler Climate May Hit N. America, Europe Next Decade - secondo cui il clima terrestre sarebbe passato dal riscaldamento progressivo nel quale ci troviamo adesso ad un raffreddamento a causa delle variazioni delle correnti oceaniche. Qui di seguito un estratto proposto da la Repubblica.

L'ipotesi di uno studio tedesco su "Nature": alla base un nuovo modello matematico. Nel prossimo decennio la Terra si raffredderebbe grazie ad alcune correnti oceaniche. Rallenta il riscaldamento globale "Temperatura ferma fino al 2020" Una tregua di dieci anni per effetto delle correnti oceaniche. E poi una nuova brusca impennata. È quello che potrebbe succedere al riscaldamento globale nel prossimo decennio. Lo afferma uno studio tedesco pubblicato dalla rivista Nature. La ricerca è basata su un nuovo modello matematico. Secondo le previsioni dei ricercatori si sta entrando in un periodo in cui la Terra tenderà naturalmente a raffreddarsi per effetto di alcune correnti dell'Oceano Atlantico. Un fenomeno che "neutralizzerà" momentaneamente (fino al 2020) i gas serra. Le correnti dell'oceano Atlantico. I ricercatori dell'Istituto per le scienze marine di Kiel e dell'Istituto metereologico di Amburgo hanno elaborato un nuovo modello climatico. La novità rispetto a quelli precedenti è che questo sistema di rilevazione non tiene conto delle variazioni di temperatura sotto la superficie degli oceani, ma solo di quelle superficiali, la cui misura negli ultimi anni è diventata molto più precisa. Il nuovo modello incorpora anche la "Atlantic Multidecadal Oscillation" (Amo), una tendenza delle correnti dell'oceano Atlantico a raffreddarsi ogni 60-70 anni. Un ciclo naturale delle temperature oceaniche legato alle correnti che dai Tropici arrivano in Europa. "Ci sono alcune incertezze nel modello - ha spiegato Noel Keenlyside dell'università di Kiel alla Bbc - ma le nostre previsioni sono di un plateau nella curva della temperatura, che poi ricomincerà a salire" . Secondo i ricercatori ci sarebbe una frenata del riscalamento globale nei prossimi 15 anni, con la temperatura che almeno in Europa e in Nord America, le prime zone a cui è stato applicato il modello, rimarrà quasi invariata, per poi ricominciare a salire bruscamente dopo il 2020. La curva sarebbe diversa da quella predetta dall'Ipcc, la commissione Onu che si occupa dei cambiamenti climatici. A modificarne l'andamento sarebbe proprio l'effetto della "Amo", che secondo gli studiosi tedeschi riuscirà a neutralizzare quello dovuto ai gas serra. "È importante notare che anche se all'inizio la variabilità del clima maschera gli effetti causati dall'uomo, a lungo termine la nostra curva e quella dell'Ipcc si ricongiungono - spiega l'esperto - e questo conferma la bontà delle loro previsioni". La ricerca. Il modello è stato testato sulle variazioni di temperatura dal 1950 al 1980, dando risultati incoraggianti. Gli stessi ricercatori insistono, però, sul fatto che i dati non devono far "rilassare" i governi alle prese con misure per mitigare l'effetto dell'uomo sul clima. D'altra parte, sottolineano gli esperti, l'innalzamento della temperatura è solo una delle alterazioni del clima.

da la Repubblica

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giovedì 8 maggio 2008

L'auto ecologica, ecco l'arma segreta dei cinesi

I cinesi hanno in mano la tecnologia elettronica di mezzo pianeta e ora stanno per preparare la spallata anche al mondo dell'auto ecologica. Una spallata che in questo campo potrebbe essere decisiva perché qui spesso l'esperienza nel produrre batterie, microchip e altre diavolerie elettroniche ha il sopravvento sulla cosiddetta "cultura dell'automobile". Tutte le previsioni infatti parlano di una fortissima espansione il mercato delle auto ibride elettriche, soprattutto di quelle con tecnologia "plug in", ossia quelle in grado di essere ricaricate anche dalla normale presa di corrente. Fino a oggi infatti le ibride avevano solo il motore a scoppio e uno elettrico e le batterie erano piccolissime, in grado solo di assicurare un funzionamento "in coppia" dei due motori. La corrente per la ricarica era quindi generata solo dallo stesso motore a scoppio a da una specie di dinamo. Ora invece con batterie più grandi le nuove ibride plug-in potranno funzionare anche solo come auto elettriche, ma avranno ovviamente la necessità di fare "il pieno" di energia direttamente da una presa di corrente. Così da una semplice nicchia di mercato gli ibridi diventeranno diffusissimi. Si calcola infatti che entro il 2015 ci saranno 130 mila di questi veicoli in circolazione. E per capire il discorso basta guardare quello che hanno già in cantiere tante auto nuove, pronte a debuttare sul mercato entro il 2010 in Nord America e, successivamente, in Europa. «Grazie all'avvento degli accumulatori al litioione, l'industria automobilistica subirà una straordinaria rivoluzione - fa notare l' analista di Frost & Sullivan Anjan Hemanth Kumar - perché le normative sulle emissioni sempre più stringenti e la pressione esercitata dai gruppi ambientalisti sono i fattori principali che hanno spinto le case automobilistiche all'adozione di queste vetture ricaricabili». «La sostituzione degli alimentatori al nickelmetallo idrato (NiMH) con quelli al litioione - spiega ancora Kumar - permette una performance energetica 2/3 volte superiore; ciò rende il litioione ideale per i veicoli elettrici». Un altro trend positivo e' la capacità dei veicoli ibridi di ridurre le emissioni dal 60 all' 80 per cento. Questo permetterà alle case automobilistiche di soddisfare gli standard EURO e CAFÉ in Europa e negli Stati Uniti. D'altra parte per spingere i consumi, almeno inizialmente, la politica degli aiuti governativi è l'unica possibile. L'auto elettrica insomma in Europa e in America ha le stesse esigenze che hanno le utilitarie in Cina. A tale proposito, però, è bene non sottovalutare le potenzialità del mercato della Grande Muraglia: se le auto ecologiche riusciranno a vincere la sfida più difficile, quella di diventare 'cool' , allora saranno un riferimento anche per i ricchi consumatori cinesi.

Affari & Finanza repubblica.it

mercoledì 7 maggio 2008

Negli Usa cambia la moda dei macchinoni

Con il caro benzina soffia una nuova tendenza per la scelta delle auto. Gli americani iniziano a dire addio ai macchinoni in favore delle piccole, che consumano decisamente meno. A parlare di una inversione di tendenza è il New York Times, oggi, confermando che le auto ibride continuano ad andare bene. Due cifre tra tante. In un anno le vendite della Chevrolet Silverado, il più grosso dei camioncini pickup, sono calate di oltre il 30%, mentre la Toyota Prius, la più popolare tra le ibride, ha visto le vendite crescere quasi del 54% in 12 mesi. I politici americani continuano ad avere un rapporto un po' particolare con le auto e con i carburanti. Dalla lista pubblicata sul Ny Times, risulta che la maggior parte dei deputati newyorchesi e dei dintorni girano su macchine grosse e che consumano tanto. Poco o niente risparmi. Hillary Clinton e John McCain, ambedue candidati -lei democratica, lui repubblicano- alla Casa Bianca, propongono di diminuire le tasse sulla benzina nel periodo estivo, mentre il presidente George W. Bush torna a chiedere che vengano autorizzate nuove trivellazioni in Alaska.

ilmessaggero.it
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WTI 121,84 $ al barile, petrolio chiude con un nuovo record

Ieri un altro record assoluto del petrolio al Nymex New York dove è stato scambiato a 122,35 dollari per poi fissarsi a 121,84 dollari al barile.

Aggiornamento il petrolio malaysiano denominato Tapis in questo momento è a 126,49.