Veicoli elettrici - mobilità - tecnologie - ambiente - energia rinnovabile. L'esaurimento delle risorse e le conseguenti ripercussioni politiche ed economiche rendono necessario ridurre la dipendenza dall'importazione di prodotti petroliferi e spingere quindi verso lo sviluppo di fonti energetiche alternative. I veicoli elettrici possono utilizzare tecnologie e risorse nel modo più efficiente.


martedì 28 gennaio 2020

L'attivazione dello pneumococco è legata all'esposizione a particelle di scarico diesel


cliccare per ingrandire
Nuovi, studi, sempre più approfonditi, confermano quanto i motori diesel siano dannosi per il pianeta e deleteri per la salute  umana e non solo umana. Basta diesel o vogliamo continuare a farci del male? 

Lo studio, pubblicato nel Journal of Allergy e Immunologia Clinica, mostra che l'esposizione a particelle di scarico diesel  può aumentare la suscettibilità di un individuo  a contrarre una malattia pneumococcica.

Il batterio Streptococcus pneumoniae è la più comune causa di polmonite e la meningite e la principale causa di decessi per malattie infettive per individui sotto i 5 anni e i gruppi di anziani in tutto il mondo. Nella maggior parte delle persone sane, questo batterio vive innocuo nella parte posteriore del naso e della gola senza causare alcun sintomo. Tuttavia, se si disinnesca lo pneumococco dai siti normalmente sterili del corpo, come i polmoni e sangue, si attiva il potenziale di causare malattie mortali.

Per saperne di più circa le condizioni che consentono a questo batterio normalmente innocuo per progredire in tali gravi malattie invasive i ricercatori dell'Università di Liverpool, Università Queen Mary di Londra e il Trinity College di Dublino, hanno condotto uno studio che esamina il ruolo del Deps nello sviluppo della malattia da pneumococco .

Inquinamento dell'aria

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che l'inquinamento atmosferico è responsabile di 7 milioni di morti l'anno, con il 7% di questi attribuibile a una polmonite. Si stima che circa il 37% della popolazione mondiale vive in zone in cui i livelli di inquinamento nell'aria superino i limiti OMS linee guida. [NDME-Se ne facciano una ragione gli abitanti della Pianura Padana in Italia]

Il componente principale di inquinamento dell'aria nel mondo è il  particolato di scarico di motori diesel, che comprende fuliggine diesel e aerosol come particelle di cenere, particelle metalliche dell'abrasione, solfati, silicati.

I risultati

I ricercatori hanno scoperto che, dopo l'esposizione delle vie aeree i macrofagi, che sono cellule immunitarie chiave per controllare le infezioni batteriche e rimuovere i residui dal corpo, diventano congestionate riducendo la loro capacità di uccidere pneumococco. Questo permette ai batteri di sopravvivere più facilmente nelle vie aeree, invadendo i polmoni e causando notevoli infiammazioni, che finiscono per traslocare i batteri nel sangue, causando una grave malattia.

Fattore chiave per lo sviluppo della malattia grave

Dr Rebecca Shears , che è il primo autore, ha aggiunto: “I nostri studio mostra che l'esposizione a un importante inquinante delle particelle nell'aria sia qui nel Regno Unito che all'estero, può essere uno dei fattori chiave coinvolti nel passaggio da una innocua colonizzazione da pneumococco dei tessuti nasali a grave malattia, come la polmonite “.

“I nostri dati forniscono ulteriore comprensione per sostenere le osservazioni precedenti di un aumento dei ricoveri ospedalieri per polmonite in paesi come la Cina, dove i livelli di inquinamento nell'aria sono più alti.”

“La capacità ridotta di risposta immunitaria dei macrofagi per chi è esposto con le vie aeree macrofagi per controllare l'insorgere dell' infezione è da ritenersi la base  fondamentale per l'aumento del numero di casi di malattia pneumococcica. Questo studio aggiunge un ulteriore impulso per ridurre i livelli di inquinamento a livello globale.”

Il documento completo, intitolato 'esposizione a particelle di scarico diesel aumenta la suscettibilità alla malattia pneumococcica invasiva', può essere trovato qui.

Detto questo noi siamo dell'idea che sarebbe opportuno sospendere la laurea in ingegneria, chimica o altra disciplina scientifica per coloro che sostengono la causa nefasta del diesel, l'obbligo di frequentare i corsi di Medicina e Chirurgia (6 anni) e l'affidamento ai sevizi sociali gratuiti nei reparti direttamente preposti alla cura dei malati da inquinamento diesel.

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martedì 21 gennaio 2020

Toyota Motor Europe incrementa le vendite grazie alle auto ibride


Il marchio Toyota supera per la prima volta 1 milione di vendite dal 2008 soprattutto grazie alle auto ibride che rappresentano il 52% delle vendite totali e il 63% nell'Europa occidentale.

Col comunicato stampa di qualche giorno fa la Toyota Motor Europe fa sapere che le vendite del 2019 ammontano a 1.089.422 unità dove Lexus ha registrato un incremento del + 5,2% rispetto al 2018. La quota di mercato totale del gruppo è salita al 5,3%, in un mercato europeo stabile anno dopo anno. Con oltre 550.000 veicoli elettrici ibridi venduti, che rappresentano il 52% del mix totale, Toyota e Lexus offrono un totale di 20 modelli ibridi, la più ampia gamma di veicoli elettrici full hybrid nel settore.

Un totale di sette nuovi modelli lanciati nel 2019 in entrambi i marchi hanno fornito un ulteriore slancio per la crescita di anno in anno. Con le vendite di 1.002.216 veicoli, Toyota ha venduto per la prima volta oltre un milione di veicoli dal 2008, con una crescita del 4,5% rispetto al 2018. Nel segmento C centrale, Toyota ha lanciato tutte le nuove versioni di Corolla Hatchback e Touring Sports, disponibili sia in 1.8L - 122 hp e 2.0L - propulsori ibridi da 180 CV e ibrido esteso alla nuova Corolla Berlina per la prima volta. Il lancio del nuovo RAV4 è stato ben accolto dai clienti con una domanda che attualmente supera l'offerta. Altri nuovi lanci includevano l'introduzione di una versione ibrida di Camry nell'Europa occidentale e il ritorno di GR Supra.

Le vendite totali di Lexus sono aumentate del 14,5% nel 2019 raggiungendo un record di 87.206 veicoli, registrando una crescita per il sesto anno consecutivo raddoppiando le vendite dal 2013. La crescita continua nel 2019 è stata favorita dal lancio della nuova Lexus UX, un crossover compatto premium, il nuovo Berlina Lexus ES e una Lexus RX aggiornata. Il mix Lexus nell'Europa occidentale è ora quasi esclusivamente ibrido con un mix del 96% e il 67% in tutta Europa.


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lunedì 20 gennaio 2020

I consumi petroliferi di Dicembre 2019 calano dello 0,5% benzina a +0,8% gasolio -3,5%



ANDAMENTO CONSUMI PETROLIFERI DI DICEMBRE E DELL’ANNO 2019

Stando ai dati provvisori della rilevazione MISE odierna si rileva quanto segue:

MESE DI DICEMBRE 2019                                            

I consumi petroliferi italiani sono ammontati a poco più di 5 milioni di tonnellate, con un decremento dello 0,5% (-23.000 tonnellate) rispetto a dicembre 2018.
I consumi di carburanti autotrazione (benzina+gasolio), con un giorno lavorativo in più, sono risultati pari a 2,6 milioni di tonnellate, di cui 0,6 milioni di benzina e 2,0 milioni di gasolio, con un decremento dello 0,2% (-5.000 tonnellate) rispetto a dicembre 2018.
In particolare:
- la benzina totale ha mostrato una crescita dell’1% (+6.000 tonnellate) rispetto a dicembre 2018, mentre la benzina venduta sulla rete un calo dello 0,8%;
- il gasolio autotrazione evidenzia un decremento dello 0,6% (-11.000 tonnellate) rispetto a dicembre 2018, mentre il gasolio venduto sulla rete scende del 3,5%.
Tra i prodotti con un segno positivo sono da segnalare i lubrificanti (+6,2%) il carboturbo (+5%) e il bitume (+4%).

Nel mese di dicembre le immatricolazioni di autovetture nuove hanno evidenziato un incremento del 12,5%. In particolare, quelle a benzina sono arrivate al 49% (era il 41,8% a dicembre 2018), mentre quelle diesel hanno rappresentato il 34,3% del totale (era il 46% a dicembre 2018).

Quanto alle altre alimentazioni, nel mese considerato il peso delle auto a Gpl è stato del 6,7%, delle ibride del 6,9%, a metano del 2,5% e delle elettriche dello 0,6%.

GENNAIO – DICEMBRE 2019

I consumi petroliferi italiani sono ammontati a 60,4 milioni di tonnellate, con un decremento dello 0,9% (-552.000 tonnellate) rispetto al 2018.
I consumi di carburanti autotrazione (benzina+gasolio) sono risultati pari a 31,1 milioni di tonnellate, con un decremento dell’1% (-308.000 tonnellate) rispetto al 2018.
In particolare, rispetto al 2018:
- la benzina totale ha mostrato un lievissimo incremento dello 0,1%;
- la benzina venduta sulla rete ha mostrato un incremento dello 0,2%;
- il gasolio autotrazione ha evidenziato una diminuzione dell’1,3%
- mentre il gasolio venduto sulla rete un decremento dello 0,8%.
Nell’intero anno 2019 le immatricolazioni di autovetture nuove hanno evidenziato una crescita dello 0,3%. Quelle diesel hanno rappresentato il 39,8% del totale (era il 51,2% nel 2018), mentre quelle a benzina il 44,5% (era il 35,5% a dicembre 2018).

Quanto alle altre alimentazioni, nel periodo considerato il peso delle auto a Gpl è stato del 7,1%, delle ibride del 6%, a metano del 2% e delle elettriche dello 0,6%.

 NOTA DI COMMENTO

Consumi petroliferi: un’analisi preliminare del 2019

L’economia italiana ha rilevato a fine anno segnali positivi, quali la ripartenza dell’occupazione in autunno, l’aumento della fiducia di consumatori e imprese e un lieve recupero della produzione industriale a novembre, ma con una espansione dei consumi debole in quanto la spesa che è stata frenata da un risparmio elevato. Tuttavia il contesto macroeconomico del 2019, secondo le stime più condivise, ha segnato una crescita di appena lo 0,2%, dato il persistere di una sostanziale stagnazione.

Le immatricolazioni di auto nuove (circa 1.916.000) hanno segnato un incremento solo dello 0,3%, restando più basse di circa il 3% rispetto al 2017 (anno di picco del decennio) e di oltre il 23% rispetto al 2007, quando le immatricolazioni sfiorarono i 2 milioni e mezzo: è stato quindi limitato il ricambio del parco che sarebbe uno degli strumenti principali di miglioramento della qualità dell’aria nelle città nel medio periodo.

In questo quadro, il consumo dei prodotti petroliferi secondo i dati preliminari è stato pari a circa 60,4 milioni di tonnellate, in flessione dello 0,9% rispetto al 2018: complessivamente sono state consumate 552 mila tonnellate in meno di prodotti petroliferi, principalmente per effetto del minore fabbisogno della carica petrolchimica (-12,4%).

I bitumi, nello stesso periodo, sostenuti dalla ripresa della manutenzione stradale, hanno confermato il trend di crescita (+183 mila tonnellate, +12,8%): i volumi, pari a oltre 1,6 milioni di tonnellate, sono comunque inferiori del 46% rispetto al picco del 2004, restando quindi ancora limitati anche rispetto al bisogno manutentivo delle strade.

Sono risultati in aumento il carboturbo, che ha mostrato un progresso del 4,3% (+202 mila tonnellate), i lubrificanti del 2,8% (+11 mila tonnellate) ed il Gpl dell’1,5% (+50 mila tonnellate).

Per quanto riguarda i due principali carburanti autotrazione (benzina e gasolio) si è assistito ad andamenti contrastanti: da un lato la benzina, che ha mostrato lievi segnali di recupero (+0,1%, in totale e +0,2% sulla rete), dall’altro il gasolio che perde volumi.

Il gasolio motori ha infatti subito una contrazione di 312 mila tonnellate (-1,3%), con valori annui negativi sia sulla rete (-0,8%) che sul canale extrarete (-2,1%), al netto dei ritorni.

Mentre la sostanziale stabilità della benzina risulta quale saldo dell’aumento delle immatricolazioni, da un lato, e dell’efficienza dei motori, dall’altro, sulla contrazione del gasolio hanno inciso non solo l’efficienza ma anche la debolezza della produzione industriale -per il gasolio pesante- e la perdita della leadership di mercato delle auto diesel, conquistata nel 2004, a favore della benzina. Nei 12 mesi le immatricolazioni auto diesel si sono attestate attorno ad una quota del 40%, contro oltre il 51% del 2018, a causa della penalizzazione, con blocchi del traffico, di questo tipo di alimentazione, disorientando gli automobilisti nelle loro scelte nonostante le nuove motorizzazioni euro 6 abbiano raggiunto emissioni prossime allo zero.

La debole dinamica del commercio mondiale, che è stato particolarmente penalizzato dalla guerra dei dazi fra Usa e Cina (+1,1% nel 2019, rispetto al 3,6% del 2018), e il conseguente rallentamento dell’economia mondiale, hanno determinato per l’industria petrolifera nazionale una frenata delle esportazioni (-6,0%) e il rallentamento dell’1,7% delle lavorazioni delle raffinerie. Tali risultati, rappresentano comunque un recupero rispetto agli andamenti decisamente più negativi del primo semestre.


Comunicato dell'Unione Petrolifera



I nostri grafici 

Qui di seguito sono i nostri grafici preparati grazie ai dati forniti dal Ministero dello Sviluppo Economico riguardanti il consumo di petrolio. Dedicheremo a parte un post sul consumo dei carburanti nei prossimi giorni.

Il petrolio

Il grafico dei consumi di petrolio per anno solare. Il consumo del mese appena trascorso ha segnato  un decremento dello 0,5% rispetto allo stesso mese del 2018 collocandosi ai livelli più del consumo degli ultimi 14 anni presi in considerazione. Nell'intero 2019  si ha un decremento è dello 0,9%.



Il grafico dei consumi con i mesi in sequenza dal Gennaio 2006. La curva rivela una tendenza ad una risalita dal 2017 dopo una caduta evidente dal 2005 fino alla fine del 2016. Da metà anno si torna a scendere.



Il grafico seguente è relativo ai consumi sommando i 12 mesi precedenti al mese di riferimento partendo dal dicembre 2006. Dopo una risalita partita all'inizio del 2015 si nota un andamento a onda con alti e bassi poco profondi terminanti con una tendenza alla decrescita negli ultimi mesi e una risalita negli ultimi 2 anni tenendo conto dei 12 mesi precedenti.



Il grafico delle percentuali mese su mese dell'anno precedente dal Gennaio 2006. Altalenante dalla metà del 2016 quasi sempre positiva in tutto il 2018, prevale invece l'incertezza nel 2019.





Prossimamente con i grafici il consumo dei carburanti con un post dedicato.





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sabato 18 gennaio 2020

Giovani nei campi l'Italia è leader Ue con +12%


Lavoro, con +12% giovani nei campi Italia è leader Ue. In Italia è in atto uno storico ritorno alla terra con oltre 56mila giovani under 35 alla guida di imprese agricole, un primato a livello comunitario con uno straordinario aumento del +12% negli ultimi cinque anni. E’ quanto emerge da una analisi di Coldiretti su dati Infocamere al terzo trimestre 2019 in occasione della consegna degli Oscar Green, il premio all’innovazione per le imprese che creano sviluppo e lavoro con i giovani veri protagonisti italiani del Green Deal. In Italia sono oltre 548mila le aziende condotte da under 35 in tutti i comparti produttivi, dal commercio alla manifattura, dall’abbigliamento ai servizi con il settore agricolo che – evidenzia la Coldiretti – vanta più del 10% del giovani che fanno impresa e creano lavoro. Una presenza che ha di fatto rivoluzionato il lavoro della terra dove sette imprese under 35 su dieci operano in attività che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative, l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l’agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili.

La rinnovata attrattività della campagna per i giovani – sottolinea Coldiretti – si riflette nella convinzione comune che l’agricoltura sia diventata un settore capace di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale, peraltro destinate ad aumentare nel tempo. Non è dunque un caso che oltre otto italiani su dieci (82%) sarebbero contenti se il proprio figlio lavorasse in agricoltura secondo l’indagine Coldiretti/Ixè.

La capacità di innovazione e di crescita multifunzionale – continua la Coldiretti – porta le aziende agricole dei giovani ad avere una superficie superiore di oltre il 54 per cento alla media, un fatturato più elevato del 75 per cento della media e il 50 per cento di occupati per azienda in più. E se tra i giovani imprenditori agricoli c’è chi ha scelto di raccogliere il testimone dai genitori, la vera novità rispetto al passato – continua la Coldiretti – sono gli under 35 arrivati da altri settori o da diverse esperienze familiari che hanno deciso di scommettere sulla campagna con estro, passione, innovazione e professionalità, i cosiddetti agricoltori di prima generazione e tra questi nuovi giovani imprenditori della terra, ben la metà è laureata, il 57 per cento ha fatto innovazione, ma soprattutto il 74 per cento è orgoglioso del lavoro fatto e il 78 per cento è più contento di prima. Ed è rilevante tra i giovani imprenditori – sottolinea la Coldiretti – anche la presenza femminile che sfiora 1/3 del totale (32 per cento) secondo una analisi Coldiretti/Ixè. 

E’ in atto dunque un cambiamento epocale che non accadeva dalla rivoluzione industriale il mestiere della terra non è più considerato l’ultima spiaggia di chi non ha un’istruzione e ha paura di aprirsi al mondo, ma è la nuova strada del futuro per le giovani generazioni istruite.

“E’ necessario investire sull’agricoltura che è un settore strategico per far diventare l’Europa più sostenibile con una Politica agricola forte, semplice ed efficace e con risorse adeguate per consentire alle imprese di svolgere un ruolo essenziale nel presidio territoriale, nel contrasto alla crisi climatica e contro il dissesto idrogeologico in un percorso di grande supporto al Green Deal ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare inoltre che con il nuovo Fondo di transizione di 7,5 miliardi saranno destinati circa 360 milioni di euro all’Italia che ne dovrà versare invece circa 900, essendo contributore netto dell’Unione”.

“Anche attraverso i giovani l’Italia ha conquistato un ruolo guida nel Green Deal a livello globale – conclude la leader dei giovani della Coldiretti Veronica Barbati – con l’agricoltura più green d’Europa con 299 specialità Dop/Igp/Stg riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, la leadership nel biologico con 72mila operatori del biologico, 40mila aziende agricole impegnare nel custodire semi o piante a rischio di estinzione e il primato della sicurezza alimentare mondiale”. 

Comunicato Coldiretti

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giovedì 16 gennaio 2020

Il consumo di gas nei settori industriale e termoelettrico a Dicembre 2019


All'inizio del mese abbiamo visto, con un post dedicato, quale sia stato il consumo di gas di Dicembre 2019 in Italia. Adesso andiamo a verificare quanto di questo gas sia stato consumato per produrre energia elettrica e quanto nel settore industriale, nei due settori che tra gli altri conosciuti e verificati ci aiutano a capire a quale velocità si muova la nostra economia e il suo stato di salute. 

Nel post appena ricordato abbiamo visto i dati (provvisori) del consumo complessivo del gas nel mese di Dicembre 2019 pubblicati dalla Snam, rilevando che i consumo è diminuito del 10,2rispetto allo stesso mese dell'anno passato, con 8.018,884   milioni di m3 Standard (dato provvisorio Snam).

I numeri forniti dal Ministero e dalla Snam sono il nostro punto di partenza per i grafici da noi realizzati e questi ci aiuteranno a vedere e capire quale sia il progredire dei consumi nei due settori che insieme ad altri indicano una ripresa o una contrazione della crescita produttiva. 



I nostri grafici

Se il consumo è diminuito del 10,2% vediamo quale dei due comparti ne ha risentito positivamente o meno.

Il settore industriale 

Nel settore industriale si evidenzia una riduzione del consumo rispetto allo stesso mese dell'anno passato dell' 2,8%, con una quantità di 1096,1  milioni di metri cubi (dati provvisori). Il grafico mostra come il suo posizionamento sia in basso rispetto agli ultimi 15 anni.

Il successivo grafico traccia i consumi sommando i 12 mesi precedenti rispetto all'ultimo mese di rilevamento. Esso mostra un leggero regresso dal maggio del 2018.
Il settore termoelettrico

Il consumo di gas per la generazione di energia elettrica sale rispetto allo stesso mese del 2018 con un + 0,6 circa, assestandosi comunque ai bassi livelli degli ultimi 15 anni. Si sono consumati a questo scopo circa 1.844,7 milioni di metri cubi (dati provvisori). 


Con il grafico che segue si evidenzia l'ultimo picco parziale della fine estate 2017 e la crescita costante dei consumi  nei mesi del 2019, sempre considerando la somma dei 12 mesi precedenti al mese appena trascorso. Il tutto per sopperire alla mancanza di energia elettrica importata dalla Francia dovuta alle revisioni di alcune centrali nucleari locali.

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martedì 14 gennaio 2020

Auto diesel nuove 1.000 volte più dannose per la salute umana




I test svolti da Transport & Envroment sui due veicoli Euro 6 più venduti in Europa mostrano che le nuove auto diesel continuano a violare i limiti di legge sulle emissioni di polveri sottili, con picchi di inquinamento fino a 1.000 volte i valori considerati standard.

Anna Krajinska, ingegnere delle emissioni di T&E, ha dichiarato: “Questi test dimostrano che i nuovi diesel non sono ancora puliti. Emettono ogni giorno livelli estremamente pericolosi di particolato nelle nostre città e strade. Si semplifica il compito delle case automobilistiche, ma sono i nostri polmoni a pagarne le conseguenze."


Dati ancora più allarmanti sono emersi quando sono state misurate le polveri ultrafini di dimensione più ridotta e non regolamentate. In questo modo, le emissioni nocive totali di particolato di Nissan Qashqai e Opel Astra sono aumentate di un ulteriore 11-184%.

Queste polveri non vengono misurate nei test ufficiali, ma sono le più dannose per la salute umana - poiché penetrano in profondità nell'organismo - e sono associate all’insorgenza dei tumori al cervello.

....

Tre su quattro abitanti delle città europee sono esposti a livelli pericolosi di particolato e l'inquinamento da polveri sottili viene considerato sempre più “il nemico numero uno”. Si tratta del tipo di inquinamento atmosferico più strettamente associato al cancro, che con l’esposizione cronica crea ripercussioni su cuore e polmoni.

Per leggere l'articolo completo cliccare qui


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lunedì 13 gennaio 2020

Apripista verso le auto e furgoni a emissioni zero è partita la normativa UE anti inquinamento


I nuovi standard di emissioni di CO2 per le nuove autovetture e furgoni si applicano a partire dal 1 gennaio  2020

Dal 1° gennaio 2020, nuovi standard di emissioni di CO2 per le autovetture e furgoni nuovi è in applicazione. I produttori dovranno ora soddisfare i nuovi obiettivi più rigorosi stabiliti per i livello di emissioni medie della flotta di nuove auto e furgoni registrati in un determinato anno civile. 

Entro il 2025, i produttori dovranno ridurre le emissioni a livello di flotta del 15% per entrambe le categorie, vetture e furgoni, rispetto ai livelli del 2021.

Entro il 2030, avranno bisogno di raggiungere una riduzione del 37,5% per le auto e riduzione del 31% per i furgoni

Il regolamento include anche un meccanismo per incentivare la diffusione dei veicoli a zero o basse emissioni, in modo tecnologicamente neutrale. Il nuovo regolamento ridurrà i costi del consumo di carburante per i consumatori e rafforzare la competitività dell'industria automobilistica europea, stimolando l'occupazione e contribuire al raggiungimento degli impegni assunti dalla UE nell'ambito dell'accordo di Parigi. 

Le nuove norme prevedono una transizione graduale verso la mobilità a emissioni zero, consentendo tempo sufficiente per la riqualificazione dei lavoratori del settore automobilistico, ed inviare un segnale chiaro ai potenziali investitori dei rifornimenti e infrastrutture di ricarica.

 Dal comunicato stampa della Commissione europea del 3/1/2020



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sabato 11 gennaio 2020

Allarme smog dopo il dicembre più caldo dal 1800


A pesare sui livelli di inquinamento è l’alta pressione che staziona sulle regioni del nord con l’ultimo mese di dicembre che è risultato il secondo più caldo dal 1800. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr, in relazione al nuovo allarme inquinamento nelle principali città italiane dove sono scattate le misure di limitazione del traffico. Il mese di dicembre – sottolinea la Coldiretti – ha fatto registrare in Italia una temperatura superiore addirittura di 1,9 gradi rispetto alla media del periodo di riferimento 1981-2010 con effetti rilevanti sull’ambiente dove sono stati sconvolti i normali cicli stagionali con le viole sbocciate nei prati al nord mentre al sud gli alberi di pero a causa del clima pazzo sono fioriti con gli agricoltori che hanno raccolto broccoli, cavoli, sedano, prezzemolo, finocchi, cicorie, bietole, tutti maturati contemporaneamente.

L’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai diventata la norma anche in Italia tanto che siamo di fronte ad una evidente tendenza alla tropicalizzazione che – sostiene Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali e territoriali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo. A favorire lo smog nelle città – sottolinea la Coldiretti – è proprio l’effetto combinato dei cambiamenti climatici, del traffico e della ridotta disponibilità di spazi verdi che concorrono a combattere le polveri sottili e gli inquinanti gassosi.

Ma in Italia – precisa la Coldiretti – ogni abitante dispone in città di appena 31 metri quadrati di verde urbano, e la situazione peggiora per le metropoli con valori che vanno dai 6,3 di Genova ai 17,9 di Milano, dai 22 di Torino fino ai 29 metri quadrati a Bologna. Non si può quindi continuare a rincorrere le emergenze, ma bisogna intervenire in modo strutturale favorendo nelle città la diffusione del verde pubblico e privato considerato che – conclude la Coldiretti – una pianta adulta è capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili e un ettaro di piante elimina circa 20 chili di polveri e smog in un anno.

Fonte: Coldiretti 

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venerdì 10 gennaio 2020

La domanda di energia secondo il preconsultivo 2019


Dal Preconsuntivo petrolifero 2019 pubblicato dall'Unione Petrolifera si rileva che nel 2019 la domanda di energia torna a flettere, rallentano tutte le fonti ad eccezione del gas. La fattura energetica cala di oltre 3 miliardi di euro (-7,4%)

Nel 2019 i consumi complessivi di energia si stimano pari a 161 MTep, con una riduzione dell’1,2% rispetto al 2018, anno, fra i pochi del decennio, in cui si era rilevato un recupero.

Contrazione da attribuire non solo a cause di natura climatica - temperature più miti rispetto allo scorso anno - ma soprattutto al contesto economico in stagnazione che ha rallentato le attività industriali, in particolare di quelle energy intensive. Nel 2019 il Pil è stimato in lieve aumento dello 0,1-0,2% a fronte dell’1,7% del 2017 e dello 0,8% del 2018.

Il gas, unica fonte in crescita con un aumento di circa il 4%, si conferma la prima fonte di energia del Paese con un peso del 38,5%, sostenuto sostanzialmente dal recupero della produzione termoelettrica dovuto alla contrazione delle importazioni nette di energia elettrica (-13,9%), che hanno risentito dell’indisponibilità del nucleare in Francia (da cui l’Italia dipende per oltre il 33% del proprio fabbisogno), e alla maggiore competitività degli impianti a ciclo combinato a gas rispetto ai solidi.

In forte calo i combustibili solidi (-30%) quale conseguenza dello svantaggio competitivo degli  impianti a carbone legato ai prezzi della CO2, che dagli 8 euro/tonnellata di inizio anno sono saliti fino ai 28 di luglio.

Le rinnovabili, dopo il rimbalzo del 2018, fanno rilevare un sostanziale stallo in quanto la frenata dell’idroelettrica dovuta alla minore piovosità (-8%) è stata compensata dall’incremento di fotovoltaico (+9,5%) ed eolico (+12,6%).
Scendono, anche se marginalmente, la geotermica (-0,6%) e le biomasse (-0,5%). Il peso delle rinnovabili sul totale della domanda si conferma superiore al 17%, di cui il 75% utilizzato nella produzione elettrica. 

Il petrolio si conferma la seconda fonte con un peso di poco superiore al 36% e un totale di 58,2 MTep, in contrazione dello 0,7% rispetto al 2018, dovuto sostanzialmente alla minore richiesta del fabbisogno netto della petrolchimica. 
(*) Stime per l’intero anno 2019 su 9 mesi provvisori. Variazioni calcolate su milioni.
FONTE: UP su dati ISTAT

La flessione delle quotazioni delle diverse fonti di energia, nonché il calo dei consumi, hanno comportato per il 2019 una fattura energetica stimata sui 39,6 miliardi di euro, con un riduzione di circa 3,2 miliardi di euro rispetto al 2018 (-7,4%). Valore inferiore di oltre 25 miliardi di euro rispetto al picco del 2012 (-39%). 

Alla riduzione del 2019 hanno contribuito principalmente il gas (-1,7 miliardi), l’energia elettrica (-640 milioni), il carbone (-470 milioni), la fonte petrolifera (-260 milioni di euro) e marginalmente le biomasse (-90 milioni).

Dal Preconsuntivo petrolifero 2019 dell'Unione Petrolifera 


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giovedì 9 gennaio 2020

Il consumo di gas in Italia a dicembre 2019 scende del 10.2%, scende la produzione nazionale, -18,2%



Nell'ultimo mese dell'anno si registra un minor consumo di gas in Italia-10,2% rispetto allo stesso mese dell'anno passato,  confermando l'inversione alla crescita dei 7 mesi consentitivi precedenti, come possiamo vedere più sotto nel nostro grafico realizzato con i dati forniti puntualmente dalla Snam pubblicati nel proprio sito web.

Utilizzando questi dati della Snam dell'ultimo mese, ancora ufficiosi, siamo in grado di realizzare i nostri consueti grafici, confrontando i consumi con quelli dei mesi e degli anni precedenti, ufficiali e definitivi, forniti dal Ministero dello Sviluppo Economico. Comunque i dati Snam, per esperienza, differiranno poco da quelli che il Ministero fornirà tra qualche settimana, discostandosi di poco o nulla, forse appena qualche decimale di percento al massimo. Dati e grafici che prendono in esame gli ultimi 14 anni, dati che ci permetteranno di fare autonomamente le nostre valutazioni sull'attuale situazione. 

I nostri grafici

I grafici, da noi realizzati con i dati ufficiali del Ministero e gli ultimi della Snam provvisori del mese appena trascorso, servono per dare una visione d'insieme, con una sola occhiata, della situazione al di là delle parole e delle interpretazioni più o meno puntuali.

Il primo grafico mostra l'andamento dei mesi suddivisi per anno solare dal Gennaio 2006 ad oggi. Il consumo di gas di Dicembre 2019, come si è detto, scende del 10,2% rispetto allo stesso mese dell'anno passato  ovvero quantitativamente abbiamo  messo in rete e bruciato 8.018,8 milioni di m3 Standard (dato provvisorio Snam) contro i 8.961,0  milioni di metri cubi (dato ufficiale del Ministero) dello stesso mese del 2018. 


Il grafico successivo delle percentuali mette in luce la predominanza del segno negativo dei mesi dal 2012 fino al 2014 e il segno positivo dal 2015 con una prevalenza di linee blu positive interrotte saltuariamente mentre torna a scendere sotto lo zero negli ultimi mesi del 2018 per poi mostrare segni positivi per 7 mesi consecutivi col ritorno al negativo negli ultimi 2 mesi del 2019.



Il grafico sottostante dà la misura della quantità di gas consumato che è la somma dei 12 mesi precedenti partendo a ritroso dalla data dell'ultimo rilevamento. E' evidente sia il crollo costante dal 2007 sia una risalita costante a partire dalla fine del 2014 e le impennate dei mesi a cavallo 2016/2017, scende progressivamente da metà anno 2018 per poi risalire e stabilizzarsi  recentemente.



Vediamo adesso la produzione nazionale di gas .

Più che continuare la tendenza alla diminuzione della produzione nazionale a Dicembre 2019 possiamo definirlo crollo continuo, con l'ennesimo segno negativo, - 18,2% circa rispetto allo stesso mese del 2018 con 347,7  milioni di metri cubi (dato provvisorio).


La linea tendenziale va verso il basso, come è ulteriormente evidenziato dal grafico qui sotto riportato relativo alla quantità di gas prodotto con la somma nei 12 mesi precedenti partendo a ritroso dalla data dell'ultima rilevazione, inesorabilmente a cala.


L'ultimo grafico mostra il consumo degli ultimi 16 anni con il 2019 .



Vedremo prossimamente se i consumi generali sono legati a una richiesta superiore da parte del settore  dell'industria o  quello delle centrali a turbogas per la generazione dell'energia elettrica. Lo vedremo con un Post dedicato.




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