La tempesta si è abbattuta sull'Europa e sul Giappone, l'incubo del mondo delle quattro ruote è divenuto realtà. La crisi del mercato dell'auto ormai non è più solo nordamericana, è diventata globale: il mondo dell'auto teme un Sunset Boulevard, un doloroso viale del tramonto. I grandi produttori nipponici e del Vecchio continente ne sono investiti in pieno. E' forse la sfida più dura che il settore abbia mai affrontato. E' una sfida pesante, perché nel complesso della hard economy, l'economia manifatturiera, l'auto ha un ruolo più importante nella Ue e nel Sol Levante che non negli States. E' un colpo al cuore del sistema industriale europeo e giapponese. Un colpo al cuore, avvertono gli analisti rassicurando solo in parte, da cui ci si può salvare. Toccherà al comparto auto una sorte di declino, come è avvenuta nelle vecchie potenze industriali per il tessile, l'acciaio, le tipografie? La situazione, secondo i dati di maggio, è dura. Non crolla più solo il mercato americano, dove l'onda lunga della crisi dei mutui subprime e delle tempeste finanziarie ha abbattuto la voglia di comprare dei consumatori. Non pesa solo il caropetrolio. Aumentano anche le materie prime vitali per il comparto e per l'indotto: più 174 per cento per il rame, più 176 per cento per i metalli riciclati, più 55 per cento per l'alluminio, più 60 per cento per l'energia elettrica. E comunque, proprio per i produttori che vendono di più negli Usa (tedeschi e giapponesi, appunto) il contemporaneo calo dell'11 per cento delle vendite in America è un colpo storico. Si teme per il futuro di una branca decisiva in Europa: dall'auto dipendono circa dodici milioni di posti di lavoro. «I costruttori giapponesi soffrono ora di quello che era fino a poco fa la loro priorità strategica, il mercato americano», denuncia Ichiro Takamatsu di Alphex Investments. E anche in Europa il loro consolidato successo ora diventa un problema. Per i nipponici come per gli europei, la svolta strategica è inevitabilmente duplice, ma è la stessa. Primo, puntare sui nuovi mercati: Cina, Russia, le altre potenze emergenti. Secondo, offrire auto sempre più ecologiche, puntare sempre più sull'ibrido e domani sull'elettrico. A lungo andare, sarà inevitabile l'addio al motore a scoppio e il passaggio all'auto elettrica. Ciò imporrà investimenti enormi di ricerca che non tutti i produttori si potranno permettere.
L'articolo completo è qui Auto, così è finita la corsa
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Veicoli elettrici - mobilità - tecnologie - ambiente - energia rinnovabile. L'esaurimento delle risorse e le conseguenti ripercussioni politiche ed economiche rendono necessario ridurre la dipendenza dall'importazione di prodotti petroliferi e spingere quindi verso lo sviluppo di fonti energetiche alternative. I veicoli elettrici possono utilizzare tecnologie e risorse nel modo più efficiente.
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3 commenti:
Bravi. Che continuino a fabbricare stufe a petrolio !!!! A breve avremo i piazzali delle fabbriche di auto ingombre di invenduto come nella crisi del 1974. Sono sicuro che a breve il petrolio andrà sotto i 40 dollari al barile ;-). Se lo ha detto Scaroni perchè non crederci ?
Questa crisi del mercato delle auto, io credo che le case delle auto se la meritano, visto l'eccessivo ritornello delle solite auto a combustibile derivato dal petrolio, per non parlare del nostro governo che continua ad incentivare queste auto a combustibile derivato dal petrolio, ma io dico come si può essere cosi incoscienti! ma prima e poi lo capiranno ed forse sarà troppo tardi per evitare delle conseguenze di un futuro cosi inquietante per tutta questa civiltà ormai insostenibile.
Non è essere incoscienti (perchè lo sarebbero tutti i governi del mondo), è capire solo la lingua del dollaro o dell'euro.
la crisi del mercato automobilistico (a parte il picco del petrolio) era inevitabile, non si può mica crescere all'infinito con le vendite, la gente non può comprare auto ogni 2-5 anni per tutta la vita.
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