Il signore che vedette ritratto nella foto da me scattata nel lontanissimo 1998 al Padiglione Cavaniglia della Fortezza da Basso a Firenze è Mr
John Prescott
l'allora Minsitro britannico del Department of the Environment, Transport and the Regions che aveva un ruolo similare anche all'interno della UE (se non ricordo male).
Si svolgeva in quel periodo una delle prime mostre dedicate alla "mobilità sostenibile", come si diceva allora (anche adesso?), e, con l'azienda con a quale collaboravo in quel tempo anche nel settore dell'automazione industriale, si decise di esporre la Iso Isigò fresca di retrofit elettrico. Nata dalla Iso Rivolta, disegnata da Zagato, come quadriciclo alimentata da un piccolo motore diesel Lombardini di 505 cc aveva un aspetto gradevole e sportivo, una jeeppina, per giovani e per la stagione estiva. La trasformazione in vettura elettrica fu per 'noi' semplice e veloce, adottando un motore 48V a corrente continua con relativo azionamento e 4 batterie Optima, velocità limitata a 45 km/h come da codice stradale. Niente a che vedere con l'alta tecnologia che applicammo per il go-kart elettrico grazie al quale vincemmo il campionato mondiale dei veicoli elettrici nel 1999 (o 2000?), con motori elettrici controllati da inverter 380V e batterie NiZn, le stesse utilizzate dagli aerei Tupolev e navicelle spaziali russo/americane. La omologammo subito dopo e mi ricordo che era piacevolissima da guidare per le strade di Firenze, godendomela nel mese in cui mi fu affidata per il 'collaudo'. Un grande divertimento girare nel centro cittadino dove la percorrenza era proibita ai mezzi endotermici, passibili di multa. Mostrare il libretto di circolazione ai vigili urbani fiorentini era uno spasso. Qualche discussione all'inizio, ma era sufficiente mostrare la delibera comunale che permetteva il transito a tutti i veicoli elettrici e via senza multa e qualche complimento da parte dei vigili: " Ce ne fossero tante..." diceva qualcuno.
Non entrò in produzione per mancanza di 'mercato', i numeri sufficienti per stare in piedi. Poco dopo fece la stessa fine anche il 'nostro' scooter elettrico, il mitico Cip 025, il primo scooter elettrico italiano (1997), per lo stesso identico motivo, i numeri bassi, anche se ne furono venduti alcune centinaia di esemplari. Devo dire con un certo rimpianto e orgoglio che alcuni scooter CIP 025 li vedo ancora girare per Firenze a distanza di 10 o 12 anni.
Si svolgeva in quel periodo una delle prime mostre dedicate alla "mobilità sostenibile", come si diceva allora (anche adesso?), e, con l'azienda con a quale collaboravo in quel tempo anche nel settore dell'automazione industriale, si decise di esporre la Iso Isigò fresca di retrofit elettrico. Nata dalla Iso Rivolta, disegnata da Zagato, come quadriciclo alimentata da un piccolo motore diesel Lombardini di 505 cc aveva un aspetto gradevole e sportivo, una jeeppina, per giovani e per la stagione estiva. La trasformazione in vettura elettrica fu per 'noi' semplice e veloce, adottando un motore 48V a corrente continua con relativo azionamento e 4 batterie Optima, velocità limitata a 45 km/h come da codice stradale. Niente a che vedere con l'alta tecnologia che applicammo per il go-kart elettrico grazie al quale vincemmo il campionato mondiale dei veicoli elettrici nel 1999 (o 2000?), con motori elettrici controllati da inverter 380V e batterie NiZn, le stesse utilizzate dagli aerei Tupolev e navicelle spaziali russo/americane. La omologammo subito dopo e mi ricordo che era piacevolissima da guidare per le strade di Firenze, godendomela nel mese in cui mi fu affidata per il 'collaudo'. Un grande divertimento girare nel centro cittadino dove la percorrenza era proibita ai mezzi endotermici, passibili di multa. Mostrare il libretto di circolazione ai vigili urbani fiorentini era uno spasso. Qualche discussione all'inizio, ma era sufficiente mostrare la delibera comunale che permetteva il transito a tutti i veicoli elettrici e via senza multa e qualche complimento da parte dei vigili: " Ce ne fossero tante..." diceva qualcuno.
Non entrò in produzione per mancanza di 'mercato', i numeri sufficienti per stare in piedi. Poco dopo fece la stessa fine anche il 'nostro' scooter elettrico, il mitico Cip 025, il primo scooter elettrico italiano (1997), per lo stesso identico motivo, i numeri bassi, anche se ne furono venduti alcune centinaia di esemplari. Devo dire con un certo rimpianto e orgoglio che alcuni scooter CIP 025 li vedo ancora girare per Firenze a distanza di 10 o 12 anni.
.
5 commenti:
E' molto interessante, forse bisognerebbe indagare di più sulle ragioni dell'insuccesso di mercato... ma forse lo avete già fatto?
tutti i primi veicoli elettrici e bici elettriche sono stati un autentico fallimento. ricordo i motorini lepton nel parcheggio a roma ostiense. e le prime bici elettriche come la prima il pedalight della malaguti ecc ecc. sarebbe stato meglio che non fossero stati venduti perche' erano vere e proprie sole che minarono di brutto la fiducia del popolo verso i mezzi elettrici. cio' era dovuto a diversi fattori: batterie al piombo (totalmete insufficienti deteriorabili e pesanti), centraline che fondevano facilmente e motori che dopo salite spinte fondevano ugualmente. chi comprava una bici elettrica si svenava e dopo pochi mesi cercava di rivenderla per dar via la sola presa. oggi la situazione e' migliorata grazie alle nuove batterie ed in particolare alle lifepo4 finalmente abbiamo motori brushless gearless che durano anni e centraline adatte a sopportare le scaldate che prendi in salita.pero' la sfiducia causata dai primi insuccessi e' ancora molto viva nella popolazione e sara' difficile rimediare ai danni psicologici provocati. prima di immettere sul mercato un prodotto nuovo bisogna essere relativamente certi della bonta' del prodotto.
@ Joe Galanti. Le ragioni sono 2 o forse tre. La percorrenza che psicologicamente mette a disagio l'utilizzatore, il costo che non si riesce a comprimere per lo scarso numero di veicoli messi in circolazione ( il cane che si mode la coda) a cui si deve aggiungere, forse, la scarsa propensione delle amministrazioni a favorire quei veicoli che sono ad impatto minimo in ambito cittadino per quanto riguarda l'inquinamento, per un verso, e le le ricadute sanitarie positive, dall'altro.
@ Roberto. Gli scooter Lepton hanno sempre funzionato molto bene (eccetto qualche eccezione su cui si potrebbe fare una analisi più attenta) . Il problema essenziale viene da certe amministrazioni che ne hanno acquistati a centinaia e li hanno lasciati impolverare negli scantinati per varie cause soprattutto per l'indisponibilità all'uso da parte di chi avrebbe dovuto farli girare tutti i giorni. Se si lasciano gli scooter fermi, senza ricaricare periodicamente le batterie si va inesorabilmente ad un deterioramento degli accumulatori. E' accaduto così a Milano, Siena, Roma e non so quale altra città. Certamente la tecnologia va avanti e con le nuove batterie al litio il discorso cambierebbe in meglio. Concordo sul giudizio che altri scooter e bici a pedalata assistita non sono stati sempre all'altezza.
aggiungo che in realtà non c'è una grossa propensione al risparmio da parte dell'utente italiano medio (per dirla alla Maccio Capatonda..); non vedo in realtà molti motivi per cui oggi una persona dovrebbe preferire un endotermico ad un elettrico..specie in alcune realtà, come Firenze, in cui la 'benza' la eroga direttamente una colonnina a gratis..senza contare gli enormi costi di gestione e manutenzione di un endotermico (sempre che ovviamente si considerino come 'costi' perché molte persone considerano il proprio mezzo a due ruote come un 'investimento'..almeno mi pare di capire) rispetto ad un elettrico.
un saluto
Posta un commento