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domenica 15 dicembre 2019

Clima, campagne a secco con Marmolada ko


Con la scomparsa del ghiacciaio della Marmolada e le difficoltà in cui versano gli altri bacini glaciali delle Alpi le campagne del nord rischiano di trovarsi a secco senza importanti riserve di acqua per l’irrigazione della food valley italiana dove nasce oltre 1/3 della produzione agricola nazionale e la metà dell’allevamento Made in Italy. E’ quanto afferma la Coldiretti in relazione al restringimento di uno dei più importanti ghiacciai italiani.

Con un 2019 bollente che si classifica fino ad ora al quinto posto tra i più caldi dal 1800 con una temperatura superiore di 0,83 gradi rispetto alla media secondo i dati Isac Cnr, i cambiamenti climatici e l’innalzamento delle temperature medie incidono sulla salute dei ghiacciai italiani la cui superficie – spiega Coldiretti – in 60 anni è scesa da 519 a 368 chilometri quadrati e il numero dei bacini gelati è diminuito del 34% arrivando a poco più di 900 su tutto l’arco alpino.

L’andamento anomalo conferma purtroppo i cambiamenti climatici in atto che si manifestano – continua la Coldiretti – con una marcata tendenza al surriscaldamento e con la più elevata frequenza di fenomeni estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal maltempo alla siccità con una evidente tendenza alla tropicalizzazione.

I ghiacciai – evidenzia la Coldiretti – sono una parte fondamentale del ciclo dell’acqua e dell’irrigazione garantendo le risorse per affrontare stagioni estive sempre più torride dove la disponibilità di acqua risulta strategica per continuare a garantire la produzione di cibo made in Italy. L’agricoltura – conclude la Coldiretti – è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici con danni per oltre 14 miliardi di euro negli ultimi dieci anni.

Fonte Coldiretti


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sabato 22 giugno 2019

Caldo, è stata la seconda primavera più bollente di sempre


Arriva l’estate dopo una primavera che si è classificata come la seconda più calda di sempre sul pianeta a livello climatologico facendo registrare una temperatura media sulla superficie della terra e degli oceani, addirittura superiore di 0,96 gradi rispetto alla media del ventesimo secolo. È quanto emerge dalle elaborazioni Coldiretti diffuse in occasione del solstizio d’estate sulla base della banca dati Noaa, il National Climatic Data Centre che rileva i dati dal 1880.

Le maggiori differenze dai valori stagionali – sottolinea la Coldiretti – si sono verificate nell’emisfero nord, dall’Alaska al Nordovest del Canada al centro nord e all’estremo oriente russo dove le temperature sono state superiori fino a tre gradi. In Europa – precisa la Coldiretti – la primavera 2019 si classifica al nono posto tra le piu’ calde mai registrate con una anomalia di + 1,48 gradi rispetto alla media di riferimento.

La tendenza al surriscaldamento – continua la Coldiretti – è evidente anche in Italia dove tuttavia la colonnina di mercurio in primavera è stata in media superiore solo di 0,46 gradi, collocandosi al 38esimo posto tra le piu’ calde dal 1800. In controtendenza – precisa la Coldiretti – è stato l’andamento del mese di maggio particolarmente piovoso e freddo con temperature di ben 1,58 gradi sotto la media.

Sono gli effetti dei cambiamenti climatici in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici – ricorda la Coldiretti – è ormai la norma, tanto da aver condizionato nell’ultimo decennio la redditività del settore agricolo, con le perdite di raccolti dovute a calamità naturali che hanno assunto un carattere ricorrente. Il risultato – conclude la Coldiretti – è una perdita da 14 miliardi di euro in un decennio per l’agricoltura italiana, tra danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne e perdite della produzione agricola nazionale.


Fonte Coldiretti



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domenica 19 maggio 2019

SOS api, raccolta di miele azzerata per il maltempo



Da Nord a Sud del Paese è praticamente azzerata quest’anno la produzione di miele a causa dell’andamento climatico siccitoso del mese di marzo seguito da un mese di aprile e maggio dal meteo particolarmente capriccioso caratterizzato da vento, pioggia e sbalzi termici che non ha consentito alle api neanche di trovare nettare sufficiente da portare nell’alveare. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti sugli effetti del maltempo che rovina in Italia la giornata mondiale delle api che si festeggia il 20 maggio a livello planetario, dopo essere stata istituita dall’Onu nel 2018, per riconoscere il ruolo insostituibile svolto da questo insetto tanto che Albert Einstein sosteneva che: “se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.

La pazza primavera – sottolinea la Coldiretti – ha creato gravi problemi agli alveari con il maltempo che ha compromesso molte fioriture e le api che non hanno la possibilità di raccogliere il nettare. Il poco miele che sono riuscite a produrre- spiega la Coldiretti – se lo mangiano per sopravvivere. La sofferenza delle api – precisa la Coldiretti – è uno degli effetti dei cambiamenti climatici in atto che sconvolgono la natura e si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo.

La pioggia no stop compromette il duro lavoro delle api e serve ora – continua la Coldiretti – un rapido cambiamento del tempo per salvare gli alveari. Non si tratta solo della produzione del miele poiché prodotti come mele, pere, mandorle, agrumi, pesche, kiwi, castagne, ciliegie, albicocche, susine, meloni, cocomeri, pomodori, zucchine, soia, girasole e, colza – spiega la Coldiretti – dipendono completamente o in parte dalle api per la produzione dei frutti. Ma le api sono utili anche per la produzione di carne con l’azione impollinatrice che svolgono nei confronti delle colture foraggere da seme come l’erba medica e il trifoglio, fondamentali per i prati destinati agli animali da allevamento. Anche la grande maggioranza delle colture orticole da seme, come l’aglio, la carota, i cavoli e la cipolla, si può riprodurre grazie alle api.

Lo scorso anno la produzione nazionale finale – ricorda la Coldiretti – è stata di 22.000 tonnellate grazie soprattutto al Centro e al Nord Italia dove gli apicoltori hanno potuto tirare un sospiro di sollievo dopo molte annate negative mentre al Sud l’andamento climatico ha pregiudicato i raccolti per tutto l’anno a partire dal miele di agrumi le cui rese sono state molto scarse, soprattutto in Sicilia. In Italia – spiega la Coldiretti – esistono più di 50 varietà di miele a seconda del tipo di “pascolo” delle api: dal miele di acacia al millefiori (che è tra i più diffusi), da quello di arancia a quello di castagno (più scuro e amarognolo), dal miele di tiglio a quello di melata, fino ai mieli da piante aromatiche come la lavanda, il timo e il rosmarino. Nelle campagne italiane – continua la Coldiretti – ci sono 1,2 milioni gli alveari curati da 45.000 apicoltori tra hobbisti e professionali con un valore stimato in più di 2 miliardi di euro per l’attività di impollinazione alle coltivazioni.

Rilevanti sono le importazioni dall’estero che nel 2018 sono risultate pari a 27,8 milioni di chili in aumento del 18% rispetto all’anno precedente. Quasi la metà di tutto il miele estero in Italia arriva da due soli paesi: Ungheria con oltre 11,3 milioni di chili e la Cina con 2,5 di chili ai vertici per l’insicurezza alimentare.

“Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica” consiglia il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm (a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina) è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta – continua la Coldiretti – deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.

Fonte Coldiretti





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sabato 6 aprile 2019

Il maltempo salva le semine dopo deficit idrico del 73%, mancati ben 15 miliardi di metri cubi di acqua


L’arrivo del maltempo salva le semine primaverili a rischio dopo un mese di marzo che ha fatto registrare il record negativo del 73% di precipitazioni in meno in Piemonte ma la situazione è grave per la siccità nelle campagne di tutto il centro nord. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati dell’Arpa in occasione dell’avviso di condizioni meteorologiche avverse emesso dalla protezione civile per il maltempo che porta di nuovo la neve sulle Alpi. Il mese di marzo straordinariamente caldo e siccitoso ha aggravato la situazione di grave deficit idrico dell’Italia dove durante l’inverno sono mancati ben 15 miliardi di metri cubi di acqua secondo una analisi della Coldiretti sui dati Meteoexpert.

Lungo la Penisola l’area maggiormente penalizzata dalla mancanza di acqua è il Nord-Ovest per l’anomalia climatica di quest’anno – sottolinea la Coldiretti – ha lasciato senza neve le montagne ed a secco invasi, fiumi, laghi e compromesso le riserve nei terreni necessarie per le semine primaverili di granoturco, soia, girasole, barbabietole, riso, pomodoro ma a preoccupare sono anche gli ortaggi e le piante da frutto fiorite in anticipo per le alte temperature. Se da un lato infatti il “bel tempo” ha permesso agli agricoltori di fare le lavorazioni per preparare il terreno alla semina in modo ottimale, non si può dire la stessa cosa per la germinazione dei semi, che – spiega la Coldiretti – può avvenire solo se in presenza di buona umidità del terreno.

In queste condizioni – continua la Coldiretti – il maltempo è manna per gli agricoltori ma per essere di sollievo la pioggia deve durare a lungo, cadere in maniera costante e non troppo intensa, mentre i forti temporali, soprattutto con precipitazioni violente provocano danni. In particolare a preoccupare è la grandine, l’evento più temuti dagli agricoltori in questo momento perché i chicchi si abbattono sulle verdure e sui frutteti in fiore e – spiega la Coldiretti – spogliano le piante compromettendo la produzione successiva.

Siamo di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che – conclude la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.

Fonte Coldiretti


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sabato 23 marzo 2019

Clima, addio al quarto inverno più caldo di sempre con +0,84°


Arriva la primavera e finisce l’inverno che si è classificato come il quarto più caldo di sempre sul pianeta a livello climatologico facendo registrare una temperatura, sulla superficie della terra e degli oceani, addirittura superiore di 0,84 gradi rispetto alla media del ventesimo secolo.  E’ quanto emerge dalle elaborazioni Coldiretti in occasione dell’equinozio di primavera delle ore 22,58 del 20 marzo che segna il cambio di stagione, sulla base dei dati della banca dati Noaa, il National Climatic Data Centre dal 1880, dalla quale si evidenzia che il record della temperatura invernale piu’ elevata resta quello del 2016.

La temperatura invernale a livello globale è aumentata ad un ritmo di 0,07 gradi per decennio dal 1880 ad oggi ma il tasso – sottolinea la Coldiretti – è il doppio con un valore di 0,14 gradi per decennio a partire dal 1981, a conferma della tendenza ad una accelerazione del processo di surriscaldamento del pianeta. In Europa l’inverno che si è chiuso è stato – continua la Coldiretti – il settimo più caldo da quando sono iniziate le rilevazione nel 1910 con una temperatura superiore di 1,78 gradi nel periodo di riferimento.

Anche in Italia si è verificata una evidente anomalia con l’inverno che – rileva la Coldiretti – è stato più caldo con una temperatura superiore di 0,40 gradi rispetto alla media del periodo di riferimento e si colloca al 23esimo posto tra i più bollenti dal 1800, secondo Isac Cnr. L’aumento delle temperature è accompagnato da una preoccupante siccità con la caduta al nord di circa il 50% di precipitazioni in meno che – precisa la Coldiretti – hanno lasciato le montagne senza neve e campi, fiumi e laghi all’asciutto nel momento in cui l’acqua è essenziale per l’irrigazione delle coltivazioni.

Allo stato attuale – sostiene la Coldiretti – nel nord Italia la situazione è peggiore di quella del 2017 che ha creato difficoltà anche per gli usi civili nei centri urbani ed è costata 2 miliardi di euro in danni all’agricoltura a causa della siccità che ha tagliato i raccolti delle principali produzioni, dagli ortaggi alla frutta fino al mais, ma anche alle risaie, ai vigneti e al fieno per l’alimentazione degli animali per la produzione di latte. Sul Po in magra sembra piena estate con il livello idrometrico al Ponte della Becca è di -2,89 metri, come nell’ agosto scorso, ma anomalie si vedono anche nei grandi laghi che hanno percentuali di riempimento che vanno dall’8% del lago di Como al 15% dell’Iseo fino al 28% del Maggiore secondo l’ultimo monitoraggio della Coldiretti.

L’andamento anomalo di quest’anno conferma purtroppo i cambiamenti climatici in atto che si manifestano – continua la Coldiretti – con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal maltempo alla siccità. L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli. Una nuova sfida per le imprese agricole che – sostiene la Coldiretti – devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio. Per queste ragioni i giovani della Coldiretti hanno partecipato a #Fridaysforfuture, la mobilitazione globale che nasce con le proteste della giovane attivista svedese Greta Thunberg per chiedere ai decisori politici misure concrete contro i cambiamenti climatici.


Fonte Coldiretti 





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