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giovedì 14 luglio 2011

Le terre rare del Pacifico e i calamari giganti

Ricordate la questione delle cosiddette 'terre rare'?

In un post precedente abbiamo esposto le preoccupazioni, non solo dei giapponesi, circa la scarsità di quegli elementi così definiti (terre rare) che entrano nella produzione di gran parte degli strumenti elettrici ed elettronici moderni ed oggetti basilari per un po' tutto ciò che utilizziamo oggi, dai cristalli per auto, ai pannelli FV, alle batterie, motori elettrici, lampade. Non sarebbe diventato un problema impellente se la Cina non avesse deciso di porre un limite alle esportazioni.  La Cina non avrà più il monopolio delle terre rare, alternative e progetti

Da qui è nata la corsa per trovare sostituti per quegli elementi così essenziali e dove trovare alternative territoriali di estrazione. Talmente seria e impellente è la gara alla ricerca di alternative che già si sono trovate alcune  soluzioni (tampone?). Addirittura si prevede una sovra produzione dal 2013.  Terre rare, surplus nel 2013
 
Ma gli scienziati non si fermano alle ottimistiche previsioni, un volta spronati vanno avanti nella ricerca di tutte le possibili alternative alle soluzioni già individuate. Alcuni di loro, giapponesi,  della Marine-Earth Science and Technology, hanno scovato una raccolta consistente di terre rare nel fondo dell'oceano Pacifico, vicino alle Hawaii, una concentrazione sufficiente di questi elementi nelle fanghiglie tanto da far pensare che sia possibile una estrazione e filtrazione economicamente accettabile.

Gli autori del rapporto stimano che su una superficie di appena un chilometro quadrato, intorno d uno dei siti di campionamento individuato, potrebbe fornire un quinto del consumo annuale  mondiale. In un primo momento questa notizia di sì grande e promettente  ritrovamento sembrava offrire conforto ai paesi preoccupati del monopolio di terre rare attualmente detenuto dalla Cina  con il 97% delle estrazioni globali.   Però ci vorranno circa dieci anni e ingenti investimenti ma si ritiene che sia possibile farlo.
Ma alcuni analisti muovono delle perplessità in merito. Aziende come Molycorp, Lynas and Avalon Rare Metals sono certe che lo sviluppo di pratiche estrattive offshore potrebbe richiedere decenni e miliardi di investimenti, il che rende la prospettiva futura di sfruttamento dei vasti giacimenti  delle profondità oceaniche,   da 3.500 a 6.000 metri, poco più di un sogno.

I prezzi dei metalli delle terre rare sono saliti alle stelle nell'ultimo anno, da imputarsi alla Cina che  ha più volte stretto un giro di vite sulle esportazioni.
Disprosio, che è usato per fare magneti per auto ibride e Smartphone, è salito a 3.600 dollari al chilo, contro i 300 dollari al kg di un anno fa, mentre al neodimio, utilizzato anch'esso nei magneti, si aggira sui  450  dollari al kg, contro i 45 dollari dell'anno scorso.
C'è da rimarcare il fatto  che i giapponesi hanno sperimentato il riciclaggio delle terre rare, come alternativa, oltre che andare alla ricerca di localizzazioni ove investire in progetti di esplorazione  in tutto il mondo. E' chiaro che vogliono raggiungere l'indipendenza dal cappio stretto dalla Cina. Questi materiali sono molto, molto critici per l'economia giapponese.
Con una stima da 80 a 100 miliardi di tonnellate di terre rare contenute nei depositi sottomarini quantificato  dai giapponesi si può dire che  sono certamente più importanti di tutti i depositi che si trovato sul terreno solido, asciutto, ma la fattibilità della raccolta dei metalli da fanghi di mare è meno chiara ed evidente. 

Secondo gli scienziati giapponesi, è semplicemente una questione di pompaggio del materiale dal fondo dell'oceano ed 'utilizzare un composto acido per estrarre le terre rare dal fango. Facile a dirsi.

Ma gli stessi analisti non sono così sicuri di poterlo fare se non con modalità molto costose.
Canada Minerali Nautilus prevede di sviluppare un progetto di estrazione di rame sottomarino al largo delle coste di Papua Nuova Guinea, ed i diamanti  al largo della costa della Namibia. Ma con centinaia di aziende impegnate ad esplorare e sviluppare processi estrattivi di depositi di terre rare su un terreno solido, gli analisti dicono che il valore delle miniere di metalli subacqueo rimane piuttosto oscuro.

Comunque, gli analisti concordemente dicono che è necessario sfruttare miniere che siano situate al di fuori della Cina, e la prima scelta per molti è rappresentata dalla Molycorp, che prevede di avviare le sue miniere di Mountain Pass in California il prossimo anno, con una produzione di 40.000 tonnellate all'anno entro la fine del 2013 . 

La rivale Lynas, che possiede in Australia le miniere di Mount Weld, prevede di iniziare la produzione entro la fine dell'anno, a colpi di 22.000 tonnellate   ogni anno dal 2013. 

Altre piccole compagnie come Avalon, Rare Element Resources and Great Western Minerals sono tutti in fila in attesa della loro parte negli affari. 

La domanda globale di circa 130.000 tonnellate nel 2010 è destinata a crescere rapidamente nei prossimi cinque anni, e Molycorp insieme con Lynas  sono in grado di produrre circa un terzo delle necessità del mondo.

Se il Giappone riuscirà a sviluppare i giacimenti in acque profonde, potrebbe entrare in produzione entro cinque o 10 anni, questo rappresenterebbe una grande fonte di approvvigionamento. Solo un chilometro quadrato (0,4 miglia quadrate) di depositi saranno in grado di fornire un quinto degli attuali consumi mondiali annui, secondo  l'Università di Tokyo. 

Eppure, i produttori di terre rare ed esploratori di nuovi siti non sono intimoriti dalla possibilità della futura concorrenza dalle miniere in mare aperto ed alcuni sussurrano la loro perplessità raccontando che si aspettano di vedere calamari giganti e mostri preistorici risalire dal fondo del mare piuttosto che le terre rare.



- Terre rare, surplus nel 2013
- La Cina non avrà più il monopolio delle terre rare, alternative e progetti
-  Le "terre rare" e il palladio sintetico
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