Veicoli elettrici - mobilità - tecnologie - ambiente - energia rinnovabile. L'esaurimento delle risorse e le conseguenti ripercussioni politiche ed economiche rendono necessario ridurre la dipendenza dall'importazione di prodotti petroliferi e spingere quindi verso lo sviluppo di fonti energetiche alternative. I veicoli elettrici possono utilizzare tecnologie e risorse nel modo più efficiente.


martedì 31 luglio 2007

Petrolio: Wti sfonda 78 dollari, avvicina record storico

Il Wti rompe la soglia dei 78 dollari a New York e si avvicina al top storico di 78,4 dollari del luglio 2006, realizzato negli scambi elettronici. Il contratto per consegna settembre del "light sweet crude" ha toccato 78,17 dollari al barile. Lo stesso contratto del Brent vale 76,88 dollari.

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Lo sviluppo sostenibile 20 anni dopo


Una conferenza internazionale dal titolo «Lo sviluppo sostenibile 20 anni dopo: nuove interpretazioni teoriche, innovazioni tecnologiche e settori di ulteriore approfondimento» si svolgerà dal 20 al 22 novembre a Lilla (Francia).

La conferenza concentrerà la propria attenzione su tre percorsi analitici:

- sviluppo sostenibile, nuove interpretazioni teoriche e critiche;
- sviluppo sostenibile, potenziale e limiti dei nuovi metodi di analisi e valutazione;
- problemi relativi allo sviluppo sostenibile nei settori di ulteriore approfondimento.

Per ulteriori informazioni, fare clic qui

(Mario Sironi - Paesaggio Urbano)
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Le auto elettriche presenti nel mercato italiano



Per una breve descrizione dei modelli:
  • Trafic elettrico 9 posti
  • Scudo elettrico 8 posti
  • Doblò elettrico 5 posti
  • Panda elettrica 4 posti
aprire questa pagina web.

Ognuno di questi ha una versione da lavoro van o furgone.
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lunedì 30 luglio 2007

Il futuro per l'auto elettrica è nelle batterie al litio

Riporto un vecchio articolo del 18 marzo 2004 uscito newton.corriere.it . Ecco il contenuto.
Grazie alle nanotecologie, le batterie al litio raggiungeranno, a breve, performances tali da competere con i motori a scoppio per autoveicoli. Sarà una vera rivoluzione che consentirà di abbattere le emissioni inquinanti. E' la previsione fatta dal professor Bruno Scrosati, 66 anni, docente di Elettrochimica all'Università 'La Sapienza' di Roma, ritirando a Torino uno dei più prestigiosi riconoscimenti scientifici internazionali, il premio 'Scienza. Presidente della 'Electrochemical Society', la società internazionale che raggruppa ricercatori che operano nel campo della elettrochimica e della chimica fisica dello stato solido, Scrosati ha focalizzato i suoi studi sulla nanotecnologia per lo sviluppo di nuovi materiali per elettrodi ed elettroliti per batterie e celle a combustibile. 'Fino a qualche anno fa era impensabile utilizzare batterie al litio per dispositivi elettronici - ha spiegato Scrosati - ora sono normalmente montate, ad esempio, sui telefoni cellulari. Ci sono le potenzialità tecnologiche per usarle sulle autovetture, anche se si devono risolvere problemi di sicurezza legati al fatto che, se per un cellulare ci vuole un solo elemento, per un veicolo ce ne vogliono 100'. Nella foto, una automobile alimentata con batterie al litio. Finora si sono utilizzate batterie più tradizionali per le auto elettriche o ibride (elettriche e a benzina), ma a parità di energia quelle al litio pesano tre volte di meno. Scrosati crede in un futuro prossimo fatto di propulsori ibridi: 'Non si può continuare a disperdere emissioni inquinanti nell'atmosfera e inoltre nell'arco di 30 anni l'assottigliarsi delle riserve petrolifere renderà assai meno competitivo questo tipo di combustibile'. Per quanto riguarda l' uso dell'idrogeno, sul cui ciclo energetico Scrosati sta conducendo altri studi, lo scienziato romano ritiene che i tempi siano più lunghi.
Da newton.corriere.it
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domenica 29 luglio 2007

La chimera dello sviluppo sostenibile

Autodistruzione?
Intervista con Serge Latouche di Arturo Zilli - da Carta.org

Serge Latouche, antropologo dell'economia, osservatore attento dei movimenti sociali in Europa e nel Sud del mondo, filosofo e teorico della decrescita, è stato a Bolzano, invitato dal Centro per la Pace, per presentare il suo libro "La scommessa della decrescita" [Feltrinelli]. Il suo nuovo lavoro demolisce ogni fondamento della crescita economica illimitata, parola d'ordine dei governi di destra e di sinistra, che vi intravedono la soluzione per tutti i mali.
E, invece di invocare un fuorviante "sviluppo sostenibile", Latouche sostiene che ci si dovrebbe impegnare per una società della decrescita, fondata sulla qualità piuttosto che sulla quantità, sulla cooperazione piuttosto che sulla competizione.
All'intervista, Latouche arriva molto informato. Come esempio di resistenze locali al paradigma della globalizzazione, Latouche cita le esperienze di opposizione alla trasformazione violenta del territorio che si sono avviate a Bolzano e in tutto il Tirolo del Sud: la lotta contro il tunnel di base del Brennero o contro la costruzione del nuovo megainceneritore in mezzo alla Valle dell'Adige, il no all'abbattimento di alberi per far posto alla costruzione di nuovi parcheggi in centro città o all'ampliamento dell'aeroporto.
"I problemi ecologici sono certamente mondiali - spiega Latouche - e non si potrà fare nulla se non si invertiranno i rapporti di forza a livello nazionale e internazionale ma, per il momento, non possiamo fare a meno di agire localmente: bisogna resistere a tutti i livelli ma nel quotidiano e nel concreto ci giochiamo molta della nostra capacità di iniziare un cambiamento, perché dal basso si può vincere e far capire alle persone quale sia la posta in gioco. Movimenti come quelli della Val di Susa, di Serre, e di tanti altri luoghi in Italia e in Europa sono la strada giusta, perché la lotta per restituire significato alla realtà dei luoghi in cui viviamo si può inserire nel progetto più vasto di una società diversa"

Perché non ha più senso parlare di "sviluppo sostenibile" e bisogna sostituire questo concetto con quello di "decrescita"?
Si dice spesso che il concetto di "sviluppo sostenibile" ha deviato dal significato originario. Oggi sono governi e grandi imprese a parlarne, e addirittura esiste il World business council for sustainable developement in cui sono raggruppati tutti i più grandi inquinatori del pianeta: Monsanto, Novartis, Nestlé, Fiat, Total-Fina e molti altri. Fin dalla sua origine, negli anni settanta, il concetto di sviluppo sostenibile è stato una mistificazione, un ossimoro, perché si sapeva molto bene, a partire dal primo rapporto del Club di Roma del '72, che tutto ciò che generava i problemi ambientali era lo sviluppo che si basa sulla crescita illimitata, la cui logica è quella di produrre e consumare sempre di più. Ciò evidentemente, a lungo andare, non è sostenibile. L'idea di sviluppo sostenibile serve per affermare che si sta facendo qualcosa di diverso mentre si continua a fare la stessa cosa.
Per demistificare questo concetto era necessario trovare qualcos'altro. Per anni l'abbiamo criticato, abbiamo parlato di post-sviluppo. Alla fine, un po' per caso, nel 2002, è apparso il termine "decrescita" che è sembrato uno slogan utile a sottolineare il bisogno di una rottura con la teoria della crescita fine a se stessa.

Ma è immaginabile una concezione dell'economia che non contempli la crescita?
L'economia come la intendiamo nel senso moderno, come sinonimo di economia di mercato, capitalista, si fonda sull'idea dell'accumulazione illimitata e del consumo illimitato. Quindi la decrescita segnala la necessità assoluta di uscire dall'imperialismo dell'economia, dall'"economicizzazione" del mondo e, di conseguenza, dalla colonizzazione del nostro immaginario ad opera del mercato.

In questo momento storico tu vedi nella sinistra - istituzionale o meno - la capacità, o quanto meno l'ambizione, di farsi portatrice di un progetto di cambiamento della società e dell'economia secondo questa ispirazione?
La sinistra istituzionale è già una cosa di per sè non completamente chiara. La si può definire come quella parte politica che intende gestire l'economia e quindi la società in maniera magari diversa dagli ultra-liberisti, ma che vuole gestire il sistema, non cambiarlo o rimetterlo in causa. Jospin diceva: "Si all'economia di mercato, no alla società di mercato". Però, nel momento in cui l'economia è diventata la totalità della società, non si può fare altro che dire sì a tutt'e due gli aspetti citati dall'ex premier francese. È significativo il tentativo di introdurre uno scarto tra il sociale e l'economico nel momento in cui, con la globalizzazione, questo scarto scompare del tutto. La sinistra istituzionale - dalla socialdemocrazia a Tony Blair, ma anche quella extra-istituzionale - s'è lasciata colonizzare dalla logica economica del produttivismo e dell'"istituzione", cioè dalla vita l'interno del quadro definito dalla società capitalista globalizzata. Per questo non nutro tante speranze.

Ma allora chi può promuovere la società della decrescita?
Credo che bisogna abbandonare anche la problematica del "soggetto storico" che abbiamo ereditato dal marxismo. Ogni battaglia ha una fine. La lotta di classe oggi è terminata ed è il capitale che ha vinto. La globalizzazione è la manifestazione della sua vittoria: provvisoria ma incontestabile. Ci sono due maestri tra le mie fonti d'ispirazione:Cornelius Castoriadis e André Gorz. Secondo loro il sistema capitalistico si autodistrugge. Nessuno ha il potere di resistere alle multinazionali.
D'altra parte, non è ciò che resta della classe operaia che si farà portatrice del cambiamento, della "democrazia radicale". Anzi, gli operai sono a volte più reazionari degli industriali. È tutta l'umanità che è minacciata da uno sviluppo e da una crescita senza limiti quindi, potenzialmente, tutti possono essere i fautori della decrescita. Anche gli imprenditori. Molti di loro, anzi, spesso mi invitano a tenere delle conferenze e mi chiedono consiglio sul da farsi. Ci troviamo di fronte all'autodistruzione del sistema ed è l'insieme delle persone che, chi più chi meno, sono tutte complici e vittime del sistema, a poter fare qualcosa per evitare il tracollo della vita sulla Terra.

La città è il luogo principe della produzione e della crescita economica. Andare verso la decrescita significa anche una de-urbanizzazione?
In Francia il movimento per la decrescita è molto ricco e anche contraddittorio. Ci sono due sensibilità, due scuole di pensiero: gli "obiettori di crescita" di città e quelli di campagna. Per quanti sono coinvolti in pratiche alternative è spesso più facile mettere in atto pratiche locali, ecologiche, agro-biologiche. L'agricoltura deve essere un'agricoltura contadina, senza pesticidi e prodotti chimici. Nell'utopia della decrescita, utopia del tutto realizzabile, l'idea è che si dovrebbe essere tutti un po' contadini, produttori di derrate alimentari di base. È un'idea che riprendo in parte da Murray Bookchin. Se si pensa alla decrescita come Maurizio Pallante, che fa riferimento all'autoproduzione, non è facile: come potrei coltivare patate nel quinto arrondissement [municipio, ndr.] a Parigi? Io sono un uomo urbano. Per me la città è la polis, in senso greco, luogo irrinunciabile dove fare politica.
Bisogna certo ripensare le città, diventate ormai dei mostri. Il sistema della crescita distrugge le città. A Bologna, ad esempio, gli urbanisti hanno svolto un lavoro molto interessante paragonando foto aeree a distanza di anni e hanno osservato che se la popolazione non è aumentata di molto, al contrario la distruzione del territorio è stata stupefacente. C'è la necessità di reinventare la città perchè è il luogo della cittadinanza e, allo stesso tempo, reinventare la campagna. Qualche esempio c'è: si pensi all'antico modello italiano dei comuni, che bisognerebbe adattare al presente, con una nuova articolazione tra città e campagna.
Qui

(L'immagine - Botero)
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sabato 28 luglio 2007

Sesto Fiorentino, presentato piano comunale contro smog, incentivi per v.e. e colonnine di ricarica

Ecoincentivi per l’acquisto di mezzi ecologici, nuova segnaletica per la mobilità ciclabile, installazione di punti di ricarica per i veicoli elettrici. Ma anche domeniche ecologiche, certificazioni energetiche di istituti scolastici, attività di monitoraggio delle concentrazioni di nanoparticelle e iniziative per sensibilizzare la popolazione. Sono i principali progetti contenuti nel piano di azione comunale antismog (Pac) del Comune di Sesto Fiorentino per i quali è previsto un finanziamento immediato da parte della Regione Toscana di 124.800 euro in base a quanto stabilito dall’accordo regionale 2007-2010 per la riduzione dell’inquinamento atmosferico. L’amministrazione sestese presenterà il piano alla Regione entro il 31 luglio prossimo. L’assessore all’ambiente Marta Billo ne ha illustrato i contenuti al Consiglio comunale - chiamato ad approvarlo nella seduta odierna.
Qui
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venerdì 27 luglio 2007

UE, Tecnologie alternative ai carburanti

Negli ultimi anni sono state sviluppate molte opzioni tecnologiche alternative per i carburanti destinati al trasporto stradale e aereo. Se la maggior parte è stata ampiamente discussa, le informazioni disponibili sono di solito frammentarie, troppo scientifiche o semplicistiche nella presentazione e in genere non confrontabili.
Ora lo STOA (Scientific Technology Options Assessment) l'organismo di valutazione delle opzioni scientifiche e tecnologiche del Parlamento europeo, ha pubblicato un inventario delle 20 opzioni più promettenti, raggruppate in cinque categorie tecnologiche: idrogeno e celle a combustibile, veicoli elettrici a batteria, tecnologia ibrida, biocarburanti e gas naturale. L'inventario fornisce una panoramica comparativa dei pro e dei contro di ciascuna tecnologia.
Concentrandosi principalmente sul trasporto stradale, lo studio inizia dall'idrogeno che, se combinato a celle a combustibile, risulta essere una tecnologia alternativa promettente. Tuttavia, rimangono alcuni gravi ostacoli tecnologici, tra cui, per esempio, dubbi riguardo alla prestazione delle celle a combustibile e la produzione di grandi quantità di idrogeno «pulito». Di recente, l'unico metodo praticabile di produzione di idrogeno su larga scala è stato attraverso un processo di «steam-reforming» di gas naturale. Nello studio si legge che, da una prospettiva a medio termine, tale sistema potrebbe sostenere la penetrazione dell'idrogeno e delle celle a combustibile sul mercato. Il punto fondamentale è che, in questo caso, l'idrogeno sarebbe ricavato da combustibili fossili.
Si sono inoltre discussi altri metodi, tra cui la produzione di idrogeno da fonti rinnovabili (eolica, fotovoltaica, solare termica, idraulica) tramite elettrolisi. Tale sistema è considerato una sorta di formula magica dato che consente emissioni di gas a effetto serra vicine allo zero. «Tuttavia non è chiaro se, quando e in quali regioni la produzione di idrogeno derivante da fonti energetiche rinnovabili sarà possibile su larga scala e a costi ragionevoli», precisa lo studio.
È anche possibile una produzione «pulita» di idrogeno dall'energia nucleare, ma in questo caso gli ostacoli sono rappresentati dall'esaurimento delle fonti di uranio e dall'accettazione dell'impiego del nucleare. Riguardo alla sicurezza del clima, lo studio prevede che la soluzione del carbone sarà adeguata solo se abbinata al sequestro e allo stoccaggio di CO2.
Lo studio valuta l'utilizzo della tecnologia ibrida e stabilisce che tale opzione offre l'opportunità di risparmiare energia ed emissioni impiegando tecnologie e infrastrutture consolidate. Qualunque sarà il carburante e la tecnologia di propulsione preponderante nel giro di 20-30 anni, secondo gli autori dello studio la tecnologia ibrida farà sicuramente parte del sistema a propulsione. È un importante elemento della maggior parte dei concetti di cella a combustibile e sembra esista un elevato potenziale di migliorare ulteriormente l'efficienza dei carburanti tradizionali.
È stato inoltre esplorato lo sviluppo di automobili elettriche vere e proprie. In questo caso lo studio sottolinea che la commercializzazione di tali veicoli dipenderà fortemente dallo sviluppo di batterie adeguate. Nonostante decenni di attività di ricerca e sviluppo, non si osservano decisive scoperte tecnologiche relative alle batterie. «Eppure una scoperta sorprendente nella tecnologia delle batterie non è del tutto impossibile e di certo comporterebbe cambiamenti radicali sia nel settore dei trasporti che in quello dell'energia», affermano gli autori dello studio. (I ricercatori non sono aggiornati circa l'esistenza delle batterie a litio che rendono possibili veloci ricariche e prestazioni migliori anche rispetto i veicoli col motore a scoppio- nota di Mondoelettrico)
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Tuttavia, dato che sia il GNC che il GPL sono derivati da materia prima di origine fossile, devono essere considerati tecnologie di passaggio.

Per ulteriori informazioni
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MP3 Piaggio è ibrido plug-in

Arriverà sul mercato tra poco più di un anno, costerà meno di 10 mila euro e avrà due motori, uno a benzina l'altro elettrico. La vera novità del gruppo Piaggio è lo scooter ibrido, l'HYS, presentato alla stampa nella cornice dello museo storico di Pontedera a poche centinaia di metri dagli stabilimenti. "E' un giorno storico - ammette Roberto Colaninno presidente del gruppo - un giorno che resterà nella storia della Piaggio. Con la tecnologia ibrida lanciamo una risposta concreta ai problemi dell'ambiente e dell'inquinamento e anche alla mobilità e della sicurezza. Un sistema che permetterà di ridurre i consumi di carburante e abbattere le emissioni di Co2 in modo drastico ed è il debutto assoluto nel mondo delle due ruote ". Una "prima" tutta italiana frutto della collaborazione tra Piaggio e l'Università di Pisa che ha dato alla luce un ibrido parallelo che sfrutta l'abbinamento dei due propulsori, quello termico e l'elettrico. Come già accade nelle automobili come la Toyota Prius i due motori lavorano in tandem per garantire la potenza alla ruota: quando il propulsore a benzina è in funzione le batterie si ricaricano e il cuore "elettrico" si risveglia per migliorare le prestazioni in fase di accelerazione, ma soprattutto interviene per ridurre gli sprechi nelle partenze da fermo e nella guida cittadina, l'habitat naturale delle due ruote. Anche in fase di rilascio dell'acceleratore il propulsore principale agisce da generatore. Ma le novità non finiscono qui: il sistema HYS consente infatti di percorrere fino a 20 chilometri in modalità elettrica e di ricaricare le batterie al litio utilizzando la corrente domestica grazie alla presa "plug in". In questo modo vecchi limiti dello scooter a impatto zero vengono superati. Ma anche le barriere delle zone a traffico limitato e delle aree pedonali dove i motori ecologici hanno il via libera. Secondo le prime rilevazioni della Piaggio la nuova tecnologia applicata su alcuni modelli della gamma (Vespa, X8 e Mp3) consente di migliorare le prestazioni dell'85% e di far diminuire consumi e particelle inquinanti: con un litro si farebbero 60 km mentre le emissioni di Co2 diventano 40g al km. Valori che in uno scooter normale segnano mediamente 26 km al litro e 90 di Co2 Ta le particolarità c'è anche la retromarcia elettrica per facilitare l'uscita dai parcheggi. Nei concessionari lo scooter ibrido lo vedremo a partire dalla seconda metà del 2008: si parte con l'MP3 125 cc, una motorizzazione adatta- sottolinea il direttore della Business Unit Daniele Bandiera- per l'uso cittadino. Innovativa anche la scelta delle batterie al litio che garantiscono un minor ingombro e dei cicli di vita più lunghi, anche se la loro sperimentazione nel campo dell'ibrido è ancora agli inizi.
Qui la notizia


Il blocco motore endotermico con il particolare dell'alloggiamento del motore elettrico.
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giovedì 26 luglio 2007

A New York barile verso i 76 dollari (+3,2%)

Petrolio in forte rialzo ieri a New York: al termine delle contrattazioni, il petrolio Wti ha chiuso a 75,88 dollari barile (+3,2%).

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Eolico, Enel ed Etruria per 360 MW nellaTuscia

Centottanta generatori eolici, alti 130 metri, dotati di eliche di 80 metri di diametro, della potenza di 2 MW ciascuno, potrebbero essere realizzati dalla Etruria Energy (ex Blu Wind) e da Enel Produzione Spa, in sei comuni della Tuscia. E' quanto prevede la convenzione sottoscritta dalle amministrazioni comunali di Tuscania, Piansano, Tessennano, Arlena di Castro e Ischia di Castro con Etruria Energy, nonché il progetto proposto da Enel Produzione Spa al Comune di Cellere. Nel dettaglio, la convenzione di Etruria Energy prevede l'installazione di 50 generatori eolici a Tuscania, 30 a Piansano, 10 a Tessennano, 35 ad Ischia di Castro e 35 ad Arlena di Castro, per una potenza totale di 320 MW. Tutti gli impianti dovrebbero sorgere su aree private. Enel produzione, invece, ha proposto all'amministrazione comunale di Cellere un accordo per la realizzazione di altri 20 generatori eolici in un terreno di proprietà dello stesso comune, per una potenza complessiva di 40 MW. La convenzione di Etruria Energy prevede che la società, entro l'anno, presenti un progetto di fattibilità, corredato da valutazione d'impatto ambientale, che dovrà essere sottoposto preliminarmente all'approvazione della Regione Lazio. La convenzione tra Enel Produzione e il Comune di Cellere, invece, non è stata ancora sottoscritta. La bozza elaborata da Enel, prevede un compenso di 224 mila euro l'anno, per 12 anni, a favore dell'amministrazione, in cambio della concessione ventennale dell'area sulla quale dovrebbe sorgere l'impianto. A partire dal dodicesimo anno di esercizio, il compenso scenderebbe a 102 mila euro fino alla scadenza della concessione.
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mercoledì 25 luglio 2007

EPRI, le auto elettriche tagliano il 33,3% di CO2

L'utilizzo massiccio di auto totalmente elettriche permetterebbe di risparmiare un terzo delle emissioni di CO2, anche se alimentate con corrente prodotta da centrali 'convenzionali'. E' il risultato di uno studio dell'istituto di ricerca californiano Electric Power Research Institute (EPRI) . Una delle principali critiche che vengono mosse all'utilizzo di auto elettriche alimentate dalle prese di corrente comuni è che l'energia viene comunque prodotta da centrali che inquinano, e quindi il bilancio delle emissioni è in passivo. Lo studio americano ribalta però questa idea: dai calcoli fatti, se l'80% delle automobili nel 2050 fosse alimentato a batteria si risparmierebbero 612 milioni di tonnellate l'anno di CO2, mentre una previsione più prudente, con il 20% dei veicoli 'convertiti' ad energia elettrica, parla di almeno 162 milioni di tonnellate. Il modello matematico applicato dai ricercatori ha tenuto conto delle emissioni extra delle centrali elettriche per alimentare le auto, ma ha posto una condizione: gli impianti utilizzati non devono essere alimentati a carbone, altrimenti il risparmio di CO2 si trasforma in un leggero aumento. Al momento attuale le macchine elettriche più usate sono quelle ibride, in cui la batteria viene alimentata dal motore 'tradizionale' dell'auto. I modelli totalmente elettrici, pero', che secondo gli esperti entreranno sul mercato a partire dal 2010, permetterebbero un risparmio del 33% anche rispetto a quelle ibride.
La notizia
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martedì 24 luglio 2007

Uva, vendemmia e "bamby boom", colpa del clima più caldo degli ultimi 200 anni

Il 2007 Anno Più Caldo Degli Ultimi 2 Secoli
Il 2007 è stato fino a ora l'anno più caldo degli ultimi due secoli con i picchi raggiunti a luglio dopo che sia l'inverno che la primavera avevano fatto segnare i rispettivi primati stagionali per l'elevata temperatura. E' quanto rileva la Coldiretti, con riferimento alle analisi preliminari dell'Istituto di Scienze dell'atmosfera e del clima del Cnr (Isac-Cnr), nel sottolineare che gli effetti sono sensibili per le persone ma anche per l'ambiente dove sono stati sconvolti i normali cicli stagionali.
L'inverno del 2007 passerà alla storia come il più caldo dal 1800. L'anomalia è di 2,27 gradi in più rispetto alla media del periodo 1961-1990 (il secondo più caldo è stato il 2001 con +1.79°C). La primavera del 2007 è stata la più calda dal 1800. L'anomalia è di 2,3 gradi in più rispetto alla media di confronto 1961-90.
La vendemmia - sottolinea la Coldiretti - sarà anticipata di quasi un mese con i primi grappoli di uva da raccogliere straordinariamente già dai primi di agosto e una produzione che si prevede di buona qualità ma contenuta del 5% rispetto ai 50 milioni di ettolitri dello scorso anno. Anche la mietitura del grano è stata anticipata di una decina di giorni da Sud a Nord come pure la maturazione delle principali varietà di frutta e verdura.
Ma il caldo del 2007 - continua la Coldiretti - ha anche provocato anche un vero e proprio ''baby boom'' anticipato di cervi, lupi e cinghiali nelle campagne dove questi animali selvatici scorrazzano seminando il panico sulle strade e provocando danni alle persone, alle strutture e alle colture agricole. In inverno - riferisce la maggiore organizzazione agricola - a gennaio sono spuntate le mimose con due mesi di anticipo, all'inizio di marzo sono state avvistate in Liguria e Sicilia le prime rondini, sbocciate le margherite e raccolte straordinariamente le fave che accompagnano le scampagnate del primo maggio. Effetti si sono avuti anche sugli animali, soprattutto quelli che vanno in letargo o migrano con i merli che hanno cominciato a nidificare in città già da febbraio, cosa che in teoria fanno a marzo come anche i piccoli passeriformi.
Per effetto del clima in primavera si è registrata una concentrazione e una varietà di offerta di frutta e verdura Made in Italy come mai nel passato. Le fragole in anticipo di 20 giorni mentre un mese prima del normale calendario di raccolta sono arrivate già ad aprile, le ciliegie dal Mezzogiorno e, a seguire, albicocche e pesche.
Oggi più di un terzo del territorio nazionale è sensibile al rischio desertificazione anche per effetto dei cambiamenti climatici che in Italia si stanno manifestando con sfasamenti stagionali con autunno caldo e primavera anticipata, numero di giorni consecutivi con temperature estive elevate, modificazione della distribuzione delle piogge e aumento delle temperature estive e la piu' elevata frequenza di eventi estremi che rappresentano una sfida epocale per la salvaguardia dell'ambiente. Le aree con sensibilità media o alta alla desertificazione coprono - sottolinea la Coldiretti - il 36% del territorio nazionale, ma sono addirittura in una situazione di criticità circa la metà del territorio della Sardegna e della Calabria, secondo l'ultimo annuario dei dati ambientali dell'Apat.
L'articolo
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lunedì 23 luglio 2007

Petrolio sempre a livelli record

Il contratto di settembre sul Brent mostra a Londra a 77,32 dollari, mentre il contratto sul light crude viene dato sul circuito elettronico Nymex a 75,41 dollari.

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sabato 21 luglio 2007

Energia pulita e sicura. Il KiteWindGenerator può sostituire le centrali nucleari e termiche

La risorsa Vento a fini energetici
Il Sole illumina il pianeta terra con una potenza pari a 10.000 volte quella primaria necessaria al genere umano, l’equivalente di 200 milioni di centrali nucleari (200.000 TW). Buona parte di questa energia viene riflessa o assorbita dall'atmosfera e non arriva al suolo: il 30% viene assorbito nelle giornate terse e il 99% nelle giornate plumbee. L'atmosfera trasforma una parte di quest’energia assorbita in energia meccanica, in altre parole, in vento. L’atmosfera si comporta come il più grande ed efficiente collettore d’energia solare. Gli studi di valutazione della risorsa vento stimano un contenuto energetico dell’atmosfera pari a 270 volte il fabbisogno primario dell’uomo, l’equivalente di 7 milioni di centrali nucleari. L'atmosfera ci fa anche il favore di concentrare parte di quest’energia in uno spazio relativamente limitato: due nastri di vento avvolgono completamente la terra sopra al parallelo che passa sulla terra del fuoco nell'emisfero australe e l'altro che passa sull'Europa. La sezione di questo nastro va da circa 500 metri fino a 10000 metri di altitudine e si estende per 4 – 5000 chilometri in larghezza, con una potenza media di 2 kW al metro quadrato. L’ordine di grandezza è facilmente ottenibile: 5.000 km * 9,5 km = A (area del rettangolo immaginario, sezione di un nastro di vento) A * 2.000 w/metroquadrato = 95.000.000 MW. Se ne deduce che sopra l’Europa passa un flusso di vento che mediamente ha una potenza pari a 100.000 centrali nucleari. Come si può fare per andare a prendere e sfruttare questa grande energia totalmente rinnovabile, rappresentata dal vento in altitudine?
KiteGen è una macchina che produce energia in modo proporzionale alla sua dimensione. L’incremento di diametro incide sull’energia che il sistema riesce a raccogliere con una funzione quadratica, incrementata ulteriormente dalla maggiore quota, e quindi maggiore forza del vento, che i power kites possono raggiungere. Valori indicativi, considerando un vento nella media europea, possono essere:

Diametro (m) Potenza generata
100 equivale ad un generatore da 0.5 MW
200 equivale ad un generatore da 5.0MW
300 equivale ad un generatore da 18.0MW
1.000 equivale ad un generatore da 500.0MW

La dimensione massima raggiungibile da un Kite Wind Generator è oggetto di studio di questo progetto, ma da delle prime stime sembra possibile superare i 5.000MW senza incorrere in gravi problemi di resistenza strutturale e con un diametro complessivo di poco superiore ai 2.000 metri. E’ opportuno considerare che 5.000MW sono l’equivalente tipico di 5 centrali nucleari, il cui costo di realizzazione è di 12.5 miliardi di euro. E’ possibile dimostrare che il KiteGen di tale taglia ha un costo di impianto che è una minima frazione di questa cifra.
Tratto dal documento di presentazione del KWG
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venerdì 20 luglio 2007

La padella o la brace

Il Giappone in queste ore vive tra la paura del nucleare e la prospettiva di una estate (solo?) di carenza o mancanza di energia.
"....Il professor Kiyoo Mogi dell’Università di Tokyo, ex presidente del Comitato Congiunto sulla Previsione dei Terremoti in Giappone, ha dichiarato che in queste condizioni e in questo momento risulta difficile dire quanti impianti nucleari dovrebbero essere fermati. Ha però aggiunto che “la centrale Hamaoka a Shizuoka andrebbe chiusa immediatamente.”.....La sospensione, e la minaccia di interruzione estesa a tutto il paese fa presagire un’estate calda a base di blackout generalizzati specialmente nella parte centrale del Giappone secondo analisti del settore energetico. I tagli energetici colpiranno fabbriche e stabilimenti in tutta la regione. Il Giappone che è praticamente privo di petrolio e di riserve di gas, genera il 33 % circa del suo fabbisogno di energia elettrica grazie al nucleare, ma il governo mira ad aumentare la produzione fino a un 40% nel giro di tre anni...."
L'articolo completo:
Il terremoto in Giappone ha scatenato rinnovate paure sulla sicurezza del nucleare. Scoppia il caso sulla sicurezza degli impianti giapponesi. voceditalia.it
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Gli impianti nucleari giapponesi. Situazione degli ultimi 12 mesi.
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Dopo il terremoto la centrale nucleare giapponese rimane chiusa per almeno un anno

Le prime dichiarazioni dopo il terremoto di lunedì scorso 16 Luglio ... <>. Costruita per sopportare terremoti del 6,5 gradi Richter ha dovuto subire scosse del 6,6 - 6,9. I responsabili dell'impianto non hanno potuto negare lo sviluppo di un incendio poichè fuoriusciva un denso fumo nero ma subito hanno dichiarato che non vi èra stato nessun rilascio di radioattività. Dopo nove ore hanno dovuto ammette una perdita di solo 1,5 litri di acqua contaminata. Adesso i litri sono 1.200. Il terremoto ha provocato un grosso incendio in un trasformatore elettrico, la fuoriuscita di 1.200 litri di acqua radioattiva che si sono riversati nel Mar del Giappone e una cinquantina di altri incidenti, compreso il rovesciamento e l'apertura di bidoni per la raccolta di indumenti e altri materiali potenzialmente contaminati da radiazioni. Il risultato è che la più grande centrale nucleare del mondo, della Tokio Electric Power Co. (Tepco) nella città nordoccidentale di Kashiwazaki, in Giappone, potrebbe restare chiusa per oltre un anno per controlli di sicurezza, dopo che un terremoto ha provocato una fuoriuscita di materiale radioattivo. Lo ha deciso il sindaco di Kashiwazaki, davanti al quale oggi il responsabile della società che gestisce la centrale si è prostrato in scuse "per le immense preoccupazioni" provocate alla popolazione. L'agenzia di controllo delle attività nucleari giapponesi ha reso nota la presenza di un'altra fuga radioattiva dall'impianto nucleare, gravemente danneggiato dal sisma di lunedì scorso nel nord-ovest del Giappone. La fuga , sostiene l'Agenzia, è di sostanza radioattiva costituita da iodio, fuoriuscito da una valvola di scarico.



Il reattore numero 3 della centrale atomica di Kashiwazaki-Kariwa, che appartiene alla Tokyo Electric Power

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giovedì 19 luglio 2007

Un aereo senza pilota con motore elettrico

Presentato alla Centro dell'Aeronautica Militare a Pratica di Mare il primo aereo europeo che utilizza solo energia solare. Ideatori e realizzatori del velivolo sono studiosi del Politecnico di Torino. Ha sei metri di apertura alare e alimentazione elettrica, è il prototipo realizzato nel Politecnico di Torino e, come gli altri velivoli senza pilota allo studio, potrà essere utilizzato sia in ambito civile che a scopi di difesa. Gli aerei robot senza pilota servono essenzialmente a monitorare di continuo aree a scopi civili e militari. Il fatto di poter fare a meno dell'uomo, e con lui dei suoi turni di riposo e della fallibilità dovuta alla stanchezza, permette di visionare dall'alto delle zone a rischio ambientale per intere settimane. "Si tratta di un aereo senza emissioni nocive per l'ambiente" ci spiega Giulio Romeo, docente del Politecnico di Torino e coordinatore del progetto "Un prototipo che in futuro potrà avere applicazioni commerciali. Le ali sono ricoperte da due strati di pannelli per l'energia solare, mentre il motore sfrutta anche applicazioni di celle a idrogeno: il frutto di anni di studi di esperti universitari del settore."

Aerei senza pilota che sorvolano giorno e notte i boschi nell'area compresa tra il Sud della Francia, l'Italia e La Grecia, o che 24 ore su 24 controllano le coste del Mediterraneo in operazioni di sorveglianza contro l'immigrazione clandestina. Potranno essere queste alcune delle possibili applicazioni in campo civile dei velivoli autonomi, i cosiddetti Uav (Unmanned Aerial Vehicles).
Le applicazioni allo studio sono numerosissime e riguardano sia il settore civile che quello della difesa: le hanno passate in rassegna i rappresentanti delle aziende costruttrici, dei progettisti e dei possibili utilizzatori che per la prima volta si sono confrontati oggi nell'aeroporto di Pratica di Mare, nel nel convegno internazionale su intelligenza artificiale e navigazione autonoma organizzato dal Centro Sperimentale Volo (Csv) dell'Aeronautica Militare.
aeronautica.difesa.it
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Incentivi statali per i veicoli elettrici

Ricordiamo che sono ancora attivi i contributi statali per acquistare veicoli elettrici a prezzi scontati. A fronte della demolizione (obbligatoria) di un ciclomotore EURO zero o comunque costruito fino a tutto il 2001 si potranno ottenere i seguenti incentivi:
  • per l’acquisto di una bicicletta il 30% del listino fino ad un massimo di 250 euro;
  • per un motociclo o quadriciclo a trazione elettrica il 30% del listino fino ad un massimo di 1.000 euro;
  • per un ciclomotore elettrico o una bicicletta a pedalata assistita il 30% del listino fino ad un massimo di 700 euro.
Approfondimenti :
Ministero dell'Ambiente arrivano i nuovi ecoincentivi per le due ruote e quadricicli
Precisazione sugli incentivi per gli scooter elettrici
Contributi per bici elettriche, scooter elettrici. I concessionari

Inoltre esiste il contributo di 2.000 euro per le auto elettriche nel caso in cui si rottamasse una vecchia euro zero.
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mercoledì 18 luglio 2007

Petrolio: a Londra il Brent e' salito a 76,32 dollari

Petrolio: sale a NY a 74,99 dollari, a Londra il Brent e' cresciuto dell'1,1% a 76,32 dollari. Ieri la quotazione del petrolio a New York aveva raggiunto un massimo intraday di 75,35, il valore piu' elevato dal 10 agosto dello scorso anno. A Londra il Brent e' salito dell'1,1% a 76,32 dollari. Le scorte settimanali sono scese di 2,24 milioni di barili, in contrasto con le previsioni.
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L'auto elettrica che supera le «supercar»

Il Corriere della Sera scopre le auto elettriche con l'articolo che segue.
Motori e ambiente
L'auto elettrica che supera le «supercar»
Creata da un ingegnere neozelandese, la Wrightspeed X1 raggiunge i 180 chilometri orari in sei secondi
STATI UNITI – L’auto elettrica più veloce del mondo è amica dell’ambiente e dà del filo da torcere perfino a Porsche e Ferrari. Si tratta solo di un prototipo, una concept car che non apparirà mai sul mercato così com’è: il modello Wrightspeed X1, creato dall’ingegnere neozelandese Ian Wright (residente a San Francisco), è infatti un veicolo elettrico che serve agli ingegneri come piattaforma, come test per studiare e a sviluppare quella che sarà l’auto del futuro.
Video
VELOCE – Si tratta però di un prototipo che incorpora le migliori tecnologie disponibili al momento, e che fanno di X1 una delle auto più performanti al mondo: solamente la Bugatti Veyron ha un’accelerazione superiore, mentre le altre supercar restano alle sue spalle. L’auto di Wright raggiunge infatti i 160 Km/h in 6,8 secondi e lo fa con una batteria e un motore elettrico trifase da 236 cavalli.
RICARICABILE – La batteria, che pesa un terzo della macchina, è posizionata in basso, immediatamente davanti all’asse posteriore, per bilanciare l'auto e darle una buona tenuta in strada. I consumi elettrici sono 200 watt per ora in ciclo urbano, equivalenti a una percorrenza di circa 70 chilometri per litro. E proprio la batteria è uno degli elementi più costosi dal punto di vista dell’investimento iniziale. Al momento infatti, le batterie per le auto elettriche sono ancora molto care rispetto al costo del petrolio, e la produzione di questo genere di veicoli risulta poco conveniente. Ma, se il prezzo del petrolio continuerà a salire, è immaginabile che in futuro arriverà ad essere così caro che il prezzo delle batterie risulterà addirittura conveniente, in confronto.
Dal corriere.it
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martedì 17 luglio 2007

Bulgaria, energia solare a Shumen

Bulgarian Innovation Company costruirà una stazione di energia solare nel parco di alta tecnologia nella città di Shumen (Bulgaria nord-orientale). Ciò è stato annunciato dal presidente Emil Minev dell'azienda, come riporta il quotidiano Dnevnik, con un ivestimento di 220 milioni euro, genererà 120MWh di elettricità e 570MWh termici. Gli investimenti sono forniti dal fondo monetario Tedesco-Svizzero ICS. La costruzione dovrebbe cominciare nel 2008 ed il progetto sarà pronto in 4 anni. Innovation Company intende ingrandire il network solare a Ruse, Silistra, Shumen, Dobrich e Varna.
La notizia è qui.
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lunedì 16 luglio 2007

Gli stagni dell'Artico evaporano

Gli stagni dell'Artico, la principale fonte di acqua dolce di molte regioni polari, stanno evaporando, e molti di loro sono ormai persi. L'allarme e' in uno studio della Queen's University, in Canada, pubblicato dalla rivista Pnas. John Smol e la sua collega Marianne Douglas dell'università di Alberta hanno iniziato i loro studi sugli stagni artici nel 1983, prendendo campioni da 40 specchi d'acqua della parte canadese del continente. Gli stagni dell'Artico sono un'importante fonte di nutrimento per molti uccelli acquatici, insetti e altri organismi. Secondo lo studio canadese, la perdita di questi ecosistemi avra' ripercussioni sulla biodiversità di tutto l'Artico. L'inizio della sparizione e' databile intorno agli anni '90, ma quello dell'ultimo anno e' stato il più grande mai notato, e forse, sostengono gli autori dell'articolo, anche quello definitivo. Negli ultimi anni i ricercatori hanno notato oltre alla diminuzione del volume degli stagni anche un aumento progressivo della salinità dell'acqua, sintomo evidente che la causa della scomparsa e' l'evaporazione. Nell'ottobre 2006 l'università dell'Alaska ha pubblicato uno studio basato su fotografie satellitari di 10 mila stagni nell'Alaska meridionale, da cui era emersa una perdita variabile tra il 4 e il 31 per cento nell'area coperta da questi specchi d'acqua.
L'articolo è completo è qui

Crossing the final ecological threshold in high Arctic ponds
A characteristic feature of most Arctic regions is the many shallow ponds that dot the landscape. These surface waters are often hotspots of biodiversity and production for microorganisms, plants, and animals in this otherwise extreme terrestrial environment. However, shallow ponds are also especially susceptible to the effects of climatic changes because of their relatively low water volumes and high surface area to depth ratios. Here, we describe our findings that some high Arctic ponds, which paleolimnological data indicate have been permanent water bodies for millennia, are now completely drying during the polar summer. By comparing recent pond water specific conductance values to similar measurements made in the 1980s, we link the disappearance of the ponds to increased evaporation/precipitation ratios, probably associated with climatic warming. The final ecological threshold for these aquatic ecosystems has now been crossed: complete desiccation.
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domenica 15 luglio 2007

Fratello, pentiti! Convertiti!

Sin dagli anni '70, i prezzi dei carburanti stanno andando costantemente in su. Convertire un veicolo alimentato a benzina o gasolio attuale ha un senso anche economico senza dovere aggiungere la spesa completa di un veicolo nuovo.
Le conversioni non sono ibridi; funzionano con solo le batterie ovvero sono tuttoelettrici. Ciò significa eliminare quasi del tutto la manutenzione programmata standard, abbatte le emissioni a livello locale e diminuisce (dimezza) le emissioni laddove si produce energia elettrica ma le azzera se l'elettricità viene prodotta da fonti rinnovabili.
Convertire ICE (motore a combustione interna) in EV (veicolo elettrico) consiste nel rimuovere basicamente tutti i componenti installati per ICE e sostituirli con dei componenti di EV. Il motore della trazione utilizzato in questo processo è adatto a funzionare per 100.000 ore, cioè per circa 7/10 milioni di chilometri. Non è un errore di battitura, sono almeno 7.000.000 di km. Mai si otterrano simili risultati con un motore a benzina.

Nell'immagine una Chevrolet S-10 del 1986 trasformata dalla statunitense ElectricVehicle Blue
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Resa dei conti per il petrolio

La potenza della fisicità fa crollare come un castello di carte l'ottimismo di chi ha fin qui prosperato sull'illusione della «crescita infinita». L'ultimo rapporto dell'International Energy Agency (Iea) - emanazione dell'Ocse - mette un limite preciso, con minime variazioni, al momento fatidico in cui la produzione di petrolio non ce la farà più a tener dietro alla domanda: cinque anni a partire da oggi.
E' il famoso «peak oil» previsto dal geofisico Marion King Hubbert, capace già nel 1956 di predire il momento in cui la capacità estrattiva Usa avrebbe cominciato a decrescere (il 1970, come in effetti avvenne). Centinaia di geofisici - irrisi dalle compagnie petrolifere e dai media sotto controllo (come questo giornale prova a raccontare almeno dal 2000) - stanno da anni elaborando i dati per identificare il «picco globale» entro una forchetta che oscilla tra il 2006 e il 2013. Insomma, ci siamo.
Le incertezze derivano dal fatto che sulle «riserve accertate» vige un segreto quasi militare; con compagnie e paesi produttori alleati nel «gonfiarle». Basti pensare che per oltre 10 anni tutti i paesi Opec hanno dichiarato riserve stabili nonostante gli aumenti di produzione e il rarefarsi delle scoperte di nuovi giacimenti. In Kuwait, due giorni fa, alcuni deputati hanno minacciato di votare contro la legge finanziaria se il governo non rivelerà l'ammontare «vero» delle riserve del paese; dove il dato è un segreto da quando, nel gennaio 2006, il Petroleum Intelligence Weekly aveva citato documenti interni secondo cui l'emirato potrebbe contare solo su 48 miliardi di barili di greggio. Meno della metà dei 99 delle stime ufficiali.
La domanda globale di energia è invece costante. La Iea prevede che aumenterà del 2,2% annuo, sempre che la crescita economica mondiale continui al ritmo del 4.5%. In pratica si passerebbe da un consumo di 86 milioni di barili al giorno a 95. Cina e India, del resto, non possono più rallentare, visto che sono diventate la manifattura del mondo. L'unica «speranza» è che la crescita rallenti un poco; ma servirebbe solo a rimandare di qualche mese il big crunch. Un elemento fin qui tranquillizzante era la spare capacity (capacità di supplire ai «buchi» produttivi) dell'Arabia Saudita. Che però, spiega la Iea, sta passando dal 5% ad appena l'1,6. Anche per questo i prezzi del greggio sono da giorni in costante rialzo, al punto che qualche analista «vede» per settembre un record da 83 dollari al barile.
La seconda notizia è che non ci sono alternative. Il mercato del metano rischia di fare la stessa fine e con gli stessi tempi. La «bufala» dei biocombustibili non ha alcuna influenza sul prezzo del petrolio; ma ne ha una devastante sui prezzi delle derrate alimentari. L'idrogeno non esiste in forma libera, ma va prodotto (con spesa energetica) a partire da altre fonti. L'eolico ha una bassa diffusione potenziale e il solare è già alle prese con la crisi del silicio per i pannelli. Resta il nucleare, su cui già montano gli appetiti delle lobby (e la guerriglia in Niger, primo fornitore di uranio).
La stampa italiana ancora prova a minimizzarne le conseguenze, con esercizi di stile («a piedi, al freddo, al buio», conclude un ameno articolo di Repubblica) e scaramanzie. Ma il tempo di reagire è ora, anche se è forse già tardi. Un'occasione per far sentire la voce dei movimenti si presenterà nei prossimi mesi. Il World Energy Council - organismo privato, solo «accreditato» all'Onu - terrà a Roma, dall'11 al 15 novembre, il suo «forum» globale su energia e clima. Il tam tam del «controvertice» sta già risuonando: ma è il caso di cominciare a capire che quello energetico-ambientale non è più un «tema» su cui far campagna elettorale, ma il problema che aspira nella stessa voragine l'umanità e il capitalismo che ce l'ha spinta.

da il manifesto del 12 Luglio 2007 - Francesco Piccioni
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sabato 14 luglio 2007

Il Prof. Bardi (Aspo) sulla fine del petrolio

Ugo Bardi, docente al dipartimento di chimica dell'università di Firenze e presidente dell'Aspo Italia, quali sono gli obiettivi dell'Associazione?
L'Aspo (association for the study of peak oil and gas), che raccoglie scienziati di fama in tutto il mondo, nasce per iniziativa dello scienziato Colin Campbell, e basa i propri studi sulla teoria di Hubbert, geologo Usa, che descrive l'andamento dell'estrazione di una risorsa esauribile. Già nei primi anni ‘90, Campbell disponeva di dati e previsioni che dipingevano un quadro del futuro ben diverso da quello ottimista della crescita economica senza fine. Nel 2003, ho fondato la sezione italiana dell'Aspo, che differisce un po' dall'associazione madre, per la sua enfasi sulle soluzioni, intese soprattutto come energie rinnovabili, piuttosto che sui problemi, che, d'altra parte, non trascura. Lo scopo dell'associazione si esaurirà quando avrà svolto il proprio compito di allertare in tempo il mondo sull'imminente declino del petrolio, la risorsa principale sui cui si basa un'intera civilizzazione.

Da molte parti si lancia l'allarme: il petrolio sta per finire! È vero? Se sì, quando accadrà?
La "fine del petrolio" è lontana come minimo qualche decennio nel futuro. Ci sono più che altro preoccupazioni sulla capacità delle forniture di soddisfare la domanda. L'Iea, l'agenzia internazionale per l'energia, filiazione diretta dell'Ocse, ha espresso queste preoccupazioni proprio pochi giorni fa in un comunicato. Questo è il punto; non è che non ci sia più petrolio, è che non ce n'è abbastanza. L'Iea pone il punto critico al 2012, ma è chiaro che difficoltà ce ne sono già. Aspo ritiene che il picco ci sia già stato o che potrebbe verificarsi tra due-tre anni. Dal momento del picco, la curva comincerà a scendere.

Quanto petrolio resta ancora da estrarre? Non c'è la possibilità, anche grazie alle nuove tecnologie, che in qualche parte del mondo si trovino ricchi giacimenti?
Le stime sono le più diverse. Purtroppo, nella storia spesso ci sono state stime troppo ottimistiche smentite dalla realtà dei fatti. Pochi ricordano come, negli anni Sessanta, l'Usgs, il servizio geologico degli Stati Uniti, aveva sovrastimato di un fattore 3 le riserve continentali degli Usa. Le stime dell'Usgs erano state quasi certamente influenzate da fattori politici. Fattori che, secondo me, anche in tempi più recenti hanno influenzato stime molto ottimistiche. Ci sono ancora nel mondo riserve di petrolio: secondo alcuni, in quantità paragonabile a quella estratta finora; secondo altri qualcosa di più. Il problema è che queste riserve sono più costose da estrarre e spesso si tratta di greggio di cattiva qualità. Questo si riflette sul prezzo di mercato.
È molto probabile che i giacimenti importanti siano stati già trovati. Si continuano a scoprire piccoli giacimenti, ma è ormai dagli anni Ottanta che si consuma petrolio in misura maggiore di quanto se ne scopra di nuovo. Si ipotizza di riserve di petrolio nell'Artico e in Antartide che diventeranno disponibili con lo scioglimento dei ghiacci in conseguenza del riscaldamento globale. Ma se e quando arriveremo a quel punto, saremo troppo impegnati a costruire dighe contro le inondazioni, per preoccuparci del petrolio.

Cosa avverrà dopo il picco?
Il picco è solo un punto di una transizione graduale, il petrolio sarà sempre più costoso e dovremo imparare a farne a meno. È anche vero, come è già avvenuto nella storia, che picchi locali del petrolio sono stati accompagnati da sconvolgimenti politici e guerre. Qualcosa di simile potrebbe avvenire a livello globale. Anzi, per molti versi, già avviene..

Quali sono le possibili alternative?
Lo sviluppo di nuove tecnologie legate all'energia solare, come le celle fotovoltaiche, il cui sviluppo è stato rapidissimo negli ultimi anni. Oggi abbiamo sorgenti potenzialmente in grado di produrre altrettanta energia, anzi molta di più, di quanta ne produca il petrolio.
Tuttavia, non esiste ancora una fonte energica che sia altrettanto compatta, versatile, e a buon mercato come è stato il petrolio fino a tempi recenti. Però, dovremo scendere a compromessi, soprattutto nel campo dei trasporti, che saranno ancora più costosi di oggi. Saremo obbligati a risparmiare, anche perché i paesi emergenti reclameranno la loro parte.

Sono previsti picchi per altre fonti energetiche (gas, carbone, uranio,..)?
Tutti i minerali sono soggetti a picchi di produzione. Va detto tuttavia che alcune risorse, come il gas e il carbone, si trasportano male e quindi non hanno un mercato veramente globale come il petrolio. Per questo, hanno picchi locali, piuttosto che un unico picco globale come il petrolio. Il prossimo picco importante dovrebbe essere quello del gas negli Stati Uniti. Molto difficilmente gli Usa potranno far fronte al calo della produzione interna con l'importazione di gas liquefatto, a causa della mancanza di infrastrutture adeguate. L'uranio è un caso a se. Al momento la produzione è soltanto circa la metà della domanda per i reattori esistenti, ma si riesce a soddisfarla smantellando vecchie testate nucleari. Probabilmente, il picco dell'uranio c'è già stato molti anni fa, ma viene mascherato dalle riserve accumulate sotto forma di testate. Questo, ovviamente, non può durare a lungo; a breve si presenterà un problema di scarsità di uranio sul mercato, già indicato dall'aumento vertiginoso dei prezzi degli ultimi anni. In teoria, la produzione di uranio potrebbe essere aumentata, ma questo richiederà enormi investimenti che per ora non si concretizzano in misura sufficiente. Nonostante ciò, non c'è dubbio che vedremo un ritorno dell'energia nucleare.
di Pino Fondati sul Sole 24 Ore - qui
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venerdì 13 luglio 2007

Una Lotus elettrica

Quattro motori ruota, 250 km/h, 560 km di percorrenza tra una ricarica e l'altra, da 0 a 60 miglia orarie in 4,8 secondi, batterie al litio, 10 minuti per la ricarica, prezzo 30 mila dollari. Incredibile. Produzione alla fine del 2008. Ne sapremo di più il 29 luglio.
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giovedì 12 luglio 2007

L'IEA avverte sul picco del petrolio

Riportiamo qui di seguito il testo dell'articolo apparso sul Blog di Debora Billi. Un avvertimento troppo importante per non essere preso in considerazione ai giornali italiani, come è purtroppo avvenuto, ma non è passato inosservato all'estero.

"IEA, report di Luglio. Il quadro è sempre più chiaro.
Pubblicato da Debora Billi alle 09:58 in Esperti, Peak Oil

E' uscito qualche giorno fa il report che la IEA, International Energy Agency, rilascia a metà anno. Un assaggino dei suoi contenuti l'aveva già offerto Faith Birol, dirigente IEA, in una recente intervista a Le Monde.
Ecco un saliente estratto del report:
Il concetto di peak oil e i suoi tempi sono soggetti altamente emotivi che destano intense discussioni. Molto dipende dalla definizione di quale segmento di produzione petrolifera è vicino al picco. Le nostre previsioni suggeriscono che che la componente convenzionale, non-OPEC, ha effettivamente raggiunto il plateau.
Naturalmente il report ha subito destato l'attenzione della stampa internazionale. Ecco l'inglese Telegraph:
L'ultimo report dell'IEA è una lettura spaventosa. Non hai bisogno di essere un apocalittico "peakoiler" per pensare che il mondo sta per affrontare una crisi energetica. Gli investitori, e chiunque altro peraltro, hanno bisogno di riflettere sulle implicazioni di alti prezzi del petrolio.
E il Times:
Il mondo affronterà una fase di restrizione energetica mentre la domanda di carburanti eccede il ritmo di crescita nella produzione di petrolio, afferma il principale organismo di analisi del mondo.
Ne parla l'Independent , e dalla Russia anche il Moscow Times:
La produzione russa potrebbe entrare in stallo tra il 2010 e il 2012, ha affermato l'IEA. La IEA ha anche sostenuto che, senza dati specifici per ogni giacimento, non è possibile fare una proiezione accurata.
Secondo il New York Times :
Un nuovo report IEA ha previsto che la domanda mondiale di petrolio crescerà più velocemente di quanto atteso nei prossimi cinque anni, mentre la produzione scenderà minacciando una crisi energetica.
E il Wall Street Journal:
La IEA ha suonato l'allarme a tutto il mondo con un report che avverte di un'imminente crisi nella produzione di petrolio e gas che dovrà alimentare la crescita economica mondiale nei prossimi anni. Le sue pessimistiche previsioni prevedono un calo attorno al 2012, con poche prospettive di risoluzione a meno che la crescita economica non si arresti. Non è una buona notizia per i consumatori, che dovranno aspettarsi ulteriore pressione sui costi energetici.

Insomma, un bel giro del mondo in allarme. Manca l'Italia: nessuna delle fonti stampa principali (Repubblica, Corriere, Sole24Ore, RAI) fa la minima menzione della notizia. Ma sono sicura che è colpa di GoogleNews che funziona male, o mia che non so cercare... "
Qui
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Brammo Announces Enertia Electric Motorcycles



http://www.youtube.com/watch?v=W46XDIm_WR8

Motore c/c pancake
Potenza non ichiarata (6 kW?)
Batterie al litio 76,8 V
Capacità 3,1 kWh
Telaio monoscocca in fibra di carbonio
Peso 125 kg
Velocità 80 kmh
Range 72 km a 40 km/h, 47 km a 51 km/h
Ricarica in 3 ore

The standard edition goes for $11,995 and is expected in 3Q 2008!
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mercoledì 11 luglio 2007

Petrolio chiude in forte rialzo, sale fino a 73,08 dollari

Chiusura in forte rialzo per il petrolio, che nelle ultime battute a New York passa di mano a 72,80 dollari (+1,5%). A spingere i prezzi - saliti fino a 73,08 dollari, massimi dal 25 agosto scorso.
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Greenpeace, supportare lo sviluppo delle fonti rinnovabili ed eliminare qualsiasi sussidio alle fonti fossili

Per una rivoluzione energetica. Eolico “Futu[r]e Investment”, il primo rapporto che traccia un quadro globale dei costi necessari per avviare la rivoluzione energetica necessaria a mitigare i cambiamenti climatici Greenpeace ed EREC (European Renewable Energy Council) hanno realizzato “Futu[r]e Investment”, il primo rapporto che traccia un quadro globale dei costi necessari per avviare la rivoluzione energetica necessaria a mitigare i cambiamenti climatici. Il rapporto mette a confronto gli investimenti necessari per supportare lo sviluppo delle fonti rinnovabili con i risparmi economici derivanti dal progressivo abbandono delle fonti fossili e del nucleare.
“Futu[r]e Investment” rappresenta l’approfondimento economico di una parte del rapporto “Energy [R]evolution” di Greenpeace, in quanto prende in considerazione solamente i costi della generazione elettrica, trascurando invece il settore dei trasporti e degli usi termici. Si dimostra che fonti rinnovabili ed efficienza energetica sono in grado di soddisfare i crescenti consumi energetici mondiali, e che gli investimenti saranno ampliamente ripagati dai risparmi dovuti ai minori consumi di combustibili fossili, i cui costi sono destinati ad aumentare in futuro a causa della limitatezza delle risorse. La rivoluzione energetica pulita necessaria per dimezzare le emissioni di gas serra al 2050 non è quindi un solo imperativo ambientale, ma ha anche un senso a livello economico: contribuirà, infatti, a stabilizzare i costi energetici mondiali, allentando la pressione dei costi energetici sulla società e favorendo la risoluzione di tensioni e conflitti per il controllo delle risorse. In tutto il mondo Greenpeace continua a battersi affinché vengano abbandonate al più presto le fonti fossili responsabili del riscaldamento globale, per primo il carbone che è il combustibile con le più alte emissioni specifiche di gas serra – oltre il doppio del gas. Le principali richieste di Greenpeace ai Governi di tutto il mondo per favorire la transizione da un’economia “energy-intensive” basata sullo sfruttamento delle fonti fossili ad un nuovo sistema di produzione dell’energia decentralizzato, efficiente e pulito sono:

1. eliminare qualsiasi sussidio alle fonti fossili e al nucleare e destinare tali risorse allo sviluppo delle fonti rinnovabili e a misure di efficienza energetica;
2. imporre obiettivi vincolanti per lo sviluppo delle fonti rinnovabili e favorire la semplificazione delle procedure amministrative per nuovi i impianti;
3. imporre standard minimi e severi per favorire l’efficienza energetica di elettrodomestici, edifici, impianti industriali, e mezzi di trasporto;
4. fissare incentivi stabili e duraturi agli investimenti nelle rinnovabili;
5. garantire la priorità di accesso alla rete per l’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili.
Fonte: Greenpeace
L'articolo qualenergia.it
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martedì 10 luglio 2007

La domanda di bio-energia spinge i prezzi agricoli al rialzo

Presentato oggi il rapporto OCSE-FAO sulle prospettive agricole 2007-2016
L'accresciuta domanda di bio-combustibili sta apportando sostanziali modifiche ai mercati agricoli che potrebbero spingere al rialzo i prezzi di molti prodotti agricoli, secondo un rapporto congiunto dell'OCSE e della FAO. Il rapporto OCSE/FAO Agricultural Outlook 2007-2016 afferma che i recenti picchi dei prezzi dei prodotti agricoli sono in larga misura da addebitare a fattori transitori come siccità nelle regioni produttrici di grano e alle diminuite scorte. Ma guardando più a lungo termine, sono in atto cambiamenti che potrebbero mantenere relativamente alti i prezzi nominali di molti prodotti per tutto il prossimo decennio. Contribuiscono a determinare questi cambiamenti di lungo termine dei mercati anche la riduzione dei surplus di produzione ed il calo dei sussidi alle esportazioni. Ma per il rapporto il fattore più importante è l'impiego crescente di cereali, di canna da zucchero, di semi oleosi e di oli vegetali per la produzione di sostituti dei combustibili fossili, etanolo e bio-diesel. Questo sta sostenendo i prezzi agricoli ed indirettamente provoca anche un aumento dei prezzi dei prodotti animali, a causa dei costi più alti del foraggio animale.
Negli Stati Uniti, si prevede che nel decennio compreso tra il 2006 e d il 2016 raddoppierà la produzione di etanolo da mais. Nell'Unione Europea l'ammontare di semi oleosi (soprattutto colza) usato per produrre bio-carburanti è destinato ad aumentare nello stesso periodo, passando dai 10 milioni di tonnellate attuali a 21 milioni. In Brasile le proiezioni danno per il 2016 una produzione annuale di etanolo di circa 44 miliardi di litri, rispetto ai 21 miliardi prodotti oggi. La produzione di etanolo cinese, attualmente stimata intorno ai 3.8 miliardi di litri, si prevede registrerà un aumento di 2 miliardi litri dai livelli correnti. Il rapporto fa notare come prezzi più alti rappresentino un problema per i paesi importatori netti di prodotti alimentari e per i poveri delle fasce urbane. E se i prezzi più alti delle materie di base causati dall'aumentata produzione di bio-carburante vanno a vantaggio di chi le produce, essi si traducono in costi extra e redditi più bassi per gli agricoltori che hanno bisogno di quei prodotti come foraggio per il bestiame.
Cambiano i mercati
Il rapporto evidenzia anche come stia cambiando la struttura degli scambi commerciali. La produzione ed il consumo di prodotti agricoli in generale crescerà ad un ritmo più veloce nei paesi in via di sviluppo che nelle economie sviluppate - specialmente per quanto riguarda la carne di manzo e di maiale, il burro, il latte scremato in polvere e lo zucchero. I paesi OCSE potrebbero perdere quote di esportazione per quasi tutti i principali prodotti agricoli. Ciononostante essi continueranno a dominare le esportazioni di grano, di cereali secondari e di prodotti caseari.
Il commercio agricolo mondiale, misurato in base alle importazioni globali, con tutta probabilità crescerà per tutti i principali prodotti di base presi in esame nel rapporto, ma meno che per il commercio non agricolo, poiché il protezionismo sulle importazioni si presume continuerà a limitare la crescita degli scambi.
Ciononostante, il commercio di carne di manzo e di maiale ed il latte in polvere intero si prevede cresceranno di oltre il 50 per cento nei prossimi 10 anni, quello dei cereali minori di circa il 13 per cento e quello del grano del 17 per cento. Le proiezioni sul volume degli scambi degli oli vegetali anticipano un aumento di circa il 70 per cento.
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Il rapporto OCSE/FAO sulle Prospettive agricole 2007-2016 (In inglese):
COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO OCSE/FAO 07/80i

(L'immagine: Pablo Picasso- Il vecchio e il ragazzo)
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lunedì 9 luglio 2007

Greggio, Brent tocca nuovo massimo da 11 mesi a 76,02

Il futures ad agosto sul Brent ha superato nuovamente i 76 dollari al barile, registrando un massimo di undici mesi sulle accresciute preoccupazioni circa la disponibilità di greggio.
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Il futuro è nell'elettrico. No alla stufa a petrolio

La nuova 500 della Fiat, prodotta a Tychi in Polonia, sarà un flop, forse il più grande flop della storia del settore automobilistico. E sarà ancora più triste per una città, Torino, che continua a subire una politica industriale ottocentesca che vede il mondo in funzione di un serbatoio di benzina, che fa sgommare le Ferrari durante l'inaugurazione dei giochi invernali, che riempie di auto galleggianti un moribondo e attonito fiume Po.
La nuova 500 è stata pensata per sfruttare il fascino che nell'immaginario collettivo ha ancora la vecchia 500. Ma tra quell'auto e questa non c'è nulla in comune, purtroppo. Perché la vecchia 500 era un'auto piccola, leggera, economica. La nuova 500 non è altro che un'auto come tante ma arrivata in ritardo: rotondeggiante come altre (come la Ford Ka, ad esempio, costruita nello stesso stabilimento polacco che produce la nuova 500), troppo grande e pesante per poter veramente ricordare, magari solo alla lontana, la vecchia 500, e costosa, molto costosa. Perché la gente dovrebbe spendere 21 milioni delle vecchie lire (10mila e 500 euro) o addirittura 40 milioni (una versione accessoriata può costare anche 19mila euro) quando oggi il mercato dell'usato offre moderne auto perfettamente funzionanti a 2 o 3 mila euro? E poi, se proprio vogliamo andare sul nuovo, conviene aspettare: sul mercato europeo sono in arrivo auto low cost di ottima qualità a qualche migliaio di euro.
Ma questo è il meno. Il difetto più grande della nuova 500 è che va a petrolio. Già, perché il petrolio si sta esaurendo e costerà sempre di più. Ha senso presentare una stufa come l'auto del futuro? In Italia e in Europa gli automobilisti fuggono dalla benzina, sempre di più acquistano auto con impianti a metano, a gpl (che nonostante sia un derivato del petrolio ha un prezzo nettamente inferiore della benzina), mentre i veri pionieri del settore, come Tesla Car (in joint venture con Google), investono nell'elettrico.
E quindi siamo alle solite. Tra tante TAV, Mose, rigassificatori, inceneritori, centrali nucleari, ci mancava solo la cerimonia da milioni di euro per il lancio mondiale di una stufa a petrolio. Peccato per la Fiat, che ha perso l'ennesima occasione per inforcare un bel paio d'occhiali e guardare al futuro. Per vedere che magari la nuova 500 esisteva già da qualche mese, per opera di un gruppo di normali cittadini italiani, Ugo Bardi, Pietro Cambi, Massimo de Carlo, Corrado Petri, che hanno montato un motore elettrico su una vecchia 500 (nella foto) e sono riusciti a farsela omologare. Risultato? Velocità massima di 90 km/h (ideale sia per la città sia per salvare migliaia di vite umane), ripresa eccezionale superiore alle auto a benzina, si ricarica a casa nella presa elettrica, e con 1 euro fa 100 km. Con l'avveniristica auto sabauda, con 1,3 euro compri un litro di benzina e fai 20 chilometri. Questa sarebbe la "nuova 500"?
Possiamo consolarci sapendo che al Salone di Tokyo, in ottobre, debutterà la versione Abarth da 135 Cv? Possiamo solo chiederci: quanti genitori piangeranno i loro figli? Un'ultima osservazione, quella sulla equidistanza. La politica dovrebbe tenersi equidistante da tutti gli operatori economici, imprenditori, industriali. I politici facciano i politici, gli industriali gli industriali. E' per questo che la presenza del mondo politico alla festa aziendale sul Po (Prodi, Rutelli e Chiamparino solo per fare qualche nome) suona totalmente scandalosa, perfino illegale. Il fatto è che non si è ancora determinato se si tratti di favoreggiamento o di circonvenzione d'incapace.
L'articolo si legge in liberazione.it
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domenica 8 luglio 2007

Australia: in Iraq per il petrolio, si o no?

Ecco le diachiarazioni e le smentite.

Iraq: Australia, "Petrolio determinante nella partecipazione a guerra"
ROMA - Il petrolio "e' stato un fattore determinante nella scelta di contribuire alla guerra" in Iraq. Lo ha dichiarato il ministro della Difesa australiano Brendan Nelson, che ha sottolineato come la sicurezza energetica del Medioriente sia "cruciale". Lo rende noto il quotidiano The Australian. "L'intero Medio Oriente e' un fornitore di energia fondamentale per il mondo intero - ha detto il Ministro - e proteggere le risorse energetiche e' una delle priorita' per le nostre truppe". "Lasceremo l'Iraq soltanto quando la situazione si sara' normalizzata", ha concluso il ministro, sottolineando che l'obiettivo della permanenza australiana in Iraq e' di prevenire le violenze tra sciiti e sunniti e di portare la stabilita' nella regione.
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Australia: in Iraq per il petrolio
Poi premier precisa, travisate le mie dichiarazioni
'E' il petrolio - ha detto il premier australiano John Howard - a motivare il mantenimento delle truppe in Iraq'. Poi ha smentito, dichiarando che sono state un po' travisate' le dichiarazioni e del ministro della difesa, Brendan Nelson: 'non siamo in Iraq a causa del petrolio - ha ribadito - e non vi siamo andati e non vi restiamo a causa del petrolio. Il petrolio non e' la ragione'
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sabato 7 luglio 2007

Live Earth, concertone globale per salvare la Terra

Con un messaggio di Al Gore, che ha esortato gli australiani ad essere parte della soluzione alla crisi climatica e i governi e il mondo a ridurre i gas serra del 90 percento entro il 2050, è partito da Sydney alle 11.30 (le 3.30 in Italia) il Live Earth, il bio-concertone globale organizzato dall'ex vice presidente Usa, adunata musicale per salvare il pianeta. Non è solo un modo per sentirsi a posto con la coscienza: gli organizzatori vogliono raccogliere una massiccia banda dati di persone che possono mobilitare in future campagne. Da Sydney il testimone passa a Tokyo e quindi a Shanghai, Johannesburg, Amburgo, Londra, Rio de Janeiro (ripristinato all'undicesima ora da un giudice dopo la cancellazione per timori di sicurezza) e infine New York. Per la prima volta la Cina partecipa ad un evento del genere. E vi sono due special events: dal tempio Toji a Kyoto, e dalla base britannica in Antartide, con la band finora sconosciuta Nunatak, composta da due ingegneri, un biologo marino, un meteorologo e una guida polare. In Australia saranno dieci ore di concerto nel grande stadio di Moore Park gremito nei suo 50mila posti.
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Suv elettrico: con un dollaro fa 70 chilometri, si ricarica in dieci minuti

A fine anno, cominciando dalla California e grazie alle nanotecnologie, si potrebbe riaprire alla grande la partita dei veicoli elettrici. Protagoniste due imprese, l'Altair Nanotechnologies e la Phoenix Motorcars. Adatto più alle flotte aziendali e a compiti di servizio che alle spensierate gite da fuoristrada. Però sarà un Suv, secondo gli annunci delle due aziende, del tutto rivoluzionario. Completamente elettrico, quindi con costi di manutenzione ridotti di un ordine di grandezza sui suoi simili a benzina, avrà un'autonomia di 100 miglia (160 chilometri) con velocità massima di 95 miglia all'ora. Non solo: si ricaricherà, nelle stazioni di servizio, in soli dieci minuti (su prese industriali da 480 volts), mentre con la spina di casa ci vorranno cinque ore. In pratica, secondo stime sui primi prototipi, il nuovo Suv farà settanta chilometri per ogni dollaro di energia. Certo, il nuovo nato della Phoenix (già in lista d'attesa sul web) costerà salato: secondo alcune indiscrezioni, anche 45mila dollari. Ma sia l'Altair Nanotech che la Phoneix garantiscono al Suv una vita utile che potrà arrivare a vent'anni, senza cambi di batteria (mentre il resto, dal motore elettrico alla meccanica, è appositamente costruito per durare).
Risultato: un veicolo elettrico nato per valutazioni da flotta aziendale. Costi di carburante, manutenzione, ciclo di vita. Alla fine il bilancio dovrebbe, per la prima volta nella storia dei veicoli elettrici, essere competitivo con pari modelli a scoppio, a benzina o diesel che siano. L'unico problema, per ora, sembra essere il costo e la capacità produttiva delle NanoSafe (piuttosto complesse). La Phoenix Motorcars viaggia infatti su piccole serie per i suoi Suv: 500 esemplari quest'anno e 6mila l'anno prossimo.
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(la foto: presentazione del SUV a Bush)
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