E ' un addio al nucleare? Certamente è un passo verso le energie rinnovabili. Il passo del Giappone viene dalla sostituzione della defunta centrale che ha provocato il disastro nucleare di Fukushuma con il più grande parco eolico offshore del mondo, 1 GW di potenza installata, il doppio del più grande parco eolico esistente oggi, quello di Greater Gabbard al largo della costa di Suffolk, UK, di 504 MW con 140 turbine. Resterà il più grande a dispetto del costruendo impianto al London Array nell'estuario del Tamigi, dove troveranno posto 175 turbine per 630 MW di potenza entro la fine dell'anno in corso.
Il piano prevede la costruzione, entro il 2020, di 143 turbine eoliche su piattaforme galleggianti a 16 km al largo della costa di Fukushima, per raggiungere l'autosufficienza energetica entro il 2040, utilizzando solo fonti rinnovabili. La Prefettura
di Fukushima
è anch'essa impegnata a costruire il più grande parco solare del paese .
La prima fase del progetto di Fukushima prevede la costruzione di una turbina di 2 MW, una sottostazione e la installazione del cavo elettrico sottomarino. La turbina sarà alta 200 metri e, per diminuire il costo di ancoraggio delle turbine al fondo del mare, sarà poggiata su telai in acciaio galleggianti stabilizzati con zavorra e ancorati a 200 metri di profondità sulla piattaforma continentale che circonda la costa giapponese tramite cavi di ormeggio. In caso di successo, ulteriori turbine saranno costruite subordinate alla disponibilità di fondi.
Un segnale forte in direzione dell'energia prodotta da rinnovabili considerando lo spegnimento dei 54 reattori nucleari esistenti prima del terremoto e del disastro nucleare di Fukushima dell'11 Marzo 2011. Ad oggi solo due rettori sono stati riavviati.
Il Project manager Takeshi Ishihara dell'Università di Tokyo, insiste sul fatto che l'attività sismica della zona non sarà un problema per le turbine, come non costituiranno pericolo altri accidenti naturali come tsunami o tifoni.
Anche il Regno Unito ripone molta fiducia nello sviluppo dell'eolico nazionale sia off-shore che on-shore, secondo quanto riporta New Scientist. L'energia eolica onshore ha conosciuto un'espansione costante nel Regno Unito negli ultimi anni ed è uno dei pilastri fondamentali di impegno del paese per il suo approvvigionamento di energia elettrica rinnovabile e pulita. Però le turbine trovano i loro oppositori via via che aumenta il loro numero nelle campagne rurali creando anche profonde divisioni nella politica britannica. Comunque il risultato è che, in teoria, l'aggiunta di energia eolica al mix energetico dovrebbe sostituire carbone e gas, e quindi tagliare la quantità di carbonio immessa in atmosfera. Questo è supportato da dati empirici sulla riduzione delle emissioni di energia eolica negli Stati Uniti. C'è un altro modo di vedere le cose. Nel 2011, l'energia eolica ha contribuito con circa 15,5 TWh (terawattora) di elettricità nel Regno Unito. Se questa energia fosse stata fornita da combustibili fossili, invece che zer, le emissioni di CO2 sarebbero state almeno 5,5 milioni di tonnellate in più se non addirittura 12 milioni di tonnellate. Chi vuol bene al proprio pianeta, alla sua sopravvivenza (del pianeta e della specie umana), combattendo il pericilo immanente dei cambiamenti climatici in atto, non può, non deve, non tenerrne conto. Il nemico è rappresentato dalle emissioni climalteranti, il CO2..
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