L’ultima generazione è responsabile della perdita in Italia di oltre ¼ della terra coltivata (-28%) per colpa della cementificazione e dell'abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato che ha ridotto la superficie agricola utilizzabile in Italia negli ultimi 25 anni ad appena 12,8 milioni di ettari.
È quanto afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo in occasione dell'Assemblea dell’ Associazione bonifiche italiane (Anbi) nel commentare lo studio dell’Ispra che stima in 55 mila euro all'anno i costi occulti per ogni ettaro di terreno consumato riconoscendo cosi implicitamente il valore ecosistemico dell'agricoltura in termini produzione, stoccaggio del carbonio, protezione dell'erosione, prevenzione danni provocati dalla mancata infiltrazione dell'acqua e salvaguardia degli impollinatori.
Su un territorio meno ricco e più fragile per il consumo di suolo si abbattono – continua la Coldiretti - i cambiamenti climatici con le precipitazioni sempre più intense e frequenti con vere e proprie bombe d'acqua che il terreno non riesce ad assorbire.
Il risultato - sostiene la Coldiretti - è che sono saliti a 7145 i comuni italiani, ovvero l'88,3% del totale, che sono a rischio frane e/o alluvioni secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ispra. Di questi 1640 hanno nel loro territorio solo aree a derivata propensione a fenomeni franosi, 1607 sono invece i comuni a pericolosità idraulica e 3898 quelli in cui coesistono entrambi i fenomeni. Le regioni con il 100% dei Comuni a rischio idrogeologico sono sette: Valle d'Aosta, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Molise e Basilicata. A queste si aggiungono Calabria, provincia di Trento, Abruzzo, Piemonte, Sicilia, Campania e Puglia con una percentuale di comuni interessati maggiore del 90%. Per proteggere la terra e i cittadini che vi vivono, l’Italia - conclude la Coldiretti - deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell'attività agricola.
È quanto afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo in occasione dell'Assemblea dell’ Associazione bonifiche italiane (Anbi) nel commentare lo studio dell’Ispra che stima in 55 mila euro all'anno i costi occulti per ogni ettaro di terreno consumato riconoscendo cosi implicitamente il valore ecosistemico dell'agricoltura in termini produzione, stoccaggio del carbonio, protezione dell'erosione, prevenzione danni provocati dalla mancata infiltrazione dell'acqua e salvaguardia degli impollinatori.
Su un territorio meno ricco e più fragile per il consumo di suolo si abbattono – continua la Coldiretti - i cambiamenti climatici con le precipitazioni sempre più intense e frequenti con vere e proprie bombe d'acqua che il terreno non riesce ad assorbire.
Il risultato - sostiene la Coldiretti - è che sono saliti a 7145 i comuni italiani, ovvero l'88,3% del totale, che sono a rischio frane e/o alluvioni secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ispra. Di questi 1640 hanno nel loro territorio solo aree a derivata propensione a fenomeni franosi, 1607 sono invece i comuni a pericolosità idraulica e 3898 quelli in cui coesistono entrambi i fenomeni. Le regioni con il 100% dei Comuni a rischio idrogeologico sono sette: Valle d'Aosta, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Molise e Basilicata. A queste si aggiungono Calabria, provincia di Trento, Abruzzo, Piemonte, Sicilia, Campania e Puglia con una percentuale di comuni interessati maggiore del 90%. Per proteggere la terra e i cittadini che vi vivono, l’Italia - conclude la Coldiretti - deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell'attività agricola.
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