Martin Winterkorn presidente della Volkswagen dice: "il futuro appartiene ai veicoli tuttoelettrici".
Il governo tedesco e i partner industriali, tra cui auto gigante Volkswagen ha lanciato un programma per incoraggiare lo sviluppo di veicoli ibridi più rispettosi dell'ambiente. Ministro ambiente Sigmar Gabriel ha promesso 15 milioni di euro per un progetto della durata di quattro anni per la realizzazione di prototipi in grado di caricare le batterie utilizzando fonti energetiche rinnovabili come il vento o il sole. Un altro obiettivo è quello di sviluppare batterie avanzate per i veicoli. Martin Winterkorn presidente della VW ha detto che, mentre la benzina o il gasolio alimenteranno le auto per poco tempo ancora "il futuro appartiene ai veicoli tuttoelettrici". La più grande casa automobilistica europea prevede di offrire un tale modello nel 2010, così come il rivale tedesco Daimler.
Qui
Veicoli elettrici - mobilità - tecnologie - ambiente - energia rinnovabile. L'esaurimento delle risorse e le conseguenti ripercussioni politiche ed economiche rendono necessario ridurre la dipendenza dall'importazione di prodotti petroliferi e spingere quindi verso lo sviluppo di fonti energetiche alternative. I veicoli elettrici possono utilizzare tecnologie e risorse nel modo più efficiente.
lunedì 30 giugno 2008
domenica 29 giugno 2008
C'è anche chi predica male ma razzola bene
Chi? Il Ministro della Repubblica Italiana Scajola, quello del primo mattone della prima centrale nucleare.
Non si direbbe, eppure il ministro allo sviluppo economico Claudio Scajola è un grande sostenitore delle rinnovabili: dopo il fotovoltaico, avrebbe deciso di installare nella propria casa di Imperia anche una pala eolica di piccola taglia prodotta in Giappone. Il colpo di fulmine sarebbe avvenuto nel corso di una riunione dei ministri dell’Energia del G8 ad Aomori, nel Giappone del Nord. Le aziende locali hanno presentato in quella occasione una serie di prototipi e di ritrovati tecnologici che hanno attirato le attenzioni del ministro.
qui Solplesa! Scajola si installa in casa il minieolico giapponese
Comunque una notizia già segnalata da Debora Billi nel suo Blog 'Petrolio'
Scajola come Bush: energie rinnovabili sì... ma solo a casa sua!
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Non si direbbe, eppure il ministro allo sviluppo economico Claudio Scajola è un grande sostenitore delle rinnovabili: dopo il fotovoltaico, avrebbe deciso di installare nella propria casa di Imperia anche una pala eolica di piccola taglia prodotta in Giappone. Il colpo di fulmine sarebbe avvenuto nel corso di una riunione dei ministri dell’Energia del G8 ad Aomori, nel Giappone del Nord. Le aziende locali hanno presentato in quella occasione una serie di prototipi e di ritrovati tecnologici che hanno attirato le attenzioni del ministro.
qui Solplesa! Scajola si installa in casa il minieolico giapponese
Comunque una notizia già segnalata da Debora Billi nel suo Blog 'Petrolio'
Scajola come Bush: energie rinnovabili sì... ma solo a casa sua!
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sabato 28 giugno 2008
Nucleare in USA e lo stoccaggio delle scorie radioattive?
Se fosse in Italia Obama sarebbe definito dai nostri nobili politicanti 'un ambientalista retrogrado e di sinistra'.
Qui
Obama attacca McCain sul nucleare,"e le scorie?"
Il tema dell'energia infiamma la campagna elettorale Usa: il candidato democratico Barack Obama e' tornato all'attacco in Nevada puntando il dito contro il piano di rilancio del nucleare dal rivale repubblicano John McCain. Il senatore dell'Arizona ha proposto la costruzione di 45 nuovi reattori nucleari entro il 2030 ma secondo Obama il suo progetto fa acqua perche' non prevede un piano di stoccaggio delle scorie. Obama ha cercato di far leva sulla forte opposizione suscitata proprio in Nevada dal discusso progetto di un sito di stoccaggio di scorie nucleari che dovrebbe sorgere nel sito della Yucca Mountain, a 150 chilometri da Las Vegas, e che dovrebbe accogliere migliaia di tonnellate di rifiuti radioattivi provenienti dai 104 reattori statunitensi e dalle armi smantellate, attualmente distribuiti in 121 depositi temporanei. Obama si e' opposto al progetto mentre McCain si e' detto favorevole. Il senatore dell'Illinois ha contestato anche la proposta del rivale di consentire piu' perforazioni petrolifere off-shore. "Ha senso quanto lo ha la sua proposta di costruire 45 nuovi reattori nucleari senza un piano di stoccaggio delle scorie in un altro posto piuttosto che qui a Yucca Mountain", ha detto Obama.
Qui
Petrolio 142,60 $ al barile, è record
venerdì 27 giugno 2008
Superior stabat lupus, longeque inferior agnus
Un grazie dal più profondo del cuore a quei santi uomini delle baleniere che massacrano quelle bestiacce che affamano i poveri della terra.
Della serie...non ci facciamo mancare nulla per evidenziare l'imbecillità umana.
Ricordate la locuzione latina Superior stabat lupus significa letteralmente il lupo stava più in alto. Si riferisce alla celebre favola di Fedro del lupo e dell'agnello che si abbeverano allo stesso torrente. Il lupo accusò l'agnello di sporcare l'acqua che lui stava bevendo, anche se la cosa era impossibile visto che egli si trovava più in alto dell'agnello...
Qui
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Della serie...non ci facciamo mancare nulla per evidenziare l'imbecillità umana.
Ricordate la locuzione latina Superior stabat lupus significa letteralmente il lupo stava più in alto. Si riferisce alla celebre favola di Fedro del lupo e dell'agnello che si abbeverano allo stesso torrente. Il lupo accusò l'agnello di sporcare l'acqua che lui stava bevendo, anche se la cosa era impossibile visto che egli si trovava più in alto dell'agnello...
Al 60esimo summit a Santiago del Cile, processo ai grossi cetacei
La denuncia dei paesi "balenieri", Giappone, Norvegia e Islanda. Al Wwf affidata la difesa
I cacciatori accusano le balene
"Rubano il pesce ai poveri"
Gli ambientalisti: "Assurdo, la carenza di risorse ittiche è colpa dell'uomo"
ROMA - Il processo alle balene è iniziato. L'accusa, rappresentata dai tre grandi paesi cacciatori - Giappone, Norvegia e Islanda - sostiene che i grossi cetacei "rubano" i pesci ai paesi in via di sviluppo intaccando le risorse ittiche dei mari. La difesa, rappresentata dal Wwf, replica affermando che la denuncia è "assurda". Lo scontro si annuncia feroce al sessantesimo summit della Commissione baleniera internazionale che si apre oggi a Santiago del Cile presenti ottanta paesi. La prima questione sul tavolo sarà proprio il calo delle risorse ittiche. "Giappone, Norvegia e Islanda - spiega Massimiliano Rocco, responsabile del programma Traffic e specie del Wwf Italia - continuano ad affermare che i cetacei stanno intaccando le risorse ittiche dei nostri mari, causando un calo del pescato. Assurdo. La colpa è dell'uomo e della pesca selvaggia. La tesi dell'accusa serve solo per giustificare la caccia alle balene e per sviare l'attenzione dal vero problema, quello della pesca che sta letteralmente ripulendo i mari, provocando un calo preoccupante di tonni, merluzzi e salmoni". I difensori dei giganti dei mari stanno affilano le armi: "Nel summit - continua Rocco - smentiremo le tesi dell'accusa con studi scientifici, dimostrando come sia l'uomo il vero responsabile dell'overfishing, cioè l'eccessivo sfruttamento delle risorse attraverso la pesca". Ma i paesi "cacciatori" non si fermano. La loro arringa prevede un'accusa ancor più precisa: le balene-imputate sarebbero colpevoli di sottrarre pesce ai paesi in via di sviluppo. "Si tratta ancora una volta di un'assurdità", ribadisce l'esponente del Wwf Italia. "Presenteremo un dossier Who's eating all the fish? (Chi sta mangiando tutto il pesce?) con cui dimostreremo come oltre il 60% del pesce pescato in paesi poveri non rimane nei mercati locali ma finisce in quelli europei, giapponesi, nord-americani e cinesi".
Anche l'Italia avrà voce in capitolo al summit che deciderà le sorti dei giganti dei mari, e sarà rappresentata da una delegazione mista costituita da esperti dell'Icram (l'istituto per la ricerca sul mare), del ministero dell'Ambiente e delle Politiche agricole.
Qui
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Petrolio 140,00 $ al barile, è record
Chiusura ieri con un altro record assoluto del petrolio al Nymex New York dove è stato fissato a 139,64 dollari al barile, con un balzo di ben 5,09 dollari rispetto al giorno precedente, dopo avere toccato pochi minuti prima addirittura la quota di 140,00.
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giovedì 26 giugno 2008
Fuga dal distributore vendite a picco nelle grandi città
Secondo l'Unione petrolifera, la contrazione è generalizzata: i consumi petroliferi italiani (comprensivi di carburanti, lubrificanti, bitumi, petrolio da riscaldamento) nel mese di maggio 2008 hanno raggiunto 6,8 milioni di tonnellate, con un calo del 3,8% (269.000 tonnellate in meno) rispetto allo stesso mese del 2007. Ma è nelle grandi città e nel settore carburanti, che la contrazione diventa crollo: 30% in meno a Genova, 20% a Torino, Firenze e Bologna, 15% di calo nei distributori pugliesi, 12% in quelli di Palermo, 10% a Roma e Napoli, 7% a Milano.
L'intero articolo è qui
Leggere anche:
Benzina, benzina del 16 Giugno
Non impedir lo suo fatale andare del 14 Giugno
Crollo della vendita dei veicoli tradizionali del 9 Giugno
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mercoledì 25 giugno 2008
La pseudoscienza per combattere l'effetto serra
L'uomo non riesce a cambiare le proprie abitudini inquinanti e si affida alle pseudoinvenzioni inefficaci. Non combattendo le cause fioriscono i progetti di geoengineering: polvere di ferro negli oceani, super-aspiratori che succhiano tonnellate di CO2. "...all'inizio di giugno l'American Enterprise Institute ha ospitato un entusiastico convegno dal titolo "Geoengineering: un approccio rivoluzionario al cambiamento climatico". È lo stesso think tank che, finanziato da Exxon-Mobil e altri grandi inquinatori, pagava i ricercatori disposti a scrivere articoli ridicolizzanti il global warming. Con uno sponsor così, c'è da stare in campana."
Qui l'articolo completo.
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Qui l'articolo completo.
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martedì 24 giugno 2008
La conversione
L'ingegnere Silvano Robur ci invia fac - simile di lettera da inviare alla casa automobilistica della propria auto per chiedere il nullaosta alla conversione in elettrica da orrenda stufa a petrolio a performante auto elettrica. Egli dice che se non dovessero rispondere ci si può rivolgere ad un tecnico abilitato e farsi rilasciare una dichiarazione da farsi convalidare dalla competente M.C.
Sig. ................................................
.......................................................
.......................................................
Spett.le
....................................................................
....................................................................
....................................................................
LETTERA RACCOMANDATA APERTA A.R.
Oggetto : Richiesta nullaosta per conversione veicolo a motorizzazione elettrica.
Il sottoscritto ...........................................................................................................
................................................................................................................................................
................................................................................................................................................
proprietario del veicolo marca .............. tipo ................. modello ...............targato ...............
chiede
ai sensi art.236, comma secondo, D.P.R. 495/1992, lettere a), b), c), h), l), m), il nulla osta ad eseguire tutte quelle modifiche richieste, nessuna esclusa, per la sostituzione del motore endotermico con un motore elettrico e l'alloggiamento delle batterie al litio - polimeri.
Qualora entro 30 gg dalla formulazione della presente istanza venga omessa la risposta per motivi diversi da quelli di ordine tecnico si darà luogo all'intervento di conversione previa relazione tecnica redatta da persona abilitata e contestuale accertamento presso la locale sede della Direzione Generale della M.C.T.C. così come previsto dal penultimo capoverso del medesimo comma secondo.
----------------------------fine--------------------------
2. Ogni modifica riguardante uno dei seguenti elementi:
a) la massa complessiva massima;
b) la massa massima rimorchiabile;
c) le masse massime sugli assi;
d) il numero di assi;
e) gli interassi;
I) le carreggiate;
g) gli sbalzi;
h) il telaio anche se realizzato con una struttura portante o equivalente;
i) l’impianto frenante o i suoi dementi costitutivi;
l) la potenza massima del motore;
m) il collegamento del motore alla struttura del veicolo
è subordinata al rilascio, da parte della cosa costruttrice del veicolo, di apposito nulla osta, salvo diverse o ulteriori prescrizioni della casa stessa. Qualora tale rilascio non avvenga per motivi diversi da quelli di ordine tecnico concernenti la possibilità di esecuzione della modifica, il nulla osta può essere sostituito da una relazione tecnica, firmata da persona a ciò abilitata, che attesti la possibilità d’esecuzione della modifica in questione. In tale caso deve essere eseguita una visita e prova presso l’ufficio della Direzione generale della M.C.T.C. competente in base alla sede della ditta esecutrice dei lavori, al fine di accertare quanto attestato dalla relazione predetta, prima che venga eseguita la modifica richiesta.
3. L’aggiornamento dei dati interessati dalla modifica viene eseguito dall’ufficio provinciale della Direzione generale della M,C,T.C. cui sia esibito il certificato d’approvazione definitivo della modifica eseguita, oppure dall’ufficio provinciale della Direzione generale della M.C.T.C. che ha proceduto all’ultima visita e prova con esito favorevole, Tale aggiornamento ha luogo mediante l’emissione di un duplicato della carta di circolazione, i cui dati vanno variati o integrati conseguentemente alla modifica approvata.
4. La Direzione generale della M.C.T.C. definisce le competenze dei propri uffici periferici, tenuto anche conto della necessità di distribuzione dei carichi di lavoro e delle possibilità operative degli uffici stessi, nonché delle particolari collocazioni territoriali delle ditte costruttrici o trasformatrici.
----------------------------fine--------------------------
Ringraziamenti vanno rivolti all'Ing. Silvano Robur per queste preziosissime informazioni.
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-----------------Il testo, Richiesta di conversione ---------------------------
Sig. ................................................
.......................................................
.......................................................
Spett.le
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LETTERA RACCOMANDATA APERTA A.R.
Oggetto : Richiesta nullaosta per conversione veicolo a motorizzazione elettrica.
Il sottoscritto ...........................................................................................................
................................................................................................................................................
................................................................................................................................................
proprietario del veicolo marca .............. tipo ................. modello ...............targato ...............
chiede
ai sensi art.236, comma secondo, D.P.R. 495/1992, lettere a), b), c), h), l), m), il nulla osta ad eseguire tutte quelle modifiche richieste, nessuna esclusa, per la sostituzione del motore endotermico con un motore elettrico e l'alloggiamento delle batterie al litio - polimeri.
Qualora entro 30 gg dalla formulazione della presente istanza venga omessa la risposta per motivi diversi da quelli di ordine tecnico si darà luogo all'intervento di conversione previa relazione tecnica redatta da persona abilitata e contestuale accertamento presso la locale sede della Direzione Generale della M.C.T.C. così come previsto dal penultimo capoverso del medesimo comma secondo.
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Qui di seguito lo stralcio della norma.
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Modifica delle caratteristiche costruttive dei veicoli in circolazione e aggiornamento della carta di circolazione. (art.236, D.P.R. 495/1992)
1. Ogni modifica alle caratteristiche costruttive o funzionali, tra quelle indicate nell’appendice V al presente titolo ed individuate con decreto del Ministero dei trasporti e della navigazione - Direzione generale della M.C.T.C., o che determini la trasformazione o la sostituzione del telaio, comporta la visita e prova del veicolo interessato presso l’ufficio della Direzione generale della M.C.T.C. competente in relazione alla sede della ditta che ha proceduto alla modifica. Quando quest’ultima è effettuata da più ditte, senza che per ogni stadio dei lavori eseguiti venga richiesto il rilascio di un certificato di approvarione, l’ufficio della Direzione generale della M.C.T.C. competente per la visita e prova è quello nel cui territorio di competenza ha sede la ditta che ha operato l’ultimo intervento in materia. In tale caso la certificazinne dei lavori deve essere costituita dal complesso di tutte le certificazioni, ciascuna redatta dalla ditta di volta in volta interessata dai diversi stadi, con firma del legale rappresentante autenticata nei modi di legge.2. Ogni modifica riguardante uno dei seguenti elementi:
a) la massa complessiva massima;
b) la massa massima rimorchiabile;
c) le masse massime sugli assi;
d) il numero di assi;
e) gli interassi;
I) le carreggiate;
g) gli sbalzi;
h) il telaio anche se realizzato con una struttura portante o equivalente;
i) l’impianto frenante o i suoi dementi costitutivi;
l) la potenza massima del motore;
m) il collegamento del motore alla struttura del veicolo
è subordinata al rilascio, da parte della cosa costruttrice del veicolo, di apposito nulla osta, salvo diverse o ulteriori prescrizioni della casa stessa. Qualora tale rilascio non avvenga per motivi diversi da quelli di ordine tecnico concernenti la possibilità di esecuzione della modifica, il nulla osta può essere sostituito da una relazione tecnica, firmata da persona a ciò abilitata, che attesti la possibilità d’esecuzione della modifica in questione. In tale caso deve essere eseguita una visita e prova presso l’ufficio della Direzione generale della M.C.T.C. competente in base alla sede della ditta esecutrice dei lavori, al fine di accertare quanto attestato dalla relazione predetta, prima che venga eseguita la modifica richiesta.
3. L’aggiornamento dei dati interessati dalla modifica viene eseguito dall’ufficio provinciale della Direzione generale della M,C,T.C. cui sia esibito il certificato d’approvazione definitivo della modifica eseguita, oppure dall’ufficio provinciale della Direzione generale della M.C.T.C. che ha proceduto all’ultima visita e prova con esito favorevole, Tale aggiornamento ha luogo mediante l’emissione di un duplicato della carta di circolazione, i cui dati vanno variati o integrati conseguentemente alla modifica approvata.
4. La Direzione generale della M.C.T.C. definisce le competenze dei propri uffici periferici, tenuto anche conto della necessità di distribuzione dei carichi di lavoro e delle possibilità operative degli uffici stessi, nonché delle particolari collocazioni territoriali delle ditte costruttrici o trasformatrici.
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Ringraziamenti vanno rivolti all'Ing. Silvano Robur per queste preziosissime informazioni.
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USA. Investimenti di 90 milioni di dollari in tecnologia avanzata e la ricerca sulla geotermia
Il Department of Energy (DOE) ha diffuso il 19 Giugno un comunicato di un annuncio di finanziamento (FOA) per un massimo di 90 milioni US$ in quattro anni per far progredire la ricerca, lo sviluppo e la dimostrazione della tecnologia per la generazione geotermica (eere.energy.gov/geothermal ) che sfrutta la terra per estratte energia dal calore delle acque e dalle rocce calde. Il FOA deve risolvere la necessità di ricerca di ulteriori tecniche, di una maggiore comprensione sui sistemi geotermici (EGS) e di accelerare la tecnologia a un livello di disponibilità commerciale.
Andy Karsner (Assistant Secretary of Energy Efficiency and Renewable Energy) ha affermato che: "L'energia geotermica è una, fonte di energia rinnovabile pulita, affidabile, scalabile e questi progetti sulla geotermia aiuteranno gli Stati Uniti utilizzare fonti di calore domestico che in precedenza erano fuori dalla portata, ridurre le emissioni di gas serra e migliorare la nostra sicurezza energetica."
Secondo un recente studio del Massachusetts Institute of Technology (MIT) EGS rappresenta una grande risorsa locale che, con investimenti ragionevoli in ricerca e sviluppo (R&S), potrebbe fornire gli Stati Uniti a 100.000 megawatt a costi competivi di energia elettrica con capacità di generazione entro il 2050 del 20 per cento della attuale generazione di energia elettrica.
Per raggiungere tali obiettivi, questo FOA affronterà due settori:
-Tecnologie componente di R&S: Il progetti di R&S ai sensi del presente argomento si riunirà la R&S esigenze individuate nella DOE's EGS Tecnologia Rapporto di valutazione della Commissione (2008). Progetti riguarderanno aspetti di ingegneria per creare serbatoi, gestione, utilizzo e ad alte temperature fino a 300 C° e a grande profondità , 10.000 metri.
-Dimostrazioni sistema: I progetti ai sensi del presente argomento consentirà la verifica e la validazione delle tecniche di stimolazione per migliorare la produttività dei pozzi aumentando anche la inter-connettività nei campi geotermici esistenti.
Qui
The Heat Beneath Our Feet
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Andy Karsner (Assistant Secretary of Energy Efficiency and Renewable Energy) ha affermato che: "L'energia geotermica è una, fonte di energia rinnovabile pulita, affidabile, scalabile e questi progetti sulla geotermia aiuteranno gli Stati Uniti utilizzare fonti di calore domestico che in precedenza erano fuori dalla portata, ridurre le emissioni di gas serra e migliorare la nostra sicurezza energetica."
Secondo un recente studio del Massachusetts Institute of Technology (MIT) EGS rappresenta una grande risorsa locale che, con investimenti ragionevoli in ricerca e sviluppo (R&S), potrebbe fornire gli Stati Uniti a 100.000 megawatt a costi competivi di energia elettrica con capacità di generazione entro il 2050 del 20 per cento della attuale generazione di energia elettrica.
Per raggiungere tali obiettivi, questo FOA affronterà due settori:
-Tecnologie componente di R&S: Il progetti di R&S ai sensi del presente argomento si riunirà la R&S esigenze individuate nella DOE's EGS Tecnologia Rapporto di valutazione della Commissione (2008). Progetti riguarderanno aspetti di ingegneria per creare serbatoi, gestione, utilizzo e ad alte temperature fino a 300 C° e a grande profondità , 10.000 metri.
-Dimostrazioni sistema: I progetti ai sensi del presente argomento consentirà la verifica e la validazione delle tecniche di stimolazione per migliorare la produttività dei pozzi aumentando anche la inter-connettività nei campi geotermici esistenti.
Qui
The Heat Beneath Our Feet
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lunedì 23 giugno 2008
Caro petrolio
Cosa abbiamo fatto di male per essere presi in giro così? Forse perchè siamo andati alle urne a votarli? Solo all'ultimo tuffo affrontano il problema alla radice: "il fatto che il petrolio non è una risorsa inesauribile", "riduzione dei consumi energetici", "trasporti più sostenibili con le auto elettriche".
Tutto l'articolo qui
I capi di Stato e di governo dell'Ue hanno discusso a lungo, in apertura del Consiglio europeo nel pomeriggio del 18 Giugno a Bruxelles, della drammatica progressione del prezzo del petrolio, e non hanno escluso, tra l'altro, la possibilità di intervenire con un congelamento dell'Iva sui carburanti, se questi dovessero continuare a rincarare oltrepassando una certa soglia, secondo la proposta lanciata dal presidente francese Nicolas Sarkozy. Lo ha riferito, stasera a Bruxelles, il ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner, uscendo a incontrare i cronisti dopo aver assistito alla prima parte della riunione dei leader dei Ventisette. "I capi di Stato e di governo - ha riferito Kouchner - hanno discusso della crisi finanziaria... Hanno cercato di capire, senza trovare una risposta...perché infuria adesso, senza che vi siano stati cambiamenti, per esempio nell'estrazione del greggio, che possano spiegarla. E' un fenomeno senza precedenti", secondo il ministro francese, perché in altre occasioni un'instabilità dei mercati di queste proporzioni aveva cause individuabili. "E' come se ci fosse stata una guerra, o un disastro naturale", ha osservato. "E' stato evocato il fatto che il petrolio non è una risorsa inesauribile, e alcuni leader hanno proposto che la Commissione europea vari un piano di riduzione ordinata dei consumi energetici", oppure che vi siano "interventi mirati a sostegno delle fasce più deboli e delle categorie più colpite dall'aumento dei prezzi", come le misure d'urgenza proposte dall'Esecutivo Ue per i pescatori, ed è stata evocata anche la necessità di "un cambio di abitudini", il ricorso a modi di trasporto come più sostenibili come "le auto elettriche".
Tutto l'articolo qui
domenica 22 giugno 2008
Colonnine di ricarica a Roma su Google e navigatori satellitari
Roma ha 11 colonnine di ricarica così distribuite:
1. in piazza Istria,
2. piazza Verdi,
3. via del Melone,
4. piazza Mastai,
5. via Appia Nuova,
6. Auditorium - Parco della Musica,
7. Ostia, vicino alle sede del XIII Municipio,
8. via dei Pontefici,
9. piazzale Aldo Moro,
10. piazza Cola di Rienzo,
11. Via Europa.
per un totale di altri 48 punti di ricarica.
Durante la sperimentazione il servizio sarà aperto a tutti i possessori di mezzi elettrici e la ricarica è gratuita.
E' possibile scaricare files per individuare la posizione su Google Earth, Tom Tom e Garmin ai seguenti indirizzi:
G.E. : http://www.aae.it/Colonnine Roma/Colonnine Roma.kml
TT: http://www.aae.it/Colonnine Roma/Colonnine Roma.ov2
segnalino per satellitare: http://www.aae.it/Colonnine Roma/Colonnine Roma.bmp
G.: http://www.aae.it/Colonnine Roma/Colonnine Roma.gpi
Sempre a Roma e' allo studio un progetto regionale di interventi che potrebbe prevedere finanziamenti fino a 500mila euro per incentivi all'acquisto di veicoli elettrici come biciclette a pedalata assistita, ciclomotori e motocicli elettrici a 2,3 e 4 ruote e autoveicoli commerciali.
Fonte: qui
Le colonnine di ricarica di Firenze sono qui
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Modena: contro gli incidenti una mobilità intelligente e sostenibile
Fra poco tempo Modena batterà Firenze in quanto a contributi.
Il Comune di Modena sta cercando di incentivare anche l'acquisto di veicoli elettrici attraverso l'erogazione di contributi. Tra il 2001 e il 2003 sono stati registrati 503 contributi e tra il 2004 il 2008 le richieste approvate sono salite a 2225, per una spesa complessiva di 700.000 euro. Nel 96% dei casi, si tratta di biciclette elettriche, acquistate da un vasto campione di utenti (anziani, lavoratori, donne, professionisti).
Fonte .romagnaoggi.it/
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Il Comune di Modena sta cercando di incentivare anche l'acquisto di veicoli elettrici attraverso l'erogazione di contributi. Tra il 2001 e il 2003 sono stati registrati 503 contributi e tra il 2004 il 2008 le richieste approvate sono salite a 2225, per una spesa complessiva di 700.000 euro. Nel 96% dei casi, si tratta di biciclette elettriche, acquistate da un vasto campione di utenti (anziani, lavoratori, donne, professionisti).
Fonte .romagnaoggi.it/
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sabato 21 giugno 2008
Sole e vento per muovere il Portogallo
Nella piana di Amaraleja, nel Portogallo sud-orientale, a un tiro di schioppo dalla cittadina di Moura, i muri bianchi non sono più il bersaglio preferito dei raggi solari. Una sequenza di torri che reggono grandi pannelli fotovoltaici, ognuno dei quali potrebbe ospitare in superficie un appartamento di 140 metri quadri, si alza con petulante regolarità dalla terra rossa e si ripete, postazione dopo postazione, per 2.500 volte. Il risultato è il più grande impianto di energia solare fotovoltaica del mondo, che la spagnola Acciona sta completando in questo fazzoletto di Europa con un investimento di 240 milioni di euro. Il collegamento con la rete elettrica portoghese è previsto per l'autunno. L'impianto avrà una capacità di 46 MWp, e produrrà 90 milioni di chilowatt-ora all'anno, in pratica i consumo di 30mila abitazioni portoghesi, nonché il 30% di quanto il Portogallo vuole raggiungere in termini di solare fotovoltaico. Le enigmatiche superfici di silicio che fissano il sole sembrano un messaggio lanciato dalla Terra verso mondi lontani. Ma a scendere dal cielo in elicottero, in una chiara giornata di inizio estate, è stato il segretario americano all'Energia, Samuel Bodman, che non poteva, in un'epoca di quotazioni stellari del petrolio, non mettere piede nel sito di Amaraleja, ormai considerato un benchmark mondiale delle energie rinnovabili. Anche se l'interesse di Bodman, in tema di efficienza energetica, va soprattutto a un altro dei fiori all'occhiello del Portogallo: «Anche l'America – dice Bodman – ha lavorato duro sulle energie rinnovabili. Questo è il futuro dell'energia. Offriremo al Portogallo di lavorare insieme, in particolare nelle energie prodotte dalle onde, un aspetto nel quale credo che Lisbona primeggi nel mondo. Siamo molto interessati a questo, e proporremo ai nostri laboratori delle energie rinnovabili una visita degli impianti portoghesi».... «Il nucleare non è una priorità – taglia corto il ministro dell'Economia e dell'Innovazione, Manuel Pinho – Dobbiamo ridurre la dipendenza da petrolio e gas, il costo dell'inazione è altissimo, e non possiamo aspettare il nucleare di quarta generazione. Chi si posiziona nella nuova rivoluzione industriale delle energie rinnovabili ha enormi vantaggi in termini di innovazione, investimento, nuovi posti di lavoro. La lezione che ho tratto è che queste cose possono avvenire molto più rapidamente di quanto noi immaginiamo».
I NUMERI VERDI
45%Consumi da fonti rinnovabili. Il Portogallo punta a uno degli obiettivi più ambiziosi, in termini di efficienza energetica, tra i Paesi dell'Unione europea: coprire entro il 2010 il 45% del totale dei consumi di energia elettrica attraverso il ricorso alle fonti rinnovabili, in particolare idroelettrico ed eolico. Attualmente, la quota di consumi elettrici soddisfatti con fonti rinnovabili arriva già al 42% del totale14 miliardi Investimenti totali Nel periodo 2007-2012, il Portogallo prevede di investire in totale più di 14 miliardi di euro nel settore energetico. 4,3 miliardi di euro riguardano progetti legati all'energia eolica. È invece di 2,6 miliardi la previsione di investimento relativa all'idroelettrico, in particolare la costruzione di nuove dighe. Due miliardi la spesa per solare, biomasse, biogas, onde marine4.800 Megawatt Nel 2005 il Portogallo utilizzava solo il 46% del potenziale idroelettrico nazionale, laddove la media delle principali nazioni europee è del 70 per cento. L'irregolarità dell' eolico ha spinto il Governo a puntare al rafforzamento dell'idroelettrico, con 18 progetti lanciati in due anni che permetteranno di aumentare del 50% l'attuale capacità di 4.800 MW entro il 2015.
Fonte: Il sole 24 ore del 10 Giugno 2008
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I NUMERI VERDI
45%Consumi da fonti rinnovabili. Il Portogallo punta a uno degli obiettivi più ambiziosi, in termini di efficienza energetica, tra i Paesi dell'Unione europea: coprire entro il 2010 il 45% del totale dei consumi di energia elettrica attraverso il ricorso alle fonti rinnovabili, in particolare idroelettrico ed eolico. Attualmente, la quota di consumi elettrici soddisfatti con fonti rinnovabili arriva già al 42% del totale14 miliardi Investimenti totali Nel periodo 2007-2012, il Portogallo prevede di investire in totale più di 14 miliardi di euro nel settore energetico. 4,3 miliardi di euro riguardano progetti legati all'energia eolica. È invece di 2,6 miliardi la previsione di investimento relativa all'idroelettrico, in particolare la costruzione di nuove dighe. Due miliardi la spesa per solare, biomasse, biogas, onde marine4.800 Megawatt Nel 2005 il Portogallo utilizzava solo il 46% del potenziale idroelettrico nazionale, laddove la media delle principali nazioni europee è del 70 per cento. L'irregolarità dell' eolico ha spinto il Governo a puntare al rafforzamento dell'idroelettrico, con 18 progetti lanciati in due anni che permetteranno di aumentare del 50% l'attuale capacità di 4.800 MW entro il 2015.
Fonte: Il sole 24 ore del 10 Giugno 2008
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venerdì 20 giugno 2008
Va sott’acqua il “granaio d’America”
Le acque del Mississippi non concedono tregua all’Iowa e riportano alla mente l’incubo dell’uragano Katrina. Dopo le alluvioni dei giorni scorsi che hanno provocato la morte di almeno cinque persone nel solo «Granaio d’America», lasciandone 38 mila senza tetto, si aggiunge ora il rischio che il grande fiume possa straripare nella parte sud-orientale della stessa regione. Le autorità federali hanno individuato almeno 27 «punti deboli» tra Iowa e Stati confinanti e se le piogge dovessero continuare con la stessa insistenza dei giorni scorsi - come dicono le previsioni - risulterebbero del tutto inutili le misure di emergenza adottate da volontari, uomini del Genio militare e della Guardia Nazionale.
Milioni di sacchetti pieni di sabbia sono stati usati per rafforzare gli argini anche in Illinois e Missouri, ma in sei «punti critici» le acque hanno già superato il limite massimo allagando le zone circostanti. Il ponte che collega l’Iowa all’Illinois è stato chiuso, così come strade statali e provinciali, mentre la Highway 34 potrebbe essere chiusa in alcuni tratti «perché nelle prossime ore - dicono le autorità - potrebbe finire sotto tre metri d’acqua». Il timore è che possa ripetersi l’emergenza che ha interessato qualche giorno fa la parte settentrionale del «Granaio d’America», in particolare la regione compresa tra la capitale Des Moines e Cedar Rapids, colpita dalla peggiore alluvione degli ultimi 15 anni.
In cinque giorni sono state evacuate 40 mila persone, sono andati distrutti abitazioni, scuole e interi campi agricoli, mentre ad Iowa City sono oltre 5 mila gli sfollati del campus universitario. Sul posto sono già arrivati 4 mila uomini della Guardia Nazionale, mentre 2900 volontari della Croce Rossa hanno distribuito 200 mila pasti ai cittadini senza tetto. Già 12 mila richieste di aiuto sono state inoltrate al governo federale dalle famiglie del Midwest, e Washington ha risposto inviando 3,6 milioni di dollari in fondi straordinari. «Stiamo prendendo tutte le necessarie precauzioni, ma l’emergenza non è terminata», avverte il governatore dell’Iowa Chet Culver, secondo cui nella sola Cedar Rapids i danni ammontano a circa un miliardo di dollari.
Secondo l’Agenzia federale per l’Emergenza ambientale, i cittadini colpiti dall’alluvione potrebbero essere in tutto undici milioni, mentre dal 6 giugno nei sei Stati dove si è abbattuta l’ondata di maltempo i morti sono ventidue, 85 i feriti. Quattro persone sono morte e una quarantina sono rimaste ferite in seguito ai danni provocati da un tornado che ha colpito un campo di boy scout in Iowa. Danni ingenti anche in Wisconsin, Kansas e Oklahoma. Nel Midwest è piombato lo spettro di Katrina, l’uragano che nel 2005 sommerse New Orleans. Anche se in quel caso la portata catastrofica è stata ben più ampia - oltre 1600 vittime -, la situazione di questi giorni non è da sottovalutare, avvertono gli esperti.
Oggi è sommerso dalle acque il 16% del terreno agricolo dell’Iowa, considerato il granaio d’America, e sono andati persi 810 mila ettari di soia e 530 mila ettari di mais. Un altro duro colpo per il sistema agroalimentare mondiale.
Nascono intanto le prime polemiche sulla velocità dei soccorsi, alle quali risponderà il presidente George W. Bush il cui arrivo nelle zone colpite è previsto per domani. Nei giorni scorsi invece, in piena campagna elettorale, il candidato democratico Barack Obama si è recato in Illinois per dare una mano alla popolazione locale; il gesto è stato apprezzato dai suoi sostenitori e dalla gente del posto, ma non dal rivale John McCain che lo ha definito «pura propaganda».
Fonte La Stampa
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Milioni di sacchetti pieni di sabbia sono stati usati per rafforzare gli argini anche in Illinois e Missouri, ma in sei «punti critici» le acque hanno già superato il limite massimo allagando le zone circostanti. Il ponte che collega l’Iowa all’Illinois è stato chiuso, così come strade statali e provinciali, mentre la Highway 34 potrebbe essere chiusa in alcuni tratti «perché nelle prossime ore - dicono le autorità - potrebbe finire sotto tre metri d’acqua». Il timore è che possa ripetersi l’emergenza che ha interessato qualche giorno fa la parte settentrionale del «Granaio d’America», in particolare la regione compresa tra la capitale Des Moines e Cedar Rapids, colpita dalla peggiore alluvione degli ultimi 15 anni.
In cinque giorni sono state evacuate 40 mila persone, sono andati distrutti abitazioni, scuole e interi campi agricoli, mentre ad Iowa City sono oltre 5 mila gli sfollati del campus universitario. Sul posto sono già arrivati 4 mila uomini della Guardia Nazionale, mentre 2900 volontari della Croce Rossa hanno distribuito 200 mila pasti ai cittadini senza tetto. Già 12 mila richieste di aiuto sono state inoltrate al governo federale dalle famiglie del Midwest, e Washington ha risposto inviando 3,6 milioni di dollari in fondi straordinari. «Stiamo prendendo tutte le necessarie precauzioni, ma l’emergenza non è terminata», avverte il governatore dell’Iowa Chet Culver, secondo cui nella sola Cedar Rapids i danni ammontano a circa un miliardo di dollari.
Secondo l’Agenzia federale per l’Emergenza ambientale, i cittadini colpiti dall’alluvione potrebbero essere in tutto undici milioni, mentre dal 6 giugno nei sei Stati dove si è abbattuta l’ondata di maltempo i morti sono ventidue, 85 i feriti. Quattro persone sono morte e una quarantina sono rimaste ferite in seguito ai danni provocati da un tornado che ha colpito un campo di boy scout in Iowa. Danni ingenti anche in Wisconsin, Kansas e Oklahoma. Nel Midwest è piombato lo spettro di Katrina, l’uragano che nel 2005 sommerse New Orleans. Anche se in quel caso la portata catastrofica è stata ben più ampia - oltre 1600 vittime -, la situazione di questi giorni non è da sottovalutare, avvertono gli esperti.
Oggi è sommerso dalle acque il 16% del terreno agricolo dell’Iowa, considerato il granaio d’America, e sono andati persi 810 mila ettari di soia e 530 mila ettari di mais. Un altro duro colpo per il sistema agroalimentare mondiale.
Nascono intanto le prime polemiche sulla velocità dei soccorsi, alle quali risponderà il presidente George W. Bush il cui arrivo nelle zone colpite è previsto per domani. Nei giorni scorsi invece, in piena campagna elettorale, il candidato democratico Barack Obama si è recato in Illinois per dare una mano alla popolazione locale; il gesto è stato apprezzato dai suoi sostenitori e dalla gente del posto, ma non dal rivale John McCain che lo ha definito «pura propaganda».
Fonte La Stampa
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giovedì 19 giugno 2008
Quello «sporco lavoro » dello smantellamento degli impianti
Lo smantellamento degli impianti
Scorie nucleari, quel «lavoro sporco» ancora da fare 21 anni dopo
Pubblichiamo uno stralcio del libro «Il prezzo da pagare». In Italia lo smantellamento costa 4,3 miliardi di euro.
Fonte corriere.it
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Scorie nucleari, quel «lavoro sporco» ancora da fare 21 anni dopo
Pubblichiamo uno stralcio del libro «Il prezzo da pagare». In Italia lo smantellamento costa 4,3 miliardi di euro.
Come tutti gli impianti produttivi anche le centrali nucleari hanno un ciclo di vita, all'incirca sui quarant'anni, un periodo dopo il quale è necessario pensare alla loro sostituzione, e ai delicati problemi che presenta. A fine 2007 sul pianeta risultavano in esercizio 439 reattori, e di questi 167 si trovavano in Europa. Circa 119 impianti hanno invece già terminato la loro attività, e 78 sono localizzati nel Vecchio continente. Ecco perché il decommissioning è un'attività in piena crescita: secondo la World Nuclear Association, nei prossimi dodici anni si prevede che nel mondo si dovrà gestire lo smantellamento di circa 300 vecchi reattori, più o meno un centinaio ogni quattro anni, e una settantina di essi saranno europei. In Italia, a fine 2006, cioè diciannove anni dopo lo stop referendario, l'attività di effettivo smantellamento aveva interessato solo il 6% delle strutture, mentre la maggior parte delle spese era stata dedicata a mantenere in sicurezza l'esistente (...).
PERCEZIONE - L'opinione pubblica, insomma, non ha la percezione che buona parte del «lavoro sporco» rimanga ancora da fare (...). Nel caso italiano, inoltre, l'operazione diventa un costo secco per il consumatore, perché dovrà essere finanziata ad hoc. La stima più recente per il decommissioning nazionale è di circa 4,3 miliardi di euro, una cifra contenuta nell'ultimo piano industriale della Sogin, quello 2007-11. La data di conclusione delle bonifiche sarebbe il 2024, se fosse operativo il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Ma di qui ad allora andranno sciolti parecchi nodi. Primo fra tutti proprio quello delle scorie, visto che attualmente i rifiuti di seconda e terza categoria ammontano a circa 90 mila metri cubi.
SCORIE - Così distribuiti: 25 mila provengono dalle «vecchie» quattro centrali e dagli impianti di ricerca dove sono stati stoccati. Gli altri 65 mila arriveranno direttamente dall'attività di smantellamento. Tra tutte le scorie, quelle di terza categoria rappresentano il 5% del totale. Ma sono proprio loro a costituire il «nocciolo » del problema. «Terza categoria» significa infatti materiali ad alta attività, che non esistono in natura, come il plutonio, molto tossici e con un periodo di dimezzamento di diverse migliaia di anni (24 mila nel caso specifico). Pur variando dal 3 al 5% del totale, sono tuttavia responsabili del 95% della radioattività che viene emessa (...).
RIPROCESSAMENTO - Nell'aprile del 2007 la Sogin e la francese Areva hanno sottoscritto un contratto per il «riprocessamento» di 235 tonnellate del combustibile nucleare irraggiato ancora presente in Italia e in una domenica d'inverno, il 16 dicembre 2007, i primi vagoni ferroviari con le barre fino a quel momento depositate nell'impianto piacentino di Caorso si sono messi in viaggio per attraversare le Alpi. Per essere completate, le operazioni di trasferimento richiederanno complessivamente circa cinque anni, e dopo il trattamento a Le Hague i residui vetrificati dovranno prendere la direzione opposta per rientrare in Italia entro il 31 dicembre 2025. Il tutto secondo i termini di un'intesa che comporta per la Sogin e il contribuente italiano un esborso superiore a 250 milioni di euro, che comprende il trasporto, il trattamento e il condizionamento del combustibile delle ex centrali di Caorso (190 tonnellate), Trino Vercellese (32 tonnellate) e del Garigliano (13 tonnellate). Qualche anno prima era stato invece già inviato in Galles il combustibile della centrale di Latina, che funzionava con tecnologia britannica, e di parte di quello del Garigliano. Alla richiesta di maggiori dettagli relativi alla presenza a Sellafield di combustibile nucleare italiano – si dovrebbe trattare di 1.452 tonnellate di combustibile Magnox – la risposta ufficiale inglese è che molto di quel materiale è già stato «riprocessato», mentre una sua parte è ancora in attesa di trattamento. Le scorie, si aggiunge, torneranno in Italia in seguito agli accordi contrattuali, ma i particolari sul materiale radioattivo custodito a Sellafield sono considerati confidenziali e non possono essere rivelati.
DEPOSITO - Seguendo il programma in corso d'opera, dal trattamento delle scorie «francesi» e «inglesi» si ricaveranno invece dei rifiuti vetrificati che dovranno essere collocati nel futuro, incognito, deposito nazionale. A individuarne la localizzazione sarà il ministero dello Sviluppo, che dovrà pur sempre tenere conto della posizione delle Regioni. Un gruppo di lavoro misto si è messo al lavoro a marzo 2008, e si è dato sei mesi per individuare il modo di realizzare lo stoccaggio. Il deposito dovrà ospitare non solo i materiali radioattivi di uso medico e industriale, ma anche i rifiuti di seconda categoria, e «temporaneamente » anche quelli di terza categoria. Un eufemismo per dire «a tempo indeterminato», in attesa cioè che gli sviluppi scientifici mondiali consentano di individuare soluzioni adatte (...). Malgrado i propositi di accelerazione rispetto al più recente passato, secondo le stime della Sogin le attività di decontaminazione e smantellamento delle centrali, e di bonifica finale dei siti che ospitano gli impianti, a Trino Vercellese finirebbero completamente entro il 2013. Bosco Marengo (produzione delle barre di combustibili) dovrebbe chiudere entro il 2009. Mentre al 2011 Caorso sarà smantellata al 40%, Saluggia (impianto Eurex di riprocessamento) al 35%, Trisaia (Itrec, riprocessamento) al 30%, Casaccia (laboratorio Opec, impianto plutonio) al 25%, Garigliano al 20% e Latina al 10% (...).
Fonte corriere.it
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Nucleare: 1200 docenti e ricercatori, no a rilancio
1200 'ambentalisti irresposabili' (ironicamente parlando) fuori dal coro.
Qui
Nucleare: 1200 docenti e ricercatori a governo, no rilancio
Oltre milleduecento tra docenti universitari e ricercatori, sottoscrittori dell'appello sulle scelte energetiche per il futuro dell'Italia promosso nel mese di marzo scorso dal prof. Vincenzo Balzani dell'Universita' di Bologna, hanno ora trasformato i contenuti delle loro riflessioni in una lettera aperta inviata oggi al premier Berlusconi, al ministro dello Sviluppo Economico Scajola ed a quello dell'Istruzione, Universita' e Ricerca Gelmini, alla vigilia della discussione del governo sulle centrali nucleari.
I sottoscrittori, in sintesi, sottolineano che "il sole e' la piu' grande risorsa energetica del nostro pianeta" e affermano che il nucleare e' "un pericoloso fardello sulle spalle delle prossime generazioni". Nella lettera aperta al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si legge che "uno dei problemi piu' delicati e piu' difficili che il nostro Paese ha oggi di fronte e' quello dell'energia; le decisioni che verranno prese a questo riguardo condizioneranno non solo la nostra vita, ma ancor piu' quella dei nostri figli e dei nostri nipoti. Per prendere decisioni sagge su un tema cosi' complesso e' necessaria una forte collaborazione fra scienza e politica" L'appello, sottoscritto come detto da piu' di milleduecento docenti e ricercatori, sottolinea l'urgenza che nel Paese aumenti la consapevolezza riguardo la gravita' della crisi energetica e climatica, insiste sulla necessita' del risparmio e di un uso piu' efficiente dell'energia ed esorta il governo a sviluppare l'uso delle energie rinnovabili ed in particolare dell'energia solare. "A nostro parere - scrivono ancora - l'opzione nucleare non puo' essere considerata la soluzione del problema energetico per molti motivi: necessita' di enormi finanziamenti pubblici, insicurezza intrinseca della filiera tecnologica, difficolta' a reperire depositi sicuri per le scorie radioattive, stretta connessione tra nucleare civile e militare, possibile bersaglio per attacchi terroristici, aumento delle disuguaglianze tra paesi tecnologicamente avanzati e paesi poveri, scarsita' di combustibili nucleari. La piu' grande risorsa energetica del nostro pianeta e' il Sole, una fonte che durera' per 4 miliardi di anni, una stazione di servizio sempre aperta che invia su tutti i luoghi della Terra un'immensa quantita' di energia, 10.000 volte quella che l'umanita' intera consuma. Sviluppare l'uso dell'energia solare e delle altre energie rinnovabili significa guardare lontano, che e' la qualita' distintiva dei veri statisti. E' un guardare lontano nel tempo, perche' getta le basi per un positivo sviluppo tecnologico, industriale ed occupazionale del nostro Paese, senza porre pericolosi fardelli sulle spalle delle prossime generazioni. E' un guardare lontano nel mondo, perche', a differenza dei combustibili fossili e dell'uranio, l'energia solare e le altre energie rinnovabili sono presenti in ogni luogo della Terra e, quindi, il loro sviluppo contribuira' al superamento delle disuguaglianze e al consolidamento della pace.
Saremo ben lieti - concludono gli scienziati - di mettere a disposizione le nostre competenze per discutere il problema energetico in modo approfondito nelle sedi opportune".
Del comitato promotore fanno parte Vincenzo Balzani (presidente), Universita' di Bologna; Vincenzo Aquilanti, Universita' di Perugia; Nicola Armaroli, Consiglio Nazionale delle Ricerche di Bologna; Ugo Bardi, Universita' di Firenze; Salvatore Califano, Universita' di Firenze; Sebastiano Campagna, Universita' di Messina; Luigi Fabbrizzi, Universita' di Pavia; Michele Floriano, Universita' di Palermo; Giovanni Giacometti, Universita' di Padova; Elio Giamello, Universita' di Torino; Giuseppe Grazzini, Universita' di Firenze; Francesco Lelj Garolla, Universita' della Basilicata; Luigi Mandolini, Universita' La Sapienza, Roma; Giovanni Natile e Giorgio Nebbia, Universita' di Bari; Gianfranco Pacchioni, Universita' Milano-Bicocca; Paolo Rognini, Universita' di Pisa; Renzo Rosei, Universita' di Trieste; Franco Scandola, Universita' di Ferrara; Rocco Ungaro, Universita' di Parma.
Qui
mercoledì 18 giugno 2008
Quanto sono indipendenti gli eco-scettici?
Lo scetticismo ambientale nega la gravità dei problemi ambientali e chi lo propugna e lo propaga vanta la sua indipendenza politica e la sua imparzialità rispetto alla “scienza spazzatura” ed ai catastrofisti del global warming, accusando gli ambientalisti di essere la punta avanzata di un complotto mondiale volto a bloccare la crescita economica e lo sviluppo illimitato. Ma gli eco-scettici sono davvero così “indipendenti” e puri politicamente? Lo studio “The organisation of denial: Conservative think tanks and environmental scepticism” , pubblicato da Environmental Politics, svela una realtà molto meno “pura” ed indipendente prendendo in esame 141 libri eco-scettici pubblicati in lingua inglese tra il 1972 e il 2005.
Nello studio si legge: «Abbiamo scoperto che oltre il 92% di questi libri, la maggior parte pubblicati negli Stati Uniti a partire dal 1992, sono legati a think tank conservatori (Ctts), coinvolti nell’environmental scepticism. Concludiamo che lo scetticismo è una tattica di una elite per orientare il movimento destinato a combattere l’ambientalismo e che il successo di questa tattica ha contribuito a indebolire l’impegno Usa per la tutela ambientale».
Il legame tra molti autori eco-scettici ed i repubblicani americani ed i gruppi conservatori mondiali era già noto, ma lo studio è il primo a fornire un’analisi quantitativa di questo rapporto. In America come da noi in Italia (e in Toscana, basta scorrere le pagine dei quotidiani locali…) i mezzi di informazione “nazional-popolare” spesso presentano gli eco-scettici come esperti indipendenti, nonostante il loro evidente collegamento con le campagne di alcuni settori economici ed industriali per delegittimare gli studi scientifici ambientali, soprattutto quelli che riguardano il cambiamento climatico.
Secondo Peter Jacques, un professore della università della Central Florida, esperto di politiche ambientali e co-autore dello studio, «Un sacco di scettici possono anche dire di essere voci indipendenti, ma è chiaro che c’è un’organizzazione dietro i discorsi degli scettici. Se non fosse per i think tank conservatori, non avremmo questa discussione e non saremmo appesi a discutere della questione se il cambiamento climatico sia reale».
L’analisi trentennale dei 141 libri eco-scettici prende in considerazione se ognuno degli autori sia “affiliato” a gruppi di pressione conservatori, se sia stata l’organizzazione antiambientalista a pubblicare direttamente il libro e se l’autore, prima o dopo la pubblicazione del libro, abbia avuto rapporti di collaborazione con l’organizzazione, se abbia scritto articoli per loro o svolto conferenze e ricevuto patrocini dai think tank e dalle associazioni environmental skeptics.
«Il movimento conservatore Usa – spiega Riley Dunlap, un sociologo dell’Oklaoma State università e co-autore dello studio – ha fatto una forte opposizione alla legislazione ambientale fin dall’Earth summit del 1992 di Rio de Janeiro. Negli anni, visto che il movimento è riuscito a minare la credibilità di molte questioni ambientali, il diritto non è più neutro, obiettivamente scientifico, ma è solo liberale o conservatore, e questa è una tendenza spiacevole».
Naturalmente molti eco-scettici affermano che i loro pareri non hanno nulla a che vedere con la loro appartenenza a think tank o al loro lavoro per le industrie. Ma Ben Block, del Worldwatch Institute, riporta l’esempio di Ronald Bailey, un corrispondete della ExxonMobil-funded Reason Fundation e che ha lavorato anche per il conservatore Competitive enterprise institute, che di recente ha rivisto le sue posizioni di negazione del cambiamento climatico. Nell’articolo “Confessionof an alleged ExxonMobil whore”, Bailey spiega che il suo originale eco-scetticismo era dovuto all’analisi di dati sulla temperatura incoerenti: «Mi sono state passate informazioni errate durante pranzi costosi».
Gli autori dello studio sottolineano che gli eco-scettici hanno tutto il diritto di esprimere i loro pareri, ma le dichiarazioni provenienti da esperti che sostengono e sono sostenuti da think tank conservatori non dovrebbero essere considerate alla pari con risultati scientifici che sono stati controllati attraverso un processo di accurato esame e revisione. «Vogliamo sentire una cacofonia di voci politiche e pubbliche – spiega Jacques – Se non riusciamo ad entrare dentro i problemi, se non riusciamo a valutare le varie voci, non riusciamo a valutarne il merito della loro credibilità».
greenreport.it
Lo studio è qui:
The organisation of denial: Conservative think tanks and environmental scepticism
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Nello studio si legge: «Abbiamo scoperto che oltre il 92% di questi libri, la maggior parte pubblicati negli Stati Uniti a partire dal 1992, sono legati a think tank conservatori (Ctts), coinvolti nell’environmental scepticism. Concludiamo che lo scetticismo è una tattica di una elite per orientare il movimento destinato a combattere l’ambientalismo e che il successo di questa tattica ha contribuito a indebolire l’impegno Usa per la tutela ambientale».
Il legame tra molti autori eco-scettici ed i repubblicani americani ed i gruppi conservatori mondiali era già noto, ma lo studio è il primo a fornire un’analisi quantitativa di questo rapporto. In America come da noi in Italia (e in Toscana, basta scorrere le pagine dei quotidiani locali…) i mezzi di informazione “nazional-popolare” spesso presentano gli eco-scettici come esperti indipendenti, nonostante il loro evidente collegamento con le campagne di alcuni settori economici ed industriali per delegittimare gli studi scientifici ambientali, soprattutto quelli che riguardano il cambiamento climatico.
Secondo Peter Jacques, un professore della università della Central Florida, esperto di politiche ambientali e co-autore dello studio, «Un sacco di scettici possono anche dire di essere voci indipendenti, ma è chiaro che c’è un’organizzazione dietro i discorsi degli scettici. Se non fosse per i think tank conservatori, non avremmo questa discussione e non saremmo appesi a discutere della questione se il cambiamento climatico sia reale».
L’analisi trentennale dei 141 libri eco-scettici prende in considerazione se ognuno degli autori sia “affiliato” a gruppi di pressione conservatori, se sia stata l’organizzazione antiambientalista a pubblicare direttamente il libro e se l’autore, prima o dopo la pubblicazione del libro, abbia avuto rapporti di collaborazione con l’organizzazione, se abbia scritto articoli per loro o svolto conferenze e ricevuto patrocini dai think tank e dalle associazioni environmental skeptics.
«Il movimento conservatore Usa – spiega Riley Dunlap, un sociologo dell’Oklaoma State università e co-autore dello studio – ha fatto una forte opposizione alla legislazione ambientale fin dall’Earth summit del 1992 di Rio de Janeiro. Negli anni, visto che il movimento è riuscito a minare la credibilità di molte questioni ambientali, il diritto non è più neutro, obiettivamente scientifico, ma è solo liberale o conservatore, e questa è una tendenza spiacevole».
Naturalmente molti eco-scettici affermano che i loro pareri non hanno nulla a che vedere con la loro appartenenza a think tank o al loro lavoro per le industrie. Ma Ben Block, del Worldwatch Institute, riporta l’esempio di Ronald Bailey, un corrispondete della ExxonMobil-funded Reason Fundation e che ha lavorato anche per il conservatore Competitive enterprise institute, che di recente ha rivisto le sue posizioni di negazione del cambiamento climatico. Nell’articolo “Confessionof an alleged ExxonMobil whore”, Bailey spiega che il suo originale eco-scetticismo era dovuto all’analisi di dati sulla temperatura incoerenti: «Mi sono state passate informazioni errate durante pranzi costosi».
Gli autori dello studio sottolineano che gli eco-scettici hanno tutto il diritto di esprimere i loro pareri, ma le dichiarazioni provenienti da esperti che sostengono e sono sostenuti da think tank conservatori non dovrebbero essere considerate alla pari con risultati scientifici che sono stati controllati attraverso un processo di accurato esame e revisione. «Vogliamo sentire una cacofonia di voci politiche e pubbliche – spiega Jacques – Se non riusciamo ad entrare dentro i problemi, se non riusciamo a valutare le varie voci, non riusciamo a valutarne il merito della loro credibilità».
greenreport.it
Lo studio è qui:
The organisation of denial: Conservative think tanks and environmental scepticism
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martedì 17 giugno 2008
Joint venture tra Bosch e Samsung per batterie al litio
La tedesca Bosch si allea con la sudcoreana Samsung sulla produzione di batterie agli ioni di litio destinate alle auto a propulsione ibrida, quelle che combinano un motore elettrico a un tradizionale propulsore a scoppio per ottimizzare il contenimento dei consumi. Verrà creata una joint-venture battezzata SB LiMotive e sarà controllata dei due gruppi alla pari, secondo quanto annunciato mediante un comunicato congiunto. Samsung produce già batterie agli ioni di litio per computer portatili, cellulari e apparecchiature elettroniche mobili. Bosch è uno dei maggiori fornitori mondiali di componentistica elettronica per l'auto. L'operazione è soggetta a via libera da parte delle autorità antitrust. Oggi Toyota ha riferito di trovarsi in difficoltà a tener dietro alla forte domanda di auto ibride, esplosa a causa dei rincari dei carburanti, proprio a causa delle difficoltà di procurarsi batterie a sufficienza.
Fonte qn.quotidiano.net
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Fonte qn.quotidiano.net
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Accordo per le elettriche Mitsubishi e Psa
La notizia non è ancora stata ufficialmente confermata dalle due aziende, ma secondo la stampa giapponese Mitsubishi e il gruppo Psa (Peugeot-Citroën) starebbero per annunciare un accordo nel settore delle auto elettriche. L'intesa riguarderebbe inizialmente la fornitura di tecnologie e di una nuova generazione di batterie agli ioni di litio da parte della Mitsubishi, ma potrebbe presto essere estesa allo sviluppo congiunto di auto elettriche con la creazione di un'apposita joint-venture.
Fonte quattroruote.it
lunedì 16 giugno 2008
Benzina, benzina
I gestori dei distributori di carburante inglesi si sono accorti che le vendite di carburante sono drasticamente calate nel corso delle ultime settimane e gli ultimi dati sembrano indicare che la domanda di benzina in Gran Bretagna è crollata di circa il 20 per cento negli ultimi 12 mesi. Questa è una conferma dei dati provenienti dall'Italia dove i consumi sono scesi del 28% nel corso dei dodici mesi (vedere post - Non impedir lo suo fatale andare - ) .
Petrol sales fall 20pc as drivers feel the pinch
Fonte telegraph.co.uk
Petrol sales fall 20pc as drivers feel the pinch
Fonte telegraph.co.uk
domenica 15 giugno 2008
Dolly and Molly
America postpicco. Nel Tennessee due muli sostituiscono i trattori col motore a scoppio. Risparmio : 60 dollari al giorno. Prepariamoci!
npr.org
With Gas Costs Rising, Farmers Take to Mules
The local price for a gallon of gas is $3.87, so Tennessee farmer Danny Raymond is running his farm implements on mule power. Courtesy of Southern Standard
The Bryant Park Project, May 27, 2008 · Two Tennessee farmers have found an old-fashioned solution to the problem of high prices at the gas pump: They've hitched their farming equipment to two mules named Dolly and Molly. T.R. Raymond and his son Danny say it's a lot cheaper to fuel their mules than to fuel their tractors.
The Raymonds, who live in McMinnville, say they're not alone. "There's a lot of mule power around here," T.R. Raymond says. "When you get to where you can't afford the gas, you hook the mules up."
Their farm measures 40 acres, with 17 head of horses and about 20 cows.
To make the switch from gasoline to mule power, Danny Raymond had to teach the animals to pull the equipment. "It's time-consuming," he says. "They were a little nervous at first, but they adjusted real well."
Modern equipment doesn't translate automatically to older methods. The weights have to be shifted so that each animal pulls equally, for example. But the savings have been immediate. Gas in the area has been selling for $3.87 a gallon.
The mules don't ask nearly so much. "They just eat hay and a little sweet feed, a little shell corn," T.R. Raymond says. "You gotta rub around on them and talk to them, stay acquainted with them, where they know you."
With their return to mule power, the Raymonds figure they're saying at least $60 a day.
npr.org
sabato 14 giugno 2008
Non impedir lo suo fatale andare
Non impedir lo suo fatale andare: Vuolsi così colà dove si puote (Dante, La Divina Commedia- Inf. V)
Qui
Inflazione/ adoc: rincari carburanti, 8 milioni rinunciano all'auto e 2 milioni l'abbandonano definitivamente, 6 milioni la usano meno.
La corsa dei carburanti costringe otto milioni di italiani a rinunciare all'uso dell'auto "modificando radicalmente le proprie abitudini". Lo afferma in una nota il presidente dell'Adoc, Carlo Pileri, spiegando che due milioni sono gli automobilisti che hanno abbandonato definitivamente l'uso del mezzo a quattro ruote, mentre sei milioni sono quelli che hanno deciso di non mettersi alla guida più di una volta alla settimana. "Entro fine anno - prosegue Pileri - circa la metà degli automobilisti italiani userà la macchina sporadicamente". La riduzione dell'utilizzo dell'automobile, prosegue l'Adoc, è confermata dalla flessione del 28% registrata nel consumo di carburanti nel giro di un anno. Per l'organizzazione il costo del gasolio è aumentato nello stesso periodo del 38%, quello della benzina del 26,2%. L'incremento medio delle assicurazioni Rca è stato del 7%. Il calo dell'utilizzo dell'automobile, sottolinea Pileri, è "un dato da tenere in conto per modificare il regime assicurativo, favorendo la stipula di polizze sul reale utilizzo del mezzo. In questo modo si dimezzerebbero i costi dell'Rca". Ma "la crisi economica delle famiglie - evidenzia ancora l'organizzazione dei consumatori - si sta così acutizzando che sta prendendo piede un nuovo fenomeno: sempre più anziani pensionati, solo a Roma se ne stimano oltre 2mila, rovistano tra i banchi dei mercati dopo la loro chiusura, in cerca di frutta e verdura. Una fotografia - conclude - di un grave disagio sociale".
Qui
venerdì 13 giugno 2008
I vigili romani in maschera ?
Particolarmente "suggestiva" questa notizia. I vigili urbani della capitale vogliono le mascherine per proteggersi dalle polveri sottili. Illusi. Sarebbe come utilizzare il grembiulino della massaia invece del giubbotto antiproiettile durante una sparatoria. Questa invece è la notizia vera: " mediamente a Roma muoiono 2 o 3 vigili urbani al mese per malattie molte delle quali riconducibili a inquinamento e stress".
Qui tutto il testo
Smog, i vigili sfidano Alemanno
Il sindacato Ospol in rivolta: "È alta la percentuale di malattie gravi e decessi. Negato il diritto alla salute"
Non hanno le mascherine né le cabine speciali, sono in strada a respirare lo smog e il 90 per cento di loro si ammala anche in modo grave: è il grido d´allarme che lanciano i vigili urbani i quali chiedono maggiori garanzie per la loro salute altrimenti sono pronti allo sciopero. «Il diritto alla salute sul posto di lavoro non viene riconosciuto agli agenti municipali di Roma, i quali vengono comandati a presidiare i punti della città più a rischio, per l´alta concentrazione di polveri sottili e di monossido di carbonio, sprovvisti di ogni necessaria dotazione come mascherina anti-smog a norma e cabine provviste di filtraggio dell´aria inquinata»... E c´è di più. «Abbiamo fatto un indagine - dice Mauro Cordova dell´Arvu - e abbiamo appreso che mediamente a Roma muoiono 2 o 3 vigili urbani al mese per malattie molte delle quali riconducibili e a stress e inquinamento».
Qui tutto il testo
giovedì 12 giugno 2008
La straordinaria ritirata del ghiaccio artico
Se non fosse un controsenso, direi: agghiacciante!
The extraordinary Retreat of Arctic Ocean Sea Ice, 2007
In September 2007, the sheath of floating sea ice on the Arctic Ocean pulled back far beyond the average minimum measured since satellites have kept track starting in 1979. Many experts foresee a similar, if not bigger, retreat in 2008. Visit svc.gsfc.nasa.gov and nytimes.com/climate for more background. email dotearth @ nytimes.com
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KiteGen: una centrale elettrica che sfida l'energia nucleare
Obiettivo del progetto italiano KiteGen è produrre quanto un generatore atomico
Con 200 aquiloni su un anello ruotante si avrebbe una potenza di mille megawatt
Una centrale elettrica ad aquiloni
l'ultima sfida all'energia nucleare
Il sistema funziona a un'altezza di 800-1000 metri dal suolo
Se avete mai usato un aquilone, avete sentito quanto il vento tira sulle mani. Più è grande, più tira. Come vi spiegherà qualsiasi amante di kite surfing, possono far volare anche gli uomini. "Anzi - dice Massimo Ippolito, kite surfer per hobby - li costruiscono inefficienti apposta, altrimenti ti porterebbero via". Più in alto arrivano, più forte tirano.
A questo punto non è più un gioco per bambini e neanche uno sport. E' un'occasione: le forze, in natura, non si sprecano. Soprattutto, se si possono usare per generare elettricità. Forse ci voleva l'incontro fra un kite surfer come Ippolito e un appassionato di vela, come Mario Milanese, docente al Politecnico di Torino, perché scattasse l'idea di rivoluzionare dalle fondamenta il modo di produrre energia eolica.
Il fatto che il primo abbia un'azienda di sistemi automatizzati e il secondo insegni Controlli automatici all'università ha solo fornito gli strumenti per dare la scalata ad un obiettivo, a prima vista, impossibile: produrre tanta energia elettrica quanto una centrale nucleare, solo grazie al vento. Partendo non dalle gigantesche eliche delle turbine che ormai si costruiscono un po' dappertutto, ma dagli aquiloni dei bambini.
KiteGen, come si chiama il progetto a cui lavorano Milanese ed Ippolito, non è l'unico nel mondo a puntare in questa direzione, ma è anche uno dei rarissimi casi in cui l'Italia, che le energie rinnovabili, normalmente, si limita a comprarle, è alla frontiera della ricerca. All'idea del vento dagli aquiloni lavorano anche, infatti, almeno altri due gruppi, in Olanda e in California.
E' una guerra di brevetti. Perché, se gli esperimenti confermeranno le prime verifiche e i primi risultati dei prototipi, è come mettere le mani su una sorta di pietra filosofale, capace di scavalcare le debolezze più vistose dell'energia eolica e, in generale, delle energie alternative: costose, si dice, ingombranti, incostanti, troppo poco potenti. Dalla parte degli aquilonisti, c'è, anzitutto, il vento. Quanto forte soffia, per cominciare.
A 80 metri di altitudine (l'altezza normale di una turbina) il vento spira, in media, nel mondo, a 4,6 metri al secondo, un po' più di 16 chilometri l'ora. E' un primo problema. Sotto i 4 metri al secondo, infatti, le turbine, normalmente, vengono spente, perché diventano antieconomiche. Il Texas occidentale - dove l'Enel ha appena varato una centrale eolica con 21 turbine - è un'area ricercatissima, perché il vento soffia in media a 7-8 metri al secondo (un po' meno di 30 chilometri l'ora), che viene definita una velocità ottimale. Ora, a 800 metri di altitudine, il vento soffia, in media, nel mondo, a 7,2 metri al secondo. La velocità ottimale. E un parametro cruciale, perché, spiegano i manuali di fisica, l'energia che si può ottenere dal vento aumenta in modo esponenziale con la sua velocità. "A mille metri di altezza - dice Milanese - l'energia che puoi ottenere è otto volte quella disponibile a livello del suolo".
Il secondo problema del vento è che, in molti posti, non c'è sempre o, semplicemente non ce n'è. A De Bilt, in Olanda, che è un posto ventoso, le turbine funzionano 3 mila ore l'anno, in pratica un giorno su tre. A Linate, nessuno installa turbine, perché il vento è zero. Ma chi l'ha detto che la pianura padana è senza vento? Basta andare a 800 metri d'altezza: c'è vento per 3 mila ore l'anno, quanto a De Bilt per le turbine. E, nel cielo sopra De Bilt, si arriva a 6.500 ore, più di due giorni su tre. A Cagliari, si passa da 2.800 a 5 mila ore. Di vento, insomma, ce n'è molto di più di quanto si possa pensare sulla base dell'industria eolica attuale. Ma come catturarlo? "Con lo yo-yo" rispondono Milanese e Ippolito: un aquilone che sale e scende nel cielo.
In un capannone di Chieri, alle porte di Torino, l'aquilone elettrico dispiegato non è altro che un normale kite per il surfing. Assicurato a due leggeri cavi, da 3 millimetri di diametro, lunghi 800 metri, l'aquilone si libra in volo, sostenuto dal vento. Srotolandosi, i cavi fanno girare due cilindri ed è questa movimento che genera energia, come si carica una dinamo. Ma questa è la parte più facile. Da buon velista, Milanese spiega che una barca con il vento in poppa va meno veloce di una barca che lo prenda ad angolo acuto.
In termini scientifici, la potenza generabile dall'aquilone aumenta in funzione della velocità con cui si muove rispetto al vento. La parte importante del KiteGen è, infatti, il sistema di navigazione. Dei piccoli sensori, con rilevatori Gps, sono fissati sull'aquilone e collegati con un computer a terra che gestisce la navigazione dell'aquilone: un software manovra piccole trazioni sui cavi per assicurare che il kite proceda tracciando vorticosi 8 nel cielo. Grazie a queste scivolate d'ala, l'aquilone aumenta il suo differenziale di velocità rispetto al vento e, dunque, la potenza elettrica generabile. In pratica, l'aquilone si comporta come la striscia più esterna dell'elica di una turbina, senza dover far girare complicati ingranaggi: "Di fatto - dice Milanese - prendiamo la parte migliore di una turbina a vento e la mettiamo dove il vento è più forte".
Quando il cavo è tirato al massimo, l'aquilone non genera più elettricità. Uno dei due cavi viene mollato, l'aquilone si impenna, non offre più resistenza al vento e viene riabbassato: "Per recuperarlo, consumiamo il 15% dell'energia generata in ascesa". Il passo successivo è immaginare una serie di questi yo-yo che funzionano insieme. "Basterebbe tenerli distanti 70-80 metri l'uno dall'altro - dice Milanese - mentre le turbine devono essere separate da più di 300 metri". Questo significa che, invece di avere decine e decine di torri eoliche ad ingombrare il paesaggio, per generare la stessa quantità di energia basterebbero alti e invisibili aquiloni che, a terra, non occuperebbero più spazio di una normale centrale elettrica.
Tutto questo, comunque, per ora è sulla carta. KiteGen, finora, ha solo fatto volare il prototipo, generando, in tutto 2,5 kilowatt. "Ma - assicura Milanese - il prototipo ha rispettato le simulazioni del computer e questo ci rende fiduciosi sul fatto che anche le altre simulazioni siano realistiche". E questo spinge Milanese a pensare in grande. Ad esempio, ad un altro attrezzo per bambini: una giostra. Se si montassero 200 aquiloni su un anello, che la forza del vento fa ruotare, questo movimento potrebbe generare energia con una potenza di 1.000 megawatt, quanto una media centrale nucleare. Occupando, sul terreno, non più di un cerchio del diametro di 1.500 metri. Al costo, calcola Milanese, di 5-600 milioni di euro, un sesto di quanto costi, oggi, una centrale atomica. L'energia prodotta dalla giostra KiteGen sarebbe, infatti, più intermittente di quella nucleare, ma anche assai meno cara. Se la scala fosse davvero di mille megawatt, un kilowattora, secondo i calcoli di Milanese, costerebbe solo un centesimo di euro, un terzo di quanto costa, oggi, l'energia più economica, il carbone. Tutto così semplice? Con le energie alternative, sognare sulla carta è facile. Il responso finale, poi, come direbbe il vecchio Dylan, "soffia nel vento".
qui
Per un approfondimento dlla tecnologia: QUI
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Con 200 aquiloni su un anello ruotante si avrebbe una potenza di mille megawatt
Una centrale elettrica ad aquiloni
l'ultima sfida all'energia nucleare
Il sistema funziona a un'altezza di 800-1000 metri dal suolo
Se avete mai usato un aquilone, avete sentito quanto il vento tira sulle mani. Più è grande, più tira. Come vi spiegherà qualsiasi amante di kite surfing, possono far volare anche gli uomini. "Anzi - dice Massimo Ippolito, kite surfer per hobby - li costruiscono inefficienti apposta, altrimenti ti porterebbero via". Più in alto arrivano, più forte tirano.
A questo punto non è più un gioco per bambini e neanche uno sport. E' un'occasione: le forze, in natura, non si sprecano. Soprattutto, se si possono usare per generare elettricità. Forse ci voleva l'incontro fra un kite surfer come Ippolito e un appassionato di vela, come Mario Milanese, docente al Politecnico di Torino, perché scattasse l'idea di rivoluzionare dalle fondamenta il modo di produrre energia eolica.
Il fatto che il primo abbia un'azienda di sistemi automatizzati e il secondo insegni Controlli automatici all'università ha solo fornito gli strumenti per dare la scalata ad un obiettivo, a prima vista, impossibile: produrre tanta energia elettrica quanto una centrale nucleare, solo grazie al vento. Partendo non dalle gigantesche eliche delle turbine che ormai si costruiscono un po' dappertutto, ma dagli aquiloni dei bambini.
KiteGen, come si chiama il progetto a cui lavorano Milanese ed Ippolito, non è l'unico nel mondo a puntare in questa direzione, ma è anche uno dei rarissimi casi in cui l'Italia, che le energie rinnovabili, normalmente, si limita a comprarle, è alla frontiera della ricerca. All'idea del vento dagli aquiloni lavorano anche, infatti, almeno altri due gruppi, in Olanda e in California.
E' una guerra di brevetti. Perché, se gli esperimenti confermeranno le prime verifiche e i primi risultati dei prototipi, è come mettere le mani su una sorta di pietra filosofale, capace di scavalcare le debolezze più vistose dell'energia eolica e, in generale, delle energie alternative: costose, si dice, ingombranti, incostanti, troppo poco potenti. Dalla parte degli aquilonisti, c'è, anzitutto, il vento. Quanto forte soffia, per cominciare.
A 80 metri di altitudine (l'altezza normale di una turbina) il vento spira, in media, nel mondo, a 4,6 metri al secondo, un po' più di 16 chilometri l'ora. E' un primo problema. Sotto i 4 metri al secondo, infatti, le turbine, normalmente, vengono spente, perché diventano antieconomiche. Il Texas occidentale - dove l'Enel ha appena varato una centrale eolica con 21 turbine - è un'area ricercatissima, perché il vento soffia in media a 7-8 metri al secondo (un po' meno di 30 chilometri l'ora), che viene definita una velocità ottimale. Ora, a 800 metri di altitudine, il vento soffia, in media, nel mondo, a 7,2 metri al secondo. La velocità ottimale. E un parametro cruciale, perché, spiegano i manuali di fisica, l'energia che si può ottenere dal vento aumenta in modo esponenziale con la sua velocità. "A mille metri di altezza - dice Milanese - l'energia che puoi ottenere è otto volte quella disponibile a livello del suolo".
Il secondo problema del vento è che, in molti posti, non c'è sempre o, semplicemente non ce n'è. A De Bilt, in Olanda, che è un posto ventoso, le turbine funzionano 3 mila ore l'anno, in pratica un giorno su tre. A Linate, nessuno installa turbine, perché il vento è zero. Ma chi l'ha detto che la pianura padana è senza vento? Basta andare a 800 metri d'altezza: c'è vento per 3 mila ore l'anno, quanto a De Bilt per le turbine. E, nel cielo sopra De Bilt, si arriva a 6.500 ore, più di due giorni su tre. A Cagliari, si passa da 2.800 a 5 mila ore. Di vento, insomma, ce n'è molto di più di quanto si possa pensare sulla base dell'industria eolica attuale. Ma come catturarlo? "Con lo yo-yo" rispondono Milanese e Ippolito: un aquilone che sale e scende nel cielo.
In un capannone di Chieri, alle porte di Torino, l'aquilone elettrico dispiegato non è altro che un normale kite per il surfing. Assicurato a due leggeri cavi, da 3 millimetri di diametro, lunghi 800 metri, l'aquilone si libra in volo, sostenuto dal vento. Srotolandosi, i cavi fanno girare due cilindri ed è questa movimento che genera energia, come si carica una dinamo. Ma questa è la parte più facile. Da buon velista, Milanese spiega che una barca con il vento in poppa va meno veloce di una barca che lo prenda ad angolo acuto.
In termini scientifici, la potenza generabile dall'aquilone aumenta in funzione della velocità con cui si muove rispetto al vento. La parte importante del KiteGen è, infatti, il sistema di navigazione. Dei piccoli sensori, con rilevatori Gps, sono fissati sull'aquilone e collegati con un computer a terra che gestisce la navigazione dell'aquilone: un software manovra piccole trazioni sui cavi per assicurare che il kite proceda tracciando vorticosi 8 nel cielo. Grazie a queste scivolate d'ala, l'aquilone aumenta il suo differenziale di velocità rispetto al vento e, dunque, la potenza elettrica generabile. In pratica, l'aquilone si comporta come la striscia più esterna dell'elica di una turbina, senza dover far girare complicati ingranaggi: "Di fatto - dice Milanese - prendiamo la parte migliore di una turbina a vento e la mettiamo dove il vento è più forte".
Quando il cavo è tirato al massimo, l'aquilone non genera più elettricità. Uno dei due cavi viene mollato, l'aquilone si impenna, non offre più resistenza al vento e viene riabbassato: "Per recuperarlo, consumiamo il 15% dell'energia generata in ascesa". Il passo successivo è immaginare una serie di questi yo-yo che funzionano insieme. "Basterebbe tenerli distanti 70-80 metri l'uno dall'altro - dice Milanese - mentre le turbine devono essere separate da più di 300 metri". Questo significa che, invece di avere decine e decine di torri eoliche ad ingombrare il paesaggio, per generare la stessa quantità di energia basterebbero alti e invisibili aquiloni che, a terra, non occuperebbero più spazio di una normale centrale elettrica.
Tutto questo, comunque, per ora è sulla carta. KiteGen, finora, ha solo fatto volare il prototipo, generando, in tutto 2,5 kilowatt. "Ma - assicura Milanese - il prototipo ha rispettato le simulazioni del computer e questo ci rende fiduciosi sul fatto che anche le altre simulazioni siano realistiche". E questo spinge Milanese a pensare in grande. Ad esempio, ad un altro attrezzo per bambini: una giostra. Se si montassero 200 aquiloni su un anello, che la forza del vento fa ruotare, questo movimento potrebbe generare energia con una potenza di 1.000 megawatt, quanto una media centrale nucleare. Occupando, sul terreno, non più di un cerchio del diametro di 1.500 metri. Al costo, calcola Milanese, di 5-600 milioni di euro, un sesto di quanto costi, oggi, una centrale atomica. L'energia prodotta dalla giostra KiteGen sarebbe, infatti, più intermittente di quella nucleare, ma anche assai meno cara. Se la scala fosse davvero di mille megawatt, un kilowattora, secondo i calcoli di Milanese, costerebbe solo un centesimo di euro, un terzo di quanto costa, oggi, l'energia più economica, il carbone. Tutto così semplice? Con le energie alternative, sognare sulla carta è facile. Il responso finale, poi, come direbbe il vecchio Dylan, "soffia nel vento".
qui
Per un approfondimento dlla tecnologia: QUI
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mercoledì 11 giugno 2008
Colonnine di ricarica a Firenze
Google Earth : colonnine di ricarica a Firenze
Adesso è possibile scaricare i file per il navigatore satellitare Tom Tom e Garmin
Tom Tom : Colonnine.ov2
Garmin : Colonnine.gpi
Leggere anche : Colonnine di ricarica a Firenze su Google Earth
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Adesso è possibile scaricare i file per il navigatore satellitare Tom Tom e Garmin
Tom Tom : Colonnine.ov2
Garmin : Colonnine.gpi
Leggere anche : Colonnine di ricarica a Firenze su Google Earth
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La mobilità sostenibile usa i motori elettrici
Da un articolo della Redazione de 'il Giornale' del 10 giugno 2008:
Conclude così:
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" Di ritorno dalla partecipazione al convegno di Roma sulla «mobilità sostenibile», ovvero, come muoversi inquinando meno, ho riflettuto a lungo sui ritardi con cui il nostro paese, ma diciamo pure l’Europa, si confronta con questo tema che ogni giorno che passa diventa sempre più preoccupante e drammatico...La certezza che ci rende inquieti è che nell’immediato futuro avremo a disposizione sempre meno benzina a un prezzo sempre più elevato.."
Conclude così:
"..Anche sul piano della «mobilità sostenibile» abbiamo qualcosa da impare dal popolo cinese. L’impiego del veicolo elettrico in Cina è molto diffuso, ci sono intere città, come Huanijian, Jiangimen, Jinan... e moltissime altre ove il 90% degli scooter in circolazione sono elettrici, alimentati a batteria e l’eccezione, al contrario, è proprio il motore a scoppio. Nel Guadong esistono decine di grandi aziende che producono solo ed esclusivamente: auto, scooter, autobus, e.... biciclette che si muovono con motori elettrici. Ogni anno al motor show di Pechino si rinnovano proposte di automobili che grazie all’impiego delle batterie di nuova generazione percorrono 100 o 300 chilometri a velocità da 50 a 150 kmh. con un «pieno», del valore di un solo euro. Eppure esiste una tecnologia immediatamente disponibile che davvero potrebbe risolvere i problemi legati all inquinamento da gas di scarico e da rumore delle nostre città, consentendoci inoltre di risparmiare ben il 90% sui prezzi dei carburanti. Il motore elettrico è la vera via di fuga da questa dipendenza. Distogliere l' attenzione dai motori endotermici per concentrarci verso questa nuova tecnologia sarà la nostra unica salvezza."Qui
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martedì 10 giugno 2008
Affidabili gli investimenti nel solare ed eolico
Il più grande svantaggio per coloro che vogliono investire nel solare e nell'eolico è rappresentato dalla loro variabilità della produzione di energia. In passato si è pensato di compensare questa variabilità ricorrendo alla integrazione con normali impianti alimentati a combustibili fossili . Più energia si immette in rete prodotta dal vento o dal sole, si pensava, maggiore è la necessità di backup affidabile prodotto dai tradizionali impianti da combustibile fossile. Recentemente, però, i ricercatori hanno iniziato a mettere in discussione questo concetto. Simulazioni e modelli hanno dimostrato che collegando geograficamente impianti eolici e solari diffusi in siti diversi possono notevolmente diminuire la variabilità di tutto il sistema e ridurre la necessità di backup di centrali termoelettriche. Gli studi più recenti sul tema fatti dal Rocky Mountain Institute (RMI) sostengono che i gestori di utility farebbero bene a pensare alle fonti di energia rinnovabile come investimenti di portfolio. Nei mercati finanziari, le persone accorte non rischiano il proprio denaro su una sola società quotata in borsa ma diversificano i loro investimenti in più società per diminuire i rischi. Il trucco è quello di un equilibrio rischi e benefici. Siti che tendono a generare vento in diverse ore del giorno può compensare reciprocamente periodi di bassa produzione o inattività. Allo stesso modo, gli impianti solari possono essere situati in diverse longitudini in modo tale che nel loro insieme, la cattura di sole su un maggiore numero di ore ogni giorno. Il vero guadagno, tuttavia, sia ha unendo la generazione eolica e solare in un unico portfolio. Nella loro prima simulazione di 43 siti in tutto il Midwest superiore, il Rocky Mountain Institute ha rilevato che un ottimale combinazione di siti eolici e solari potrebbe ridurre la variabilità in tutto il sistema del 55 per cento. Essi hanno scoperto che nella zona di studio il portfolio eolico e solare diminuisce la variabilità ancor più di quanto ritenuto nella simulazione originale.
Qui
Rocky Mountain Institute (RMI), è una organizzazione senza scopo di lucro fondata nel 1982, da un piccolo gruppo di colleghi interessati alla politica energetica è attualmente cresciuta fino ad arrivare attualmente ad ottanta persone che lavorano a tempo pieno, con bilancio annuale di circa 12 milioni di dollari.
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Qui
Rocky Mountain Institute (RMI), è una organizzazione senza scopo di lucro fondata nel 1982, da un piccolo gruppo di colleghi interessati alla politica energetica è attualmente cresciuta fino ad arrivare attualmente ad ottanta persone che lavorano a tempo pieno, con bilancio annuale di circa 12 milioni di dollari.
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lunedì 9 giugno 2008
Crollo della vendita dei veicoli tradizionali
È tonfo pesante a maggio per il mercato dell'auto italiano: le nuove immatricolazioni infatti sono scese del 17,56%, (sole24ore)
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Moto e scooter, immatricolazioni in picchiata (sole24ore) con circa 10.500 veicoli in meno rispetto all'anno scorso (-13,4%).
E non solo infatti non possiamo dimenticare i trasportatori e i corrieri in rivolta con l'anciati blocco dei TIR a fine mese ed i pescatori e le compagnie aeree.
Prossime vittime le autolinee: tram, autobus , metropolitane. Le amministazioni e i comuni non tireranno fuori e soldi per appianare i loro debiti , i privati si ritireranno e ognuno si arrangi con i propri mezzi. Lucidiamo scarpe, gonfiamo le gomme alle bici, olio agli ingranaggi. Saranno fortunati coloro che hanno uno scooter elettrico o una city car elettrica.
In controtendenza invece le vendite di autovetture in Cina nei primi cinque mesi del 2008 è aumentato 17,41% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, secondo la Cina di associazione dei costruttori di automobili (CAAM).
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Moto e scooter, immatricolazioni in picchiata (sole24ore) con circa 10.500 veicoli in meno rispetto all'anno scorso (-13,4%).
E non solo infatti non possiamo dimenticare i trasportatori e i corrieri in rivolta con l'anciati blocco dei TIR a fine mese ed i pescatori e le compagnie aeree.
Prossime vittime le autolinee: tram, autobus , metropolitane. Le amministazioni e i comuni non tireranno fuori e soldi per appianare i loro debiti , i privati si ritireranno e ognuno si arrangi con i propri mezzi. Lucidiamo scarpe, gonfiamo le gomme alle bici, olio agli ingranaggi. Saranno fortunati coloro che hanno uno scooter elettrico o una city car elettrica.
In controtendenza invece le vendite di autovetture in Cina nei primi cinque mesi del 2008 è aumentato 17,41% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, secondo la Cina di associazione dei costruttori di automobili (CAAM).
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domenica 8 giugno 2008
Colonnine di ricarica a Firenze su Google Earth
Ho impiegato un po' di tempo ma alla fine ce l'ho fatta! Qui sotto potete scaricare il file che vi permette di individuare le oltre cento colonnine di ricarica presenti nel territorio fioretino più due nel parcheggio COOP di Sesto F.no. L'indirizzo dove prendere il file è il seguente:
colonnine di ricarica a Firenze
Ricordiamo che ciascuna colonnina ha da 4 a 7 prese elettriche e la ricarica è gratuita. Ogni possessore di veicoli elettrici ha una chiave che permette l'accesso alle colonnine. Entro il 2010 si dovrebbero aggiungere almeno altre 30 colonnine.
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colonnine di ricarica a Firenze
Ricordiamo che ciascuna colonnina ha da 4 a 7 prese elettriche e la ricarica è gratuita. Ogni possessore di veicoli elettrici ha una chiave che permette l'accesso alle colonnine. Entro il 2010 si dovrebbero aggiungere almeno altre 30 colonnine.
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sabato 7 giugno 2008
Anche la Cina taglia i voli aerei
Per gli altissimi costi dei carburanti e la minor richiesta di movimenti interni ed internazionali la China Southern Airlines e la China Eastern Airlines sono costrette a fare tagli nel numero dei voli.Cosa succeda qui da noi? Il petrolio sale, i pescatori protestano per i mancati guadagni a causa del costo del gasolio per i loro pescherecci, i trasportatori pure. Un brutto futuro ci aspetta.
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Airlines plan to cut flightspeople.com.cn
Major Chinese airlines are moving fast to tackle the mounting pressure from escalating fuel prices and shrinking market demand. China Southern Airlines and China Eastern Airlines said they plan to cut long-haul international flights to reduce costs. Luo Zhuping, board secretary of China Eastern, said the company is considering cutting international flights but the reduction will be gradual. "Besides the soaring fuel prices, a major pressure is from the declining domestic and international market demand arising from the weaker international economy," Luo told China Daily yesterday.
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venerdì 6 giugno 2008
Insicuri e già vecchi i reattori nucleari secondo Rubbia
I reattori nucleari di terza generazione, cioe' l'ultimissimo modello di centrali che potrebbero tornare a essere costruite anche in Italia, sono in realta' basati su una tecnologia gia' vecchia, e presentano ancora notevoli problemi di sicurezza. In un'intervista a 'Repubblica', il Nobel per la Fisica Carlo Rubbia sottolinea tutti i dubbi nati dopo l'incidente in Slovenia, per fortuna senza conseguenze.
Un problema che "non e' stato particolarmente grave, ma si e' trattato dell'ennesimo campanello d'allarme. Siamo di fronte - attacca Rubbia - a una tecnologia che e' gia' vecchia e sta diventando obsoleta". E nei reattori di terza generazione "i miglioramenti sono marginali, non vanno a intaccare il cuore del problema".
Che e' la sicurezza, ma non solo: "I punti critici riguardano le scorie, l'approvvigionamento dell'uranio, l'efficienza delle macchine". Tutti fattori che appesantiscono una tecnologia "che risale agli anni sessanta, ai tempi dei primi sottomarini nucleari.
Ma veramente - si chiede il Nobel - vogliamo tenerla in vita fino al 2050, quando avra' quasi un secolo di vita alle spalle?". Per guardare avanti, secondo Rubbia, bisognerebbe invece "investire sulla ricerca, puntare sulla quarta generazione".
Piu' efficienti, per i quali "basta una tonnellata l'anno di torio", e dove "la sicurezza fa un salto a tutti i livelli, anche a quello delle scorie. Si passa da una radioattivita' che dura milioni di anni a un problema che si misura nell'arco dei secoli".
Per fronteggiare "scenari segnati da un livello di inquinamento agghiacciante" occorre insomma "scommettere sulla scienza. Non possiamo accontentarci di soluzioni vecchie e pericolose, dobbiamo investire risorse ne intelligenza nella costruzione di un sistema energetico che sia al tempo stesso efficiente e sicuro".
Il governo minimizza gli allarmi sul ritorno al nucleare.
Intervistata dal Giornale, il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo dice che l'incidente alla centrale slovena e' stato strumentalizzato e punta il dito contro "chi ha giocato davvero sporco per condizionare la scelta del governo a favore della ricerca sull'energia nucleare" e ribadisce: "Il governo non ha tentennamenti".
rainews24.it
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Un problema che "non e' stato particolarmente grave, ma si e' trattato dell'ennesimo campanello d'allarme. Siamo di fronte - attacca Rubbia - a una tecnologia che e' gia' vecchia e sta diventando obsoleta". E nei reattori di terza generazione "i miglioramenti sono marginali, non vanno a intaccare il cuore del problema".
Che e' la sicurezza, ma non solo: "I punti critici riguardano le scorie, l'approvvigionamento dell'uranio, l'efficienza delle macchine". Tutti fattori che appesantiscono una tecnologia "che risale agli anni sessanta, ai tempi dei primi sottomarini nucleari.
Ma veramente - si chiede il Nobel - vogliamo tenerla in vita fino al 2050, quando avra' quasi un secolo di vita alle spalle?". Per guardare avanti, secondo Rubbia, bisognerebbe invece "investire sulla ricerca, puntare sulla quarta generazione".
Piu' efficienti, per i quali "basta una tonnellata l'anno di torio", e dove "la sicurezza fa un salto a tutti i livelli, anche a quello delle scorie. Si passa da una radioattivita' che dura milioni di anni a un problema che si misura nell'arco dei secoli".
Per fronteggiare "scenari segnati da un livello di inquinamento agghiacciante" occorre insomma "scommettere sulla scienza. Non possiamo accontentarci di soluzioni vecchie e pericolose, dobbiamo investire risorse ne intelligenza nella costruzione di un sistema energetico che sia al tempo stesso efficiente e sicuro".
Il governo minimizza gli allarmi sul ritorno al nucleare.
Intervistata dal Giornale, il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo dice che l'incidente alla centrale slovena e' stato strumentalizzato e punta il dito contro "chi ha giocato davvero sporco per condizionare la scelta del governo a favore della ricerca sull'energia nucleare" e ribadisce: "Il governo non ha tentennamenti".
rainews24.it
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Nucleare: Rifkin, opzione non percorribile
Jeremy Rifkin, guru mondiale dello sviluppo sostenibile, in una lunga intervista al settimanale 'La Rinascita della sinistra' in edicola oggi, risponde al governo italiano e a quanti vogliono rilanciare il nucleare.
''Le controindicazioni - dice - sono parecchie. Ci sono 439 centrali nel mondo, che producono appena il 5% dell'energia che creiamo, sono sempre piu' vecchie e costose da gestire. Non sappiamo neanche dove stoccare i rifiuti nucleari, negli Stati Uniti sono stati messi a bilancio 8 miliardi di dollari per creare una cupola in una montagna, ma ci sono seri problemi ambientali e non e' mai stato stoccato niente''.
L'economista statunitense dalle pagine del settimanale del Pdci spiega che ''c'e' un altro punto a sfavore del nucleare in Italia: si tratta dell'utilizzo eccessivo dell'acqua; in Francia ad esempio il 40% di tutta l'acqua consumata ogni anno se ne va per raffreddare le centrali nucleari. Se si mette tutto assieme non si capisce perche' politici intelligenti e perfino degli scienziati vadano ripetendo che l'opzione nucleare e' percorribile. Il nucleare - conclude Rifkin - e' una energia tipica di una societa' industriale il cui modello e' in decadenza''.
Qui
''Le controindicazioni - dice - sono parecchie. Ci sono 439 centrali nel mondo, che producono appena il 5% dell'energia che creiamo, sono sempre piu' vecchie e costose da gestire. Non sappiamo neanche dove stoccare i rifiuti nucleari, negli Stati Uniti sono stati messi a bilancio 8 miliardi di dollari per creare una cupola in una montagna, ma ci sono seri problemi ambientali e non e' mai stato stoccato niente''.
L'economista statunitense dalle pagine del settimanale del Pdci spiega che ''c'e' un altro punto a sfavore del nucleare in Italia: si tratta dell'utilizzo eccessivo dell'acqua; in Francia ad esempio il 40% di tutta l'acqua consumata ogni anno se ne va per raffreddare le centrali nucleari. Se si mette tutto assieme non si capisce perche' politici intelligenti e perfino degli scienziati vadano ripetendo che l'opzione nucleare e' percorribile. Il nucleare - conclude Rifkin - e' una energia tipica di una societa' industriale il cui modello e' in decadenza''.
Qui
giovedì 5 giugno 2008
Le Poste Giapponesi vogliono sostituire la loro flotta con auto elettriche
Saranno 21.000 auto a zero emissioni a consegnare posta e plichi nelle brevi ditanze secondo quanto dichiarato dallo speaker delle Poste Giapponesi: "stiamo parlando con i costruttori automobilistici e di batterie dipendendo la velocità di sostituzione con la possibilità di ricaricare velocemente le auto presso infrastrutture adatte". Tra i costruttori giapponesi quali Mitsubishi Motors Corp , Subaru, Fuji Heavy Industries Ltd e Nissan Motor Co. si sta aprendo una lotta aggressiva per sviluppare auto elettriche per abbattere le emissioni inquinanti. L'obiettivo dei tre grandi costruttori nazionali è di commercializzare auto elettriche entro il 2010.
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Incidente nucleare in Slovenia.
La Commissione europea ha annunciato di aver ricevuto una segnalazione di un incidente alla centrale nucleare di Krsko, spiegando che è già stata attivata la procedura di sicurezza per lo spegnimento dell'impianto. Il messaggio d'allerta, spiega un comunicato, è arrivato alle 17.38 e al momento di diffondere la nota (ore 18.27) la potenza del reattore è stata ridotta al 22%.
Secondo quanto riferito dalla Commissione europea, si è verificata una perdita di liquido dal sistema di raffreddamento principale della centrale nucleare di Krsko. La cittadina è situata nel sud-ovest della Slovenia, e secondo le carte stradali risulta essere a 188 chilometri da Trieste. L'incidente è stato segnalato a Bruxelles attraverso il sistema di allarme nucleare rapido Ecurie, con il quale l'esecutivo Ue ha successivamente informato tutti gli Stati membri.
La Commissione assicura che "il team d'emergenza della Direzione generale Trasporti ed Energia (Tren) rimane allerta fino a quando non arriveranno ulteriori informazioni e la situazione sarà pienamente sotto controllo".
La Ue: nessuna fuga radioattiva
Un portavoce della Commissione europea ha poi confermato che non ci sono state fughe di radioattività e che le procedure messe in atto dalla Slovenia sono state corrette. La Commissione, ha aggiunto, attende ora ulteriori informazioni sulla situazione.
In via precauzionale, tuttavia, l'impianto è stato chiuso «per qualche ora».
fonte:sole24ore
da Wikipedia. The Krško Nuclear Power Plant is located in Krško, Slovenia. The plant was connected to the power grid on October 2, 1981 and went into commercial operation on January 15, 1983. It was built as a joint venture by Slovenia and Croatia which were at the time both part of Yugoslavia. The plant has a Westinghouse pressurized water reactor, with a rated thermal capacity of 1,882 thermal megawatts (MWth) and 632 megawatts-electric (MWe).
La data stabilità per la cessazione dell'attività della centrale di Krsko è il 14 gennaio del 2023 e i lavori di smantellamento andranno avanti per 13 anni.
(da Geopedia, immagine dal satellite: Krško Nuclear Power Plant)
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Secondo quanto riferito dalla Commissione europea, si è verificata una perdita di liquido dal sistema di raffreddamento principale della centrale nucleare di Krsko. La cittadina è situata nel sud-ovest della Slovenia, e secondo le carte stradali risulta essere a 188 chilometri da Trieste. L'incidente è stato segnalato a Bruxelles attraverso il sistema di allarme nucleare rapido Ecurie, con il quale l'esecutivo Ue ha successivamente informato tutti gli Stati membri.
La Commissione assicura che "il team d'emergenza della Direzione generale Trasporti ed Energia (Tren) rimane allerta fino a quando non arriveranno ulteriori informazioni e la situazione sarà pienamente sotto controllo".
La Ue: nessuna fuga radioattiva
Un portavoce della Commissione europea ha poi confermato che non ci sono state fughe di radioattività e che le procedure messe in atto dalla Slovenia sono state corrette. La Commissione, ha aggiunto, attende ora ulteriori informazioni sulla situazione.
In via precauzionale, tuttavia, l'impianto è stato chiuso «per qualche ora».
fonte:sole24ore
da Wikipedia. The Krško Nuclear Power Plant is located in Krško, Slovenia. The plant was connected to the power grid on October 2, 1981 and went into commercial operation on January 15, 1983. It was built as a joint venture by Slovenia and Croatia which were at the time both part of Yugoslavia. The plant has a Westinghouse pressurized water reactor, with a rated thermal capacity of 1,882 thermal megawatts (MWth) and 632 megawatts-electric (MWe).
La data stabilità per la cessazione dell'attività della centrale di Krsko è il 14 gennaio del 2023 e i lavori di smantellamento andranno avanti per 13 anni.
(da Geopedia, immagine dal satellite: Krško Nuclear Power Plant)
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