Veicoli elettrici - mobilità - tecnologie - ambiente - energia rinnovabile. L'esaurimento delle risorse e le conseguenti ripercussioni politiche ed economiche rendono necessario ridurre la dipendenza dall'importazione di prodotti petroliferi e spingere quindi verso lo sviluppo di fonti energetiche alternative. I veicoli elettrici possono utilizzare tecnologie e risorse nel modo più efficiente.


domenica 4 novembre 2007

Una centrale nucleare nel vicentino?

Nucleare, finiamola col tabù. L'Italia importa oltre l'80% del proprio fabbisogno a costi insopportabili.
«Basta guardarsi attorno per capire che se non è un sogno è almeno una presa in giro. Ridurre le emissioni di anidride carbonica grazie al 25 per cento di energia elettrica prodotta con fonti rinnovabili entro un pugno di anni è credere alle favole. Non è così. E se non sono stato chiaro lo dico ancora: bisogna tornare a ragionare di nucleare, altrimenti non ne usciamo vivi».
Straconvinto Stefano Stefani lo è. E non solo per la sua esperienza recente di sottosegretario all'Ambiente nell'ultimo Governo Berlusconi, non solo per le sue mani grandi da imprenditore che nel vicentino laborioso costruisce imprese senza avere lo Stato tra i piedi. No, il suo è soprattutto un sano pragmatismo made in Lega Nord. E te lo rispiega, anche per chi non è addetto ai lavori:
«Con i pregiudizi - spiega il senatore - non si crea progresso né si rendono competitive le aziende, che producono con costi energetici tali da essere "sbattute" fuori dal mercato. Noi chiediamo, come Lega, di tornare ad un tavolo, di ascoltare e capire dai vertici scientifici, dai "professori", quale strada nucleare pulita e sicura sia oggi percorribile».
Senatore Stefani, partiamo "dal fondo". L'ambiente è la vera priorità politica del futuro?
«Chi non l'ha capito è già morto. L'ambiente è la nuova frontiera per lavoro e imprese. Lo dicono i dati: entro il 2050 i consumi raddoppieranno rispetto ad oggi. Quindi chi vuol produrre energia sana imbocca una strada virtuosa. Le dico solo che oggi l'Europa importa il 50% delle fonti energetiche che consuma. L'Italia importa dall'estero l'80%. Una cifra pazzesca! Non essere autonomi significa essere sempre a rischio di black-out e sopportare costi assurdi».
Per questo bisogna riaprire di corsa il dibattito sul nucleare?
«Guardi che il settore energetico è responsabile in Ue dell'80% delle emissioni di gas serra. Nel 2012 salirà di un altro 5% mentre Kyoto impone una riduzione dell'8%. I conti a me non tornano. E a lei? A ciò si aggiunge l'incremento dei prezzi delle fonti energetiche».
E allora perché si ostacola il dibattito sul nucleare?
«Perché alcuni politici ci "marciano" e fanno disinformazione. I sondaggi in Europa parlano chiaro: un recente dossier che illustra i programmi nucleari comunitari evidenzia che non solo la gente è bene informata ma è addirittura favorevole».
Dunque, sono colpevoli anche i giornali italiani?
«Me lo lasci dire, questo, in veste di responsabile dei media del Carroccio: nel nostro Paese si parla poco e male del nucleare. Si tiene l'opinione pubblica nell'ignoranza poi si agitano i fantasmi del passato. E il gioco è fatto. Invece, ripeto, occorre riaprire il dibattito, far chiudere la bocca ai politici e ascoltare gli scienziati».
C'è poi il problema dell'esaurimento delle fonti non rinnovabili...
«Il petrolio è aumentato almeno del 24% negli ultimi 10 anni. E lo importiamo peraltro da aree a rischio di instabilità politica. Le pare possibile che dobbiamo dipendere da due tubi, uno russo e l'altro algerino, per costruire, viaggiare, produrre? Siamo dentro una gabbia!».
Quanto ci costa questa dipendenza, senatore? Si dice persino il 60% in più dei costi...
«Non esageri, io dico il 30%, in ogni caso sono valori insopportabili. A questo punto è onesto, doveroso pensare all'economicità del nucleare, che potrebbe fare da calmiere al prezzo del petrolio, la cui dinamica in salita è spesso legata alla forte domanda cinese e indiana».
Quante centrali ci sono in Europa?
«Sono attivi 152 reattori, e ci sono piani per realizzare nuovi impianti. E si badi: l'indotto per queste tecnologie di assoluta avanguardia è un business anche italiano, uno sbocco di mercato per le nostre aziende. La Francia intanto sta preparando un nuovo impianto di IV generazione entro il 2020. Altri Paesi come Usa, Gb, Giappone, Svizzera, Argentina, Canada, Brasile, Sudafrica... stanno programmando simili impianti. Il mondo corre. Noi no».
All'estero le centrali "si fanno e si disfano" con rapidità. È vero?
«C'è un rapido avvicendamento: ai vecchi impianti se ne aggiungono altri di nuovi. E così in Francia se ne stanno smantellando 26, in Germania 25, in Spagna 5. In tutto 110 centrali sono in fase di smantellamento entro il 2025. E sia nella fase del nuovo così come del "decomissioning" ci sono eccellenti aziende di casa nostra».
Prima del referendum eravamo il terzo paese elettroproduttore di energia nucleare al mondo e già nel 1966 con 3,9 di kwh eravamo tra i primi per dotazioni.
«Gli altri infatti non si sono fermati: in Europa il 70% dell'energia elettrica è prodotta dal mix nucleare e carbone. Noi non abbiamo l'atomo e dal carbone peschiamo il 10% dell'energia. Il Governo si sta comportando come Maria Antonietta che rispondeva dicendo al popolo affamato di mangiare le brioches visto che non c'era pane. Abbiamo visto com'è finita».
Stefania Piazzo - La Padania
Q u i
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9 commenti:

Unknown ha detto...

Tämä on tehty metallilaatalle, jonka päälle liimattu kirjan sivu ja maalattu akryyleillä, sen päälle tehty piirros lyijykynällä. Noin 2,5 x 1,5 cm.

Anonimo ha detto...

Preg.mo Dott. Massimo De Carlo,

Torniamo un momento sui costi di produzione dell'energia in funzione della sua fonte.
Facciamo un chiarimento sulle definizioni : il costo qui dichiarato è quello industriale.
Non sono riportati i costi generali (minimo il 15 %) e l'utile di impresa (minimo il 10 %).
I dati sono relativi al mercato americano nel 2001 dedotti dal sito www2.ing.unipi.it da un articolo intitolato "I veri costi dell'energia nucleare" scritto da Romanello, Lomonaco, Cerullo.
I valori sotto riportati sono in Centesimi di Euro per kWh prodotto.
Si è adottato un cambio monetario pari a 1.43 Dollari per fare un Euro.
Per l'energia da fonte nucleare si tiene conto delle spese di dismissione. Non viene però detto se l'impianto può funzionare con il plutonio derivante da reattori autofertilizzanti.

Solare : 3.30 €cent/kwh.
Eolico : 1.83 €cent/kwh.
Olio pesante : 4.19 €cent/kwh.
Metano : 3.35 €cent/kwh.
Nucleare : 1.l1 €cent/kwh.
Carbone : 1.11 €cent/kwh.

Ne ho trovati altri di siti in lingua inglese.
I valori oscillano per un +20 % per l'energia da fonte nucleare e per un + 30 % per quello da olio combustibile.
Vorrei da lei un commento sui numeri da me forniti. Quanto possono essere attendibili per farne una base seria da cui poter discutere ?
Il carbone non l'ho nemmeno preso in considerazione. Con la domanda in crescita per l'acciaio di India e Cina sono almeno da due anni che la domanda di coke metallurgico fatica ad essere soddisfatta dalla produzione. Non parliamo poi del carbone usato per la produzione di energia elettrica. Visto il trend della domanda a breve dovremmo riaprire le miniere del Sulcis.
Nella Ruhr, con lungimiranza teutonica, i pozzi di estrazione sono stati sempre sottoposti a periodica manutenzione ed il carbone utilizzato come "giacimento strategico". Stessa cosa per il giacimenti di carbone del Galles.
Siamo sull'orlo del baratro e l'orchestra continua a suonare ....
Dott. Ing. Silvano Robur.

Massimo J. De Carlo ha detto...

Gent.mo Ing. Robur,
sarebbe interessante se lei volesse entrare a far parte della lista di discussione di Petrolio dove questi temi sono spesso dibattuti e qualcuno, meglio di me, sarà in grado di darLe informazioni precise.
L'indirizzo:
http://tech.groups.yahoo.com/group/petrolio/

Cordiali saluti.
mdc

Anonimo ha detto...

meno di un mese fa' una notizia dell'ansa riportava la decisione del governo britannico di stanziare l'equivalente di 100 miliardi di euro per la dismissione di una centrale nucleare del 1958.sto parlando di 100 miliardi e non di milioni di euro. questo significa che i cittadini inglesi dovranno pagare l'equivalente medio di quasi 5 finanziare italiane degli ultimi anni.vorrei chiedere al popolo italiano se e' disponibile a sobbarcarsi questo tipo di costi, a fronte di quali vantaggi (boh). quando si parla di economicita' della produzione di energia tramite centrali nucleari mi vien da ridere... e capisco subito quanta propaganda e disinformazione si vuole far passare per coprire gli interessi delle solite multinazionali.
la vita media di una centrale nucleare e' di 50 anni; 10 per costruirla, 30 di produzione, 10 per smantellarla(sono stato ottimista sulle tempistiche).
il prezzo del combustibile, l'uranio e' quadruplicato negli ultimi tre anni e le previsioni non sono ottimistiche visto che le quantita' stimate ancora presenti (su questo pianeta)sono in grado di garantire ancora 40 di fornitura, e poi?.parliamo ora di stoccaggio oltre al problema del dove,che ad oggi non e' ancora stato risolto, c'e' un problema del chi paga lo stoccaggio per i prossimi 10000 anni delle scorie? e a che prezzi,(sfido a ciunque a fare una previsione in questo arco di tempo). infine la sicurezza , chi paga i costi sostenuti per garantire la sicurezza ad esempio da attacchi terroristici visto che il periodo che stiamo vivento non e' certo dei piu' tranquilli...
per quanto riguarda la sicurezza del impianto ricordiamoci che che qualche mese fa' in giappone l'impianto piu' grande al mondo in seguito ad un terremoto ha avuto perdite di materiale radiattivo eall'interno sono scoppiati degli incendi a dei trasformatori tanto da obbligare il fermo parziale della centrale.
quindi se calcoliamo il prezzo dell'energia prodotta da centrali nuceari tenendo conto di tutte queste componenti, (delle quali alcune non sono callcolabili con precisione, figuriamici)si deduce che la verita' che nessuno vuole dire e' che le centrali nucleari convengono fino a quando e' lo stato che foraggia (leggi cittadino)a fondo perduto questa tecnologia costosa anti economica e pericolosa.un ultima informazione. l'energia prodotta nel mondo attraverso al nucleare e' pari al 15%, mi vien da chiedere a chi crede nel nucleare, se' e' cosi' conveniente perche' se ne procuce cosi' poca? perche' in europa si parla di produrre energia da fonti rinnovabili pari al 20% del totale entro il 2020 e addirittura qualcuno vorrebbere alzare al 50% entro il 2040(senza nucleare)?
al Senatore Stefani dico semplicewmente che ha fatto la solita figura da politico...

Massimo J. De Carlo ha detto...

Gent.mo Anonimo, le Sue considerazioni sono molto ragionevoli.
Saluti.

Anonimo ha detto...

Qualche considerazione sul commento dell'anonimo.
In una centrale elettrica dobbiamo distinguere tra la struttura e l'impianto vero e proprio.
Faccio l'esempio di una centrale idroelettrica che è composta da una struttura (diga e la sala macchina) e l'impianto (condotte forzate, turbine, generatori).
Le prime centrale idroelettriche altro non erano che mulini a cui erano state sostituite le ruote a pale con più efficenti turbine.
A Genga esiste una vecchia centrale idroelettrica derivata da un vecchio mulino la cui struttura ha quasi 1'000 anni ! Quindi si è intervenuto sull'impianto in quanto la struttura è rimasto sostenzialmente lo stesso.
Questo concetto di mantenere una struttura fissa e permanente e di assumere come variabile l'impianto in esso contenuto è stato assunto come approccio progettuale delle moderne centrali nucleari è di dotarle di strutture permanenti capaci di poter accogliere al suo interno impianti che possono essere sostituiti nel tempo con altri più efficaci.
Oggi i calcestruzzi strutturali progettati con i moderni eurocodici possono sfidare l'eternità. Un calcestruzzo fatto nel 1958 ha talmente tante patologie da renderlo assolutamente inadeguato dopo 20 anni. Un calcestruzzo fatto oggi ha requisiti inimagginabili con resistenze caratteristiche che raggiungiungono i 100 Mpa (1'000 kg/cmq). Nelle moderne centrali nucleari non si penserà mai di demolirla ma di sostituire l'impianto in esso contenuto con una altro meno obsoleto.
Altro punto sono i costi operativi : le centrali nucleari hanno costi operativi, legati al combustibile, molto limitati. Il rifornimento di una centrale elettronucleare si fa una volta ogni due o tre anni.
Certo, l'energia da fonte rinnovabile hanno costi operativi pari a zero in quanto non c'è aquisto nè movimentazione di combustibile. Ma hanno una forte incidenza nel costo infrastrutturale, quale somma del costo dell'impianto e della struttura.
Per quanto riguarda la scarsità del combustibile fissile, realtà ormai nota a tutti, si può far ricorso ai reattori autofertilizzanti che producono più combustibile di quello che consumano.
Alla fine dobbiamo confrontarci sui costi di produzione di cui esiste una aleatorità davvero disarmante.
Dott. Ing. Silvano Robur

Anonimo ha detto...

carissimo silvano robur...
sull'eternita' dei calcestruzzi mi vien da pensare al eternit, anche lui era stato dichiarato eterno poi abbiamo visto che la fine e' arrivata molto piu' velocemente...aggiungo che il giappone come e' noto e' una nazione dove scosse sismiche sono al ordine del mese se non delle settimane. la loro tecnologia costruttiva e' forse la piu' avanzata di tutti(ponti, dighe centrali nucleari ecc.)nonostante tutto non sono riusciti a costruire una centrale che superasse la prova di un sisma del 6° scala ricter(ultimo sisma in ordine di tempo), a voglia di parlarmi di calcestruzzi eterni...lei ha un idea di cosa voglia dire in termini di costi costruire una struttura che sia in grado di resistere ad eventi naturali tipo sisma(5°,6,°7,°8,°scala ricter, uragani (3,4,5 classe)ecc? che negli ultimi tempi piu' che eventi straordinari stanno diventando piu' che ordinari(leggasi cambiamenti climatici dovuti al riscaldamento globale).le centrali auto fertilizzanti non risolvono il problema del combustibile perche'anche l'uranio 238 e' si piu' presente in natura ma resta comunque una fonte non rinnovabile.in piu' queste centrali oltre a richiedere una tecnologia costruttiva ancora piu' avanzata(leggasi anche molto piu' costosa) rispetto alle comuni centrali nucleari,si pone in modo più marcato anche il problema del plutonio Pu-239(altro elemento non rinnovabile), su cui si basa l'intero processo autofertilizzante, visto che è anche una delle principali materie prime per la fabbricazione di armi nucleari, l'impianto più conosciuto quello del Super-Phénix, realizzato in Francia nel 1984 da allora e ne sono passati di anni la scelta (per motivi econimici e di sicurazza internazionale)si e' preferito andare avanti con le centrali classiche.
il costo del combustibile e' tuttaltro che indifferente visto che come ogni cosa presente in questo mondo risponde alla legge della domanda e dell'offerta, trattandosi di elementi pericolosi tossici e non rinnovabili non vedo come si possa banalizzare sulla questione.
mi ripeto le centrali nucleari non sono sicure per nulla contro eventi naturali(fino alla terza generazione, poi vedremo),non sono economiche(costi di costruzione, combustibile fissile,stoccaggio scorie e dismissine impianto), e infine sono da considerare come obbiettivi sensibili ad alto rischio in caso di attacchi terroristici e quant'altro. le centrali nucleari senza aiuti economici di stato(leggi tasse) ad oggi non sono in grado di dare nessun tipo di utile. se si fosse investito nelle fonti rinnovabili 50 anni fa' quello che si e' investito nel nucleare oggi molto probabilmente non avremmo il problema del approvigionamento energetico che il nucleare aveva promesso di risolvere. sono stati i risultati a decretare il fallimento del nucleare....

Anonimo ha detto...

Preg.mo ... anonimo,
appprezzo moltissimo la sua critica. Per i calcestruzzi le voglio fare un esempio : lo sa quanti anni ha l'acquedotto Mario che porta l'acqua a Roma e tutt'ora è funzionante ? Quasi 2000 anni. (!!!!) Il porto di Adriano ad Ancona ha la stessa età. Ed è stato usato un calcestruzzo con calce e pozzolana. Il calcestruzzo che si confeziona oggi è mille anni luce avanti di quello fatto nel 1950 per le prime centrali nucleari.
I calcestruzzi moderni (tipo Portland per intenderci) nel passato sono stati usati senza conoscerne le patologie, i dosaggi, le limitazioni. Quindi dal punto di vista strutturale oggi non ci sono problemi. Di questo può star sicuro. Per la realtà giapponese .... non vedo cosa c'entri con l'Italia. Lì hanno i loro terremoti. Qui abbiamo i nostri. L'unica costruzione che conosca in cemento armato che sia collassata a seguito di un sisma è stato nel 1997 a Fabriano. L'edificio era stato progettato prima che il comune di Fabriano fosse stato dichiarato sismico nel 1987 come zona sismica di II categoria.
Apprezzo moltissimo il suo intervento sulla scarsità di combustibile nucleare. Mi permetta, ma qualcosa non mi torna. Perchè la Finlandia vorrebbe costruire una nuova centrale nucleare convenzionale non autofertilizzante ? Possibile siano così superficiali ? Nel dubbio qui in Italia punterei massicciamente su eolico, microidrolettrico, fotovoltaico, biomasse, riqualificazione energetica, pompe di calore geotermiche. Anche con una politica fiscale premiante, con esenzioni dal pagamento dell'aliquota IVA.

Grazie del suo commentom sempre apprezzato.

Anonimo ha detto...

Il costo della centrale finlandese è finora di 6 miliardi di euro per una potenzialità di 1,6 GW (lo leggo oggi sul Corriere). Il costo per impiantare analoga potenzialità di eolico è paragonabile (tenuto conto di un 30% di utilizzo all'anno). Inoltre, si possono costruire contemporaneamente tanti impianti offshore mentre la costruzione di una centrale nucleare è un processo seriale: qualunque intoppo (devo elencare i casi in Italia di lungaggini nei lavori pubblici?) e le spese restano là mentre i benefici non ci sono. Ragionando in maniera pratica, magari sarebbe più intelligente parlare di riattivazione delle centrali nucleari già esistenti: se gli investimenti per dotarsi di centrali nucleari moderne sono analoghi a quelli necessari per avere un'equivalente potenzialità da rinnovabili che senso ha perdere tempo e denaro? La risposta probabilmente è che la politica spinge su soluzioni mirate a far guadagnare qualcuno mentre la collettività complessivamente perde.