Fonte: notizie.virgilio.it
Naturale conseguenza del dibattito tedesco viene alla mente ciò che significa in termini di sicurezza tenere in vita centrali nucleari sempre più soggette a malfunzionamenti per obsolescenza e stress dei componenti.
Altra notizia
La centrale elettrica Metsamor è stata costruita nella valle dell'Ararat, nel cuore dell'Armenia, presso le città di Armavir, Echmiadzin e Metsamor. La sua prima unità ha iniziato a produrre energia elettrica nel 1976 e la seconda nel 1980. Secondo il dipartimento di Stato per il controllo atomico dell'Armenia, la struttura è stata rafforzata dopo il devastante terremoto del 1988, ma l'impianto ha continuato a suscitare sospetti e preoccupazioni della vicina Turchia e degli ambientalisti armeni. Una delegazione dell'Agenzia internazionale dell'Energia Atomica (Aiea) si è recata in Armenia per esaminare il sito della centrale nucleare di Metsamor, da molto tempo oggetto di polemiche sulla insufficiente sicurezza dell'impianto. L'Armenia prevede di sostituire le vecchie turbine con delle nuove. Attualmente solo una delle due turbine della centrale è in funzione, provvedendo per metà al fabbisogno energetico dell'ex Repubblica sovietica.
Fonte: notizie.virgilio.it
.
4 commenti:
Non ho visto l'articolo originale ma... sbaglio o l'espressione "picco del petrolio" è tabù?
La mettono sul positivo (transizione, rinnovabili) ma non la raccontano direttamente ("Dobbiamo raschiare il barile").
Speriamo bene.
Che ci vuoi fare? il mondo è fatto così. Il treno arriva silenzioso come un gatto mentre la gente cammina sui binari per raccogliere le monetine.
La mettono sul positivo (transizione, rinnovabili) ma secondo me il problema è che le centrali costano tanto e rottamare le vecchie "scoccia".
Ne consegue che si tira nel collo ai vecchi impianti per sfruttarli sino all'ultima goccia.
Vabbé, d'accordo, hanno cercato il modo di addolcire la pillola, ma quella di prolungare la vita dell'attuale parco centrali mi sembra una decisione assai ragionevole; le smart grid sono di là da venire e per gestire la transizione alla intermittenza di produzione delle rinnovabili occorre mantenere istante per istante un rapporto ben specifico fra la potenza immessa nella griglia da centrali fossili+nucleare (certa e modulabile in qualche percentuale) e quella da sole e vento (preziosa quanto inaffidabile). L'alternativa sono quei black-out giganteschi e a catena capaci di bloccare un intero Paese. E' sempre una questione di rapporti costi-benefici: vogliamo ridurre a 4 righe una valutazione sulla plausibilità di scelte che necessitano anni di studi delle migliori menti di fisici e ingegneri? Poi, in Europa, se non ci fidiamo più nemmeno dei tedeschi...
Posta un commento