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martedì 10 aprile 2007

Clima: L’Onu lancia l’allarme

L’Ipcc, l’organismo delle Nazioni Unite che si occupa dei cambiamenti climatici, ha finalmente trovato l’accordo sul secondo capitolo del rapporto 2007.
Dopo il primo capitolo sulla fisica dei cambiamenti, pubblicato nel febbraio scorso, quello attuale è il dossier che prende in esame le conseguenze pratiche dei mutamenti climatici.
A darne notizia è stato il presidente del Panel Rajendra Pachauri: "Alla fine abbiamo un documento che spero attirerà l’attenzione in tutto il mondo", ha aggiunto Pachauri.
Un innalzamento della temperatura media globale di 2-2.5 gradi rispetto al presente "potrà causare un forte aumento degli impatti" con spostamenti geografici di specie, perdite totali di biodiversità, riduzione della produttività agricola e delle risorse idriche in vaste aree.
Questo uno dei punti dell’accordo varato a Bruxelles dagli esperti del Panel intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc).
Gli impatti dei cambiamenti climatici, dicono gli esperti dell’Ipcc, "sono già in atto a livello globale e regionale e saranno più forti nel futuro". Inoltre, "molti sistemi naturali in tutto il pianeta sono stati già affetti da cambiamenti climatici regionali, in particolare da aumenti di temperature".
Con un aumento della temperatura media globale oltre 1.5-2.5 gradi rispetto a quella di questi anni si avrà un maggiore rischio di estinzione per circa 20-30% delle specie vegetali ed animali.
In Australia e Nuova Zelanda le proiezioni climatiche stimano una forte perdita di biodiversità entro il 2020.
"Le proiezioni climatiche relative agli impatti sulla salute prevedono uno scenario drammatico in particolare per le popolazioni dei Paesi in via di sviluppo".
Il documento parla di "aumento della malnutrizione e dei rischi di malattie infettive e respiratorie, aumento di mortalità a causa di eventi più estremi come onde di calore, alluvioni, tempeste e siccità, aumento della frequenza delle malattie cardio-respiratorie a causa dell’aumento delle concentrazioni di ozono troposferico a livello superficiale".
Stando alle previsioni basate su proiezioni scientifiche, già tra venti anni centinaia di milioni di persone rimarranno senza acqua a causa della siccità, mentre epidemie come la malaria si estenderanno anche in zone non tropicali.
Nel 2050 l’Europa potrebbe perdere tutti i suoi ghiacciai e nel 2100 metà della vegetazione mondiale potrebbe essere estinta. Inoltre si ripeteranno ondate di calore anomalo in grado di uccidere migliaia di persone ed eventi climatici estremi come inondazioni e alluvioni.
Rispetto al precedente rapporto (pubblicato dall’Ipcc nel 2001) quello attuale è molto più allarmato e circostanziato e soprattutto affronta il riscaldamento globale non più come una vaga minaccia per un futuro lontano, ma come un fenomeno che sta già producendo i suoi effetti.
"I cambiamenti climatici - spiega Neil Adger, uno dei leader della delegazione britannica nell’organismo Onu - non è qualcosa che riguarda il futuro, è già tra noi".
Dopo l’estate l’Ipcc pubblicherà anche il terzo capitolo del suo rapporto 2007 nel quale vengono affrontati i possibili rimedi per contrastare il riscaldamento globale e mitigarne gli effetti.

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