Nell'ultimo numero '2007 Greenhouse Gas Bulletin' pubblicato dalla Organizzazione Mondiale di Meteorologia (World Meteorological Organization’s - WMO) si rileva il trend in progressivo aumento dei gas climalteranti, dalla nascita dell'Era Industriale e quindi di origine antropica, che provocano il riscaldamento globale (GW). Le misurazioni indicano 383,1 parti per milione con un incremento dello 0,5 % rispetto all'anno precedente, 2006, superando l'anno record d'incremento che fu il 2003 con lo 0, 34%.
Press Release No.833 Qui
WMO Greenhouse Gas Bulletin Qui
Vedere anche Global Atmosphere Watch (GAW)
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Veicoli elettrici - mobilità - tecnologie - ambiente - energia rinnovabile. L'esaurimento delle risorse e le conseguenti ripercussioni politiche ed economiche rendono necessario ridurre la dipendenza dall'importazione di prodotti petroliferi e spingere quindi verso lo sviluppo di fonti energetiche alternative. I veicoli elettrici possono utilizzare tecnologie e risorse nel modo più efficiente.
sabato 29 novembre 2008
venerdì 28 novembre 2008
Accordo Enel per fornire le colonnine elettriche per Smart elettriche
Colpo di scena: l'Enel, una delle maggiori società di produzione di energia elettrica del mondo, entra nel settore automotive. E lo fa con un partner di eccezione: il Gruppo Mercedes. L'accordo punta infatti a fornire le stazioni per il rifornimento destinate ad una piccola flotta di Smart elettriche, testa di ponte per lo sbarco commerciale vero e proprio che avverrà nel 2011. Accordo che dovrebbe essere molto simile a quello già siglato in Germania dalla Daimler con l'azienda elettrica Rwe, che prevede l'installazione di 500 colonnine per la ricarica a Berlino, cittàdove circoleranno ben 100 Smart con batterie agli ioni di litio.
Qui
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giovedì 27 novembre 2008
... et fiat lux, nunc FV est
Ieri è entrata in funzione il megaimpianto fotovoltaico realizzato sulla restaurata volta dell'Aula Paolo VI capace di fornire energia elettrica "pulita" per coprire parte delle attività del Vaticano. La struttura - una sorta di grande rete ricavata dall'assemblaggio di 2.400 moduli fotovoltaici azzurrini distribuiti su una superficie di 5 mila metri quadrati - fornirà elettricità all'aula progettata da Pier Luigi Nervi nel 1970 e agli edifici adiacenti, dentro il Vaticano. È un impianto - donato a Benedetto XVI dalla società produttrice, la tedesca SolarWorld AG - in grado di produrre, infatti, 300 megawattora all'anno grazie alla trasformazione dell'energia dei raggi solari «catturati» dalla superficie fotovoltaica. Da non sottovalutare è il fatto che ora si eviterà di "sporcare" l'aria con i circa 225 mila chilogrammi di anidride carbonica equivalenti alle 80 tonnellate di petrolio che andrebbero bruciate per produrre i 300 megawattora annui così come saranno ricavati dall'impianto fotovoltaico.
Fonte : la Repubblica
(in basso a destra l'area occupata dall'impianto FV)
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Fonte : la Repubblica
(in basso a destra l'area occupata dall'impianto FV)
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mercoledì 26 novembre 2008
Centrali Nucleari. Il Veto scozzese
La Scozia, nonostante le pressioni in senso opposto del governo del Regno Unito di cui suo malgrado fa parte (basta sentire l’opinione della quasi totalità degli scozzesi che ritengono tutto ciò che è britannico, o meglio, ciò che è inglese, semplicemente brit-trash), ha ribadito il suo veto alla costruzione di centrali nucleari sul suo territorio. Le pressioni da Londra sono basate sul fatto che, secondo appunto il governo britannico, la scelta scozzese rischia di minare la politica energetica e la possibilità di far fronte al fabbisogno dell’intero Regno. continua qui
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martedì 25 novembre 2008
Invece si! le auto elettriche sono la soluzione
L'articolo uscito su 'il Tempo' del 17 Novembre rappresenta molto bene quella che è la cultura dell'informazione e della disinformazione. Il titolo " Auto elettriche, non sono la soluzione", il sottotitolo " Entro il 2030 saremo senza energia". Secondo la mia opinione il titolo più giusto dovrebbe essere il sottotitolo e da li partire con varie considerazioni generali e successivamente passare ad alcune attente valutazioni particolari senta dimenticare una premessa che ancora più importate. 'Entro il 2030 saremo senza energia', si titola, ed questa è la questione più importante da sottolineare insieme alla premessa: non possiamo più contare né sul petrolio né sul gas né sul nucleare per produrre energia elettrica in quantità sufficiente per mantenere in piedi un'economia e uno stile di vita che conosciamo oggi in occidente. Quindi o mettiamo tutto il nostro impegno per produrre una quantità di energia sufficiente a mantenere un decoroso stile di vita ricorrendo alle fonti rinnovabili o regrediremo progressivamente e inesorabilmente. O cooperiamo a livello globale o qualche stato sentirà il bisogno di ricorrere a metodi brutali per mantenere il proprio stile di vita a scapito degli altri. Dal generale al particolare. Le auto, come del resto tutti i veicoli, nel futuro non potranno che essere elettriche quindi troviamo il modo migliore per rendere accessibile e disponibile l'energia per muoverle. La ricarica notturna è assolutamente la più ragionevole considerando che in questo modo appiattiamo in basso la potenza generatrice di elettricità . In base all'energia prodotta avremo tanti veicoli quanti se ne potranno ricaricare, non uno di più né uno di meno. Non mi pare che ci siano alternative. Ritornando al generale lo stesso discorso vale anche per tutto quello che riguarda il consumo di energia nella vita quotidiana. Dovremo prendere in considerazione l'obbligo imprescindibile di usare meglio la 'poca' energia prodotta ed a costi più elevati che avremo a disposizione.
(l'immagine: TamaraLempicka-VerdeBugatti1925)
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Auto elettriche, non sono la soluzione
Entro il 2030 saremo senza energia
A corto di energia elettrica entro il 2030. È l'allarme lanciato dal pool di consiglieri accademici del Presidente degli Stati Uniti (Pcast). Le auto ibride ed elettriche, che attualmente rappresentano un settore in espansione e il futuro del trasporto, potrebbero creare negli anni un forte problema di approvvigionamento energetico.
Considerando il loro ritmo di crescita infatti, presto assorbiranno molta della corrente disponibile, rischiando di sovraccaricare una rete non pronta a rispondere a una simile richiesta.
I sostenitori delle auto elettriche rispondono che tale rischio è sovrastimato perché le vetture si ricaricano prevalentemente durante le ore notturne, distribuendo così la richiesta energetica e scongiurando picchi e sovraccarichi. Aumento dei consumi, quindi, ma sostenibile. Non ne è così convinto però il Pcast, che suggerisce un miglioramento dell'intera rete distributiva di energia elettrica. Chissà che per far fronte al problema non si decida di ricorrere anche ad altre centrali.
Solo il 20% dell'elettricità assorbita dalle vetture ecologiche proviene da fonti rinnovabili, mentre il resto è prodotto prevalentemente da nucleare e cosiddetto «carbone pulito». Non è affatto detto che le prossime strutture destinate a soddisfare il fabbisogno energetico richiesto dalle ecovetture sia solare o eolico. Anzi, una società del New Mexico sta cominciando a commercializzare piccoli reattori nucleari di pochi metri di diametro da interrare, capaci di produrre il necessario per 20 mila famiglie al costo di 25 milioni di dollari.
17/11/2008
(l'immagine: TamaraLempicka-VerdeBugatti1925)
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Auto elettriche, non sono la soluzione
Entro il 2030 saremo senza energia
A corto di energia elettrica entro il 2030. È l'allarme lanciato dal pool di consiglieri accademici del Presidente degli Stati Uniti (Pcast). Le auto ibride ed elettriche, che attualmente rappresentano un settore in espansione e il futuro del trasporto, potrebbero creare negli anni un forte problema di approvvigionamento energetico.
Considerando il loro ritmo di crescita infatti, presto assorbiranno molta della corrente disponibile, rischiando di sovraccaricare una rete non pronta a rispondere a una simile richiesta.
I sostenitori delle auto elettriche rispondono che tale rischio è sovrastimato perché le vetture si ricaricano prevalentemente durante le ore notturne, distribuendo così la richiesta energetica e scongiurando picchi e sovraccarichi. Aumento dei consumi, quindi, ma sostenibile. Non ne è così convinto però il Pcast, che suggerisce un miglioramento dell'intera rete distributiva di energia elettrica. Chissà che per far fronte al problema non si decida di ricorrere anche ad altre centrali.
Solo il 20% dell'elettricità assorbita dalle vetture ecologiche proviene da fonti rinnovabili, mentre il resto è prodotto prevalentemente da nucleare e cosiddetto «carbone pulito». Non è affatto detto che le prossime strutture destinate a soddisfare il fabbisogno energetico richiesto dalle ecovetture sia solare o eolico. Anzi, una società del New Mexico sta cominciando a commercializzare piccoli reattori nucleari di pochi metri di diametro da interrare, capaci di produrre il necessario per 20 mila famiglie al costo di 25 milioni di dollari.
17/11/2008
lunedì 24 novembre 2008
Sole, wustel e auto elettriche vs. Sole, pizza e ammore
La Opel è la casa tedesca che più di ogni altra ha fatto pressioni sulla Cancelliera Angela Merkel per ottenere sovvenzioni pubbliche, peraltro smentite l’altro giorno a Trieste dal capo del Governo di Berlino. Ma c'è una novità sorprendente. L' Opel potrebbe tornare tedesca grazie al fatto che la Solarworld, una grossa società tedesca di energia, ha offerto a Opel 1 miliardo per la cessione di quattro impianti vorrebbe fare di Opel il più evoluto costruttore “verde” d’Europa, orientato verso le auto elettriche. . SolarWorld è il secondo gruppo tedesco per la produzione di pannelli solari che occupa 2 mila addetti , mentre la Opel ha un organico di 26 mila lavoratori.
Fonti: varie
Sole pizza e ammore
Italia. Lavoro, la valanga dei posti in bilico. La Cgil è preoccupata: «Colpite anche le Regioni più ricche».
L’automobile negli Usa vale 4 milioni di posti e il 4% del Pil; per Damiano (che come Santini e molti altri ritiene inevitabile un sostegno al comparto, sia pure mirato alle auto elettriche, a metano o ibride) «in Italia in proporzione l’auto pesa anche di più». Auto vuol dire Fiat, e la Fiat si è fermata. Di botto. A Torino si sono fermati (in Cig) 27mila lavoratori di 450 fabbriche metalmeccaniche, mentre 5.000 precari sono a casa senza un soldo. Si è fermata la Ergom a Termini Imerese, ma la crisi è planetaria, sono a rischio anche colossi come la Gm. È in pericolo quello che Antonio Sansone, segretario nazionale della Fim-Cisl, definisce «l’ampio comparto dell’indotto auto, che in Italia aveva cercato di uscire dalla dipendenza dalla sola Fiat». E nei guai non ci sono solo le «boite», ma anche «grandi» come la Brembo di Alberto Bombassei. Valeria Fedeli, segretario generale dei tessili della Filtea-Cgil, snocciola dati angosciosi. 13mila lavoratori in Cigs: 66 da aziende che hanno chiuso i battenti, 18 lo stanno facendo, 95 hanno dichiarato la crisi, 14 sono in fallimento, 28 con contratti di solidarietà. La Cig ordinaria è aumentata del 20% nell’ultimo mese, poi ci sono le aziende piccole senza tutele. «Totale - afferma la sindacalista - stimiamo 30.000 posti a rischio nel 2008, che possono raddoppiare senza interventi nel 2009». E non sono le imprese marginali, ma i distretti «forti» del Made in Italy: Prato, la lana di Biella, la seta a Como, le calzature a Lecce e Fermo, la maglieria a Carpi, l’occhialeria nell’opulenta Belluno. Il suo collega della Fillea-Cgil, Walter Schiavella, ricorda la crisi gravissima della Natuzzi e dell’intero distretto del salotto in Puglia e Basilicata: oltre tremila in cassa integrazione, delle 500 aziende e 14.000 addetti di sei anni fa sono rimasti rispettivamente in 150 e 8.000.
Estratto qui
(immagine: Salvador Dalì-Tavolo)
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Fonti: varie
Sole pizza e ammore
Italia. Lavoro, la valanga dei posti in bilico. La Cgil è preoccupata: «Colpite anche le Regioni più ricche».
L’automobile negli Usa vale 4 milioni di posti e il 4% del Pil; per Damiano (che come Santini e molti altri ritiene inevitabile un sostegno al comparto, sia pure mirato alle auto elettriche, a metano o ibride) «in Italia in proporzione l’auto pesa anche di più». Auto vuol dire Fiat, e la Fiat si è fermata. Di botto. A Torino si sono fermati (in Cig) 27mila lavoratori di 450 fabbriche metalmeccaniche, mentre 5.000 precari sono a casa senza un soldo. Si è fermata la Ergom a Termini Imerese, ma la crisi è planetaria, sono a rischio anche colossi come la Gm. È in pericolo quello che Antonio Sansone, segretario nazionale della Fim-Cisl, definisce «l’ampio comparto dell’indotto auto, che in Italia aveva cercato di uscire dalla dipendenza dalla sola Fiat». E nei guai non ci sono solo le «boite», ma anche «grandi» come la Brembo di Alberto Bombassei. Valeria Fedeli, segretario generale dei tessili della Filtea-Cgil, snocciola dati angosciosi. 13mila lavoratori in Cigs: 66 da aziende che hanno chiuso i battenti, 18 lo stanno facendo, 95 hanno dichiarato la crisi, 14 sono in fallimento, 28 con contratti di solidarietà. La Cig ordinaria è aumentata del 20% nell’ultimo mese, poi ci sono le aziende piccole senza tutele. «Totale - afferma la sindacalista - stimiamo 30.000 posti a rischio nel 2008, che possono raddoppiare senza interventi nel 2009». E non sono le imprese marginali, ma i distretti «forti» del Made in Italy: Prato, la lana di Biella, la seta a Como, le calzature a Lecce e Fermo, la maglieria a Carpi, l’occhialeria nell’opulenta Belluno. Il suo collega della Fillea-Cgil, Walter Schiavella, ricorda la crisi gravissima della Natuzzi e dell’intero distretto del salotto in Puglia e Basilicata: oltre tremila in cassa integrazione, delle 500 aziende e 14.000 addetti di sei anni fa sono rimasti rispettivamente in 150 e 8.000.
Estratto qui
(immagine: Salvador Dalì-Tavolo)
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sabato 22 novembre 2008
Clima e Ambiente: posizione Italia chiara
Il ministero dell'Ambiente esprime sorpresa per le dichiarazioni della relatrice all'europarlamento del pacchetto clima Avril Doyle che giudica "confuse" le posizioni del Governo sul pacchetto. "A beneficio dell'on. Doyle, ricordiamo che l'Italia ha posto alcuni quesiti alla Commissione Europea ed ha formulato una articolata serie di proposte. I quesiti fanno riferimento ai costi del pacchetto e all'equa ripartizione degli oneri fra i partner europei" si legge in una nota dell'ufficio stampa del ministero.
Insomma la posizione dell'Italia è chiara.
Qui
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Insomma la posizione dell'Italia è chiara.
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venerdì 21 novembre 2008
Le imprese automobilistiche. I governi devono lasciarle morire
George Monbiot scrive:
Le imprese automobilistiche di entrambe le parti (USA ed Unione Europa) dicono che necessitano dei prestiti per aiutarle ad essere più ecologiche. Dicono che investiranno questo denaro in una nuova generazione di tecnologie pulite, che permetterà loro di adempiere agli standard di efficienza che stanno fissando i governi. C’è maggior piacere in paradiso quando un peccatore si pente… però, non è strano tanto entusiasmo verde adesso che profuma di denaro pubblico fresco? Durante gli ultimi 10 anni i fabbricanti di automobili hanno sbattuto ogni iniziativa verde contro un muro......Il sabotaggio della tecnologia ecologica che hanno realizzato è stato costante. Il film Who killed the electric car? (Chi ha ucciso la macchina elettrica?) mostra i fabbricanti, lavorando con le imprese petrolifere e ufficiali corrotti, affondando il tentativo della California di cambiare le tecnologie dei veicoli. Prima affossarono le batterie, persuasero il governo federale per investire nei veicoli ad idrogeno, essendo coscienti che gli ostacoli tecnologici sono tanto grandi che un modello economico prodotto in massa era impraticabile. Le auto elettriche, al contrario, sono pronte per il mercato di massa già da quasi un secolo. I 1.200 milioni di dollari che il governo degli Stati Uniti sta spendendo in ricerca e sviluppo delle automobili alimentate ad idrogeno – o i 2.000 milioni di Euro dell’Unione Europea per lo stesso motivo sono un sussidio per evitare il cambiamento tecnologico.
Adesso, dopo tanta dilazione, i fabbricanti di autovetture hanno la faccia tosta di chiedere denaro pubblico per raggiungere le politiche che hanno ritardato 50 anni e milioni di dollari in sabotaggi.
L'articolo originale è qui
la traduzione è qui
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Le imprese automobilistiche di entrambe le parti (USA ed Unione Europa) dicono che necessitano dei prestiti per aiutarle ad essere più ecologiche. Dicono che investiranno questo denaro in una nuova generazione di tecnologie pulite, che permetterà loro di adempiere agli standard di efficienza che stanno fissando i governi. C’è maggior piacere in paradiso quando un peccatore si pente… però, non è strano tanto entusiasmo verde adesso che profuma di denaro pubblico fresco? Durante gli ultimi 10 anni i fabbricanti di automobili hanno sbattuto ogni iniziativa verde contro un muro......Il sabotaggio della tecnologia ecologica che hanno realizzato è stato costante. Il film Who killed the electric car? (Chi ha ucciso la macchina elettrica?) mostra i fabbricanti, lavorando con le imprese petrolifere e ufficiali corrotti, affondando il tentativo della California di cambiare le tecnologie dei veicoli. Prima affossarono le batterie, persuasero il governo federale per investire nei veicoli ad idrogeno, essendo coscienti che gli ostacoli tecnologici sono tanto grandi che un modello economico prodotto in massa era impraticabile. Le auto elettriche, al contrario, sono pronte per il mercato di massa già da quasi un secolo. I 1.200 milioni di dollari che il governo degli Stati Uniti sta spendendo in ricerca e sviluppo delle automobili alimentate ad idrogeno – o i 2.000 milioni di Euro dell’Unione Europea per lo stesso motivo sono un sussidio per evitare il cambiamento tecnologico.
Adesso, dopo tanta dilazione, i fabbricanti di autovetture hanno la faccia tosta di chiedere denaro pubblico per raggiungere le politiche che hanno ritardato 50 anni e milioni di dollari in sabotaggi.
L'articolo originale è qui
la traduzione è qui
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giovedì 20 novembre 2008
Uranio...le mani gialle, coperte da uno strato che sembra zolfo
Congo, l'uranio dietro la guerra
SHINKOLOBWE (Congo) - Le squadre si alternano nel lavoro. Entrano e escono dai buchi scavati nelle colline armati di pale, picconi e martelli pneumatici. Alcuni spingono i carrelli pieni di materiale. Altri sono addetti al carico: svuotano i vagoncini e riempiono i sacchi di yuta. Intorno, armati di fucili, vigilano gli addetti alla sicurezza. Contractor, vecchi mercenari, giramondo e avventurieri. Si conoscono tutti, ma si chiamano solo per soprannome. La vera identità, da queste parti, è scomparsa nel tempo. Meglio non sapere. Parlare poco e ascoltare molto. Il lavoro duro, quello pericoloso, che ti tiene in vita pochi anni, lo fanno gli altri. Infilati nel tunnel che avanza tra le viscere delle montagne, a cento metri di profondità. Minatori. Molti sono africani. Il resto, la maggioranza, sono libanesi, cinesi, indiani, sudafricani, coreani. Clandestini. Dodici ore a scavare sotto terra, con il viso segnato dalla pressione e ridotto ad una maschera di polvere. Colpiscono le mani: gialle, coperte da uno strato che sembra zolfo. E' il grande business. Quello che decide vita e morte di decine di migliaia di persone. Che impone le guerre e stabilisce la pace. Che ci consente di telefonare con un cellulare, di scrivere su un PC, di navigare su banda larga, di ascoltare musica da un impianto stereo. Ma qui, nel sud del Congo, nella regione del Katanga, a due passi da una cittadina che si chiama Shinkolobwe, in una zona arida e sassosa, non si estrae zolfo. Si raccoglie cobalto, heterogenite copper e uranite. Pietre che pesano fino a un chilo, venate di nero e di azzurro. Basta un colpo e si spaccano. Dentro c'è il cuore. Il più richiesto. Giallo come il più noto yellow cacke. Uranio. Da trasferire in altri paesi, lungo rotte clandestine, per non lasciare tracce e rifornire i clienti sempre più numerosi. Multinazionali che hanno bisogno di discrezione, che non vogliono apparire, ma che cercano disperatamente il piccolo gioiello giallo. Per le bombe atomiche. La storia della miniera di Shikolobwe è il simbolo di una guerra che si trascina da vent'anni. Oggi, a Goma e nel nord del Kivu, assistiamo solo all'ultimo atto. Ma è dagli inizi del secolo scorso che i vecchi imperi coloniali, Belgio in testa, hanno acceso la miccia. Dietro lo scontro etnico tra Tutsi e Hutu, ci sono interessi più vasti. C'è un sottosuolo, grande dieci volte l'Italia, tra i più ricchi al mondo. Ma quello che ha scoperto l'Aiea, l'agenzia internazionale per l'atomica, è un traffico clandestino di uranio che nessuno è in grado di controllare. Avviata dalla Union minière de l'Haut Katanga, società a capitale belga, la miniera di Shinkolobwe resta in attività fino a quattro anni fa. Il 28 gennaio del 2004, dopo un crollo parziale che aveva ucciso 8 operai e ferito una ventina, viene chiusa. L'Agenzia di Vienna spedisce sul posto degli ispettori. L'attività è sospesa. Gli ispettori rientrano alla base soddisfatti. Un anno fa arrivano nuove segnalazioni che fanno scattare un altro allarme. Più grave. A cento chilometri dalla vecchia miniera, sostengono le fonti dell' Aiea, ne sono sorte a decine. Tutte lungo l'asse che copre le regioni di Lubumbashi, Kolwezi e Likasi. Sono clandestine, il governo centrale della Repubblica democratica del Congo dice di non saperne niente. Solo l'ex ministro per le Miniere, Eugène Diomindongala, già autore di una denuncia, rincara la dose. "Il nostro governo", dichiara, "non è in grado da solo di fermare il traffico criminale legato all'uranio. Abbiamo chiesto aiuto alla comunità internazionale, ma non c'è stata risposta. Queste materie possono contenere sostanze radioattive. Sono pericolose". In un rapporto segreto, di cui siamo venuti in possesso, l'Aiea conferma l'allarme. "Il livello di concentrazione di uranio nel materiale estratto", spiega il documento, "è talmente basso da considerarsi quasi impuro. Almeno per quello che riguarda le componenti di Cu o di Co. Ma se si considera l'U308 (l'isotopo con cui, una volta arricchito, si fabbrica la bomba atomica) la concentrazione è molto alta. Raggiunge il 10 per cento". Le conclusioni sono eloquenti nel loro linguaggio calibrato: "La quantità di uranio che si può ricavare dai prodotti estratti nelle nuove miniere è significativa. Merita la massima attenzione". Le miniere sono illegali. Nessuno le controlla. La loro presenza è nota a tutti. A 80 chilometri di distanza sorge una città di 10mila abitanti. Ma pochissimi sono assoldati dalle società che hanno avviato gli scavi. Ci lavorano immigrati irregolari, gente raccolta nei paesi di origine e spedita direttamente sul posto. Le pietre grezze sono portate all'esterno e chiuse dentro sacchi che pesano tra i 10 e i 20 chili. I sacchi sono caricati su camion che, seguendo strade secondarie e in mezzo alla giungla, li trasferiscono fino in Zambia e, via treno, in Sudafrica. Ma i controlli alle frontiere sono diventati più rigidi. Bisogna pagare sempre di più. Soprattutto quando si tratta di uranio da contrabbandare. Il business fa gola a molti. A Goma e nel Nord-Kivu si spara e si scappa. Trecento chilometri più a sud, nel Katanga, si continua a bucare le colline. Per sfornare uranio, da spedire lungo nuovi percorsi. Da quattro mesi, ci raccontano a Shinkolobwe, sono entrati in azione i vecchi Antonov dismessi dall aviazione russa. "Aerei ed equipaggi formati da veterani dell'Armata rossa reduci dalla guerra in Afghanistan", conferma il rapporto dell'Aiea. Ogni giorno, da una pista in terra rossa, prendono in volo con il loro carico di morte e svaniscono nel nulla.
Repubblica — 16 novembre 2008
Qui
SHINKOLOBWE (Congo) - Le squadre si alternano nel lavoro. Entrano e escono dai buchi scavati nelle colline armati di pale, picconi e martelli pneumatici. Alcuni spingono i carrelli pieni di materiale. Altri sono addetti al carico: svuotano i vagoncini e riempiono i sacchi di yuta. Intorno, armati di fucili, vigilano gli addetti alla sicurezza. Contractor, vecchi mercenari, giramondo e avventurieri. Si conoscono tutti, ma si chiamano solo per soprannome. La vera identità, da queste parti, è scomparsa nel tempo. Meglio non sapere. Parlare poco e ascoltare molto. Il lavoro duro, quello pericoloso, che ti tiene in vita pochi anni, lo fanno gli altri. Infilati nel tunnel che avanza tra le viscere delle montagne, a cento metri di profondità. Minatori. Molti sono africani. Il resto, la maggioranza, sono libanesi, cinesi, indiani, sudafricani, coreani. Clandestini. Dodici ore a scavare sotto terra, con il viso segnato dalla pressione e ridotto ad una maschera di polvere. Colpiscono le mani: gialle, coperte da uno strato che sembra zolfo. E' il grande business. Quello che decide vita e morte di decine di migliaia di persone. Che impone le guerre e stabilisce la pace. Che ci consente di telefonare con un cellulare, di scrivere su un PC, di navigare su banda larga, di ascoltare musica da un impianto stereo. Ma qui, nel sud del Congo, nella regione del Katanga, a due passi da una cittadina che si chiama Shinkolobwe, in una zona arida e sassosa, non si estrae zolfo. Si raccoglie cobalto, heterogenite copper e uranite. Pietre che pesano fino a un chilo, venate di nero e di azzurro. Basta un colpo e si spaccano. Dentro c'è il cuore. Il più richiesto. Giallo come il più noto yellow cacke. Uranio. Da trasferire in altri paesi, lungo rotte clandestine, per non lasciare tracce e rifornire i clienti sempre più numerosi. Multinazionali che hanno bisogno di discrezione, che non vogliono apparire, ma che cercano disperatamente il piccolo gioiello giallo. Per le bombe atomiche. La storia della miniera di Shikolobwe è il simbolo di una guerra che si trascina da vent'anni. Oggi, a Goma e nel nord del Kivu, assistiamo solo all'ultimo atto. Ma è dagli inizi del secolo scorso che i vecchi imperi coloniali, Belgio in testa, hanno acceso la miccia. Dietro lo scontro etnico tra Tutsi e Hutu, ci sono interessi più vasti. C'è un sottosuolo, grande dieci volte l'Italia, tra i più ricchi al mondo. Ma quello che ha scoperto l'Aiea, l'agenzia internazionale per l'atomica, è un traffico clandestino di uranio che nessuno è in grado di controllare. Avviata dalla Union minière de l'Haut Katanga, società a capitale belga, la miniera di Shinkolobwe resta in attività fino a quattro anni fa. Il 28 gennaio del 2004, dopo un crollo parziale che aveva ucciso 8 operai e ferito una ventina, viene chiusa. L'Agenzia di Vienna spedisce sul posto degli ispettori. L'attività è sospesa. Gli ispettori rientrano alla base soddisfatti. Un anno fa arrivano nuove segnalazioni che fanno scattare un altro allarme. Più grave. A cento chilometri dalla vecchia miniera, sostengono le fonti dell' Aiea, ne sono sorte a decine. Tutte lungo l'asse che copre le regioni di Lubumbashi, Kolwezi e Likasi. Sono clandestine, il governo centrale della Repubblica democratica del Congo dice di non saperne niente. Solo l'ex ministro per le Miniere, Eugène Diomindongala, già autore di una denuncia, rincara la dose. "Il nostro governo", dichiara, "non è in grado da solo di fermare il traffico criminale legato all'uranio. Abbiamo chiesto aiuto alla comunità internazionale, ma non c'è stata risposta. Queste materie possono contenere sostanze radioattive. Sono pericolose". In un rapporto segreto, di cui siamo venuti in possesso, l'Aiea conferma l'allarme. "Il livello di concentrazione di uranio nel materiale estratto", spiega il documento, "è talmente basso da considerarsi quasi impuro. Almeno per quello che riguarda le componenti di Cu o di Co. Ma se si considera l'U308 (l'isotopo con cui, una volta arricchito, si fabbrica la bomba atomica) la concentrazione è molto alta. Raggiunge il 10 per cento". Le conclusioni sono eloquenti nel loro linguaggio calibrato: "La quantità di uranio che si può ricavare dai prodotti estratti nelle nuove miniere è significativa. Merita la massima attenzione". Le miniere sono illegali. Nessuno le controlla. La loro presenza è nota a tutti. A 80 chilometri di distanza sorge una città di 10mila abitanti. Ma pochissimi sono assoldati dalle società che hanno avviato gli scavi. Ci lavorano immigrati irregolari, gente raccolta nei paesi di origine e spedita direttamente sul posto. Le pietre grezze sono portate all'esterno e chiuse dentro sacchi che pesano tra i 10 e i 20 chili. I sacchi sono caricati su camion che, seguendo strade secondarie e in mezzo alla giungla, li trasferiscono fino in Zambia e, via treno, in Sudafrica. Ma i controlli alle frontiere sono diventati più rigidi. Bisogna pagare sempre di più. Soprattutto quando si tratta di uranio da contrabbandare. Il business fa gola a molti. A Goma e nel Nord-Kivu si spara e si scappa. Trecento chilometri più a sud, nel Katanga, si continua a bucare le colline. Per sfornare uranio, da spedire lungo nuovi percorsi. Da quattro mesi, ci raccontano a Shinkolobwe, sono entrati in azione i vecchi Antonov dismessi dall aviazione russa. "Aerei ed equipaggi formati da veterani dell'Armata rossa reduci dalla guerra in Afghanistan", conferma il rapporto dell'Aiea. Ogni giorno, da una pista in terra rossa, prendono in volo con il loro carico di morte e svaniscono nel nulla.
Repubblica — 16 novembre 2008
Qui
mercoledì 19 novembre 2008
Nucleare, un po' di incidenti vicino a noi
Nucleare: Francia,incidente ottobre. Irregolarita' in procedura, nessuna conseguenza
Un incidente si e' verificato il 12 ottobre scorso nella Melox, filiale di Areva, multinazionale francese dell'energia nucleare. L'incidente, del quale ha dato notizia solo oggi la Melox, e' avvenuto nell'impianto di Marcoule, nel Gard, all'estremo sud della Francia ed e' classificato a livello 1 sulla scala che ne conta sette. Durante lo scarico automatico di pastiglie di combustibile, un operatore ha constatato che il loro numero era superiore a quello previsto e ha dato l'allarme.
Qui
Nucleare: Svizzera, turbina centrale Beznau fermata per tre ore
Una turbina del reattore II della centrale nucleare di Beznau, in Svizzera, ha dovuto essere fermata per tre ore il 14 novembre, in seguito alla scoperta di una perdita nella giuntura di un tubo. Il reattore e' stato completamente riattivato a partire dalle 7.55, hanno reso noto i responsabili della centrale. L'episodio e' stato segnalato alla Divisione principale per la sicurezza degli impianti nucleari (Dsn).
Qui
Nucleare: Svizzera, reattore centrale Muhleberg si spegne durante test
Il reattore della centrale nucleare di Muhleberg si e' spento automaticamente stamani durante una serie di verifiche di routine. L'episodio e' avvenuto quando fra due test l'impianto ha tardato, per ragioni ancora ignote, a tornare all'esercizio normale, ha spiegato all'agenzia di stampa elvetica Ats una portavoce della societa' elettrica BKW FMB Energie, responsabile della centrale. Il reattore e' stato riattivato dopo tre ore e mezza e sta lavorando a pieno regime. Non sono stati misurati valori di radioattivita' fuori dal comune, ha aggiunto l'addetto stampa. Questo fine settimana Muhleberg e' sottoposta a controlli periodici da parte della Divisione principale per la sicurezza degli impianti nucleari (DSN), l'organo federale di sorveglianza delle centrali. Venerdi' i tecnici avevano dovuto fermare per tre ore una turbina del reattore II della centrale nucleare di Beznau, nel comune argoviese di Dottingen, in seguito alla scoperta di una perdita nella giuntura di un tubo. Il fatto e' stato nel frattempo segnalato alla DSN.
Qui
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Un incidente si e' verificato il 12 ottobre scorso nella Melox, filiale di Areva, multinazionale francese dell'energia nucleare. L'incidente, del quale ha dato notizia solo oggi la Melox, e' avvenuto nell'impianto di Marcoule, nel Gard, all'estremo sud della Francia ed e' classificato a livello 1 sulla scala che ne conta sette. Durante lo scarico automatico di pastiglie di combustibile, un operatore ha constatato che il loro numero era superiore a quello previsto e ha dato l'allarme.
Qui
Nucleare: Svizzera, turbina centrale Beznau fermata per tre ore
Una turbina del reattore II della centrale nucleare di Beznau, in Svizzera, ha dovuto essere fermata per tre ore il 14 novembre, in seguito alla scoperta di una perdita nella giuntura di un tubo. Il reattore e' stato completamente riattivato a partire dalle 7.55, hanno reso noto i responsabili della centrale. L'episodio e' stato segnalato alla Divisione principale per la sicurezza degli impianti nucleari (Dsn).
Qui
Nucleare: Svizzera, reattore centrale Muhleberg si spegne durante test
Il reattore della centrale nucleare di Muhleberg si e' spento automaticamente stamani durante una serie di verifiche di routine. L'episodio e' avvenuto quando fra due test l'impianto ha tardato, per ragioni ancora ignote, a tornare all'esercizio normale, ha spiegato all'agenzia di stampa elvetica Ats una portavoce della societa' elettrica BKW FMB Energie, responsabile della centrale. Il reattore e' stato riattivato dopo tre ore e mezza e sta lavorando a pieno regime. Non sono stati misurati valori di radioattivita' fuori dal comune, ha aggiunto l'addetto stampa. Questo fine settimana Muhleberg e' sottoposta a controlli periodici da parte della Divisione principale per la sicurezza degli impianti nucleari (DSN), l'organo federale di sorveglianza delle centrali. Venerdi' i tecnici avevano dovuto fermare per tre ore una turbina del reattore II della centrale nucleare di Beznau, nel comune argoviese di Dottingen, in seguito alla scoperta di una perdita nella giuntura di un tubo. Il fatto e' stato nel frattempo segnalato alla DSN.
Qui
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Fær Øer, Danimarca, il massacro delle balene
Senza parole..................
(leggere qui "Far Oer, Danimarca, il massacro delle balene"18 Novembre 2008)
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(leggere qui "Far Oer, Danimarca, il massacro delle balene"18 Novembre 2008)
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martedì 18 novembre 2008
Formula 1: in pista il sistema che sfrutta l'energia in frenata - 2
Facendo seguito al primo post sull'argomento (vedere qui) abbiamo scoperto che anche la tedesca Bosch si cimenta con il famoso Kinetic Energy Recovery System (KERS) che sarà utilizzato, chi lo vorrà, dai costruttori in F1 nella prossima stagione di gare per permettere al pilota di avere a disposizione più energia in accelerazione per un tempo massimo di sei secondi alla volta, rendendo ibride le vetture . L'energia accumulata nelle batterie al litio in frenata, come si legge nel sito web della Bosch è di 750 kilojoule ovvero poco più di 200 Wh. Il KERS è composto da batterie al litio, il battery managment system che controlla le varie celle al litio che compongono il pacco batteria sia in fase di carica che scarica, un motore elettrico da 60 kW dal peso di 4 o 8 kg (quando un motore endotermico da 60 kW ne pesa 120!!) e naturalmente il driver di controllo del motore stesso. L'alternativa alle batterie secondo la proposta Bosch potrebbe essere quella delle flywheels .
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Nucleare, gli italiani ci ripensano? Forse ... no!
La maggioranza ora è favorevole?
Il titolo di un articolo uscita su 'la Repubblica' ( qui ) non ha alcun dubbio: Nucleare, gli italiani ci ripensano, la maggioranza ora è favorevole. Ma leggiamo i dati del sondaggio della Demos ( qui ).
Sei favorevole alla costruzione di centrali nucleari in Italia?
A favore della costruzione: 46,8 %
Contro la costruzione: 44,1
Non risponde: 9,1
Ancora però siamo ad una maggioranza relativa non assoluto ma guardialo cosa rispondono gli stessi italiani ad una domanda che li tocca più da vicino.
Sei favorevole alla costruzione di centrali nucleari nella tua provincia?
A favore della costruzione: 41,0 %
Contro la costruzione: 50,2
Non risponde: 8,9
Sorpresa! Maggioranza assoluta per il no e meno indecisi. Che sia sbagliato il titolo de 'la Repubblica'?
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Il titolo di un articolo uscita su 'la Repubblica' ( qui ) non ha alcun dubbio: Nucleare, gli italiani ci ripensano, la maggioranza ora è favorevole. Ma leggiamo i dati del sondaggio della Demos ( qui ).
Sei favorevole alla costruzione di centrali nucleari in Italia?
A favore della costruzione: 46,8 %
Contro la costruzione: 44,1
Non risponde: 9,1
Ancora però siamo ad una maggioranza relativa non assoluto ma guardialo cosa rispondono gli stessi italiani ad una domanda che li tocca più da vicino.
Sei favorevole alla costruzione di centrali nucleari nella tua provincia?
A favore della costruzione: 41,0 %
Contro la costruzione: 50,2
Non risponde: 8,9
Sorpresa! Maggioranza assoluta per il no e meno indecisi. Che sia sbagliato il titolo de 'la Repubblica'?
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lunedì 17 novembre 2008
Il litio e il futuro delle auto elettriche
Un articolo sul Corriere online pone il dubbio che avremo litio a disposizione sufficiente per convertire tutte le auto con motore a scoppio in elettriche. E' un "falso" problema per varie ragioni. Prima di tutto non è immaginabile un futuro nel quale vi siano macchine nella quantità pari o superiore a quella di oggi siano esse elettriche o "stufe a petrolio". Sicuramente il carburante non sarà più a buon prezzo e non sarà così disponibile come lo è nei giorni nostri, quindi l'alternativa sarà quella di avere veicoli che si muovono solo grazie all'elettricità prodotta da fonti rinnovabili o ... niente. Sicuramente nel futuro avremo meno auto per le strade ma esse saranno certamente a trazione elettrica nel numero esattamente corrispondente a quanto la tecnologia sarà in grado di metterci a disposizione per immagazzinare energia nelle batterie. Le batterie saranno al litio ma non è detto che saranno solo al lito. Se non avremo batterie sufficienti faremo a meno di decine milioni di auto inutili. Che problema c'è? Comunque la mobilità sarà elettrica.
Un estratto dell'articolo.
Il 50% delle riserve conosciute si trova in Bolivia nei laghi salati prosciugati. Le principali compagnie automobilistiche mondiali sono seriamente preoccupate. E anche gli ambientalisti. I progetti per le nuove auto elettriche o ad alimentazione ibrida (elettricità + carburanti) sono in avanzata fase di realizzazione, i prototipi sono apparsi nei Saloni dell'automobile, alcuni modelli sono già in vendita e la domanda da parte dei consumatori è in netta crescita. In pratica, stiamo parlando del futuro dell'auto, un settore in cui tutte le case stanno investendo somme colossali, e che ha anche un determinante risvolto ambientale: le auto elettriche hanno emissioni zero di anidride carbonica, il gas serra causa principale del riscaldamento globale. Ma tutto ciò rischia di essere vanificato dalla scarsità del principale componente delle batterie elettriche: il litio.
RISERVE - Il litio è un metallo alcalino che pesa la metà dell'acqua. In sé non è rarissimo, si trova diffuso in gran parte delle rocce, ma è difficile trovarlo in quantità e in combinazioni chimiche tali da poter essere estratto senza costi proibitivi. E il 50% delle riserve conosciute sfruttabili di litio si trova in Bolivia, per la precisione nei laghi salati prosciugati (salar) sulle Ande e in particolare nel remoto Salar de Uyuni, la più grande distesa salata del mondo a 3.650 metri di quota, un'area ad alta protezione ambientale.
AUMENTO DOMANDA - La domanda mondiale di litio in dieci anni sarà cinque volte quella attuale e, se non si troveranno nuovi giacimenti, supererà di gran lunga l'offerta. Facendo in pratica salire a livelli improponibili il costo delle batterie e quindi delle auto elettriche.
FABBISOGNO - Il progetto pilota produrrà 1.200 tonnellate di litio all'anno, per salire a 30 mila nel 2012 se sarà installato un impianto industriale. La Mitsubishi stima in 500 mila tonnellate il fabbisogno annuo per le batterie delle auto elettriche se queste resteranno un mercato di nicchia, ma molto di più se saranno le auto del futuro. Secondo Mitsubishi, nel 2015 ci sarà una mancanza di litio sul mercato mondiale. Secondo gli esperti dell'industria mineraria, però, la Bolivia potrebbe produrre la quantità necessaria al mercato, ma con tempi più lunghi di quanto richiesto dall'industria automobilistica.
Il litio condiziona il futuro delle auto elettriche e la riduzione dei gas serra
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Un estratto dell'articolo.
Il 50% delle riserve conosciute si trova in Bolivia nei laghi salati prosciugati. Le principali compagnie automobilistiche mondiali sono seriamente preoccupate. E anche gli ambientalisti. I progetti per le nuove auto elettriche o ad alimentazione ibrida (elettricità + carburanti) sono in avanzata fase di realizzazione, i prototipi sono apparsi nei Saloni dell'automobile, alcuni modelli sono già in vendita e la domanda da parte dei consumatori è in netta crescita. In pratica, stiamo parlando del futuro dell'auto, un settore in cui tutte le case stanno investendo somme colossali, e che ha anche un determinante risvolto ambientale: le auto elettriche hanno emissioni zero di anidride carbonica, il gas serra causa principale del riscaldamento globale. Ma tutto ciò rischia di essere vanificato dalla scarsità del principale componente delle batterie elettriche: il litio.
RISERVE - Il litio è un metallo alcalino che pesa la metà dell'acqua. In sé non è rarissimo, si trova diffuso in gran parte delle rocce, ma è difficile trovarlo in quantità e in combinazioni chimiche tali da poter essere estratto senza costi proibitivi. E il 50% delle riserve conosciute sfruttabili di litio si trova in Bolivia, per la precisione nei laghi salati prosciugati (salar) sulle Ande e in particolare nel remoto Salar de Uyuni, la più grande distesa salata del mondo a 3.650 metri di quota, un'area ad alta protezione ambientale.
AUMENTO DOMANDA - La domanda mondiale di litio in dieci anni sarà cinque volte quella attuale e, se non si troveranno nuovi giacimenti, supererà di gran lunga l'offerta. Facendo in pratica salire a livelli improponibili il costo delle batterie e quindi delle auto elettriche.
FABBISOGNO - Il progetto pilota produrrà 1.200 tonnellate di litio all'anno, per salire a 30 mila nel 2012 se sarà installato un impianto industriale. La Mitsubishi stima in 500 mila tonnellate il fabbisogno annuo per le batterie delle auto elettriche se queste resteranno un mercato di nicchia, ma molto di più se saranno le auto del futuro. Secondo Mitsubishi, nel 2015 ci sarà una mancanza di litio sul mercato mondiale. Secondo gli esperti dell'industria mineraria, però, la Bolivia potrebbe produrre la quantità necessaria al mercato, ma con tempi più lunghi di quanto richiesto dall'industria automobilistica.
Il litio condiziona il futuro delle auto elettriche e la riduzione dei gas serra
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sabato 15 novembre 2008
La risposta - Veicoli elettrici navigando tra disinformazione e incomprensioni
Ricordate il nostro post del 31 Ottobre intitolato "Veicoli elettrici navigando tra disinformazione e incomprensioni" ? ( il post è qui )
La regione Toscana ha risposto alla mia richiesta di chiarimenti in questo modo:
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La regione Toscana ha risposto alla mia richiesta di chiarimenti in questo modo:
Egr. Sig. De Carlo,
in esito alla Sua mail e alla relativa richiesta di chiarimenti riguardo al bollo sui veicoli elettrici, la legge regionale recentemente approvata dal Consiglio Regionale non tocca l'esenzione per i veicoli elettrici, che resta come stabilito dalla normativa statale.
Passati i cinque anni si paga il 25% del bollo. Questo 25% con la nostra legge è ridotto del 10% (ritorna, cioè, come i veicoli euro 4 ed euro 5 al valore vigente nel 2006).
Cordiali saluti.
Firmato
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venerdì 14 novembre 2008
Paese che va, Paese che viene, Paese che ...
Estraiamo alcuni passi dall'articolo comparso su La Stampa del 12 Novembre dal titolo Gli italiani hanno il cuore verde.
Si parla dei traguardi ambiziosi che Obama, il nuovo presidente statunitense, pone al suo Paese.
- Si sa ad esempio che Obama vuole rimuovere il veto di Bush contro il piano della California per la riduzione del 30% dei gas di scarico delle auto
- Obama, ha più volte confermato che tra le sue priorità, subito dopo la crisi economica, vi è la questione energetica.
- ha dichiarato che allocherà 150 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni per promuovere le fonti rinnovabili, il risparmio energetico e la produzione di auto elettriche e a basso consumo.
- La previsione, infatti, è di creare 5 milioni di nuovi posti di lavoro nel settore ambientale: i green collar jobs
- Da un lato ridurre la dipendenza americana dal petrolio
- Dall’altro combattere il cambiamento climatico.
- Entro il 2025 dovrà ricavare il 25% dell’elettricità da fonti rinnovabili, ed entro il 2050 abbattere dell’80% le emissioni di gas serra
- Gli Stati Uniti devono diventare la nazione leader nella lotta al cambiamento climatico
- Il riscaldamento globale non è un problema del futuro ma di adesso.
Vedremo se alle parole seguiranno i fatti, ma tuttavia è già evidente che su questo tema il nuovo inquilino della Casa Bianca non la pensa come Berlusconi, che poche settimane fa ha fatto osservare ai nostri partner europei che, data la crisi finanziaria, sull’ambiente «non è il momento di fare i don Chisciotte». Con l’elezione di Obama viene però a cadere uno degli argomenti «forti» usati per giustificare lo scetticismo verso il piano europeo sulle emissioni inquinanti: la mancata adesione degli Stati Uniti alla lotta contro il cambiamento climatico. L’Italia, dunque, si trova oggi più isolata nello scontro che la contrappone alla maggioranza dei paesi europei sulle modalità e i tempi di attuazione del cosiddetto «piano 20:20:20». Un pacchetto di misure finalizzato a raggiungere, entro il 2020, il 20% di riduzione delle emissioni di CO2, il 20% di utilizzo di energie rinnovabili e il 20% di miglioramento dell’efficienza energetica.
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giovedì 13 novembre 2008
Formula 1 in pista il sistema che sfrutta l'energia in frenata
Lunedì 17 la F1 tornerà già in pista nel circuito di Barcellona per il primo dei tre serie di test in programma entro la fine dell’anno valide per le nuove regole nel 2009. Oltre ai soliti cambiamenti sulle normative delle gomme (ritorno delle slick) si avrà la vera novità dell'introduzione del Kers acronimo di Kinetic Energy Recovery System, ovvero sistema di recupero dell'energia cinetica. L’impianto consentirà al pilota di avere a disposizione per 6 secondi ogni giro un aumento di potenza calcolabile intorno agli 60 kW (80 Cv). L’incremento servirà anche per lo spettacolo perché consentirà di effettuare sorpassi fulminanti. E darà vantaggi in partenza, perché una volta raggiunti i 100 km orari (limite stabilito dal regolamento) offrirà accelerazioni brucianti. La Magneti Marelli sta sviluppando il Kers per diverse squadre, tra le quali la Ferrari. Sono tre le soluzioni disponibili: un sistema meccanico, uno ibrido e uno tutto elettrico. È stato scelto quest’ultimo nel quale l’energia sviluppata da un piccolo motogeneratore viene trasferita a batterie speciali. La potenza accumulata potrà essere utilizzata tramite un pulsante posto sul volante di nuovo alle ruote con lo stesso motore elettrico diventando motore di trazione ed alternando le funzioni di motogeneratore e trazione.
Il recupero d’energia, voluto dalla Fia, avrà tre effetti a breve e a lungo termine, due da valutare, uno positivo. I primi riguardano i costi di ricerca e produzione dei sistemi e il modo di utilizzarlo in maniera vantaggiosa. Il terzo riguarda il trasferimento della tecnologia ai veicoli di serie, con una riduzione di consumi e inquinamento.
A Barcellona si vedranno i primi risultati. I team in questi casi cercano di non far capire ai rivali dove sono arrivati. Non sono escluse sorprese prima di iniziare la stagione 2009 il 29 marzo in Australia.
Fonte
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Il recupero d’energia, voluto dalla Fia, avrà tre effetti a breve e a lungo termine, due da valutare, uno positivo. I primi riguardano i costi di ricerca e produzione dei sistemi e il modo di utilizzarlo in maniera vantaggiosa. Il terzo riguarda il trasferimento della tecnologia ai veicoli di serie, con una riduzione di consumi e inquinamento.
A Barcellona si vedranno i primi risultati. I team in questi casi cercano di non far capire ai rivali dove sono arrivati. Non sono escluse sorprese prima di iniziare la stagione 2009 il 29 marzo in Australia.
Fonte
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mercoledì 12 novembre 2008
L'amministratore delegato Google dice a Obama: costruiamo batterie
Il nuovo presidente Usa Barack Obama ha offerto a Eric Schmidt , amministratore delegato di Google , la possibilità di diventare il responsabile nel campo tecnologico del suo nuovo governo. Schmidt, che è stato sostenitore di Obama durante la campagna elettorale, ha cortesemente rifiutato l'invito, ringraziando. Per far fronte alla crisi economica in particolare nel Michigan a Detroit patria della produzione automobilistica americana suggerisce di riconvertire fabbriche e operai, che hanno perso il lavoro, per la produzione di batterie per veicoli elettrici e ibridi.
Qui
(panorama di Detroit)
Qui
(panorama di Detroit)
martedì 11 novembre 2008
Difficile prevedere che cosa accadrà, ma l'auto sarà elettrica
Questo articolo apparso su 'il Giornale' conferma ciò che stiamo dicendo da anni e chi lo dice è un membro del CdA della Nissan. Solo l'auto elettrica ha un futuro per la mobilità su gomma. E' impossibile fare previsioni, continua Carlo Treves, ma per il futuro ci vuole immaginazione e creatività. Meno SUV prima di tutto e tre sono gli impegni: (1) qualità al top, (2) un ruolo leader nella corsa alle emissioni zero e (3) il 5% di crescita annua del fatturato. Ma è il secondo obiettivo quello da perseguire con determinazione anche maggiore. All’inizio, comunque, sarà inevitabile un supporto con forme di incentivazione da parte dei governi e delle amministrazioni locali e sono convinti che grazie alle nuove tecnologie le auto elettriche potranno conquistare entro un tempo ragionevole il cuore del mercato.
Fonte: qui
Da notare che non si parla di auto ibride e questo è un ulteriore buon segno.
Fonte: qui
Da notare che non si parla di auto ibride e questo è un ulteriore buon segno.
lunedì 10 novembre 2008
Benzinai, distributori per veicoli elettrici ad energia solare in Gran Bretagna
Le stazioni di rifornimento nel Regno Unito potrebbe ben presto avere la ricarica plug-in per le auto elettriche. L'associazione dei benzinai britannici Petrol Retailers’ Association ( PRA ) sostiene che è il modo migliore per ottenere più veicoli a batteria sulle strade. Inoltre Holloway Ray boss della PRA aggiunge che l'energia elettrica fornita dovrebbe essere energia solare. La dichiarazione di Holloway fa seguito a quanto espresso dal Primo Ministro Gordon Brown con il recente annuncio che il governo sta impegnandosi con 100.000.000 di sterline di investimenti in veicoli elettrici per i prossimi cinque anni nel tentativo di incoraggiare un maggior numero di conducenti di convertirsi alle eco-tecnologie. Ma Holloway sostiene anche che tali veicoli potranno essere più verdi quando l'energia elettrica non sarà più generata dalla combustione di carburanti derivati dal petrolio quindi abbiamo bisogno di costruire pannelli solari sulle tettoie all'aperto e campi eolici. Questo è ciò che il governo dovrebbe prendere in considerazione .
Fonte: autoexpress
Questo è ciò che il governo italiano (neanche l'opposizione a dire il vero) assolutamente NON PRENDE IN CONSIDERAZIONE.
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Fonte: autoexpress
Questo è ciò che il governo italiano (neanche l'opposizione a dire il vero) assolutamente NON PRENDE IN CONSIDERAZIONE.
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sabato 8 novembre 2008
Cina: Paesi ricchi cambino stile di vita
Paesi ricchi cambino stile di vita Il premier cinese Wen Jiabao ha chiesto ai Paesi ricchi di abbandonare il loro "insostenibile stile di vita" e aiutare i Paesi in via di sviluppo a lottare contro i cambiamenti climatici.
Wen ha parlato nel corso di una conferenza internazionale a Pechino che vede impegnati rappresentanti di governi e Ong a discutere di sviluppo di tecnologie capaci di lottare contro il riscaldamento globale.
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venerdì 7 novembre 2008
Auto: vendite in caduta libera in ottobre
I dati del ministero dei Trasporti. Continua il periodo nero del mercato dell'auto. In Italia: ad ottobre è sceso del 18,89%, a 167.940 unità, contro le 207.049 di un anno fa. Per quanto riguarda il gruppo Fiat, a ottobre le immatricolazioni in Italia di Fiat Group Automobiles sono scese del 13,12%. In Francia il mercato dell'auto ha registrato a ottobre un calo del 7,3%, a 175.014 unità. Lo ha reso noto l'associazione dei costruttori francesi. In Spagna si registra un nuovo crollo della vendita di automobili: dopo i record di agosto (-41%) e settembre (-32%), a ottobre il calo è stato del 40% rispetto allo stesso mese del 2007. Si tratta del peggior dato della storia per il decimo mese dell'anno nel paese iberico, e il terzo peggiore di sempre.
Riassumendo:
Italia____ -19%
Francia__ -7,3%
Spagna __ - 40%
Qui
Anche in Usa crollano le vendite di Gm, Toyota e Ford
Anche ad ottobre l'industria dell'auto statunitense conferma la sua crisi:
Ford ____ - 23%
Toyota __ - 30%
cifre che potrebbero far ricordare l'ottobre 2008 come il mese peggiore degli ultimi dieci anni.
Gravi perdite anche per
General Motors - 45%.
Fonte
Bmw vede l'utile crollare oltre il 60% (-63%) nel III trimestre e rinuncia a qualsiasi indicazione sugli obiettivi 2008.
Fonte
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Riassumendo:
Italia____ -19%
Francia__ -7,3%
Spagna __ - 40%
Qui
Anche in Usa crollano le vendite di Gm, Toyota e Ford
Anche ad ottobre l'industria dell'auto statunitense conferma la sua crisi:
Ford ____ - 23%
Toyota __ - 30%
cifre che potrebbero far ricordare l'ottobre 2008 come il mese peggiore degli ultimi dieci anni.
Gravi perdite anche per
General Motors - 45%.
Fonte
Bmw vede l'utile crollare oltre il 60% (-63%) nel III trimestre e rinuncia a qualsiasi indicazione sugli obiettivi 2008.
Fonte
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giovedì 6 novembre 2008
Report sul nucleare: L'EREDITA'
L'EREDITA'
Sigfrido Ranucci
In onda domenica 2 novembre 2008 ore 21.30
Spegnere le centrali dopo che il referendum dell'87 aveva abrogato il nucleare è costato agli italiani circa 9 miliardi di euro. Soldi usciti dalle tasche delle famiglie con le bollette della luce per risarcire l'Enel del mancato guadagno e per mantenere in sicurezza gli impianti, che dopo 20 anni sono ancora lì con tutto il loro carico radioattivo.
il video (cliccare sull'immagine)
la trascrizione è qui
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Sigfrido Ranucci
In onda domenica 2 novembre 2008 ore 21.30
Spegnere le centrali dopo che il referendum dell'87 aveva abrogato il nucleare è costato agli italiani circa 9 miliardi di euro. Soldi usciti dalle tasche delle famiglie con le bollette della luce per risarcire l'Enel del mancato guadagno e per mantenere in sicurezza gli impianti, che dopo 20 anni sono ancora lì con tutto il loro carico radioattivo.
il video (cliccare sull'immagine)
la trascrizione è qui
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mercoledì 5 novembre 2008
Petrolio in Kazakistan: riserve per 9/11 miliardi di barili. Scherzi?
La notizia ( qui ) di Venerdì scorso 31 ottobre mi ricorda "hallo win"; scherzetto o dolcetto? Mi spiego e riporto tre estratti dell'articolo.
1 - "A partire dal primo dicembre 2012, Kashagan inizierà a produrre 75mila barili al giorno, poi aumenterà la produzione a 370mila barili e raggiungere i 450mila barili al giorno in due-tre anni", ha detto il direttore generale Aman Maksimov, secondo quanto riporta l'agenzia di stampa Interfax. A pieno regime, sostiene Agip Kco, "dovrebbe raggiungere un punto stabile di 1,5 barili al giorno verso la fine del prossimo decennio".
2 - Il petrolio è stato scoperto nel 2000.
3- Agip Kco stima che le riserve commerciali di petrolio possano essere tra 9 e 11 miliardi di barili, mentre sul luogo è presente petrolio per 38 miliardi di barili.
Promemoria . Kashagan è stato scoperto nel 2000, entrerà in produzione del 2012 (con una miseria di barili) per arrivare alla produzione standard verso il 2020. Ricordiamo: 20 anni per raggiungere il livello produttivo accettabile.
Delusione. La riserva è stimata tra i 9 e gli 11 miliardi di barili ... però potrebbero essere anche 38 miliardi. Ma mi faccia il piacere! E questo sarebbe il megagalattico giacimento? Con un consumo giornaliero mondiale di 85 milioni di barili il megagalattico giacimento si prosciugherebbe in 105 o 130 giorni mentre le riserve della zona in 15 mesi.
Conclusione. 20 anni per rendere sfruttabile un giacimento. Quanti altri pseudo megagalattico giacimento sappiamo essere stati scoperti? Tempi duri ragazzi! Siamo in progressivo depauperamento delle riserve globali. Serve urgentemente un'alternativa al petrolio che sia rinnovabile.
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1 - "A partire dal primo dicembre 2012, Kashagan inizierà a produrre 75mila barili al giorno, poi aumenterà la produzione a 370mila barili e raggiungere i 450mila barili al giorno in due-tre anni", ha detto il direttore generale Aman Maksimov, secondo quanto riporta l'agenzia di stampa Interfax. A pieno regime, sostiene Agip Kco, "dovrebbe raggiungere un punto stabile di 1,5 barili al giorno verso la fine del prossimo decennio".
2 - Il petrolio è stato scoperto nel 2000.
3- Agip Kco stima che le riserve commerciali di petrolio possano essere tra 9 e 11 miliardi di barili, mentre sul luogo è presente petrolio per 38 miliardi di barili.
Promemoria . Kashagan è stato scoperto nel 2000, entrerà in produzione del 2012 (con una miseria di barili) per arrivare alla produzione standard verso il 2020. Ricordiamo: 20 anni per raggiungere il livello produttivo accettabile.
Delusione. La riserva è stimata tra i 9 e gli 11 miliardi di barili ... però potrebbero essere anche 38 miliardi. Ma mi faccia il piacere! E questo sarebbe il megagalattico giacimento? Con un consumo giornaliero mondiale di 85 milioni di barili il megagalattico giacimento si prosciugherebbe in 105 o 130 giorni mentre le riserve della zona in 15 mesi.
Conclusione. 20 anni per rendere sfruttabile un giacimento. Quanti altri pseudo megagalattico giacimento sappiamo essere stati scoperti? Tempi duri ragazzi! Siamo in progressivo depauperamento delle riserve globali. Serve urgentemente un'alternativa al petrolio che sia rinnovabile.
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martedì 4 novembre 2008
Energia Per L’astronave Terra
Quanta ne usiamo, come la produciamo, che cosa ci riserva il futuro
Tutti utilizziamo energia in ogni istante della giornata, magari senza accorgercene, con un’abbondanza mai goduta da nessun’altra generazione nella storia umana. Ma che cos’è l’energia? I nostri consumi possono continuare ad aumentare all’infinito? Quali e quante riserve energetiche ospita ancora l’astronave Terra?
Questo libro fornisce le coordinate indispensabili per orientarsi nel labirinto delle fonti di energia − dal petrolio ai biocombustibili, dal solare al nucleare, dagli aspetti economici a quelli sociali − e cerca di delineare uno scenario energetico possibile per la nostra fragile e complessa civiltà.
Due supplementi speciali in coda al libro – Dodici miti da sfatare e Forse non sapevi che… – riassumono i temi-chiave per chi vuole affrontare in modo responsabile il problema energetico.
Intervista inusuale a Nicola Armaroli e Vincenzo Balzani
Ideata e realizzata da Andrea Listorti, Marco Malaspina e Stefano Parisini, con la collaborazione di Maurizio Minghetti, Margherita Bolognesi e Barbara Ventura.
leggi il primo capitolo del libro
Nicola Armaroli, ricercatore presso l’Istituto per la sintesi organica e la fotoreattività del CNR di Bologna, studia la conversione dell’energia luminosa, i nanomateriali luminescenti e il problema energetico nella sua complessità.
Vincenzo Balzani, Professore di chimica all’Università di Bologna, si occupa di fotochimica supramolecolare, nanotecnologia e fotosintesi artificiale. Nanospider e Sunny sono i nomi d’arte degli ultimi prototipi di macchine molecolari usciti dal suo laboratorio.
Fonte
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Tutti utilizziamo energia in ogni istante della giornata, magari senza accorgercene, con un’abbondanza mai goduta da nessun’altra generazione nella storia umana. Ma che cos’è l’energia? I nostri consumi possono continuare ad aumentare all’infinito? Quali e quante riserve energetiche ospita ancora l’astronave Terra?
Questo libro fornisce le coordinate indispensabili per orientarsi nel labirinto delle fonti di energia − dal petrolio ai biocombustibili, dal solare al nucleare, dagli aspetti economici a quelli sociali − e cerca di delineare uno scenario energetico possibile per la nostra fragile e complessa civiltà.
Due supplementi speciali in coda al libro – Dodici miti da sfatare e Forse non sapevi che… – riassumono i temi-chiave per chi vuole affrontare in modo responsabile il problema energetico.
Intervista inusuale a Nicola Armaroli e Vincenzo Balzani
Ideata e realizzata da Andrea Listorti, Marco Malaspina e Stefano Parisini, con la collaborazione di Maurizio Minghetti, Margherita Bolognesi e Barbara Ventura.
leggi il primo capitolo del libro
Nicola Armaroli, ricercatore presso l’Istituto per la sintesi organica e la fotoreattività del CNR di Bologna, studia la conversione dell’energia luminosa, i nanomateriali luminescenti e il problema energetico nella sua complessità.
Vincenzo Balzani, Professore di chimica all’Università di Bologna, si occupa di fotochimica supramolecolare, nanotecnologia e fotosintesi artificiale. Nanospider e Sunny sono i nomi d’arte degli ultimi prototipi di macchine molecolari usciti dal suo laboratorio.
Fonte
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lunedì 3 novembre 2008
Il ricorso alla UE va avanti
Ecco una ulteriore risposta dell'ufficiale competente a Bruxelles che ha in preso incarico di trattare l'argomento che interessa a noi: rendere possibile anche in Italia la sostituzione del motore endotermico in elettrico su un veicolo già circolante.
Cliccare per ingrandire
Vedere la prima comunicazione qui: Conversione e Retrofit. Buone Notizie: il commissario EU risponde.
Altre informazioni nell'etichetta 500 convertita
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Cliccare per ingrandire
Vedere la prima comunicazione qui: Conversione e Retrofit. Buone Notizie: il commissario EU risponde.
Altre informazioni nell'etichetta 500 convertita
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sabato 1 novembre 2008
Bando per costruire un deposito nucleare nel VC
VC sta per 'vercellese' , VC, Vercelli non WC! Ecco la notizia.
Gara aperta. È stata bandita dalla Sogin, la società che gestisce il residuo nucleare in Italia, la gara pubblica d'appalto a procedura ristretta per la costruzione nel sito Eurex di Saluggia, in provincia di Vercelli, di un deposito "D2" per lo stoccaggio temporaneo di rifiuti radioattivi solidi.
Nel D2 verranno stoccati, oltre ai rifiuti solidi ora presenti in sito, una parte dei rifiuti, attualmente allo stato liquido, dopo la loro cementazione nell'impianto Cemex per la costruzione del quale il ministero dell'Ambiente ha concluso favorevolmente la procedura di valutazione di impatto ambientale.
La gara per il D2 è stata pubblicata sul supplemento alla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, i lavori verranno assegnati all'impresa che proporrà l'offerta economicamente più vantaggiosa. Il termine ultimo per la presentazione delle offerte è fissato alle ore 12 del 17 novembre, mentre i lavori dovranno essere conclusi entro 635 giorni dalla data di aggiudicazione dell'appalto. Legambiente e Pro natura, da sempre contrarie alla costruzione di questo tipo di depositi, hanno programmato per il 7 novembre a Saluggia un'assemblea pubblica.
Intanto, è già stato inaugurato presso il municipio di Saluggia sarà inaugurato l'infopoint Sogin, uno strumento interattivo per:
raccontare
le attività nell'impianto,
la storia dell'impianto
e la vita della società
che lo gestisce.
Qui
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Gara aperta. È stata bandita dalla Sogin, la società che gestisce il residuo nucleare in Italia, la gara pubblica d'appalto a procedura ristretta per la costruzione nel sito Eurex di Saluggia, in provincia di Vercelli, di un deposito "D2" per lo stoccaggio temporaneo di rifiuti radioattivi solidi.
Nel D2 verranno stoccati, oltre ai rifiuti solidi ora presenti in sito, una parte dei rifiuti, attualmente allo stato liquido, dopo la loro cementazione nell'impianto Cemex per la costruzione del quale il ministero dell'Ambiente ha concluso favorevolmente la procedura di valutazione di impatto ambientale.
La gara per il D2 è stata pubblicata sul supplemento alla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, i lavori verranno assegnati all'impresa che proporrà l'offerta economicamente più vantaggiosa. Il termine ultimo per la presentazione delle offerte è fissato alle ore 12 del 17 novembre, mentre i lavori dovranno essere conclusi entro 635 giorni dalla data di aggiudicazione dell'appalto. Legambiente e Pro natura, da sempre contrarie alla costruzione di questo tipo di depositi, hanno programmato per il 7 novembre a Saluggia un'assemblea pubblica.
Intanto, è già stato inaugurato presso il municipio di Saluggia sarà inaugurato l'infopoint Sogin, uno strumento interattivo per:
raccontare
le attività nell'impianto,
la storia dell'impianto
e la vita della società
che lo gestisce.
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