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mercoledì 18 giugno 2008

Quanto sono indipendenti gli eco-scettici?

Lo scetticismo ambientale nega la gravità dei problemi ambientali e chi lo propugna e lo propaga vanta la sua indipendenza politica e la sua imparzialità rispetto alla “scienza spazzatura” ed ai catastrofisti del global warming, accusando gli ambientalisti di essere la punta avanzata di un complotto mondiale volto a bloccare la crescita economica e lo sviluppo illimitato. Ma gli eco-scettici sono davvero così “indipendenti” e puri politicamente? Lo studio “The organisation of denial: Conservative think tanks and environmental scepticism” , pubblicato da Environmental Politics, svela una realtà molto meno “pura” ed indipendente prendendo in esame 141 libri eco-scettici pubblicati in lingua inglese tra il 1972 e il 2005.
Nello studio si legge: «Abbiamo scoperto che oltre il 92% di questi libri, la maggior parte pubblicati negli Stati Uniti a partire dal 1992, sono legati a think tank conservatori (Ctts), coinvolti nell’environmental scepticism. Concludiamo che lo scetticismo è una tattica di una elite per orientare il movimento destinato a combattere l’ambientalismo e che il successo di questa tattica ha contribuito a indebolire l’impegno Usa per la tutela ambientale».
Il legame tra molti autori eco-scettici ed i repubblicani americani ed i gruppi conservatori mondiali era già noto, ma lo studio è il primo a fornire un’analisi quantitativa di questo rapporto. In America come da noi in Italia (e in Toscana, basta scorrere le pagine dei quotidiani locali…) i mezzi di informazione “nazional-popolare” spesso presentano gli eco-scettici come esperti indipendenti, nonostante il loro evidente collegamento con le campagne di alcuni settori economici ed industriali per delegittimare gli studi scientifici ambientali, soprattutto quelli che riguardano il cambiamento climatico.
Secondo Peter Jacques, un professore della università della Central Florida, esperto di politiche ambientali e co-autore dello studio, «Un sacco di scettici possono anche dire di essere voci indipendenti, ma è chiaro che c’è un’organizzazione dietro i discorsi degli scettici. Se non fosse per i think tank conservatori, non avremmo questa discussione e non saremmo appesi a discutere della questione se il cambiamento climatico sia reale».
L’analisi trentennale dei 141 libri eco-scettici prende in considerazione se ognuno degli autori sia “affiliato” a gruppi di pressione conservatori, se sia stata l’organizzazione antiambientalista a pubblicare direttamente il libro e se l’autore, prima o dopo la pubblicazione del libro, abbia avuto rapporti di collaborazione con l’organizzazione, se abbia scritto articoli per loro o svolto conferenze e ricevuto patrocini dai think tank e dalle associazioni environmental skeptics.
«Il movimento conservatore Usa – spiega Riley Dunlap, un sociologo dell’Oklaoma State università e co-autore dello studio – ha fatto una forte opposizione alla legislazione ambientale fin dall’Earth summit del 1992 di Rio de Janeiro. Negli anni, visto che il movimento è riuscito a minare la credibilità di molte questioni ambientali, il diritto non è più neutro, obiettivamente scientifico, ma è solo liberale o conservatore, e questa è una tendenza spiacevole».
Naturalmente molti eco-scettici affermano che i loro pareri non hanno nulla a che vedere con la loro appartenenza a think tank o al loro lavoro per le industrie. Ma Ben Block, del Worldwatch Institute, riporta l’esempio di Ronald Bailey, un corrispondete della ExxonMobil-funded Reason Fundation e che ha lavorato anche per il conservatore Competitive enterprise institute, che di recente ha rivisto le sue posizioni di negazione del cambiamento climatico. Nell’articolo “Confessionof an alleged ExxonMobil whore”, Bailey spiega che il suo originale eco-scetticismo era dovuto all’analisi di dati sulla temperatura incoerenti: «Mi sono state passate informazioni errate durante pranzi costosi».
Gli autori dello studio sottolineano che gli eco-scettici hanno tutto il diritto di esprimere i loro pareri, ma le dichiarazioni provenienti da esperti che sostengono e sono sostenuti da think tank conservatori non dovrebbero essere considerate alla pari con risultati scientifici che sono stati controllati attraverso un processo di accurato esame e revisione. «Vogliamo sentire una cacofonia di voci politiche e pubbliche – spiega Jacques – Se non riusciamo ad entrare dentro i problemi, se non riusciamo a valutare le varie voci, non riusciamo a valutarne il merito della loro credibilità».

greenreport.it

Lo studio è qui:
The organisation of denial: Conservative think tanks and environmental scepticism
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