Niente di più emblematico del (nostro) mondo in disfacimento di quelli che un tempo erano considerati edifici, apparati, attrezzature, impianti, macchinari, sistemi, strumentazioni, macchine, strumenti dello sviluppo infinito ed ora, a pochi anni dall'abbandono, diventano monumenti alla decadenza e un monito per capire finalmente che è arrivato il momento di cambiare paradigma. Niente sviluppo infinito, uso razionale delle risorse. Ma forse ancora non lo abbiamo capito fino in fondo. Prendo questo articolo dal sito web dei 'Gestori di carburante', ripreso a sua volta dal quotidiano La nuova Venezia.
L'esempio più eclatante si concretizza in via Forte Marghera. L'ex distributore di benzina, chiuso ormai da tempo, è diventato una specie di discarica, con erbacce e rifiuti sparpagliati ovunque. Una specie di pattumiera a cielo aperto.Ma anche in via Fratelli Bandiera la moria degli impianti "tradizionali" sta creando zone abbandonate all'incuria che possono fermentare per anni, nell'attesa di un nuovo gestore.
Insomma, l'ampio mondo di ciò che ormai rientra nel termine "degrado", si arricchisce di una nuova situazione, che a Mestre, come nel resto della provincia, è ormai sotto gli occhi di tutti. Negli ultimi tempi in città hanno chiuso molti distributori "tradizionali" di carburanti, ovvero di proprietà di una compagnia petrolifera seppur dati in gestione a privati, sostituiti dalle pompe bianche a marchio Vega (soprattutto), Auchan e Loro. Sono queste che si dividono la più larga fetta di clienti, perché hanno prezzi concorrenziali, anche se tra di loro applicano sempre gli stessi costi al litro.
A fare le spese di tale "invasione", oltre che della crisi, sono stati i gestori con insegna, molti dei quali hanno abbandonato l'impianto. Risultato? "Quei distributori resteranno là per molto tempo, nel più totale degrado", spiega Stefano Finotto, presidente provinciale del Gisc-Confcommercio, che rappresenta la categoria dei benzinai. "Il terreno è di proprietà delle compagnie petrolifere le quali non hanno alcun interesse a chiudere tutto, spendere un sacco di soldi per bonificare l'area e deciderne poi il futuro. Meglio continuare a vendere benzina, aspettando che qualcuno si faccia avanti e lasciando intanto l'impianto nella più totale incuria". "Il problema", continua Finotto, "è che non esiste una normativa che obblighi le compagnie petrolifere a bonificare un distributore chiuso dopo un tot di anni, quindi le pompe restano li".
Insomma, il rischio è di ritrovarsi lungo le strade mestrina e di Marghera con nuove sacche di degrado, andando ad aggravare un contesto già segnato da cantieri aperti e negozi con le serrande abbassate. "Il pericolo è che in questo momento cosi difficile quegli impianti restino abbandonati per anni", avverte Finotto. "Ormai i gestori non campano più con la vendita della benzina e quelli che si arrischiano molto spesso chiudono dopo pochi mesi. È un gatto che si morde la coda".
Le difficili condizioni in cui versa il settore, vengono testimoniate anche da Michele Lacchin della Confesercenti. "A Mestre c'è stata una rapida diffusione delle pompe bianche", spiega il rappresentante di categoria. "Sono concentrate tutte nella stessa zona e gli automobilisti ormai le conoscono. Nei propri distributori molte compagnie petrolifere ormai non si affidano più ai gestori, ma alle pompe ghost, che hanno solo i colonnini della benzina e nessun servizio. Oppure riuniscono in un unico grande impianto più decreti di vendita, perché in questo comparto per fare discreti margini di guadagno bisogna vendere tanto carburante".
L'esempio più eclatante si concretizza in via Forte Marghera. L'ex distributore di benzina, chiuso ormai da tempo, è diventato una specie di discarica, con erbacce e rifiuti sparpagliati ovunque. Una specie di pattumiera a cielo aperto.Ma anche in via Fratelli Bandiera la moria degli impianti "tradizionali" sta creando zone abbandonate all'incuria che possono fermentare per anni, nell'attesa di un nuovo gestore.
Insomma, l'ampio mondo di ciò che ormai rientra nel termine "degrado", si arricchisce di una nuova situazione, che a Mestre, come nel resto della provincia, è ormai sotto gli occhi di tutti. Negli ultimi tempi in città hanno chiuso molti distributori "tradizionali" di carburanti, ovvero di proprietà di una compagnia petrolifera seppur dati in gestione a privati, sostituiti dalle pompe bianche a marchio Vega (soprattutto), Auchan e Loro. Sono queste che si dividono la più larga fetta di clienti, perché hanno prezzi concorrenziali, anche se tra di loro applicano sempre gli stessi costi al litro.
A fare le spese di tale "invasione", oltre che della crisi, sono stati i gestori con insegna, molti dei quali hanno abbandonato l'impianto. Risultato? "Quei distributori resteranno là per molto tempo, nel più totale degrado", spiega Stefano Finotto, presidente provinciale del Gisc-Confcommercio, che rappresenta la categoria dei benzinai. "Il terreno è di proprietà delle compagnie petrolifere le quali non hanno alcun interesse a chiudere tutto, spendere un sacco di soldi per bonificare l'area e deciderne poi il futuro. Meglio continuare a vendere benzina, aspettando che qualcuno si faccia avanti e lasciando intanto l'impianto nella più totale incuria". "Il problema", continua Finotto, "è che non esiste una normativa che obblighi le compagnie petrolifere a bonificare un distributore chiuso dopo un tot di anni, quindi le pompe restano li".
Insomma, il rischio è di ritrovarsi lungo le strade mestrina e di Marghera con nuove sacche di degrado, andando ad aggravare un contesto già segnato da cantieri aperti e negozi con le serrande abbassate. "Il pericolo è che in questo momento cosi difficile quegli impianti restino abbandonati per anni", avverte Finotto. "Ormai i gestori non campano più con la vendita della benzina e quelli che si arrischiano molto spesso chiudono dopo pochi mesi. È un gatto che si morde la coda".
Le difficili condizioni in cui versa il settore, vengono testimoniate anche da Michele Lacchin della Confesercenti. "A Mestre c'è stata una rapida diffusione delle pompe bianche", spiega il rappresentante di categoria. "Sono concentrate tutte nella stessa zona e gli automobilisti ormai le conoscono. Nei propri distributori molte compagnie petrolifere ormai non si affidano più ai gestori, ma alle pompe ghost, che hanno solo i colonnini della benzina e nessun servizio. Oppure riuniscono in un unico grande impianto più decreti di vendita, perché in questo comparto per fare discreti margini di guadagno bisogna vendere tanto carburante".
.
Nessun commento:
Posta un commento