Veicoli elettrici - mobilità - tecnologie - ambiente - energia rinnovabile. L'esaurimento delle risorse e le conseguenti ripercussioni politiche ed economiche rendono necessario ridurre la dipendenza dall'importazione di prodotti petroliferi e spingere quindi verso lo sviluppo di fonti energetiche alternative. I veicoli elettrici possono utilizzare tecnologie e risorse nel modo più efficiente.


giovedì 18 agosto 2011

Quando il fotovoltaico fa la barba ai consumi elettrici

Chi dice che i contributi elargiti dallo Stato ai produttori di energia sono uno spreco insopportabile per le casse nazionali non sa quello che dice. 

Anzi, l'energia prodotta dal fotovoltaico fa risparmiare! 

Nonostante gli incntivi statali dati ai produttori. 

Fa risparmiare. Il perchè lo leggiamo in qusto post dell'Ing. Pietro Cambi sul Blog Crisis? What Crisis?.


Il Picco in oggetto è quello giornaliero del costo dell'energia, come sabenissimo la Debora che ha una strategia ferrea di contenimento della bolletta elettrica.

Francesco Meneguzzo a distanza di tre mesi dal report che avevo pubblicato per sommi capi, ha prodotto un altro studio, più approfondito, che dimostra quanto allora solo teorizzato. seguira un ulteriore studio, conclusivo, a fine anno.

Intanto possiamo dire che, PROVATAMENTE, il fotovoltaico, grazie al "Peak shaving", ovvero facendo la barba ai prezzi dell'energia nelle ore di punta ( il kWh fotovoltaico è venduto a prezzo fisso, circa 10 centesimi/kWh, ovvero 100 euro/MWh), FA RISPARMIARE agli utenti oltre il 40% di quel che costa come tariffa incentivante, 360 milioni su 850 nei mesi considerati. Tenete conto che, grazie al risparmio sulla "bolletta energetica" come sistema paese, sotto forma di gas e/o olio combustibile e/o carbone non consumati/ non acquistati risparmiamo un altro terzo di quella tariffa.

Resta l'ultimo terzo, che risparmiamo sotto forma di MIGLIAIA di morti in meno, grazie alle minori emissioni di particolato, policiclici, metalli pesanti etc etc. Oltre tutto si tratta di morti tipicamente lungo-degenti e quindi assai onerosi per il sistema sanitario, a parte altre modeste considerazioni di carattere etico.

Chiusa: Il fotovoltaico NON costa, NON è caro, questa è la verità e comunque lo sarà sempre meno nel futuro al contrario delle non rinnovabili. semplicemente ingloba e rende visibili i costi occulti, che sono esternalizzati ( ma comunque pagati) dalle centrali tradizionali.

Come dire: il carcinoma dovuto alla centrale di Porto Tolle ( cosi, a caso) prima di pagarlo, quando come e SE lo paga, il proprietario della centrale aspetta trenta o quaranta anni.

Ma lo Stato deve comunque farsene carico.


Leggete il post originale per i link ulteriori:  Peak shaving: almeno un picco lo stiamo sconfiggendo !!
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9 commenti:

Anonimo ha detto...

Sempre in ASPO Italia, persone più autorevoli di Pietro Cambi e Ugo Bardi (e cricca varia, la fantasia al potere...), la pensano diversamente o se vogliamo - non dovendo a tutti i costi fare il tifo per il FV - sono più prudenti.

Leggete gli articoli di Domenico Coiante oltre a quelli di Bardi&Co (che poi l'autore principe degli studi è Giuseppe Artizzu di Cautha srl, il divulgatore di primo livello è Francesco Meneguzzo che facendo il metereologo a Firenze non può che pubblicare i suoi articoli sulla rivista del LAMMA Toscana, i divulgatori di secondo livello sono Bardi&Co, lo sponsor di tutti Assosolare, of course), e scoprirete che se le valutazioni si fanno correttamente considerando i costi di rete aggiuntivi (costo costruzione e gestione del famigerato storage di rete oppure una percentuale maggiore dell'attuale 3% delle riserve di rete che paghiamo ai gestori dei generatori a fossili per avere garantita la stabilità della griglia), addebitati per quota proporzionale sui GWp di tutte le fonti intermittenti, le cose cambiano talmente che i punti esclamativi di cui Meneguzzo riempie i suoi articoli si afflosciano e diventano interrogativi...

Coiante non ritiene che ciò che studia e scrive Artizzu sia falso ma che è una ipotesi fra altre in un fenomeno complesso quale la formazione del prezzo del kWh il cui aspetto quantitativo (l'unico che conta, trattandosi di soldi versati in bolletta dall'utente elettrico) viene spacciata (da altri, gioco dei ruoli?) per verità. Che di tutta la faccenda è l'aspetto che mi fa incaxxare di più: ha un approccio più scientifico un Dirigente d'Azienda dei professori e ricercatori della nostra devastata università.

Massimo J. De Carlo ha detto...

In ASPO Italia, associazione alla quale mi onoro di far parte, non esiste il pensiero unico ed ognuno da il proprio contributo secondo le proprie opinioni. Le persone che tu, Defcon, hai nominato sono tutte in ASPO Italia con le proprie (opinioni) conil fine di innescare ragionamenti ed evoluzioni del pensiero scientifico ed economico, aggiornando(si). Non esiste nessuna cricca a meno che tu non ti consideri facente parte di un'altra cricca cioè di quelli che la pensano diversamente. Quindi ti invito di moderare i termini ed esprimere semplicemente le tue personali opinioni in merito, cosa di cui ti ringrazio, senza fare apprezzamenti fuori luogo sulle persone. Credo che tu convenga con me che le risse le lasciamo ad altri, quelli sì che appartengono a cricche, lasciando il nostro blog un punto dove colloquiare usando il cervello.

Anonimo ha detto...

Io la penso come Coiante, che a giudicare da ciò che si legge su molti blog in rete, equivale a pensarla diversamente. E questo mi fa specie, perché un mondo elettrico che si deve barcamenare tra un black-out e l'altro credo non debba interessare a nessuno. E, come scrivevo, mi fa specie che si dia più credito a un metereologo che divulga concetti studiati dal dirigente di un'azienda che progetta impianti FV piuttosto che a uno che ha una onorata carriera in ENEA.

Massimo J. De Carlo ha detto...

Stai facendo delle affermazioni che denotano la tua non conoscenza sulle (in)competenze effettive delle persone. Ti invito ancora a trattare le opinioni e non a disquisire (erroneamente) sulle persone stesse.

David Addison ha detto...

A ben guardare anche la scrittura "metereologo" anziché il corretto "meteorologo" non fornisce indizi positivi a riguardo di colui che espone giudizi tranchant, cioè defcon (abbreviazione di che, tra l'altro ?)

Giuseppe ha detto...

Mi permetto di suggerire un paio di recenti contributi "istituzionali" sul tema. a) il paper di Clara Poletti dello IEFE in occasione della presentazione della relazione annuale del GME (si trova sul sito di quest'ultimo): descrive qualitativamente l'impatto delle FER intermittenti sul disegno del mercato elettrico e le implicazioni di policy. b) l'addendum di Terna al Piano di Sviluppo 2011 in relazione ai sistemi di accumulo: articola l'impatto delle FER intermittenti su riserva primaria, terziaria e soluzione delle congestioni. Ci sono anche dati numerici (il documento è nella sezione PdS del sito Terna).

Quanto alla polemica su chi scrive cosa, mi sembra francamente sterile. Il problema piuttosto è che in materia non si è studiato e scritto abbastanza, in primo luogo da parte delle istituzioni preposte (dall'MSE in giù), ma anche dei differenti stakeholder. Il risultato è che è stato buttato lì un decreto di riforma del settore in un vuoto conoscitivo desolante.

Ancora oggi, nel report mensile del GME il fotovoltaico non esiste: eppure la produzione in luglio è stata oltre il 4% del fabbisogno totale...

Terna ha realizzato solo in luglio che i dati sul fabbisogno di punta, ignorando la potenza FV in media tensione, erano completamente fuorvianti. Ora sta ricalcolando il tutto a partire da aprile. Verrà ovviamente fuori che il fabbisogno di punta è salito, non sceso, e che il FV ha più che coperto tale incremento...

Come si può fare policy su questi presupposti?

Anonimo ha detto...

Ed ecco che Giuseppe (mi ci gioco la mensilità che è Artizzu... ma non lo voglio sapere) mi rimette in riga per la seconda o terza volta! Lo accetto volentieri perché lo fa argomentando e non spacciando verità come si sono abituati a fare dei titolari di cattedre universitarie sull'argomento in una singolare inversione di ruoli.

Sto commentando non per piaggeria ma perché non mi capacito sia veramente possibile che in Terna abbiano ignorato la produzione di tutto il FV allacciato in media tensione. Quanto sarà? Il 90% del totale del FV in Italia?

PS x David,
quando avrò bisogno di un correttore ortografico sarai il primo a cui chiederò, va bene?

Giuseppe ha detto...

Cito testualmente, nota a pie' di pagina 3 del rapporto mensile di Luglio:
"I valori di potenza massima, dal mese di aprile 2011, sono in fase di revisione per considerare l’incidenza e l’apporto della produzione fotovoltaica che immette sulle reti di distribuzione>". E' la prima volta che Terna "qualifica" così il dato sul fabbisogno di punta.
Non credo non avessero realizzato fin da marzo-aprile che la riduzione del prelievo di punta dalla RTN dipendesse dal FV in media e bassa tensione. Non si sono però premurati di segnalare il problema per tempo, per cui sono tre mesi che nel comunicato stampa mensile riportano un calo del 5% del fabbisogno di punta, il che semplicemente non ha senso. A Luglio per questioni di temperatura il fabbisogno aggregato mensile è sceso, per cui l'incongruenza è meno evidente. Ma in giugno ad esempio era salito dell'1,5%: perché mai la punta avrebbe dovuto scendere del 5%?!

Anonimo ha detto...

@Giuseppe,
Sicuramente, dal punto di vista istituzionale di Terna, la potenza immessa in BT/MT da eolico e FV è piuttosto potenza non prelevata dai carichi alle cabine primarie che produzione da dispacciare, ma la faccenda è grave lo stesso perché ampiamente prevedibile e dettagliatamente riportata dal GSE.
Basti pensare che dalle statistiche di Terna i Legislatori, il Governo, le Amministrazioni locali, le parti sociali e infine gli organi di stampa e bloggers traggono indicazioni riguardo allo stato di salute dell'economia.

Ho trovato entrambi i documenti che hai linkato estremamente interessanti. In particolare per il paper della Poletti ammetto che mi occorrono degli approfondimenti per comprendere appieno alcune implicazioni, che forse sono le più importanti.

Riguardo all'Addendum sullo storage al PdS 2011 di Terna, occorrerebbe davvero che chiunque voglia disquisire di rinnovabili intermittenti in Italia se lo studiasse con attenzione prima e si sviluppasse poi un dibattito serio sul tema. Dibattito che dovrebbe portare quanto prima ad affrontare il riordino normativo propedeutico allo sviluppo delle smart-grids in MT e della copertura degli ingenti investimenti che richiedono. E' davvero questione di interesse generale, anche dei produttori degli impianti eolici e FV, che vedrebbero completamente valorizzata la loro produzione e potrebbero partecipare al mercato dei servizi ancillari.

L'inversione della direzione del flusso di potenza in modo totalmente incontrollato che si è ripetutamente verificato ad alcune cabine AT/MT a cui sono allacciate reti di distribuzione particolarmente cariche di generazione distribuita deve essere un campanello di allarme per tutti, non solo per Terna.

Dalla lettura dell'addendum si intuisce che la soluzione principale che Terna ha in mente per il 2012/13 riguarda lo storage distribuito da pochi MW con accumulatori a batterie proprio in prossimità delle cabine AT/MT. Mi sarei aspettato invece una propensione di Terna alla realizzazione di un numero inferiore di impianti ma di dimensioni maggiori, con predilezione per il pompaggio: sembra agire invece sotto una spinta di emergenza e in modo sussidiario alle utility della distribuzione.