Veicoli elettrici - mobilità - tecnologie - ambiente - energia rinnovabile. L'esaurimento delle risorse e le conseguenti ripercussioni politiche ed economiche rendono necessario ridurre la dipendenza dall'importazione di prodotti petroliferi e spingere quindi verso lo sviluppo di fonti energetiche alternative. I veicoli elettrici possono utilizzare tecnologie e risorse nel modo più efficiente.


mercoledì 25 agosto 2010

Islanda, le auto elettriche sostituiscono la chimera idrogeno

Chimera o bufala? L'idrogeno, interpretato come vettore di energia nei trasporti si è dimostrato essere un buco nero nel quale energia e capitali spariscono oltre l'orizzonte degli eventi. Non ne esce fuori niente. Al di là delle critiche e delle formule scritte su carta, che possono lasciare il tempo che trovano, sono le esperienze passate che lo hanno dimostrato, lo dimostrano e lo dimostreranno tutte le volte che qualcuno vorrà riprendere in mano la questione della cosiddetta economia basata sull'idrogeno.

L'Islanda.

La faccenda è nota.

Nel 1999 dal Parlamento islandese si impegnò con un atto legislativo a svincolarsi dalla dipendenza estera del petrolio con un progetto che avrebbe dovuto rivoluzionare il concetto stesso di energia, fonti, applicazioni. II governo decise di utilizzare l'idrogeno per far marciare la propria economia e contemporaneamente diventare leader mondiale nella produzione dell'idrogeno, esportarlo. Il progetto fu cofinanziato dalla Unione Europea per 2,7 milioni di euro su un totale di 7 milioni.
Già due terzi dell'energia prodotta nell'isola veniva da energia rinnovabile, idroelettrica e geotermica, pulita, pronta, utilizzabile per generare l'idrogeno dall'elettrolisi dell'acqua, separando l'idrogeno dall'ossigeno. L'idrogeno sarebbe stato utilizzato per la riconversione dei bus esistenti nell'isola e subito dopo per la vitale flotta dei pescherecci che garantisce il 70-75 % della ricchezza nazionale. In tal modo l'Islanda si sarebbe resa totalmente indipendente nella produzione di energia ed anche dall'obbligo dell'importazione dei carburanti fossili per i propri mezzi di trasporto terrestri e navali. I primi autobus dovevano entrare in funzione nel 2002, ma in realtà iniziarono a percorrere le strade solo nell'agosto del 2003 dopo la realizzazione in aprile del primo distributore pubblico di idrogeno. I primi tre autobus navetta furono messi in servizio all’aeroporto di Reykjavik. Poi si sarebbe passati ai veicoli privati ad idrogeno (180.000) e alla flotta da pesca (2.500 imbarcazioni). Un consorzio, composto dalle maggiori imprese nazionali, la Shell (sua sarà la prima stazione di servizio di Reykjavik per i bus ad idrogeno) e la casa automobilistica Daimler Chrysler per i bus elettrici alimentati dall'elettricità prodotta dalle pile a combustibile. Idrogeno con l'ossigeno atmosferico, catalizzati nelle fuel cell generano elettricità emettendo solo vapore acqueo come unico prodotto di scarto. Nel 2005 gli autobus avrebbero dovuto essere 30, tutti a inquinamento zero e privi di rumore. Il secondo obiettivo, entro il 2007, delle autorità islandesi, era quello di creare un mercato di auto ad idrogeno, sostituendo l’intero parco di auto a benzina e gasolio. Terzo obiettivo, entro il 2015, era quello di alimentare con l'idrogeno l’intera flotta dei pescherecci che genera la ricchezza locale (con l’esportazione dei prodotti ittici che incide con un 70-75 % dell’export) ma che produce sfortunatamente anche un terzo dell’inquinamento nel paese. Quarto obiettivo, entro il 2030, era vendere all’Europa l’idrogeno prodotto in Islanda. L'idrogeno doveva essere utilizzato anche per produrre energia per tutti i servizi cittadini.

...ma... cosa leggiamo in un articolo di Forbes * online? Iceland: The Next Electric Car Capital.

L'Islanda originariamente aveva messo gli occhi su una economia energetica basata sull'idrogeno. Shell inaugurò l'apertura di una stazione di servizio d' idrogeno commerciale nel 2003 per alimentare alcuni Citaro, autobus a celle a combustibile della Daimler-Benz. Alla presentazione era presente un Equinox, SUV della General Motors. Nell'isola ci sono attualmente anche un paio Prius ad idrogeno disponibili per il noleggio tramite Hertz. Ma in realtà non c'è ancora nessuna casa automobilistica che stia producendo veicoli a idrogeno in quantità (il 2015 è la data prevista) determinando un ritardo nella realizzazione del sogno.

Nonostante la crisi finanziaria, c'è ancora un sacco di denaro disponibile in quella che fu una delle economie più ricche del mondo. Ecco quindi nascere l'esigenza di provvedere ad una virata netta verso un alto obiettivo più concreto, facilmente realizzabile.

Forbes si chiede: Quale paese sarà il primo a utilizzare le auto elettriche per il trasporto a livello nazionale? Probabilmente sarà il piccolo paese verde d'Islanda, si risponde.

"Circa il 75% della popolazione islandese vive entro un raggio di 37 miglia da Reykjavik, capitale dell'Islanda e le zone rurali, di conseguenza il territorio, probabilmente, potrebbe essere cablato con sole 15 stazioni di ricarica elettrica rapida. Questo, unito al fatto che l'80% di energia rinnovabile è prodotta a basso costo in Islanda (geotermica ed idroelettrica) dovrebbe darvi una buona idea perché questo è il banco di prova ideale per i veicoli elettrici ."

L'Islanda non ha la più grande risorsa geotermica del mondo, ma è la nazione che ha di gran lunga il più alto reddito pro capite. Secondo Popular Science :

"L'evoluzione geologica dell'Islanda la rende particolarmente adatta per la produzione di energia geotermica. L'isola è fondamentalmente uno vulcano grande, formato nel corso di milioni di anni come roccia fusa gorgogliante che risale su dal fondo marino. La roccia porosa sotto le sue pianure senza alberi assorbe come una spugna centinaia di centimetri di pioggia ogni anno e la riscalda sotto terra. Per utilizzare questa energia è semplicemente una questione di scavare un pozzo, portare il fluido caldo alla superficie e attaccare l'impianto di generazione. Poi, come far 'andare' le centrali elettriche è una questione semplice di BAU (business as usual): il vapore fa girare una turbina che aziona un generatore, che produce l'elettricità ".

In Islanda solo il 3% dell'energia proviene dal carbone, ma la nazione ha il potenziale concreto di avvicinarsi alle emissioni zero .

* Forbes è una rivista statunitense di economia e finanza
.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

A mio avviso, una chimera che si è delineata in un periodo in cui la sensibilità degli urbanizzati era più rivolta a far qualcosa per diminuire gli NOx e le polveri sottili nelle proprie città piuttosto che al contenimento dei gas ad effetto serra. Il bello dell'elettrico BEV è che nasce in un momento in cui la popolazione è sensibilizzata verso un approccio sistemico in una prospettiva di risorse energetiche scarse, dove i rendimenti di conversione contano molto. Ovviamente non ci nasce a caso, ma perché è la soluzione più razionale che risolve - in sinergia con i nuovi assetti di produzione energia elettrica - entrambi i problemi.
E' bello vivere in età consapevole in un'epoca che ha il sapore di una nuova rivoluzione industriale e culturale.

Anonimo ha detto...

Viene solo da pensare perché dovrebbe essere l'Islanda, paese che ha sperperato milioni di euro per inseguire un vettore energetico "difficile" come l'idrogeno senza raggiungere i propri obiettivi, piuttosto che un'altro paese strategicamente simile ( e ce ne sono molti nella sola vecchia Europa )

Inoltre l'Islanda rappresenta un caso a parte, un mondo a se, un modo burocratico e legislativo diverso nonché un modo di concepire la "res publica" spesso opposto al resto dei cittadini europei.

I progetti pilota o campione, a mio modestissimo modo di pensare, devono essere imbastiti in piccole economie molto simili a quelle dove poi dovranno essere sviluppati, per usare un paragone terra terra, non possiamo pretendere gli stessi frutti allo stesso tempo da una serra e da un campo.