Indicazioni operative per fronteggiare eventuali crisi idriche.
Nei trascorsi mesi autunnali e invernali gran parte del Paese è stata interessata da scarsità di apporti meteorici e da elevate temperature medie, che hanno provocato una diminuzione della disponibilità di risorsa nei corpi idrici sia superficiali sia sotterranei. Nello specifico, il confronto tra i dati pluviometrici e idrometrici registrati con le relative serie storiche evidenzia un generalizzato e sensibile deficit idrico in quasi tutti i principali bacini idrografici presenti sul territorio nazionale.In considerazione del possibile protrarsi di tale situazione e, pertanto dell’eventuale manifestarsi di situazioni di vera e propria deficienza idrica ai sensi del DPCM 4 marzo 1996, si ritiene opportuno richiamare l’attenzione di tutte le istituzioni – ed in particolare delle regioni e delle provincie autonome nonchè, attraverso le rispettive associazioni di rappresentanza, degli enti locali affinchè predispongano celermente ed in via precauzionale un piano di misure volte, da un lato a rafforzare i sistemi di previsione, di monitoraggio e di preannuncio, dall’altro, a garantire gli indispensabili interventi di prevenzione, contrasto e mitigazione sia delle crisi che dei conseguenti disagi ed effetti dannosi per le popolazioni coinvolte.
A tale processo di rafforzamento si ritiene utile partecipino attivamente le Prefetture – Uffici territoriali del Governo, operando in sinergia con le amministrazioni regionali e provinciali e promuovendo, in tal senso ed ove del caso, la partecipazione della competente statale del Servizio nazionale della protezione civile.
Al fine di poter evidenziare tempestivamente l’approssimarsi di eventuali crisi idriche, è senza dubbio opportuno ed auspicabile che i sistemi di previsione, monitoraggio e preannuncio prendano in considerazione non solamente le variabili e gli indici relativi al fenomeno fisico della siccità, ma anche gli indicatori relativi sia alla disponibilità effettiva della risorsa presente nei diversi corpi idrici superficiali e sotterranei, sia alla consistenza dei fabbisogni e alla natura dell’utenza.
A tale riguardo gli enti istituzionalmente competenti vogliano sollecitare i soggetti privati detentori di concessione affinchè concorrano in modo attivo a tali attività fornendo con tempestività i dati in loro possesso. Per quanto concerne le attività di monitoraggio delle variabili fisiche, di analisi delle riserve idriche e di valutazione dei fabbisogni, a scala di bacino, sarà opportuno adottare iniziative tese ad assicurare la più stretta e proficua collaborazione anche con le autorità di bacino di interesse nazionale. Relativamente alle attività di previsione e preannuncio, dovrà essere, infine, realizzato il pieno raccordo tra le diverse componenti tecniche nazionali, regionali e provinciali e la rete nazionale dei Centri Funzionali, quale componente fondamentale del Servizio nazionale di protezione civile, così come stabilito dalla direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 2004 e successive modifiche e integrazioni.
Ciò detto, risulta altresì evidente che, nel loro complesso, le crisi idriche che hanno interessato il territorio nazionale - caratterizzato, in alcuni casi, dall’obsolescenza e dalla inefficienza di parte delle infrastrutture preposte alla captazione, all’accumulo, al trasporto ed alla distribuzione della risorsa idrica – sono state spesso originate non solo da pronunciati deficit pluviometrici ma, ancor di più, da una gestione irrazionale, inadeguata e conflittuale dell’utilizzo della risorsa, in assenza di un efficace pianificazione dei prelievi e degli usi.
E’ quindi indispensabile che alle attività di previsione, monitoraggio e preannuncio siano affiancate incisive ed efficaci azioni di prevenzione, contrasto e mitigazione che, se pianificate per tempo, possono ridurre in modo significativo i possibili effetti delle eventuali crisi idriche sulla popolazione, sulle colture agricole e sul sistema produttivo.
Pertanto, nel rispetto del DPCM 4 marzo 1996, si ritiene, in primo luogo, indispensabile ribadire alle amministrazioni competenti in via ordinaria, sia a livello centrale sia periferico, di concorrere all’attuazione di tutti gli interventi finalizzati all’incremento delle disponibilità, al risparmio nei diversi comparti d’uso – anche realizzando opportune campagne di sensibilizzazione – e alla tutela qualitativa della risorsa idrica, in accordo con gli indirizzi delineati dalla direttiva comunitaria 2000/60/CE e con le norme contenute nel D.Lgs. n.152/2006, nonché con particoalre riferimento a quanto previsto dai Piani di Tutela delle Acque.
Notevole attenzione dovrà essere poi rivolta al possibile potenziamento, da parte dei competenti organi statali, delle attività di vigilanza, controllo e pressione dei prelievi abusivi.
Il Dipartimento della protezione civile, tramite la rete nazionale dei Centri Funzionali ed il Gruppo tecnico-scientifico appositamento costituito per monitorare la situazione in stretto raccordo con tutti gli enti competenti verificherà l’andamento meteorologico in modo da predisporre, se del caso, l’attuazione delle misure straordinarie previste dall’art.5, comma 3 della legge 24 febbraio 1992, n. 225.
In tal caso preme, per altro, evidenziare come il complesso degli interventi delineati, ancorchè posto tempestivamente e opportunamente in essere, potrebbe dimostrarsi non sufficiente ad evitare il manifestarsi di situazioni di perdurante criticità, tali da richiedere appunto l’attuazione di misure di emergenza, finalizzate, principalmente, a minimizzare disagi e conseguenze igienico-sanitarie per la popolazione – che dovrà essere costantemente e puntualmente informata sull’evolversi della situazione e sui comportamenti da adottare – e, in seconda istanza, a contenere gli eventuali danni per i comparti d’uso agricolo, industriale ed energetico. In tale contesto, sarà possibile prevedere il ricorso, da parte delle autorità competenti, a provvedimenti urgenti per la riduzione e, se del caso, l’interdizione delle erogazioni per consumi idirici destinati ad usi e servizi non essenziali.
Al fine di consentire un’azione emergenziale quanto più possibile tempestiva ed efficace, si raccomanda, inoltre, la realizzazione di uno stretto raccordo tra le amministrazioni pubbliche competenti, ai diversi livelli, e i soggetti privati interessati, anche attraverso l’adozione di specifiche procedure di intervento opportunamente condivise.
Tale procedure dovranno, altresì, garantire ogni necessario raccordo informativo tra i livelli nazionali, regionale e locale, sia in fase previsionale sia in fase di eventuale emergenza, assicurando, in particolare la tempestiva comunicazione alla Sala Situazione Italia del Dipartimento della protezione civile in merito ad ogni evento che possa costituire elemento di pericolosità o di disagio per la popolazione, evidenziando le iniziative poste in essere e le eventuali criticità del sistema di risposta locale.
Il Dipartimento della protezione civile assicurerà, nelle forme più opportune, ogni dovuta collaborazione ed assistenza per garantire la completa attuazione di quanto previsto dalle presenti indicazioni operative.
Romano Prodi - Presidente del Consiglio(Limmagine: Jean Auguste Dominique Ingre, La Fonte 1856).