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Detto in termini più sintetici: i bassi consumi e i prezzi deboli fanno sì che il petrolio resti in attesa di tempi migliori (per gli speculatori) stivato all'interno delle petroliere ormeggiate nei porti.
Sempre per il quotidiano in rosa chi sta dirigendo le operazioni più smaccatamente speculative sono i cinesi che hanno recentemente noleggiato per almeno sei mesi, estensibili nel tempo, una delle quattro petroliere più grandi del mondo, lunga 380 metri con una capacità di 3,2 milioni di barili. La società statale cinese a capo dell'operazione è la Sinopec, la nave è la Ti Europe. " A quanto si dice, le servirà per stoccare a Singapore una parte del greggio russo Ural di cui sta facendo incetta da settimane in Europa.
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(Sole 24 Ore)
3,2 milioni di barili sono tanti ma solo una 'piccola' parte dei 50 milioni di barili che si dice siano stoccati all'interno delle petroliere in mezzo mondo e non solo da parte dei cinesi, agili contenitori preferibili agli stoccaggi meno gestibili per velocità di movimentazioni presenti sulla terraferma. Agilità del tutto supposta e necessaria, auspicata però dagli speculatori, anche se piuttosto remota oggi quando assistiamo a consumi di petrolio piuttosto asfittici, soprattutto in Europa, e l'offerta è molto superiore rispetto al fabbisogno, il prezzo Brent tornato ai valori di maggio 2013 mentre altre varietà di greggio sono scese di recente a minimi pluriennali. Varietà "di greggio in particolare provenienti dal Mare del Nord, ma anche dall'Africa settentrionale e orientale, faticano a trovare un acquirente, per colpa della concorrenza dello shale oil americano, della crisi ormai cronica delle raffinerie del Vecchio continente e del rallentamento delle maggiori economie asiatiche. Ad attirare il petrolio negli stoccaggi non è però tanto o solo la debolezza di domanda e prezzi, quanto la struttura del mercato, che è passata in contango: il valore del greggio a pronti è più basso di quello per le consegne a futuri. In parole povere, per fare soldi basta conservare il petrolio per qualche tempo prima di rivenderlo. Il profitto è tanto più alto quanto più alto è il contango, detratte le spese di stoccaggio." (S24O)
3,2 milioni di barili sono tanti ma solo una 'piccola' parte dei 50 milioni di barili che si dice siano stoccati all'interno delle petroliere in mezzo mondo e non solo da parte dei cinesi, agili contenitori preferibili agli stoccaggi meno gestibili per velocità di movimentazioni presenti sulla terraferma. Agilità del tutto supposta e necessaria, auspicata però dagli speculatori, anche se piuttosto remota oggi quando assistiamo a consumi di petrolio piuttosto asfittici, soprattutto in Europa, e l'offerta è molto superiore rispetto al fabbisogno, il prezzo Brent tornato ai valori di maggio 2013 mentre altre varietà di greggio sono scese di recente a minimi pluriennali. Varietà "di greggio in particolare provenienti dal Mare del Nord, ma anche dall'Africa settentrionale e orientale, faticano a trovare un acquirente, per colpa della concorrenza dello shale oil americano, della crisi ormai cronica delle raffinerie del Vecchio continente e del rallentamento delle maggiori economie asiatiche. Ad attirare il petrolio negli stoccaggi non è però tanto o solo la debolezza di domanda e prezzi, quanto la struttura del mercato, che è passata in contango: il valore del greggio a pronti è più basso di quello per le consegne a futuri. In parole povere, per fare soldi basta conservare il petrolio per qualche tempo prima di rivenderlo. Il profitto è tanto più alto quanto più alto è il contango, detratte le spese di stoccaggio." (S24O)
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