In una recente intervista l'economista americano Jeremy Rifkin fornisce un suo giudizio sull'accordo raggiunto dal summit al G8 dell'Aquila dell'obiettivo di non superare i 2 gradi all'aumento della temperatura del pianeta. Riassumendo:
Non basta esprimere un pio desiderio, bisogna prima di tutto capire a che livello di concentrazione di anidride carbonica in atmosfera corrisponde un aumento di 2 gradi e poi organizzare un sistema energetico coerente. L'Ipcc è molto cauta e i suoi precedenti rapporti, spesso definiti allarmisti, sono stati superati dai fatti: l'accelerazione del disordine climatico è stata più drammatica di quella prevista quando in passato si è mantenuta per un certo periodo una concentrazione di 450 parti per milione di anidride carbonica l'effetto è stato un balzo della temperatura di 6 gradi, non di 2. L'errore sta nel pensare solo ai tagli delle emissioni che invece dovrebbero essere un effetto secondario di politiche virtuose capaci di rilanciare l'economia, altro che affossarla. . Per uscire dalla tre crisi che ci soffocano, quella economica, quella energetica e quella ambientale, non possiamo limitarci a magiare un po' meno della vecchia minestra inquinante. La terza rivoluzione industriale è quella che permette uno sviluppo economico che si concilia perfettamente con la riduzione delle emissioni. Ad esempio con le smart grid, con l'energia diffusa e decentrata, ogni casa sfruttando il sole può diventare una vera e propria piccola centrale di produzione di elettricità e calore.
Sebbene non condivida l'opinione di Rifkin sul 'terzo pilastro' quello dell'economia basata sull'idrogeno (non credo che l'idrogeno sia una scelta economicamente vantaggiosa e tecnologicamente valida ), mi trovo abbastanza d'accordo sul resto.
Fonte: la Repubblica
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