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venerdì 12 ottobre 2007

I necro-carburanti. In Francia un libro denuncia i bio-carburanti

Fabrice Nicolino, giornalista-ecologista francese, sta per pubblicare in Francia il suo nuovo libro intitolato “La faim, la bagnole, le blé et nous” (la fame, l’automobile, il grano e noi) che mette sotto accusa la nuova agricoltura industriale, attaccando in particolare la sorprendente espansione dei biocarburanti in Francia e nel mondo.
La redazione di Novethic ha pubblicato sul proprio sito internet un’intervista all’autore che nel suo libro ribattezza i biocarburanti “necro-carburanti”.
Le preoccupazioni del collega francese, per certi aspetti, sono molto simili a quanto emerso dalle interviste a esponenti dell’industria italiana della pasta, pubblicate nel numero di ottobre del mensile Atlante, dove emerge una forte preoccupazione per l’aumento del prezzo del grano dovuto anche alla produzione di biocarburanti.
Nicolino ha anticipato alla redazione di Novethic la sua convinzione che il prezzo dell’espansione dei biocarburanti venga pagato dalla deforestazione di Paesi come Brasile, Africa e Indonesia, dove questi sono un’arma di guerra e morte, e ricorda il sociologo francese Robert Linhart che dal 1980 denuncia un’agricoltura che “non serve più a nutrire gli uomini ma a produrre denaro”. “Negli Stati Uniti- continua - primo produttore di granoturco al mondo, un quarto dei raccolti è già destinato ai carburanti e presto sarà la metà. È questo che farà esplodere il prezzo dei cereali a livello mondiale”.
Secondo Nicolino i biocarburanti non sono altro che un’iniziativa commerciale risalente al 1992 quando, in tutta Europa, per far fronte a una diminuzione della richiesta di cereali, i produttori cominciarono a destinare una parte della loro produzione a usi non alimentari. Ma oggi “servono solo a offrire sbocchi commerciali” perché dal punto di vista ecologico sono tutt’altro che benefici: necessitano di pesticidi e concimi a livello massiccio che emettono grandi quantità di gas a effetto serra.
A sostegno della sua tesi, Nicolino riporta gli esiti dello studio di due scienziati statunitensi di fama mondiale, David Pimentel e Tad Patzek, i quali, esaminando l’intero ciclo produttivo dei biocarburanti, sono arrivati a concludere che in realtà la loro produzione, a causa della distruzione della foresta tropicale, è ben più dannosa dell’utilizzo del petrolio. Conclusione confermata, secondo Nicolino, anche da uno studio più recente di Paul Crutzen, premio Nobel per la chimica nel 1995.
“Credere sul serio che la seconda generazione di carburanti possa decuplicare l’efficienza energetica, utilizzando la pianta e la cellulosa degli alberi è propaganda pura e semplice”, ha concluso il giornalista. “In questo campo nulla è stato ancora provato: l’Oecd stessa, tempio dei liberali, non nasconde i dubbi più estremi su questa seconda generazione”.
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