''L'idrogeno non è un'energia, è un vettore. Personalmente facendo parte di un network dove si discute molto di queste cose, abbiamo escluso che l'idrogeno avra' un futuro, proprio per calcoli termodinamici''. Non usa mezzi termini lo studioso Massimo Ippolito che oggi a Bari, nel corso di un incontro tenutosi all'Università, ha presentato KiteGen, il progetto da lui ideato che introduce un nuovo concetto nel campo dell'energia eolica che - sostiene lui stesso - potrebbe rivoluzionare la situazione energetica mondiale. Il ''kite wind generator'', proposto da Massimo Ippolito della Sequoia Automation S.r.l. di Chieri (Torino) promette infatti di generare energia in abbondanza, senza forme di inquinamento e a costi molto bassi. Il KiteGen è basato su aquiloni che raccolgono il vento a grande altezza per far girare un carosello connesso a un generatore. ''Il sistema è ancora allo stadio di una proposta, ma se i risultati delle simulazioni saranno confermati, - sostiene Ippolito - avremo un modo concreto di far fronte all'attuale crisi energetica usando una fonte pulita e rinnovabile''. E a proposito delle teorie dell'economista ambientalista Jeremy Rifkin che proprio a Bari, in un incontro svoltosi alla Camera di Commercio qualche giorno fa, ha sostenuto la necessita' di utilizzare l'idrogeno in campo energetico, Ippolito ha detto: ''Rifkin è un economista non è un energetico; è bello far sognare, l'idrogeno è una reazione semplice, che piace a tutti, che fa acqua, ma analizzando seriamente nel dettaglio la tavola periodica di Mendeleev si nota che è molto più estesa, oltre all'idrogeno c'è tanta altra roba. Ci sono delle soluzioni che adesso non sto a enumerare molto più interessanti dell' idrogeno''. ''Quindi come mia previsione personale, ma non voglio con questo imporre niente a nessuno - ha detto Ippolito - l' idrogeno non ce la fara' a vincere la battaglia, perchè l'idrogeno non è una fonte''.
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Veicoli elettrici - mobilità - tecnologie - ambiente - energia rinnovabile. L'esaurimento delle risorse e le conseguenti ripercussioni politiche ed economiche rendono necessario ridurre la dipendenza dall'importazione di prodotti petroliferi e spingere quindi verso lo sviluppo di fonti energetiche alternative. I veicoli elettrici possono utilizzare tecnologie e risorse nel modo più efficiente.
sabato 30 giugno 2007
venerdì 29 giugno 2007
Luca Mercalli sui cambiamenti climatici, Parlamento europeo 26-06-07
giovedì 28 giugno 2007
Contro i cambiamenti climatici serve valorizzare il territorio
L'affermazione secondo cui "oggi avvengono cambiamenti climatici in 5 anni che in passato ne avrebbero richiesti probabilmente almeno 50" potrebbe forse far storcere il naso a qualcuno ma è comunque controbilanciata dall'altra: "andare verso un'economia dei bisogni, dove l'indice predominante non sia il Pil, bensi' il Gpi, cioè il cosiddetto 'indicatore del progresso effettivo', che considera la qualità della vita e non la mera crescita del volume delle merci".
CNR: contro i cambiamenti climatici serve valorizzare il territorio
''Se il clima e' cambiato e' certamente a causa della globalizzazione economica. Dobbiamo pertanto fare una riflessione sul modello attuale di economia, basato sul petrolio e sui consumi, e chiederci per quanto tempo potremo ancora permetterci di sostenerlo''. Lo afferma Giampiero Maracchi, direttore dell'Istituto di Biometeorologia del Cnr di Firenze e responsabile del progetto ''Nuove forme di occupazione e orientamento nei territori rurali''. Il progetto e' stato illustrato oggi a Roma durante il convegno ''Clima e sostenibilita''', ed ha impegnato l'Ibimet-Cnr (con la collaborazione del Ministero del Lavoro e del Fondo Sociale Europeo dell'Ue) in tre anni di attivita' volte a sensibilizzare le popolazioni di aree dell'Alta Valsugana (Trento), del Casentino e della Valtiberina Toscana (Arezzo) e del Fortore - Alto Tammaro (Benevento), all'importanza della tutela delle risorse legate alle tradizioni dei territori rurali. ''L'idea di fondo - spiega Maracchi - e' quella di andare verso un'economia dei bisogni, dove l'indice predominante non sia il Pil, bensi' il Gpi, cioe' il cosiddetto 'indicatore del progresso effettivo', che considera la qualita' della vita e non la mera crescita del volume delle merci. Puo' sembrare un obiettivo visionario, ma se pensiamo che oggi in 5 anni avvengono cambiamenti che in passato ne avrebbero richiesti probabilmente almeno 50, allora forse non e' cosi' impossibile''. ''Lo scopo dell'iniziativa - conclude Maracchi - e' quello di sensibilizzare i giovani alla riscoperta del territorio e delle sue tradizioni, creando nel contempo le condizioni di sostenibilita' per lo sviluppo e la crescita dell'occupazione''-
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CNR: contro i cambiamenti climatici serve valorizzare il territorio
''Se il clima e' cambiato e' certamente a causa della globalizzazione economica. Dobbiamo pertanto fare una riflessione sul modello attuale di economia, basato sul petrolio e sui consumi, e chiederci per quanto tempo potremo ancora permetterci di sostenerlo''. Lo afferma Giampiero Maracchi, direttore dell'Istituto di Biometeorologia del Cnr di Firenze e responsabile del progetto ''Nuove forme di occupazione e orientamento nei territori rurali''. Il progetto e' stato illustrato oggi a Roma durante il convegno ''Clima e sostenibilita''', ed ha impegnato l'Ibimet-Cnr (con la collaborazione del Ministero del Lavoro e del Fondo Sociale Europeo dell'Ue) in tre anni di attivita' volte a sensibilizzare le popolazioni di aree dell'Alta Valsugana (Trento), del Casentino e della Valtiberina Toscana (Arezzo) e del Fortore - Alto Tammaro (Benevento), all'importanza della tutela delle risorse legate alle tradizioni dei territori rurali. ''L'idea di fondo - spiega Maracchi - e' quella di andare verso un'economia dei bisogni, dove l'indice predominante non sia il Pil, bensi' il Gpi, cioe' il cosiddetto 'indicatore del progresso effettivo', che considera la qualita' della vita e non la mera crescita del volume delle merci. Puo' sembrare un obiettivo visionario, ma se pensiamo che oggi in 5 anni avvengono cambiamenti che in passato ne avrebbero richiesti probabilmente almeno 50, allora forse non e' cosi' impossibile''. ''Lo scopo dell'iniziativa - conclude Maracchi - e' quello di sensibilizzare i giovani alla riscoperta del territorio e delle sue tradizioni, creando nel contempo le condizioni di sostenibilita' per lo sviluppo e la crescita dell'occupazione''-
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mercoledì 27 giugno 2007
Benzina razionata, esplode la rabbia degli iraniani
A Teheran distributori dati alle fiamme e slogan contro Ahmadinejad. Le proteste si estendono in altre province. Il provvedimento entrato in vigore da oggi, con solo tre ore di preavviso ai cittadini. Oltre al deficit statale e alle precauzioni per possibili sanzioni internazionali, l’impopolare iniziativa nasconderebbe un preciso scopo strategico: giustificare con la crisi energetica il programma nucleare.
asianews
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asianews
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Iran: benzina razionata
Benzina razionata a partire dal 27 giugno per gli automobilisti iraniani: non potranno essere acquistati piu' di 3,3 litri al giorno. Lo ha deciso il governo per rinunciare alle importazioni di carburante alle quali e' costretto ora il Paese. Attualmente l'Iran, pur essendo il quarto produttore di petrolio al mondo, e' costretto ad importare il 40 per cento degli oltre 70 milioni di litri di benzina consumati ogni giorno nel Paese.
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martedì 26 giugno 2007
Manca il biodiesel sul mercato, tutta colpa della burocrazia
AAA biodiesel cercasi: la produzione del biocombustibile è infatti ostacolata dagli iter burocratici che stanno bloccando gli impianti. A denunciarlo è Assocostieri-Unione Produttori Biodiesel che in un comunicato stampa congiunto affermano: “Nonostante le recenti affermazioni del ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Paolo De Castro sulla priorità e strategicità dei biocarburanti per il rispetto degli obiettivi fissati dalla Cee e per lo sviluppo della filiera agroenergetica, il biodiesel non arriva sul mercato e i consumatori continuano a utilizzare esclusivamente gasolio tradizionale”.
Le raffinerie, spiega l’associazione, non sono in grado di rifornirsi dagli impianti di produzione di biodiesel per miscelarlo con il gasolio, nel rispetto della Direttiva Europea 30/2003. La ragione di questa situazione è la definizione di "autotrazione" fornita in una delle sue ultime circolari dall'Agenzia delle Dogane (Ministero dell'Economia e delle Finanze), secondo cui il biodiesel deve essere usato solo nei motori che vanno su strada e non in quelli per uso agricolo e moto pesca.
"Questa volta la colpa non è dei petrolieri, non è dei produttori di biodiesel, non è degli agricoltori, ma dell'Agenzia delle Dogane che, con un'interpretazione restrittiva e non giustificata del termine autotrazione, esclude la possibilità di miscelare il biodiesel con gasolio agricolo e da motopesca, impedendone di fatto l'impiego". E' questa è la denuncia di Maria Rosaria di Somma, Direttore Generale di Assocostieri-Unione Produttori Biodiesel, l'associazione che rappresenta i produttori di biodiesel. "L'ampliamento della miscela gasolio-biodiesel anche al settore della motopesca e dell'agricoltura comporterebbe un beneficio aggiuntivo all'ambiente e al settore dell'agricoltura e il suo divieto non trova alcuna giustificazione di merito".
La situazione può definirsi paradossale. Mai, come in questo caso, il sistema paese ha avuto un quadro programmatico, un mercato, una sufficiente ed efficiente capacità produttiva di biodiesel, un'agricoltura attiva, una filiera sinergica, ma un cavillo interpretativo sta portando l'Italia, dal terzo posto in termini di capacità produttiva di biodiesel, a essere il fanalino di coda nella immissione in consumo del prodotto.
Da fine marzo, quindi, le raffinerie italiane di biodiesel sono ferme dato che, non potendo estrarre prodotto finito dai loro serbatoi, non sono in grado di ricevere altro biodiesel.
"Nel periodo gennaio-maggio 2007 le immissioni al consumo di biodiesel nel mercato italiano sono state il 60% in meno di quelle del corrispondente periodo del 2006", ha dichiarato Paola Brancaccio, amministratore delegato della OilB, una delle aziende che fanno parte di Assocostieri. "Non riusciamo davvero a capire come le complessità burocratiche possano impedire di raggiungere obiettivi importanti quali lo sviluppo dell'agricoltura e dell'industria italiana, l'abbattimento delle emissioni di CO2 in atmosfera e l'autonomia energetica del nostro Paese".
"Con la fermata degli impianti di produzione nazionale di biodiesel, sarà molto difficile garantire il raggiungimento dell'obiettivo minimo dell'1% di additivazione di biodiesel al gasolio, con la conseguenza che probabilmente si farà ricorso all'importazione da paesi extracomunitari", ha spiegato Pier Giuseppe Polla di Novaol.
Progressivamente, lo stop degli impianti si sta ripercuotendo anche sul sistema agricolo, in quanto l'impossibilità a ricevere materia prima non consente alle aziende produttrici di biodiesel di rispettare i contratti che permetterebbero agli agricoltori di procedere con la semina che non può essere rinviata nel tempo.
"Nelle prossime due settimane dovremo decidere se rescindere i contratti con gli agricoltori, con i fornitori di olio vegetale e se chiudere lo stabilimento a tempo indefinito, vista l'insostenibile situazione che, di fatto, ha bloccato la logistica di distribuzione del biodiesel", commenta Gianni Berloni di Fox Petroli. "Mi capita di descrivere questa situazione irreale ai nostri colleghi europei, ma nessuno mi crede, cercano spiegazioni più profonde che non l'interpretazione di un semplice vocabolo che ha sconvolto l'intero settore del biodiesel italiano".
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Le raffinerie, spiega l’associazione, non sono in grado di rifornirsi dagli impianti di produzione di biodiesel per miscelarlo con il gasolio, nel rispetto della Direttiva Europea 30/2003. La ragione di questa situazione è la definizione di "autotrazione" fornita in una delle sue ultime circolari dall'Agenzia delle Dogane (Ministero dell'Economia e delle Finanze), secondo cui il biodiesel deve essere usato solo nei motori che vanno su strada e non in quelli per uso agricolo e moto pesca.
"Questa volta la colpa non è dei petrolieri, non è dei produttori di biodiesel, non è degli agricoltori, ma dell'Agenzia delle Dogane che, con un'interpretazione restrittiva e non giustificata del termine autotrazione, esclude la possibilità di miscelare il biodiesel con gasolio agricolo e da motopesca, impedendone di fatto l'impiego". E' questa è la denuncia di Maria Rosaria di Somma, Direttore Generale di Assocostieri-Unione Produttori Biodiesel, l'associazione che rappresenta i produttori di biodiesel. "L'ampliamento della miscela gasolio-biodiesel anche al settore della motopesca e dell'agricoltura comporterebbe un beneficio aggiuntivo all'ambiente e al settore dell'agricoltura e il suo divieto non trova alcuna giustificazione di merito".
La situazione può definirsi paradossale. Mai, come in questo caso, il sistema paese ha avuto un quadro programmatico, un mercato, una sufficiente ed efficiente capacità produttiva di biodiesel, un'agricoltura attiva, una filiera sinergica, ma un cavillo interpretativo sta portando l'Italia, dal terzo posto in termini di capacità produttiva di biodiesel, a essere il fanalino di coda nella immissione in consumo del prodotto.
Da fine marzo, quindi, le raffinerie italiane di biodiesel sono ferme dato che, non potendo estrarre prodotto finito dai loro serbatoi, non sono in grado di ricevere altro biodiesel.
"Nel periodo gennaio-maggio 2007 le immissioni al consumo di biodiesel nel mercato italiano sono state il 60% in meno di quelle del corrispondente periodo del 2006", ha dichiarato Paola Brancaccio, amministratore delegato della OilB, una delle aziende che fanno parte di Assocostieri. "Non riusciamo davvero a capire come le complessità burocratiche possano impedire di raggiungere obiettivi importanti quali lo sviluppo dell'agricoltura e dell'industria italiana, l'abbattimento delle emissioni di CO2 in atmosfera e l'autonomia energetica del nostro Paese".
"Con la fermata degli impianti di produzione nazionale di biodiesel, sarà molto difficile garantire il raggiungimento dell'obiettivo minimo dell'1% di additivazione di biodiesel al gasolio, con la conseguenza che probabilmente si farà ricorso all'importazione da paesi extracomunitari", ha spiegato Pier Giuseppe Polla di Novaol.
Progressivamente, lo stop degli impianti si sta ripercuotendo anche sul sistema agricolo, in quanto l'impossibilità a ricevere materia prima non consente alle aziende produttrici di biodiesel di rispettare i contratti che permetterebbero agli agricoltori di procedere con la semina che non può essere rinviata nel tempo.
"Nelle prossime due settimane dovremo decidere se rescindere i contratti con gli agricoltori, con i fornitori di olio vegetale e se chiudere lo stabilimento a tempo indefinito, vista l'insostenibile situazione che, di fatto, ha bloccato la logistica di distribuzione del biodiesel", commenta Gianni Berloni di Fox Petroli. "Mi capita di descrivere questa situazione irreale ai nostri colleghi europei, ma nessuno mi crede, cercano spiegazioni più profonde che non l'interpretazione di un semplice vocabolo che ha sconvolto l'intero settore del biodiesel italiano".
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lunedì 25 giugno 2007
UOP e Eni S.p.A. annunciano la produzione di combustibile diesel da oli vegetali
L'Eni S.p.A ha l''impianto, che sarà ubicato a Livorno, tratterà 6.500 barili di oli vegetali al giorno per fornire a varie raffinerie europee un combustibile diesel "verde" a elevato numero di cetano, per soddisfare la crescente domanda di combustibili puliti e biocombustibili di alta qualità in tutta Europa. Si tratterà del primo impianto che utilizzerà la tecnologia Ecofining, sviluppata da UOP ed Eni. UOP ha già completato la progettazione di base per la prima unità, che si prevede diventerà operativa nel 2009. L'Eni, compagnia petrolifera di spicco in Europa con stabilimenti in 70 paesi e ricavi di oltre 86 miliardi di euro nel 2006, progetta inoltre di installare ulteriori unità Ecofining presso le sue altre raffinerie interamente controllate o affiliate di tutta Europa. Il processo Ecofining utilizza la tecnologia di trattamento catalitico a idrogeno (hydroprocessing) per convertire gli oli vegetali in combustibile diesel verde. Il prodotto, un diretto sostituto del combustibile diesel, si caratterizza per l'elevato valore di cetano (la misura della qualità di combustione del diesel), pari circa a 80. Rispetto al diesel oggi disponibile alla pompa, che ha un numero di cetano compreso tra 40 e 60, il diesel verde offre un valore come risorsa di miscelazione per le raffinerie che desiderano migliorare i combustibili diesel esistenti e ampliare le scorte diesel.
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domenica 24 giugno 2007
sabato 23 giugno 2007
Inquinamento, la Cina supera gli Usa
Un’agenzia statale olandese indica che nel 2006 Pechino ha emesso molta più anidride carbonica degli Usa. La Cina contesta il dato e dice che non limiterà la sua crescita economica. Nel 2006 la Cina è divenuta prima nella classifica dei Paesi che inquinano l'aria, suprando gli Stati Uniri. Nel corso dell'anno ha emesso 6,2 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, superando così gli Stati Uniti dell’8%. Ma Pechino contesta il dato e si rifiuta di adottare contromisure.
Immediata dura reazione di Pechino. Lu Xuedu del ministero cinese per la Scienza e la tecnologia ha posto in dubbio la credibilità dello studio, che ha definito “privo di senso”. Ma Jos Olivier, esperto dell’agenzia statale olandese, osserva che il problema non è se la Cina emetta più anidride carbonica degli Stati Uniti, ma che Pechino, “come gli altri Paesi in via di sviluppo, deve essere inserita in qualsiasi accordo che voglia prevedere la diminuzione dell’emissione dei gas serra”. Osserva che la stessa Cina questo giugno ha riconosciuto di avere emesso 5,6 miliardi di tonnellate di CO2 nel 2004 e che le sue emissioni nel 2005 erano appena il 2% inferiori agli Usa.
Invece Pechino, come l’India e gli altri Paesi in via di sviluppo, rifiuta di adottare alcuna misura per contenere l’emissione di gas serra, insistendo che non può sacrificare la sua crescita economica e che il dato deve essere considerato non in modo assoluto ma in relazione al numero degli abitanti di ogni Stato.
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Immediata dura reazione di Pechino. Lu Xuedu del ministero cinese per la Scienza e la tecnologia ha posto in dubbio la credibilità dello studio, che ha definito “privo di senso”. Ma Jos Olivier, esperto dell’agenzia statale olandese, osserva che il problema non è se la Cina emetta più anidride carbonica degli Stati Uniti, ma che Pechino, “come gli altri Paesi in via di sviluppo, deve essere inserita in qualsiasi accordo che voglia prevedere la diminuzione dell’emissione dei gas serra”. Osserva che la stessa Cina questo giugno ha riconosciuto di avere emesso 5,6 miliardi di tonnellate di CO2 nel 2004 e che le sue emissioni nel 2005 erano appena il 2% inferiori agli Usa.
Invece Pechino, come l’India e gli altri Paesi in via di sviluppo, rifiuta di adottare alcuna misura per contenere l’emissione di gas serra, insistendo che non può sacrificare la sua crescita economica e che il dato deve essere considerato non in modo assoluto ma in relazione al numero degli abitanti di ogni Stato.
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venerdì 22 giugno 2007
Pura follia
Il presidente della Commissione Ambiente e Territorio del Consiglio regionale, De Angelis: ''Pura follia'' .Toscana, allarme trivelle nel Chianti. La Regione avrebbe concesso tre permessi per effettuare 'esplorazioni' e 'autorizzazioni di ricerca' in tre aree del sud alla Heritage Petroleum per l'estrazione di idrocarburi gassosi. A rischio San Gimignano, la Valle del Chianti e parte della Val d'Orcia . ''Il vero petrolio del Chianti è la bellezza del territorio, le sue produzioni tipiche e la densità di beni culturali e paesaggistici. Qualsiasi ipotesi di attività di perforazione e 'trivellazione' sarebbe pura follia e nessuna istituzione regionale potrà mai autorizzare la trasformazione del Chianti in una prateria texana''. Così Erasmo D'Angelis (Margherita), presidente della Commissione Ambiente e Territorio del Consiglio regionale è intervenuto sulla notizia diffusa oggi pomeriggio da alcuni organi di stampa, secondo cui la Regione Toscana avrebbe concesso tre permessi per effettuare ''esplorazioni'' e ''autorizzazioni di ricerca'' in tre aree del sud della Toscana alla Heritage Petroleum (toccando rinomate località come San Gimignano, la Valle del Chianti e parte della Val d'Orcia) per l'estrazione di idrocarburi gassosi. ''Siamo pronti a tutelare fino in fondo - conclude D'Angelis - l'immagine della Toscana nel mondo, come dimostrano anche gli sforzi prodotti per il Piano d'Indirizzo Territoriale e il Codice del Paesaggio, e la fermezza della Regione Toscana su casi eclatanti come quello di Monticchiello, ed impedire qualsiasi scempio in aree di particolare pregio ambientale, paesaggistico e culturale, invidiate e ammirate in tutto il mondo''.
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giovedì 21 giugno 2007
Google e le auto elettriche
Un'autovettura che funziona a elettricità ma che a sua volte produce energia per la rete elettrica. Alla messa a punto di un'automobile che scambia elettricità con la griglia elettrica locale sta lavorando un'inedita alleanza: Google, il motore di ricerca più celebre del mondo, insieme alla società energetica californiana Pacific Gas &Electric. Il progetto è stato svelato ieri, quando sono state presentate sei Toyota Prius e Ford Escape ibride, modificate per funzionare in parte attraverso l'alimentazione della rete elettrica, e percorrere fino a 75 miglia (circa 120 km) con un gallone di benzina (equivalente a 3,78 litri), una distanza doppia rispetto a un normale veicolo ibrido. Auto più efficienti e meno inquinanti sono il sogno di ogni ambientalista. E, per accelerare il traguardo di uno sbocco commerciale, la fondazione filantropica Google.org ha promesso di investire nel progetto 10 milioni dollari.
The New York Times
Google and Utility to Test Hybrids That Sell Back Power
MOUNTAIN VIEW, Calif., June 18 — Google and Pacific Gas & Electric have unveiled their vision of a future in which cars and trucks are partly powered by the country’s electric grids, and vice versa.
Continua QUI
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The New York Times
Google and Utility to Test Hybrids That Sell Back Power
MOUNTAIN VIEW, Calif., June 18 — Google and Pacific Gas & Electric have unveiled their vision of a future in which cars and trucks are partly powered by the country’s electric grids, and vice versa.
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mercoledì 20 giugno 2007
Il risveglio primaverile anticipato
Secondo una ricerca che verrà pubblicata su Current Biology (Cell Press), nel lontano nord della Terra, gli inverni, rispetto a dieci anni fa, cedono il passo in anticipo di qualche settimana alle giornate primaverili, i cui primi segni della primavera si vedono negli animali e nelle piante anche un mese prima rispetto agli anni '90. Ciò che sta succedendo nell’Artico non è altro che l’effetto del riscaldamento globale, avvisaglie di quello che succederà nel resto del pianeta.
''Siamo stati molto sorpresi di vedere un anticipo cosi' marcato - spiega Toke Hoye, che ha condotto lo studio - soprattutto se si considera che l'intero periodo estivo nell' Artico dura solo tre o quattro mesi''. La fenologia ha già segnalato la tendenza all'anticipo della primavera già ad altre latitudini, ma mai cosi' veloci: studi recenti hanno riportato che in Europa negli ultimi dieci anni i primi segni del risveglio si hanno 5,1 giorni prima per gli animali e 2,5 per le piante. Gli scienziati, inoltre, hanno rilevato considerevoli variazioni nella risposta ai cambiamenti climatici perfino all’interno delle specie, con maggiori evidenze tra le piante e gli animali che vivono nelle zone dove la neve si scioglie più tardi. Una variazione che potrebbe portare a problemi di «rottura» della complessa rete di interazione tra le specie.
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(L'immagine: Botticelli, particolare della Primavera, 1480 circa)
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''Siamo stati molto sorpresi di vedere un anticipo cosi' marcato - spiega Toke Hoye, che ha condotto lo studio - soprattutto se si considera che l'intero periodo estivo nell' Artico dura solo tre o quattro mesi''. La fenologia ha già segnalato la tendenza all'anticipo della primavera già ad altre latitudini, ma mai cosi' veloci: studi recenti hanno riportato che in Europa negli ultimi dieci anni i primi segni del risveglio si hanno 5,1 giorni prima per gli animali e 2,5 per le piante. Gli scienziati, inoltre, hanno rilevato considerevoli variazioni nella risposta ai cambiamenti climatici perfino all’interno delle specie, con maggiori evidenze tra le piante e gli animali che vivono nelle zone dove la neve si scioglie più tardi. Una variazione che potrebbe portare a problemi di «rottura» della complessa rete di interazione tra le specie.
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(L'immagine: Botticelli, particolare della Primavera, 1480 circa)
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martedì 19 giugno 2007
Chi vuole uccidere l'auto elettrica!
Il comune di Palermo comprò nel 1998 ottantotto Seicento Elettra per 3,4 miliardi di lire con lo scopo di farle circolare in centro città per abbattere il tasso d'inquinamento. Oggi non funzionano più e le mette all'asta per una cifra ridicola: 100 euro "Si tratta di vetture che così come sono non possono essere usate - dice però Giovanni Avanti, ex assessore all'Ambiente del comune nella precedente giunta Cammarata - Furono comprate nell'ambito del progetto 'Zeus' dall'allora giunta di Leoluca Orlando e utilizzate in via sperimentale".
Le auto furono usate soprattutto da dipendenti pubblici fino a quando fu valido il contratto di manutenzione della Fiat.
"Dal 2001 in poi la manutenzione fu a carico del comune - ricorda Avanti - Per ripararle dovevano essere portate in Campania con costi eccessivi e allora non si utilizzarono più, anche perchè spesso l'impianto elettrico dava problemi. La Fiat tra l'altro smise di produrle nel 2002'". Avanti ricorda che "l'amministrazione smise di utilizzarle due anni fa". "Abbiamo cercato di cederle in permuta - conclude - ma non le ha volute nessuno, allora è stato deciso di metterle all'asta. Chi le compra probabilmente lo farà per la carrozzerie, riparare l'impianto elettrico ha un costo elevato".
Qui
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Strano, veramente strano! Le Citroen elettriche funzionano benissimo da più di 10 anno senza problemi. Non sone le auto elettriche che non funzionano ma i progetti sbagliati el'incapacità dei progettisti. Qualcuno non è capace di fare e da' la colpa alla tecnologia che invece altri riescono a far funzionare perfettamente.
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Le auto furono usate soprattutto da dipendenti pubblici fino a quando fu valido il contratto di manutenzione della Fiat.
"Dal 2001 in poi la manutenzione fu a carico del comune - ricorda Avanti - Per ripararle dovevano essere portate in Campania con costi eccessivi e allora non si utilizzarono più, anche perchè spesso l'impianto elettrico dava problemi. La Fiat tra l'altro smise di produrle nel 2002'". Avanti ricorda che "l'amministrazione smise di utilizzarle due anni fa". "Abbiamo cercato di cederle in permuta - conclude - ma non le ha volute nessuno, allora è stato deciso di metterle all'asta. Chi le compra probabilmente lo farà per la carrozzerie, riparare l'impianto elettrico ha un costo elevato".
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Strano, veramente strano! Le Citroen elettriche funzionano benissimo da più di 10 anno senza problemi. Non sone le auto elettriche che non funzionano ma i progetti sbagliati el'incapacità dei progettisti. Qualcuno non è capace di fare e da' la colpa alla tecnologia che invece altri riescono a far funzionare perfettamente.
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lunedì 18 giugno 2007
Il rischio desertificazione in Italia e nel mondo
Si celebra oggi, come ogni 17 giugno - anniversario dell'approvazione a Parigi nel 1994 della Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta contro la desertificazione (Unccd), ratificata da circa 200 Paesi - la 'Giornata mondiale della lotta alla desertificazione'. La manifestazione dell'Onu è dedicata ad un tema di drammatica attualità: il degrado del suolo. La desertificazione e' un processo socio-economico che provoca il degrado delle risorse naturali ed biologiche del suolo dei terreni, un processo quasi sempre irreversibile. Quest'anno, nel titolo della manifestazione, 'Desertificazione e cambiamenti climatici - una sfida globale', sono unite le due maggiori sfide ambientali di quest'epoca, il riscaldamento globale e la desertificazione.
Che, in fondo, sono due facce della stessa medaglia: il degrado delle risorse del suolo, infatti, porta con se' l'impoverimento della flora di determinate zone e il relativo aumento delle emissioni di gas serra che surriscaldano il nostro pianeta. In Italia i cambiamenti climatici e uno sfruttamento incontrollato del suolo causano danni alla produttività biologica, e conseguentemente alla produzione economica territoriale, e cinque regioni sono a rischio di desertificazione: Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. In Africa, per fare un esempio, il 73 per cento delle terre coltivate sono minacciate dalla siccità, con conseguenze disastrose per i suoi abitanti. Non molto migliore e' la situazione in certe aree asiatiche o del Nord America, col risultato che la desertificazione minaccia in totale un miliardo di persone, in cento differenti Paesi. Queste le parole chiave della manifestazione per prevenire eventuali scenari disastrosi portati dalla desertificazione e dai cambiamenti climatici, le due maggiori sfide globali del nostro secolo.
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Che, in fondo, sono due facce della stessa medaglia: il degrado delle risorse del suolo, infatti, porta con se' l'impoverimento della flora di determinate zone e il relativo aumento delle emissioni di gas serra che surriscaldano il nostro pianeta. In Italia i cambiamenti climatici e uno sfruttamento incontrollato del suolo causano danni alla produttività biologica, e conseguentemente alla produzione economica territoriale, e cinque regioni sono a rischio di desertificazione: Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. In Africa, per fare un esempio, il 73 per cento delle terre coltivate sono minacciate dalla siccità, con conseguenze disastrose per i suoi abitanti. Non molto migliore e' la situazione in certe aree asiatiche o del Nord America, col risultato che la desertificazione minaccia in totale un miliardo di persone, in cento differenti Paesi. Queste le parole chiave della manifestazione per prevenire eventuali scenari disastrosi portati dalla desertificazione e dai cambiamenti climatici, le due maggiori sfide globali del nostro secolo.
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domenica 17 giugno 2007
Porsche e Audi diventano ibride
E' l'unico modo per rientrare nei parametri antinquinamento euro 6,euro 7 ecc... Il gigante tedesco conferma che fornirà dall'anno prossimo sistemi simili al gruppo Volkswagen ed alla Porsche. Ma non è tutto, perché la Bosch conferma di aver già firmato il contratto con un'altra casa auto europea per dotarla entro il 2010 di un sistema ibrido diesel. Bohr non comunica il nome del cliente. L'attenzione ricade pertanto soprattutto sui tre marchi tedeschi Volkswagen, Mercedes e BMW. Gli ultimi due in particolare, hanno annunciate alcuni mesi fa di aver avviato tra loro una collaborazione per lo sviluppo di un "mild hybrid" per il mercato europeo. Mentre il sistema Bosch è un "full hybrid", cioè è dotato di un motore elettrico di significativa Potenza, capace anche di realizzare anche la marcia in zero emissioni, senza avviare cioè il motore a combustione interna. Proprio la Bosch infatti, conferma come la diffusione di sistemi ibridi possa aiutare un futuro dell'auto che grazie alla crescente "elettrificazione" della propulsione potrà finalmente ambire sul serio al raggiungimento del grande obiettivo sempre dichiarato ma finora mai realmente avvicinato: le emissioni zero.
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sabato 16 giugno 2007
L'Honda vuole produrre celle FV a film sottile
Attraverso una sua azienda collegata Honda ha deciso di mettere in produzione celle fotovoltaiche a film sottile da utilizzare principalmente sulle proprie vetture ibride per confrontarsi in modo adeguato col riscaldamento globale causato dai carburanti tradizionali.
Honda Goes Green in an Unexpected Way With Solar Cell Production
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Honda Goes Green in an Unexpected Way With Solar Cell Production
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venerdì 15 giugno 2007
Contributi per bici elettriche, scooter elettrici. I concessionari
I concessionari dovranno:
- compilare insieme al cliente il modulo di richiesta della domanda di contributo (allegato 4 dell’Accordo);
- allegare i certificati richiesti e infine conservare tutti i documenti cartacei (che potranno essere richiesti per successivi controlli) per 5 anni;
- compilare la fattura in modo da far sempre comparire (almeno come nota) il prezzo di listino franco concessionario come indicato dai rispettivi costruttori nell’allegato 3, sul quale è stato calcolato il contributo;
- inserire gli elementi successivi in fattura come d’abitudine (accessori, eventuali sconti, etc.) calcolare l‘IVA e, in fondo indicare l’incentivo del Ministero dell’Ambiente in valore assoluto (fuori campo IVA); la somma dei primi elementi incluso IVA, meno il contributo del Ministero dell’Ambiente sarà il costo effettivo per il cliente.
ATTENZIONE: la dicitura corretta è: “incentivo del Ministero dell’ambiente” e non genericamente incentivi statali, perché si tratta di fondi specifici di Minambiente.
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- compilare insieme al cliente il modulo di richiesta della domanda di contributo (allegato 4 dell’Accordo);
- allegare i certificati richiesti e infine conservare tutti i documenti cartacei (che potranno essere richiesti per successivi controlli) per 5 anni;
- compilare la fattura in modo da far sempre comparire (almeno come nota) il prezzo di listino franco concessionario come indicato dai rispettivi costruttori nell’allegato 3, sul quale è stato calcolato il contributo;
- inserire gli elementi successivi in fattura come d’abitudine (accessori, eventuali sconti, etc.) calcolare l‘IVA e, in fondo indicare l’incentivo del Ministero dell’Ambiente in valore assoluto (fuori campo IVA); la somma dei primi elementi incluso IVA, meno il contributo del Ministero dell’Ambiente sarà il costo effettivo per il cliente.
ATTENZIONE: la dicitura corretta è: “incentivo del Ministero dell’ambiente” e non genericamente incentivi statali, perché si tratta di fondi specifici di Minambiente.
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giovedì 14 giugno 2007
Precisazione sugli incentivi per gli scooter elettrici
A fronte della demolizione (obbligatoria) di un ciclomotore EURO zero o comunque costruito fino a tutto il 2001 si potranno ottenere i seguenti incentivi:
Le spese per la demolizione fissate in 30 € sulla base della convenzione con i demolitori della rete ADA (Associazione Demolitorio Autoveicoli) saranno sostenute al 50% dal Ministero e al 50% dai concessionari.
I beneficiari sono le persone fisiche e giuridiche residenti in Italia (escluse le imprese che svolgono attività di trasporto in conto terzi).
Gli incentivi del Ministero dell’Ambiente non sono cumulabili con altri incentivi a livello locale.
I cittadini che intendono beneficiare degli incentivi dovranno inoltre produrre il certificato di idoneità tecnica del ciclomotore da rottamare, (in caso di mancanza del libretto sarà necessaria copia della denuncia di smarrimento e autodichiarazione che il veicolo da demolire risale ad epoca antecedente al 1 gennaio 2002), copia del documento di identità del richiedente e copia della ricevuta di pagamento della tassa di circolazione del ciclomotore da rottamare relativa all’anno in corso (2007) o all’annualità precedente (2006).
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- per l’acquisto di una bicicletta il 30% del listino fino ad un massimo di 250 euro;
- per un motociclo o quadriciclo a trazione elettrica il 30% del listino fino ad un massimo di 1.000 euro;
- per un ciclomotore elettrico o una bicicletta a pedalata assistita il 30% del listino fino ad un massimo di 700 euro.
Le spese per la demolizione fissate in 30 € sulla base della convenzione con i demolitori della rete ADA (Associazione Demolitorio Autoveicoli) saranno sostenute al 50% dal Ministero e al 50% dai concessionari.
I beneficiari sono le persone fisiche e giuridiche residenti in Italia (escluse le imprese che svolgono attività di trasporto in conto terzi).
Gli incentivi del Ministero dell’Ambiente non sono cumulabili con altri incentivi a livello locale.
I cittadini che intendono beneficiare degli incentivi dovranno inoltre produrre il certificato di idoneità tecnica del ciclomotore da rottamare, (in caso di mancanza del libretto sarà necessaria copia della denuncia di smarrimento e autodichiarazione che il veicolo da demolire risale ad epoca antecedente al 1 gennaio 2002), copia del documento di identità del richiedente e copia della ricevuta di pagamento della tassa di circolazione del ciclomotore da rottamare relativa all’anno in corso (2007) o all’annualità precedente (2006).
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mercoledì 13 giugno 2007
Biocombustibili, The Sunday Times contro
I piani volti a promuovere l'uso di biocombustibili sarebbero un imbroglio, in quanto la crescente domanda porta alla distruzione di foreste tropicali per lasciare spazio alla coltivazione di olio di palma e altri raccolti. Questo è quello che, secondo il "Sunday Times" (Top scientist says biofuels are scam ), dichiarerà domani il professor Roland Clift, docente alla Surrey University e membro del comitato scientifico del dipartimento dell'Ambiente, cibo e affari agricoli del governo inglese, nel corso di un seminario alla Royal Academy of Engineering.
Il professor Clift ha calcolato che occorrono dai 70 ai 300 anni per compensare la CO2 emessa durante gli incendi delle foreste tropicali e punta il dito contro le coltivazioni di colza in Gran Bretagna, che emetterebbero grandi quantità di NOx.
Niente di nuovo, si tratta di dubbi già sollevati, ma rimane il fatto che si tratti di un campanello d'allarme contro facili entusiasmi: nessuno può pensare di poter sostituire integralmente i combustibili fossili con i bio. Si tratta, semmai, di utilizzare terreni aridi e suoli troppo poveri, non adatti alle coltivazioni tradizionali (in particolare quelle di prodotti alimentari) puntanto su piante tradizionali quali la Iatropha o su nuove specie sviluppate ad hoc.
Va detto, poi, che esistono aree agricole o di pascolo, abbandonate in quanto non convenienti da sfruttare, che si possono utilizzare per i biocombustibili senza per questo dover abbattere le foreste. In Brasile, per esempio, queste aree sono oggi molto estese.
L'importante, semmai, è non confondere operazioni a favore delle lobby agricole con la vera lotta all'inquinamento. Sarebbe anche il caso si iniziasse a discutere a livello scientifico dell'effettivo beneficio dell'eventuale diffusione di massa delle auto a idrogeno partendo dal dato di fatto che il vapore acqueo è, oltre alla CO2, il maggiore agente effetto serra nell’atmosfera e che le auto a idrogeno emettono quantità di vapore acqueo dallo scarico nettamente superiori a quelle di CO2 e di acqua dei motori tradizionali.
qui
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Il professor Clift ha calcolato che occorrono dai 70 ai 300 anni per compensare la CO2 emessa durante gli incendi delle foreste tropicali e punta il dito contro le coltivazioni di colza in Gran Bretagna, che emetterebbero grandi quantità di NOx.
Niente di nuovo, si tratta di dubbi già sollevati, ma rimane il fatto che si tratti di un campanello d'allarme contro facili entusiasmi: nessuno può pensare di poter sostituire integralmente i combustibili fossili con i bio. Si tratta, semmai, di utilizzare terreni aridi e suoli troppo poveri, non adatti alle coltivazioni tradizionali (in particolare quelle di prodotti alimentari) puntanto su piante tradizionali quali la Iatropha o su nuove specie sviluppate ad hoc.
Va detto, poi, che esistono aree agricole o di pascolo, abbandonate in quanto non convenienti da sfruttare, che si possono utilizzare per i biocombustibili senza per questo dover abbattere le foreste. In Brasile, per esempio, queste aree sono oggi molto estese.
L'importante, semmai, è non confondere operazioni a favore delle lobby agricole con la vera lotta all'inquinamento. Sarebbe anche il caso si iniziasse a discutere a livello scientifico dell'effettivo beneficio dell'eventuale diffusione di massa delle auto a idrogeno partendo dal dato di fatto che il vapore acqueo è, oltre alla CO2, il maggiore agente effetto serra nell’atmosfera e che le auto a idrogeno emettono quantità di vapore acqueo dallo scarico nettamente superiori a quelle di CO2 e di acqua dei motori tradizionali.
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martedì 12 giugno 2007
Ministero dell'Ambiente arrivano i nuovi ecoincentivi per le due ruote e quadricicli
Fondi per 15 milioni di euro e sconti fino al 30% per chi sceglie di rottamare il vecchio ciclomotore.
Partono da oggi i nuovi ecoincentivi del Ministero dell’Ambiente per le due ruote. Si tratta di 15 milioni di euro complessivi, di cui 1,5 milioni dedicati ai motori elettrici, con l'obiettivo di raggiungere la vendita di 2.150 ciclomotori di questo tipo e con sconti fino al 30% del listino per l’acquisto di nuovi ciclomotori di ultima generazione o biciclette elettriche. La campagna lanciata dal Ministero nell’ambito delle politiche di miglioramento della qualità dell’aria, è frutto di un accordo con Confindustria Ancma (associazione nazionale ciclo motociclo accessori), nato con l’obiettivo di svecchiare il moto auto nazionale, eliminando gradualmente dalla circolazione i ciclomotori più datati e inquinanti sostituendoli con mezzi a basso o nullo impatto ambientale. Il provvedimento permetterà a tutti i cittadini che sceglieranno di rottamare il vecchio ciclomotore, euro zero o costruito fino a tutto il 2001, di ottenere contributi significativi:
- la copertura totale delle spese di demolizione anche senza contestuale acquisto del motorino;
- il 30% del listino fino a un massimo di 250 euro per l’acquisto di una bicicletta;
- il 30% del listino fino a un massimo di 1000 euro per un motociclo o quadriciclo a trazione elettrica;
- il 30% del listino fino a un massimo di 700 euro per un ciclomotore elettrico o una bicicletta a pedalata assistita;
- il 15% del listino fino a un massimo di 300 euro per un motorino Euro 2 a 4 tempi o comunque a basso consumo (2,3 lt per 100 km);
- l’8% del listino fino a 150 euro per un ciclomotore Euro 2 a 2 tempi.
“Credo che l’accordo di oggi dimostra che si possono fare intese e che il ministero dell’Ambiente sostiene l’industria innovativa del paese” ha sottolineato il ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio presentando l’accordo insieme al presidente di Ancma, Guidalberto Guidi. “Per il trienno – ha ricordato – abbiamo messo in movimento 210 milioni per i piani di qualità dell’aria, 270 milioni per il Fondo nazionale della mobilità sostenibile, oltre ai 10 milioni per il car sharing e 20 milioni per la diffusione di mezzi al metano e la realizzazione di una miglio rete di distribuzione. Sono cifre, anche se non bastano, per ora dobbiamo mettere in moto anche i piani per Regioni, Province e Comuni. Li vogliamo aiutare e per questo abbiamo messo in piedi un tavolo nazionale per la mobilità sostenibile. E’ la dimostrazione della volontà di agire”.
Le novità dell’accordo, ha spiegato Pecoraro Scanio in conclusione, costituiscono “il 100% del contributo per la demolizione del ciclomotore, per chi decide di andare con i mezzi pubblici”, con l’obiettivo di “far circolare meno e meglio” e di sosteneve “l’incentivo all’elettrico”.
Rispetto a questi motorini, spiegano dal ministero, l’ultima generazione di ciclomotori abbatte le emissioni di Co2 del 90%. “Nell’accordo - aggiunge il ministro - abbiamo previsto anche 200 milioni per il monitoraggio dei risultati". Sulla stessa linea il presidente di Ancma, Guidalberto Guidi. Questo accordo “è uno degli esempi con il quale si può dimostrare che industria e ambiente possono andare d’accordo”, spiega Guidalberto, che aggiunge “non so dire di quanto si ridurranno le emissioni di Co2 nelle nostre città, ma senza dubbio sarà molto”. L'Ancma, infatti, stima che al traino degli ecoincentivi le vendite del settore saliranno del 20% nell'anno e si otterra' un significativo vantaggio ambientale soprattutto dalle sostituzioni con i veicoli elettrici i quali permettono una riduzione media dell'inquinamento del 90% rispetto al vecchio euro 0.
Per saperne di più dal Ministero dell'Ambiente:
sui dettagli dell’iniziativa, scarica il PDF cliccando qui.
sulla qualità dell’aria e mobilità sostenibile, scarica il PDF cliccando qui.
lunedì 11 giugno 2007
Una Porsche elettrica al MIT
Gli studenti del MIT (Massachusetts Institute of Technology) hanno lavorato per sei mesi per convertire una Porsche 914 in elettrica. "Their goal? To demonstrate the viability of advanced electric vehicle technology and to help clarify what research and development has yet to be done". La Porsche è stata donata dal professore di ingegneria meccanica Yang Shao-Horn la cui moglie ha acquistato la macchina su e-bay. Hanno utilizzato 18 pacchi di batterie al litio il cui costo è 2.030 US$ a pacco, con un sofisticato sistema di controllo di gestione in fase di carica e scarica. E' stimato che la macchina così trasformata abbia una coppia (potenza,ndt) di 50/60 cavalli (37/45 kW ) ed una velocità tra le 70 e 100 miglia orarie (100/160 km/h ), le batterie si ricaricano in 5 ore per una autonomia di circa 100 miglia (160 km).
Nelle immagini: una Porsche 914 e gli studenti del MIT al lavoro.
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Nelle immagini: una Porsche 914 e gli studenti del MIT al lavoro.
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domenica 10 giugno 2007
Bike Sharing: un nuovo modo di vivere la città rispettando l'ambiente
Si chiama "Bike Sharing" il nuovo progetto promosso dal Comune di Jesi, in collaborazione con la Regione Marche, nato per incentivare l’utilizzo di mezzi di trasporto ecologici e a risparmio energetico.
Si tratta di un’iniziativa inedita quanto interessante, che prevede la realizzazione di un servizio che permetterà a qualsiasi utente di utilizzare biciclette elettriche per raggiungere il centro storico, precisamente Piazza della Dipendenza, partendo dalla stazione ferroviaria.
In queste postazioni verranno predisposte due fermate attrezzate con 12 biciclette, poste su rastrelliere dotate di antifurto e di presa di ricarica della batteria elettrica alimentata da un pannello fotovoltaico. Un sistema gps permetterà inoltre di monitorare l’utilizzo e la disponilità delle biciclette, gli utenti che le stanno utilizzando, il tempo di impiego e il punto in cui il mezzo si trova. Le bici potranno essere prelevate grazie ad una scheda magnetica personale e nominativa, ed essere utilizzate gratuitamente per la prima ora.
L’iniziativa non si limita però al solo noleggio, ma si estende anche all’acquisto di mezzi ecologici: è infatti possibile richiedere al Comune finanziamenti per l’acquisto di biciclette o motocicli elettrici: i cittadini, a partire da maggio 2007, potranno richiedere finanziamenti a tasso zero e senza ulteriori spese, per l'acquisto di tali mezzi, oppure rivolgersi alla Banca Popolare di Ancona, partner del progetto.
Una proposta degna di attenzione, che rappresenta un compromesso apprezzabile tra la necessità di spostarsi continuamente, anche su brevi distanze e il problema sempre più pressante e tangibile dell’inquinamento atmosferico.
Per maggiori informazioni, è possibile contattare l’Ufficio Ambiente del Comune di Jesi.
Si tratta di un’iniziativa inedita quanto interessante, che prevede la realizzazione di un servizio che permetterà a qualsiasi utente di utilizzare biciclette elettriche per raggiungere il centro storico, precisamente Piazza della Dipendenza, partendo dalla stazione ferroviaria.
In queste postazioni verranno predisposte due fermate attrezzate con 12 biciclette, poste su rastrelliere dotate di antifurto e di presa di ricarica della batteria elettrica alimentata da un pannello fotovoltaico. Un sistema gps permetterà inoltre di monitorare l’utilizzo e la disponilità delle biciclette, gli utenti che le stanno utilizzando, il tempo di impiego e il punto in cui il mezzo si trova. Le bici potranno essere prelevate grazie ad una scheda magnetica personale e nominativa, ed essere utilizzate gratuitamente per la prima ora.
L’iniziativa non si limita però al solo noleggio, ma si estende anche all’acquisto di mezzi ecologici: è infatti possibile richiedere al Comune finanziamenti per l’acquisto di biciclette o motocicli elettrici: i cittadini, a partire da maggio 2007, potranno richiedere finanziamenti a tasso zero e senza ulteriori spese, per l'acquisto di tali mezzi, oppure rivolgersi alla Banca Popolare di Ancona, partner del progetto.
Una proposta degna di attenzione, che rappresenta un compromesso apprezzabile tra la necessità di spostarsi continuamente, anche su brevi distanze e il problema sempre più pressante e tangibile dell’inquinamento atmosferico.
Per maggiori informazioni, è possibile contattare l’Ufficio Ambiente del Comune di Jesi.
Comune di Jesi - Ufficio Ambiente - Referente: Pastore Valeria - Ciattaglia Fulvia - Sede: Piazza Indipendenza, 1 - Jesi - Telefono: 0731538419 - 0731538218 - Fax: 0731538491
La notizia
La notizia
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sabato 9 giugno 2007
G8: confermera' impegno sostanziale riduzione emissioni Co2 senza target
Queste le posizioni in campo sui diversi temi.
EMISSIONI CO2 - a favore della riduzione della meta' entro il 2050 i paesi Ue, Giappone ma senza data di riferimento, Canada e Cina; contrari gli Usa.
2% - Per la soglia di riscaldamento globale massima accettabile" a favore i paesi Ue, contrari Cina, Giappone, Stati Uniti.
ONU - Riaffermazione del ruolo centrale della convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici nell'aggiornamento del protocollo di Kyoto che scade nel 2012, a favore Ue, Giappone, Brasile e Cina (questi due paesi senza target vincolanti); Usa contrari (non hanno nemmeno ratificato l'attuale protocollo e suggeriscono un processo di confronto parallelo all'Onu con i quindici paesi principali inquinatori senza impegni vincolanti).
CARBONE - Creazione di un mercato mondiale del carbone indicando un prezzo all'inquinamento; a favore Ue (ne funziona uno continentale dal 2005), contro gli Usa (puntano sulle tecnologie pulite).
EFFICIENZA ENERGETICA - Definizione di obiettivi globali sull'efficienza energetica e la promozione di energie alternative a petrolio, gas e carne: a favore Ue, Giappone e Cina, contrari gli Usa, che ritengono validi solo target decisi a livello nazionale.
La Russia punta sull'energia nucleare e non accetta vincoli che possano ostacolare la vendita di gas e petrolio (cosa che peraltro non e' in discussione). Quanto all'incontro Bush-Putin, l'attenzione e' su quanto diranno i due leader sul progetto di estensione dello scudo antimissile americano in Polonia e Repubblica Ceca che ha spinto la Russia a toni da guerra fredda con la minaccia di orientare la propria difesa contro le capitali europee. Sui rischi derivanti da iniziative unilaterali di questa e' inquietante la cautela dei governi europei.
Qui.
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EMISSIONI CO2 - a favore della riduzione della meta' entro il 2050 i paesi Ue, Giappone ma senza data di riferimento, Canada e Cina; contrari gli Usa.
2% - Per la soglia di riscaldamento globale massima accettabile" a favore i paesi Ue, contrari Cina, Giappone, Stati Uniti.
ONU - Riaffermazione del ruolo centrale della convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici nell'aggiornamento del protocollo di Kyoto che scade nel 2012, a favore Ue, Giappone, Brasile e Cina (questi due paesi senza target vincolanti); Usa contrari (non hanno nemmeno ratificato l'attuale protocollo e suggeriscono un processo di confronto parallelo all'Onu con i quindici paesi principali inquinatori senza impegni vincolanti).
CARBONE - Creazione di un mercato mondiale del carbone indicando un prezzo all'inquinamento; a favore Ue (ne funziona uno continentale dal 2005), contro gli Usa (puntano sulle tecnologie pulite).
EFFICIENZA ENERGETICA - Definizione di obiettivi globali sull'efficienza energetica e la promozione di energie alternative a petrolio, gas e carne: a favore Ue, Giappone e Cina, contrari gli Usa, che ritengono validi solo target decisi a livello nazionale.
La Russia punta sull'energia nucleare e non accetta vincoli che possano ostacolare la vendita di gas e petrolio (cosa che peraltro non e' in discussione). Quanto all'incontro Bush-Putin, l'attenzione e' su quanto diranno i due leader sul progetto di estensione dello scudo antimissile americano in Polonia e Repubblica Ceca che ha spinto la Russia a toni da guerra fredda con la minaccia di orientare la propria difesa contro le capitali europee. Sui rischi derivanti da iniziative unilaterali di questa e' inquietante la cautela dei governi europei.
Qui.
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giovedì 7 giugno 2007
Grande successo degli incentivi: 2929 nuove biciclette elettroassistite per i parmigiani
Più di 2200 biciclette vendute in meno di un mese. Questo è lo straordinario risultato ottenuto grazie al rifinanziamento, pari a 200mila euro, degli incentivi per l’acquisto di biciclette elettriche e tradizionali. Ammontano così a quota 9907 i mezzi acquistati negli ultimi due anni grazie agli incentivi del Comune: 2929 bici elettriche e 6978 bici tradizionali. L'iniziativa – Alla luce del valore sociale e del notevole riscontro ottenuto dal progetto negli ultimi due anni, in aprile il Comune di Parma, d’intesa con il Ministero dell’Ambiente, ha deciso di mettere a disposizione dei parmigiani, attraverso alcune economie sui finanziamenti legati all’insediamento in città dell’Authority alimentare, ulteriori incentivi pari a 200mila euro. Tale somma si è aggiunta, dunque, ai 900mila euro stanziati a partire dal 2005 ed esauriti tre mesi fa. I nuovi incentivi, erogati a partire dal 7 maggio grazie al supporto operativo di Infomobility, ed esauriti in questi giorni, hanno dunque favorito l’acquisto di 2242 nuove biciclette: 273 elettriche e 1969 tradizionali.
Gli obiettivi – In questo modo, l’Amministrazione comunale ha inteso incentivare comportamenti virtuosi, utili non solo a favorire una mobilità più sostenibile, ma anche a combattere l’inquinamento. Infatti, va ricordato che, fin dall’inizio del progetto, gli incentivi più consistenti sono stati previsti per chi ha deciso di acquistare una bicicletta, rottamando contestualmente un motorino vecchio e inquinante (quasi 2mila i motorini rottamati dal 2005). Nello specifico, l’iniziativa aveva come scopo quello di dare sempre maggiore impulso alla mobilità ciclabile, integrandosi con altri progetti finalizzati a questo obiettivo, quali, ad esempio, il Bike sharing e il servizio di noleggio Punto Bici di viale Toschi.
Qui
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Gli obiettivi – In questo modo, l’Amministrazione comunale ha inteso incentivare comportamenti virtuosi, utili non solo a favorire una mobilità più sostenibile, ma anche a combattere l’inquinamento. Infatti, va ricordato che, fin dall’inizio del progetto, gli incentivi più consistenti sono stati previsti per chi ha deciso di acquistare una bicicletta, rottamando contestualmente un motorino vecchio e inquinante (quasi 2mila i motorini rottamati dal 2005). Nello specifico, l’iniziativa aveva come scopo quello di dare sempre maggiore impulso alla mobilità ciclabile, integrandosi con altri progetti finalizzati a questo obiettivo, quali, ad esempio, il Bike sharing e il servizio di noleggio Punto Bici di viale Toschi.
Qui
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mercoledì 6 giugno 2007
I motori diesel il vero problema
Un articolo di Marco Accossato su La Stampa on line .
E’ un’aria malata
Ennio Cadum epidemiologo: "Il traffico ha un impatto del 60-70 % rispetto a tutte le fonti inquinanti"
Dottor Cadum, stavolta l’allarme inquinamento presenta numeri da paura: un morto su cinque, in Italia, è vittima dell’ambiente.
Dato attendibile?
"Si calcola che se si raggiungesse lo standard dei 20 microgrammi di Pm a metro cubo, il numero dei decessi scenderebbe dell’8%".
Qual è la vera responsabilità del traffico, rispetto, ad esempio, al riscaldamento.
"Il traffico ha un impatto del 60-70 per cento, rispetto a tutte le fonti inquinanti. Sono soprattutto i diesel a creare problemi. Per quanto riguarda il riscaldamento, Torino è una città in gran parte servita dal metano, o collegata al teleriscaldamento. No, non è il riscaldamento la principale minaccia".
Alcuni pneumologi contestano i rimedi come le giornate senz’auto. Qual è il parere dell’epidemiologo?
"Queste iniziative non danno i risultati sperati, perché le polveri molto fini, le più pericolose perché entrano subito nella circolazione sanguigna, sono stabili su vaste superfici. Quindi si può svuotare il centro, ma restano le tangenziali e le aree metropolitane... Le polveri più grossolane, invece, decadono, e hanno una ricaduta minore sull’organismo perché vengono filtrate dalle vie aeree".
Rimedi efficaci?
"Molto è stato fatto dalla tecnologia, in campo automobilistico. Oggi, un’Euro 4 a benzina produce un ventesimo di inquinamento rispetto a un furgone diesel non catalizzato".
Ma?
"Ma la soluzione definitiva è solo nelle fonti d’energia alternativa, vetture elettriche o a idrogeno. Nel frattempo bisogna agire sulla modificazione della viabilità: Londra, con un sistema di localizzazione satellitare, fa pagare 50 centesimi a chilometro chi viaggia in centro. Così si dissuadono gli automobilisti".
C’è chi sostiene che uccida più la sigaretta che il traffico...
"Si deve ragionare con una visione più larga, da sanità pubblica, non da clinico".
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E’ un’aria malata
Ennio Cadum epidemiologo: "Il traffico ha un impatto del 60-70 % rispetto a tutte le fonti inquinanti"
Dottor Cadum, stavolta l’allarme inquinamento presenta numeri da paura: un morto su cinque, in Italia, è vittima dell’ambiente.
Dato attendibile?
"Si calcola che se si raggiungesse lo standard dei 20 microgrammi di Pm a metro cubo, il numero dei decessi scenderebbe dell’8%".
Qual è la vera responsabilità del traffico, rispetto, ad esempio, al riscaldamento.
"Il traffico ha un impatto del 60-70 per cento, rispetto a tutte le fonti inquinanti. Sono soprattutto i diesel a creare problemi. Per quanto riguarda il riscaldamento, Torino è una città in gran parte servita dal metano, o collegata al teleriscaldamento. No, non è il riscaldamento la principale minaccia".
Alcuni pneumologi contestano i rimedi come le giornate senz’auto. Qual è il parere dell’epidemiologo?
"Queste iniziative non danno i risultati sperati, perché le polveri molto fini, le più pericolose perché entrano subito nella circolazione sanguigna, sono stabili su vaste superfici. Quindi si può svuotare il centro, ma restano le tangenziali e le aree metropolitane... Le polveri più grossolane, invece, decadono, e hanno una ricaduta minore sull’organismo perché vengono filtrate dalle vie aeree".
Rimedi efficaci?
"Molto è stato fatto dalla tecnologia, in campo automobilistico. Oggi, un’Euro 4 a benzina produce un ventesimo di inquinamento rispetto a un furgone diesel non catalizzato".
Ma?
"Ma la soluzione definitiva è solo nelle fonti d’energia alternativa, vetture elettriche o a idrogeno. Nel frattempo bisogna agire sulla modificazione della viabilità: Londra, con un sistema di localizzazione satellitare, fa pagare 50 centesimi a chilometro chi viaggia in centro. Così si dissuadono gli automobilisti".
C’è chi sostiene che uccida più la sigaretta che il traffico...
"Si deve ragionare con una visione più larga, da sanità pubblica, non da clinico".
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martedì 5 giugno 2007
Inquinamento, clima: Appello dei medici di Forlì contro le sostanze nocive
Centinaia di medici di tutta italia hanno già risposto all'appello dei loro colleghi di Forlì. Il testo dell'appello vale la pena di leggerlo.
L'immissione continuata nell'ambiente di sostanze estratte in gran quantita' dai loro reservoirs naturali, come i metalli e l'amianto, alle quali non smettono di aggiungersi sostanze chimiche di sintesi, in grado di interferire con i delicati e complessi equilibri della biosfera, sui programmi genetici e sugli apparati metabolici, neuro-endocrini e immunologici degli organismi superiori; la messa a punto di tecnologie sempre più potenti e sofisticate, il cui impatto sugli ecosistemi e sul clima è difficilmente prevedibile e valutabile; l'intensificarsi di incidenti e catastrofi ecologiche e climatiche hanno indotto negli ultimi anni illustri ricercatori e uomini di scienza di tutto il mondo a formulare appelli veementi e sempre più preoccupati per l'impatto sull'ambiente e sulla salute delle popolazioni di un modello di sviluppo non sostenibile.
In occasione di una audizione pubblica, tenutasi a Forlì il 24 Novembre 2005, sul tema dei rischi ambientali e sanitari degli impianti di incenerimento dei rifiuti, il prof. Tomatis, identificando nei bambini la popolazione più fragile e più a rischio, esordì dicendo "La futura generazione non ci perdonerà i danni che le stiamo arrecando"
A questo proposito e sulla scia di una letteratura scientifica imponente, che ha ormai ampiamente dimostrato come il cervello infantile e il sistema nervoso in via di sviluppo rappresentino veri e propri tessuti-bersaglio per centinaia di molecole tossiche, assume grande rilievo l'allarme lanciato lo scorso 7 novembre dalla prestigiosa rivista LANCET che - preannunciando l’imminente pubblicazione di un importante studio condotto dai ricercatori della Harvard School of Public Health - titolava on line: "La PANDEMIA SILENZIOSA"… Per denunciare l’incombente minaccia di un dramma socio-sanitario "globale", che si diffonde in modo subdolo e incontrollabile, perché gli effetti di un’esposizione cronica e collettiva sfuggono alle abituali modalità di indagine e di ricerca… e per notificare le prime, probabili cifre di una tragedia lungamente annunciata, eppure evitabile, secondo cui, nel mondo: " Un bambino su sei presenterebbe danni documentabili al sistema nervoso e problemi funzionali e comportamentali, che vanno dal deficit intellettivo, alla sindrome da iperattività, all'autismo" (con costi enormi - sia detto per inciso - anche sul piano economico: si calcola che negli Stati Uniti d'America i costi per i danni neurologici da piombo nei bambini ammonterebbero a circa 43 miliardi di dollari e per quelli da mercurio a 8.7 miliardi).
E' una ben amara soddisfazione vedere che oggi alcune Università e riviste scientifiche tra le più prestigiose al mondo denunciano in modo chiaro e perentorio ciò che per anni, noi Medici per l' Ambiente, ci siamo sforzati di documentare, affermando con forza che troppo spesso la medicina occidentale ha privilegiato obiettivi e strategie di "lotta" contro malattie e sofferenze che sono il prodotto (assolutamente evitabile) di modelli di vita stressanti, consumistici, inquinanti… e che troppo spesso i nostri esperti – politici, economisti ed ecologisti – hanno parlato di sostenibilità, prevenzione, promozione della salute, per poi varare o legittimare normative e leggi - uniche al mondo – che non tengono in nessun conto la tutela dell’ambiente e la salute dei cittadini. Come quelle con cui si equiparano i rifiuti urbani a fonti rinnovabili di energia; si permette a chi incenerisce di accedere a cospicui finanziamenti pubblici (CIP 6, Certificati Verdi, proprio in questi giorni rinnovati!) che andrebbero riservati alle vere rinnovabili; si consente che materiali tossici e nocivi (Legge Delega n 152 03/04/2006) godano di tali finanziamenti…. per fare in modo che il loro "smaltimento", che prima rappresentava un costo per le aziende, si trasformi in ulteriore fonte di profitto, ma ad un prezzo inaccettabile per la salute collettiva e insostenibile per le generazioni future. Abbiamo imparato che non si può sperare di risolvere alcun problema - per quanto drammatico e tragico - se prima non lo si riconosce: abbiamo fatto un primo, importante passo, riconoscendo di essere giunti a un punto cruciale per la Vita stessa sul nostro pianeta. A questo punto nessuno ha il diritto di definirci "allarmisti": non possiamo più tacere mentre la stessa atmosfera del pianeta ha la febbre, gli squilibri climatici alterano gli ecosistemi e persino il mondo dei microbi e dei virus è in subbuglio. Basta con le indecisioni e i tentennamenti: non possiamo rischiare di essere complici, anche solo col nostro "torpore", di quella che potrebbe rivelarsi una catastrofe biologica di grandi dimensioni. Biologi, genetisti, (bio)chimici, microbiologi, oncologi, epidemiologi, immunologi, pediatri: è veramente venuto il momento per tutti i medici e gli uomini di scienza di assumersi le proprie responsabilità. anche per non rischiare di essere accusati, in futuro, di non aver fatto abbastanza per difendere la salute pubblica e gli equilibri stessi della biosfera, minacciati da una deriva ipertecnologica che stravolge la scienza in nome del profitto.
Questo appello si rivolge a tutti gli adulti, che hanno fatto - almeno fino ad ora - assai poco per riconoscere le proprie responsabilità e per contrastare la pericolosa deriva di una civiltà e di una scienza che potrebbero garantire benessere e sicurezza a tutti e che rischiano invece di minare la nostra esistenza.
Sottoscrivete questa lettera , diffondete queste conoscenze. Soltanto in questo modo possiamo sperare di "responsabilizzare" coloro che si sono assunti "l'onore e l'onere" di prendere le decisioni più importanti, in rappresentanza e a garanzia della collettività e che troppo spesso si rivelano inadeguati al compito che si sono assunti e più in generale tutti coloro che gestendo potere, ricchezza e informazione svolgono un ruolo cruciale in questo sistema… perché ricordino che le loro scelte influiranno sulla vita dei loro figli, che hanno il diritto di vivere in un mondo in cui siano garantiti quantomeno i diritti primari: accesso all'acqua (pubblica e pulita); cibo sano; aria respirabile e...cervelli in grado di funzionare !
Lavoriamo insieme: ricercatori, medici, genitori, studenti.. per promuovere una cultura della responsabilità; per chiedere alle autorità locali di tutelare il territorio e la salute dei cittadini, e al nostro Governo di abolire leggi vergognose che ci pongono fuori dalla stessa Comunità Europea.
Riscopriamo insieme il valore della partecipazione e della democrazia, dimostriamo nei fatti che vogliamo proteggere i nostri bambini, le città in cui viviamo, l'aria che respiriamo, scrolliamoci di dosso questo fatalismo, questo sentimento tragico di ineluttabilità delle cose, ricordando anche quanto il Prof. Tomatis un anno fa ci disse:" A Forlì ho visto la fiammella del cambiamento ed anche un grande incendio nasce da una scintilla". Non è troppo tardi: dobbiamo credere che ci siano molte persone con un pizzico di sana follia, perché - come diceva Albert Einstein: "Solo coloro che sono così folli da pensare di cambiare il mondo, ci riescono"
G. Roberto Burgio (Professore Emerito Pediatria Pavia); Lorenzo Tomatis (Patologo Medico Presidente Comitato Scientifico ISDE Trieste); Ernesto Burgio (Pediatra ISDE Palermo); Gabriella Filippazzo (Epidemiologo ISDE Palermo); Valerio Gennaro (Epidemiologo ISDE Genova); Patrizia Gentilini (Oncoematologo ISDE Forlì); Marina Melandri (Medicina Generale ISDE Forlì); Ruggero Ridolfi (Oncologo ISDE Forlì); Roberto Romizi (Medico Medicina Generale Presidente ISDE Arezzo); Gianni Tamino (Biologo ISDE Padova); Giuseppe Timoncini (Pediatra ISDE Forlì)
QUI l'articolo
(L'immagine - Giovanni Segantini, Le cattive madri, 1894 )
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L'immissione continuata nell'ambiente di sostanze estratte in gran quantita' dai loro reservoirs naturali, come i metalli e l'amianto, alle quali non smettono di aggiungersi sostanze chimiche di sintesi, in grado di interferire con i delicati e complessi equilibri della biosfera, sui programmi genetici e sugli apparati metabolici, neuro-endocrini e immunologici degli organismi superiori; la messa a punto di tecnologie sempre più potenti e sofisticate, il cui impatto sugli ecosistemi e sul clima è difficilmente prevedibile e valutabile; l'intensificarsi di incidenti e catastrofi ecologiche e climatiche hanno indotto negli ultimi anni illustri ricercatori e uomini di scienza di tutto il mondo a formulare appelli veementi e sempre più preoccupati per l'impatto sull'ambiente e sulla salute delle popolazioni di un modello di sviluppo non sostenibile.
In occasione di una audizione pubblica, tenutasi a Forlì il 24 Novembre 2005, sul tema dei rischi ambientali e sanitari degli impianti di incenerimento dei rifiuti, il prof. Tomatis, identificando nei bambini la popolazione più fragile e più a rischio, esordì dicendo "La futura generazione non ci perdonerà i danni che le stiamo arrecando"
A questo proposito e sulla scia di una letteratura scientifica imponente, che ha ormai ampiamente dimostrato come il cervello infantile e il sistema nervoso in via di sviluppo rappresentino veri e propri tessuti-bersaglio per centinaia di molecole tossiche, assume grande rilievo l'allarme lanciato lo scorso 7 novembre dalla prestigiosa rivista LANCET che - preannunciando l’imminente pubblicazione di un importante studio condotto dai ricercatori della Harvard School of Public Health - titolava on line: "La PANDEMIA SILENZIOSA"… Per denunciare l’incombente minaccia di un dramma socio-sanitario "globale", che si diffonde in modo subdolo e incontrollabile, perché gli effetti di un’esposizione cronica e collettiva sfuggono alle abituali modalità di indagine e di ricerca… e per notificare le prime, probabili cifre di una tragedia lungamente annunciata, eppure evitabile, secondo cui, nel mondo: " Un bambino su sei presenterebbe danni documentabili al sistema nervoso e problemi funzionali e comportamentali, che vanno dal deficit intellettivo, alla sindrome da iperattività, all'autismo" (con costi enormi - sia detto per inciso - anche sul piano economico: si calcola che negli Stati Uniti d'America i costi per i danni neurologici da piombo nei bambini ammonterebbero a circa 43 miliardi di dollari e per quelli da mercurio a 8.7 miliardi).
E' una ben amara soddisfazione vedere che oggi alcune Università e riviste scientifiche tra le più prestigiose al mondo denunciano in modo chiaro e perentorio ciò che per anni, noi Medici per l' Ambiente, ci siamo sforzati di documentare, affermando con forza che troppo spesso la medicina occidentale ha privilegiato obiettivi e strategie di "lotta" contro malattie e sofferenze che sono il prodotto (assolutamente evitabile) di modelli di vita stressanti, consumistici, inquinanti… e che troppo spesso i nostri esperti – politici, economisti ed ecologisti – hanno parlato di sostenibilità, prevenzione, promozione della salute, per poi varare o legittimare normative e leggi - uniche al mondo – che non tengono in nessun conto la tutela dell’ambiente e la salute dei cittadini. Come quelle con cui si equiparano i rifiuti urbani a fonti rinnovabili di energia; si permette a chi incenerisce di accedere a cospicui finanziamenti pubblici (CIP 6, Certificati Verdi, proprio in questi giorni rinnovati!) che andrebbero riservati alle vere rinnovabili; si consente che materiali tossici e nocivi (Legge Delega n 152 03/04/2006) godano di tali finanziamenti…. per fare in modo che il loro "smaltimento", che prima rappresentava un costo per le aziende, si trasformi in ulteriore fonte di profitto, ma ad un prezzo inaccettabile per la salute collettiva e insostenibile per le generazioni future. Abbiamo imparato che non si può sperare di risolvere alcun problema - per quanto drammatico e tragico - se prima non lo si riconosce: abbiamo fatto un primo, importante passo, riconoscendo di essere giunti a un punto cruciale per la Vita stessa sul nostro pianeta. A questo punto nessuno ha il diritto di definirci "allarmisti": non possiamo più tacere mentre la stessa atmosfera del pianeta ha la febbre, gli squilibri climatici alterano gli ecosistemi e persino il mondo dei microbi e dei virus è in subbuglio. Basta con le indecisioni e i tentennamenti: non possiamo rischiare di essere complici, anche solo col nostro "torpore", di quella che potrebbe rivelarsi una catastrofe biologica di grandi dimensioni. Biologi, genetisti, (bio)chimici, microbiologi, oncologi, epidemiologi, immunologi, pediatri: è veramente venuto il momento per tutti i medici e gli uomini di scienza di assumersi le proprie responsabilità. anche per non rischiare di essere accusati, in futuro, di non aver fatto abbastanza per difendere la salute pubblica e gli equilibri stessi della biosfera, minacciati da una deriva ipertecnologica che stravolge la scienza in nome del profitto.
Questo appello si rivolge a tutti gli adulti, che hanno fatto - almeno fino ad ora - assai poco per riconoscere le proprie responsabilità e per contrastare la pericolosa deriva di una civiltà e di una scienza che potrebbero garantire benessere e sicurezza a tutti e che rischiano invece di minare la nostra esistenza.
Sottoscrivete questa lettera , diffondete queste conoscenze. Soltanto in questo modo possiamo sperare di "responsabilizzare" coloro che si sono assunti "l'onore e l'onere" di prendere le decisioni più importanti, in rappresentanza e a garanzia della collettività e che troppo spesso si rivelano inadeguati al compito che si sono assunti e più in generale tutti coloro che gestendo potere, ricchezza e informazione svolgono un ruolo cruciale in questo sistema… perché ricordino che le loro scelte influiranno sulla vita dei loro figli, che hanno il diritto di vivere in un mondo in cui siano garantiti quantomeno i diritti primari: accesso all'acqua (pubblica e pulita); cibo sano; aria respirabile e...cervelli in grado di funzionare !
Lavoriamo insieme: ricercatori, medici, genitori, studenti.. per promuovere una cultura della responsabilità; per chiedere alle autorità locali di tutelare il territorio e la salute dei cittadini, e al nostro Governo di abolire leggi vergognose che ci pongono fuori dalla stessa Comunità Europea.
Riscopriamo insieme il valore della partecipazione e della democrazia, dimostriamo nei fatti che vogliamo proteggere i nostri bambini, le città in cui viviamo, l'aria che respiriamo, scrolliamoci di dosso questo fatalismo, questo sentimento tragico di ineluttabilità delle cose, ricordando anche quanto il Prof. Tomatis un anno fa ci disse:" A Forlì ho visto la fiammella del cambiamento ed anche un grande incendio nasce da una scintilla". Non è troppo tardi: dobbiamo credere che ci siano molte persone con un pizzico di sana follia, perché - come diceva Albert Einstein: "Solo coloro che sono così folli da pensare di cambiare il mondo, ci riescono"
G. Roberto Burgio (Professore Emerito Pediatria Pavia); Lorenzo Tomatis (Patologo Medico Presidente Comitato Scientifico ISDE Trieste); Ernesto Burgio (Pediatra ISDE Palermo); Gabriella Filippazzo (Epidemiologo ISDE Palermo); Valerio Gennaro (Epidemiologo ISDE Genova); Patrizia Gentilini (Oncoematologo ISDE Forlì); Marina Melandri (Medicina Generale ISDE Forlì); Ruggero Ridolfi (Oncologo ISDE Forlì); Roberto Romizi (Medico Medicina Generale Presidente ISDE Arezzo); Gianni Tamino (Biologo ISDE Padova); Giuseppe Timoncini (Pediatra ISDE Forlì)
QUI l'articolo
(L'immagine - Giovanni Segantini, Le cattive madri, 1894 )
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lunedì 4 giugno 2007
Per il RETROFIT elettrico nasce EUROZEV
eurozev · eurozev da euro zero a emissioni zero.
Descrizione. Il gruppo nasce per offrire una piattaforma di discussione a coloro che sono interessati al tema della conversione dei veicoli con motori endotermici in veicoli elettrici, in particolar modo per gli iscritti all'associazione euro zev le cui finalità sono riassumibili nei sui seguenti punti:
1 - promuovere la sostenibilità nel trasporto pubblico e privato mediante lo sviluppo, la promozione e la diffusione dei veicoli ZEV ( Zero Emission Vehicles) in tutte le forme ed i settori del trasporto.
2 - promuovere attivamente, anche con lo studio, la progettazione, lo sviluppo ed il collaudo di prototipi e di kit di trasformazione, la trasformazione dei veicoli endotermici in veicoli a trazione elettrica, al fine di promuovere la nascita di una industria di trasformazione e realizzazione di veicoli elettrici attualmente allo stato embrionale in Italia.
3 - La trasformazione di veicoli endotermici in veicoli elettrici viene promossa in primo luogo a partire dai veicoli euro zero che per le loro caratteristiche di robustezza semplicità e carico inquinante siano da ritenersi particolarmente interessanti a tal fine sia da un punto di vista tecnico che culturale, che storico o d’immagine.
Qui è Eurozev
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Descrizione. Il gruppo nasce per offrire una piattaforma di discussione a coloro che sono interessati al tema della conversione dei veicoli con motori endotermici in veicoli elettrici, in particolar modo per gli iscritti all'associazione euro zev le cui finalità sono riassumibili nei sui seguenti punti:
1 - promuovere la sostenibilità nel trasporto pubblico e privato mediante lo sviluppo, la promozione e la diffusione dei veicoli ZEV ( Zero Emission Vehicles) in tutte le forme ed i settori del trasporto.
2 - promuovere attivamente, anche con lo studio, la progettazione, lo sviluppo ed il collaudo di prototipi e di kit di trasformazione, la trasformazione dei veicoli endotermici in veicoli a trazione elettrica, al fine di promuovere la nascita di una industria di trasformazione e realizzazione di veicoli elettrici attualmente allo stato embrionale in Italia.
3 - La trasformazione di veicoli endotermici in veicoli elettrici viene promossa in primo luogo a partire dai veicoli euro zero che per le loro caratteristiche di robustezza semplicità e carico inquinante siano da ritenersi particolarmente interessanti a tal fine sia da un punto di vista tecnico che culturale, che storico o d’immagine.
Qui è Eurozev
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domenica 3 giugno 2007
Alaska, il villaggio che si scioglie per colpa dell'effetto serra
Netwok sta morendo nel fango a causa dei mutamenti climatici. Entro un decennio potrebbe completamente sprofondare. Netwok, il villaggio in Alaska che si sta sciogliendo per l'effetto serra. Il terreno ghiacciato su cui poggia il villaggio si sta lentamente sciogliendo a causa dei cambiamenti climatici che hanno portato anche nelle zone artiche a un innalzamento delle temperature. E i suoi abitanti si preparano a traslocare altrove. Accade a Newtok, in Alaska, dove le mutazioni del permafrost (il suolo perennemente gelato su cui poggiano numerosi insediamenti umani) stanno facendo sprofondare le case nel fango: entro un decennio il villaggio potrebbe scomparire del tutto. Il piano di trasferimento dovrebbe costare 130 milioni di dollari ma la Casa Bianca non ha ancora stanziato la cifra necessaria.
L'Alaska non è più quella che è sempre stata: il sottosuolo perennemente ghiacciato, noto col termine di permafrost, sul quale sorge il paese di Newtok, al pari di molti altri villaggi dei nativi dell'Alaska, si sta sciogliendo in seguito alle alte temperature e alle acque dell'oceano sempre più calde. Il ghiaccio marino che di norma dovrebbe proteggere i villaggi lungo la costa si forma sempre più tardi nel corso dell'anno, facendo sì che le tempeste di neve infurino e spazzino la costa. L'erosione ha fatto di Newtok un'isola, intrappolata tra il fiume Ninglick che si allarga a dismisura e una palude più a nord. Il villaggio è sotto il livello del mare e sta sprofondando. Da alcune ricerche risulta che Newtok potrebbe essere spazzata via entro un decennio.
"Ci sposteranno in cima a una montagna" dice la piccola Annie Kassaiuli, di 11 anni, mentre mangia un burrito alla mensa scolastica.
Victim of Climate Change, a Town Seeks a Lifeline
Alaska village to seek lifeline
L'Alaska non è più quella che è sempre stata: il sottosuolo perennemente ghiacciato, noto col termine di permafrost, sul quale sorge il paese di Newtok, al pari di molti altri villaggi dei nativi dell'Alaska, si sta sciogliendo in seguito alle alte temperature e alle acque dell'oceano sempre più calde. Il ghiaccio marino che di norma dovrebbe proteggere i villaggi lungo la costa si forma sempre più tardi nel corso dell'anno, facendo sì che le tempeste di neve infurino e spazzino la costa. L'erosione ha fatto di Newtok un'isola, intrappolata tra il fiume Ninglick che si allarga a dismisura e una palude più a nord. Il villaggio è sotto il livello del mare e sta sprofondando. Da alcune ricerche risulta che Newtok potrebbe essere spazzata via entro un decennio.
"Ci sposteranno in cima a una montagna" dice la piccola Annie Kassaiuli, di 11 anni, mentre mangia un burrito alla mensa scolastica.
Victim of Climate Change, a Town Seeks a Lifeline
Alaska village to seek lifeline
sabato 2 giugno 2007
venerdì 1 giugno 2007
Il retrofit elettrico non piace ai politici romani
Dal Blog 'Petrolio' di Debora Billi. "L'emendamento relativo alle modifiche senza omologazione non è passato. Meglio: è finito cassato tutto l'articolo 5 della Legge Bersani. E' passato invece un bell'emendamento di Forza Italia che restringe i limiti di modifica sulle automobili (elettriche e non), addirittura tra gli applausi bipartisan della Camera."
Qualche foto qui da la Repubblica
Qualche foto qui da la Repubblica
La foto qui presente è di Debora Billi
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