Veicoli elettrici - mobilità - tecnologie - ambiente - energia rinnovabile. L'esaurimento delle risorse e le conseguenti ripercussioni politiche ed economiche rendono necessario ridurre la dipendenza dall'importazione di prodotti petroliferi e spingere quindi verso lo sviluppo di fonti energetiche alternative. I veicoli elettrici possono utilizzare tecnologie e risorse nel modo più efficiente.


sabato 14 aprile 2007

Il progetto del "bio" etanolo è assurdo

I conti in tasca al "bio" etanolo
Giorgio Forti*
"Biocarburanti": già la parola è ingannevole. Si tratta di usare come carburante nei motori a scoppio l'etanolo, prodotto per fermentazione degli zuccheri che le piante - in particolare mais, barbabietola e canna da zucchero - sintetizzano grazie all'energia solare per mezzo della fotosintesi clorofilliana.
Il progetto è assurdo, da ogni punto di vista. Un ottimo raccolto di mais dà circa 150 quintali per ettaro. Il mais appena colto contiene circa il 20% di umidità che va eliminata, con un costo energetico. Restano 121,5 quintali. Poniamo che siano tutto amido (anche se il mais contiene il 10% di proteine): 121,5 quintali di amido danno, per l'idrolisi compiuta dal lievito, 133,65 quintali di glucosio (l'idrolisi aggiunge una molecola d'acqua per ogni molecola di glucosio liberata dall'amido). Il lievito fermenta completamente il glucosio e produce 68,31 quintali di alcool etilico (etanolo, per l'occasione ribattezzato "bio"). Siccome l'etanolo ha peso specifico di 0,8, abbiamo 85,39 ettolitri per ettaro di etanolo. L'etanolo prodotto dal lievito è in soluzione acquosa, al massimo al 15% etanolo e 85 % acqua. Per utilizzarlo come carburante occorre portarlo a non meno del 70%. Anche questo costa notevolmente, perché l'etanolo distilla dall'acqua a circa 50°C.
Un altro breve conto: circolano in Italia circa 28 milioni di automobili. Se ognuna facesse solo 10.000 chilometri all'anno (in media ne fanno assai di più), consumando 1 litro di carburante per 10 Km, consumeremmo 1.000 litri per automobile l'anno. Totale: 28 miliardi di litri/anno. Se il carburante è l'etanolo, bisogna coltivare a mais (con raccolti eccezionali ogni anno) 32.790 kmq di terreno, cioè il 10,6% della superficie dell'Italia, se tutta fosse fertile come la pianura padana. Questo solo per le automobili: si aggiungano i circa 4 milioni di camion, che hanno motori più grossi, e fanno almeno 10 volte più Km/anno. Calcolando almeno altrettanti ettari di mais per i camion, circa il 22% dell'Italia andrebbe coltivata a mais solo per il trasporto su strada (e con raccolti eccezionali, molta acqua, molti concimi chimici). Lo stesso calcolo con la barbabietola da zucchero (raccolto ottimo di circa 600 quintali/ettaro, zucchero 12%), dà 48,43 ettolitri di etanolo per ettaro. Con la canna da zucchero si avrebbe forse il 20% di più, ma in Italia non si coltiva.
Quanto all'anidride carbonica, la fermentazione alcolica ne produce due molecole per due di etanolo, cioè 88 grammi per 92 grammi di etanolo, quasi 1/1 in peso. Bruciando l'etanolo nel motore poi si produce tanta CO2 per potenza sviluppata quanta se ne produce con i combustibili fossili. Si aggiunga la CO2 organicata dalla fotosintesi.
Dunque, perché negli Stati uniti si fa etanolo dal mais? Gli Usa producono il 75% del mais mondiale, e lo usano soprattutto per nutrire il bestiame. La loro produzione media per ettaro è circa 70 quintali per ettaro (in Italia circa 100, coltivato soprattutto nel nord), e non hanno bisogno di irrigarlo, perché piove a sufficienza. È un modo di finanziare gli agricoltori, che sono una molto piccola percentuale della popolazione. Gli Usa inoltre importano da paesi (Messico, Brasile) dove la mano d'opera è pagata malissimo. Le conseguenze per quei paesi sono grandi aumenti dei prezzi alimentari: per risparmiare ben poco petrolio si affamano i paesi poveri. Anche in Italia, che importa mais dagli Usa, l'aumento del prezzo si sente già.
E perché anche in Italia economisti e giornalisti sconsiderati appoggiano la campagna per il "bioetanolo"? Alcuni solo per ignoranza; altri per interesse: importatori di "bioetanolo", produttori di carburanti misti detassati perché "verdi" - cosa assolutamente falsa, come si è detto. E cosa pensare di quegli accademici che si prestano al gioco organizzando progetti di ricerca tanto fasulli quanto pubblicizzati?

*Facoltà di scienze Università di Milano, socio nazionale dell'Accademia dei Lincei

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