Il clima terrestre "si sta modificando a una velocità senza precedenti per cause non solo naturali, bensì, come dimostra la straordinaria quantità di dati scientifici sin qui pubblicati, principalmente antropiche".
Questa la lettera dell'appello alla chiarezza diffuso da un folto gruppo di ricercatori italiani a proposito del riscaldamento globale. Il recente rapporto dell'IPCC (Intergovernamental Panel for Climate Change) reso noto all'inizio del 2007 - si legge nell'appello - non lascia dubbi sul consenso del mondo scientifico circa il ruolo delle responsabilità umane nel provocare i cambiamenti climatici.
"L'incremento globale della concentrazione di biossido di carbonio è principalmente dovuto all'uso di combustibili fossili e ai cambiamenti nell'utilizzo dei suoli, mentre gli incrementi di metano e ossido di azoto sono principalmente dovuti all'agricoltura e zootecnia". E ' importante ricordare che i rapporti dell'IPCC sono basati sul lavoro di una comunità scientifica interdisciplinare che comprende al suo interno fisici, climatologi, chimici, biologi, geologi, sottoposto a processi di attenta revisione scientifica.
"L'aumento della temperatura - si legge ancora nell'appello - superficiale media del globo registrato nell'ultimo secolo (1906-2005) è, secondo le più recenti misure, di 0,74'C. Dal 1950 in poi, ogni dieci anni la temperatura è aumentata in media di 0,13'C assumendo un trend lineare. Undici dei dodici anni passati si classificano tra i più caldi a partire dal 1850, cioè da quando esistono misure strumentali attendibili della temperatura terrestre. L'Europa ha avuto nell'ultimo secolo un innalzamento della temperatura di 0,94 gradi centigrati, quindi superiore a quello globale. I dati italiani sono in linea con quelli dell'intera Europa: è stato stimato circa un grado di innalzamento per le temperature del nostro paese sempre relativamente agli ultimi cento anni. Quindi il trend su 100 anni della temperatura atmosferica media in Italia risulta essere più alto del trend su 100 anni della temperatura atmosferica media globale".
Per gli scienziati italiani poi "gli scenari più' realistici e condivisi relativi alle future emissioni di gas serra (dovute in larga parte anche allo sviluppo socio-economico di paesi di nuova industrializzazione come l'India, la Cina e il Brasile) e le proiezioni dei modelli climatici fanno proiezioni per la fine di questo secolo un riscaldamento compreso tra 1,8 e 4'C rispetto al periodo 1980-1999". Si attende, dunque, con un elevato grado di probabilità un ulteriore aumento della temperatura e dei fenomeni generalmente ascritti ai cambiamenti climatici, ad esempio: variazione del regime delle precipitazioni con un aumento delle intensità di pioggia; aumento di fenomeni quali piene in autunno o inverno, siccità in primavera ed estate, ondate di calore, incendi. Il Sud Europa, essendo una regione già particolarmente vulnerabile, potrebbe risentire in maniera più marcata del riscaldamento globale e degli impatti conseguenti. Cambiamenti, in alcuni casi ancora più repentini e gravi riguardano le anomalie delle temperature superficiali dei nostri mari sia costieri sia profondi, e potrebbero portare ad un'alterazione del regime delle correnti e dei delicati equilibri che regolano la produzione di risorse biologiche ed il ciclo dell'acqua. "In particolare - continua il testo sottoscritto dai climatologi - si prevede che tali cambiamenti avranno un forte impatto sugli ecosistemi marini costieri e i beni e servizi che essi offrono. Le variazioni del clima e della temperatura hanno già notevoli impatti sul sistema socio-economico ed ecologico dell'Italia. E' necessario perciò che siano intraprese serie politiche di mitigazione, come quella lanciata nel marzo 2007 dalla Commissione Europea per la riduzione delle emissioni, per l'incremento dell'efficienza energetica e l'aumento del contributo delle fonti rinnovabili al 2020".
Tuttavia, a causa della grande inerzia nella risposta del sistema Terra a tali riduzioni, l'effetto delle politiche di mitigazione si farà sentire "solo nel lungo termine". Per questa ragione è "necessario intraprendere parallelamente anche una seria politica di adattamento ai cambiamenti climatici globali".
"Essa deve prevedere - concludono i firmatari dell'appello - anche un ripristino e restauro del funzionamento degli ecosistemi naturali, sia acquatici sia terrestri. In particolare, sistemi quali foreste e praterie sono in grado di rimuovere grandi quantità di gas serra dall'atmosfera contribuendo in maniera attiva ed efficace alla mitigazione del cambiamento climatico globale, alla moderazione degli eventi climatici estremi. E' perciò estremamente importante limitare in ogni modo la deforestazione a livello globale, che rappresenta quasi il 20 per cento delle emissioni di gas serra.
Si pensi che in Italia i soli incendi estivi del 2007 hanno comportato la distruzione di 113.000 ettari e un'emissione di 4,8 milioni di tonnellate di anidride carbonica, corrispondenti a quanto emette in un anno l'intera citta' di Milano".
Questa la lettera dell'appello alla chiarezza diffuso da un folto gruppo di ricercatori italiani a proposito del riscaldamento globale. Il recente rapporto dell'IPCC (Intergovernamental Panel for Climate Change) reso noto all'inizio del 2007 - si legge nell'appello - non lascia dubbi sul consenso del mondo scientifico circa il ruolo delle responsabilità umane nel provocare i cambiamenti climatici.
"L'incremento globale della concentrazione di biossido di carbonio è principalmente dovuto all'uso di combustibili fossili e ai cambiamenti nell'utilizzo dei suoli, mentre gli incrementi di metano e ossido di azoto sono principalmente dovuti all'agricoltura e zootecnia". E ' importante ricordare che i rapporti dell'IPCC sono basati sul lavoro di una comunità scientifica interdisciplinare che comprende al suo interno fisici, climatologi, chimici, biologi, geologi, sottoposto a processi di attenta revisione scientifica.
"L'aumento della temperatura - si legge ancora nell'appello - superficiale media del globo registrato nell'ultimo secolo (1906-2005) è, secondo le più recenti misure, di 0,74'C. Dal 1950 in poi, ogni dieci anni la temperatura è aumentata in media di 0,13'C assumendo un trend lineare. Undici dei dodici anni passati si classificano tra i più caldi a partire dal 1850, cioè da quando esistono misure strumentali attendibili della temperatura terrestre. L'Europa ha avuto nell'ultimo secolo un innalzamento della temperatura di 0,94 gradi centigrati, quindi superiore a quello globale. I dati italiani sono in linea con quelli dell'intera Europa: è stato stimato circa un grado di innalzamento per le temperature del nostro paese sempre relativamente agli ultimi cento anni. Quindi il trend su 100 anni della temperatura atmosferica media in Italia risulta essere più alto del trend su 100 anni della temperatura atmosferica media globale".
Per gli scienziati italiani poi "gli scenari più' realistici e condivisi relativi alle future emissioni di gas serra (dovute in larga parte anche allo sviluppo socio-economico di paesi di nuova industrializzazione come l'India, la Cina e il Brasile) e le proiezioni dei modelli climatici fanno proiezioni per la fine di questo secolo un riscaldamento compreso tra 1,8 e 4'C rispetto al periodo 1980-1999". Si attende, dunque, con un elevato grado di probabilità un ulteriore aumento della temperatura e dei fenomeni generalmente ascritti ai cambiamenti climatici, ad esempio: variazione del regime delle precipitazioni con un aumento delle intensità di pioggia; aumento di fenomeni quali piene in autunno o inverno, siccità in primavera ed estate, ondate di calore, incendi. Il Sud Europa, essendo una regione già particolarmente vulnerabile, potrebbe risentire in maniera più marcata del riscaldamento globale e degli impatti conseguenti. Cambiamenti, in alcuni casi ancora più repentini e gravi riguardano le anomalie delle temperature superficiali dei nostri mari sia costieri sia profondi, e potrebbero portare ad un'alterazione del regime delle correnti e dei delicati equilibri che regolano la produzione di risorse biologiche ed il ciclo dell'acqua. "In particolare - continua il testo sottoscritto dai climatologi - si prevede che tali cambiamenti avranno un forte impatto sugli ecosistemi marini costieri e i beni e servizi che essi offrono. Le variazioni del clima e della temperatura hanno già notevoli impatti sul sistema socio-economico ed ecologico dell'Italia. E' necessario perciò che siano intraprese serie politiche di mitigazione, come quella lanciata nel marzo 2007 dalla Commissione Europea per la riduzione delle emissioni, per l'incremento dell'efficienza energetica e l'aumento del contributo delle fonti rinnovabili al 2020".
Tuttavia, a causa della grande inerzia nella risposta del sistema Terra a tali riduzioni, l'effetto delle politiche di mitigazione si farà sentire "solo nel lungo termine". Per questa ragione è "necessario intraprendere parallelamente anche una seria politica di adattamento ai cambiamenti climatici globali".
"Essa deve prevedere - concludono i firmatari dell'appello - anche un ripristino e restauro del funzionamento degli ecosistemi naturali, sia acquatici sia terrestri. In particolare, sistemi quali foreste e praterie sono in grado di rimuovere grandi quantità di gas serra dall'atmosfera contribuendo in maniera attiva ed efficace alla mitigazione del cambiamento climatico globale, alla moderazione degli eventi climatici estremi. E' perciò estremamente importante limitare in ogni modo la deforestazione a livello globale, che rappresenta quasi il 20 per cento delle emissioni di gas serra.
Si pensi che in Italia i soli incendi estivi del 2007 hanno comportato la distruzione di 113.000 ettari e un'emissione di 4,8 milioni di tonnellate di anidride carbonica, corrispondenti a quanto emette in un anno l'intera citta' di Milano".
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