Veicoli elettrici - mobilità - tecnologie - ambiente - energia rinnovabile. L'esaurimento delle risorse e le conseguenti ripercussioni politiche ed economiche rendono necessario ridurre la dipendenza dall'importazione di prodotti petroliferi e spingere quindi verso lo sviluppo di fonti energetiche alternative. I veicoli elettrici possono utilizzare tecnologie e risorse nel modo più efficiente.


mercoledì 4 luglio 2007

L'esposizione meteo climatica osservata e i potenziali scenari

Negli ultimi anni, è divenuto evidente che il clima globale sta cambiando. Anche l’Italia è colpita dai cambiamenti climatici. Secondo l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), che ha partecipato come esperto OMS alla stesura del rapporto, nell’ultimo secolo è stato osservato un aumento della temperatura media di 0.7 °C al nord e 0.9 °C nel centro e Sud dell’Italia. Durante le ultime cinque decadi le precipitazioni sono diminuite del 14% su tutto il territorio nazionale. Dal 1981 al 2004 si è potuto rilevare un aumento del 14% del numero di giornate calde (temperatura massima superiore a 25°C) e fra il 1961 e 2004, si è evidenziata una riduzione media di circa il 20% dei giorni di gelo. (temperatura minima inferiore o uguale a 0°C). E’ ragionevole ritenere che l’Italia in assenza di interventi di mitigazione del cambiamento climatico subirà un riscaldamento maggiore negli anni a venire. Sempre secondo l’Istituto Nazionale è atteso un aumento fino a circa 3,5-4 C° entro la fine del secolo. E’ probabile una diminuzione del 25% delle precipitazioni invernali nella regione Mediterranea e nell’Italia settentrionale, ed un contemporaneo aumento della frequenza di precipitazioni estreme. Inoltre, è previsto un aumento della frequenza delle giornate calde e torride assieme ad una diminuzione del numero delle giornate di gelo. Altro dato significativo è la previsione di un ulteriore aumento della temperatura del mare. L’andamento delle modalità di riscaldamento dovute al cambiamento climatico è molto simile a quello anomalo osservato nell’estate del 2003. Le emissioni di gas-serra sono in aumento. L’Intergovernmental Panel of Climate Change (IPCC) ha concluso che le concentrazioni atmosferiche globali dei gas serra (anidride carbonica, metano ed ossido d'azoto) sono cresciute negli ultimi due secoli e mezzo in maniera significativa a causa delle attività umane. Il contributo italiano è pari a circa l’11% delle emissioni di gas serra in Europa e a circa il 2% delle emissioni globali. Fra il 1990 ed il 2005 in Italia le emissioni totali di gas serra sono aumentate di circa il 12%. Le industrie dell’energia (32%) ed il trasporto (26%) sono i settori che maggiormente contribuiscono alle emissioni di CO2. I cambiamenti osservati nel sistema climatico hanno già impatti su molti sistemi fisici e biologici e su alcuni settori economici. Alcuni di essi probabilmente aumenteranno nelle decadi a venire. L’aumento del livello del mare implicherà rischi per le aree costiere italiane. Uno studio NASA-Goddard Institute for Space Studies (GISS) ha evidenziato che circa 4.500 chilometri quadrati di aree costiere sono a rischio di inondazione. L'approvvigionamento di acqua potrebbe diventare ancora piu’ problematico di quanto non sia oggi in Puglia, in Basilicata, in Sicilia ed in Sardegna, a causa sia della progressiva e crescente scarsità di acqua che del alfunzionamento dei sistemi di gestione. L'ulteriore diminuzione delle precipitazioni medie potrebbe richiedere il riutilizzo delle acque di scarico e la desalinizzazione delle acque marine. Lo stress idrico potrebbe aumentare del 25% durante questo secolo. L’aumento della temperatura dell’acqua provoca cambiamenti termo-energetici, con una maggiorecrescita di alghe e cianobatteri nei laghi e la migrazione di alcune specie di alghe tossiche in prossimità delle coste italiane. Anche in Italia la popolazione sarà esposta sia alla maggiore frequenza ed intensità degli eventi estremi che alla variabilità meteorologica. L'IPCC stima un aumento della frequenza, intensità e durata delle ondate di calore in Europa, ed un aumento della frequenza delle precipitazioni estreme. Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (dati 2000) ha stimato che le aree a rischio di inondazione siano il 2,6% del territorio nazionale sia costiera che entroterra.
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