Un recente intervento del ministro Passera[1], raccolto dai media, esprime bene le posizioni che l'attuale governo italiano coltiva in ambito energetico, condividendo a quanto sembra la visione del precedente governo Berlusconi.
Ha sostenuto Passera:
"Abbiamo ingenti riserve di gas e petrolio che possono soddisfare il 20% dei consumi nazionali dal 10% attuale. Si possono generare 15 miliardi di euro di investimenti e 25mila posti di lavoro, si può ridurre la bolletta per le importazioni di energia di 6 miliardi, aumentando il Pil di mezzo punto."
Riteniamo urgente e importantissimo sottolineare che quelle che il ministro definisce "ingenti riserve di gas e petrolio" ammontavano al 31.12.2010, secondo i dati del MSE[2], a un massimo di 103 miliardi di metri cubi di gas naturale e 187 milioni di tonnellate di petrolio, sommando tutte le diverse tipologie di riserve: certe, probabili e possibili. Dati gli attuali consumi del paese le riserve certe corrispondono a circa 3/4 del fabbisogno di un solo anno*!
E dopo?
I ragionamenti del ministro Passera vengono fatti sulla base del conto economico, ovvero in occasioni di profitto, NON in riserve effettive di energia. Questo tipo di stime basate sulla carta e non sulla realtà fisica che ci circonda sono quelle che ci conducono alla situazione di crisi che stiamo sperimentando.
Invitiamo caldamente il ministro a fare i conti nel modo giusto: usando le unità di misura fisiche dell'energia, non quelle volatili e aleatorie del mercato economico. La sua affermazione ci preoccupa ancor più perché avviene in un momento in cui lo stesso governo di cui fa parte attacca nuovamente le energie rinnovabili che stavano godendo invece di un ottimo trend di sviluppo, con un incremento degli impiegati del settore stimabile in oltre 100.000 unità.
Addirittura le voci dei media illustrano all'opinione pubblica una serie di aumenti dei costi dell'energia che sarebbero dovuti ai recenti contributi alle rinnovabili. Si tratta di affermazioni totalmente infondate e lo abbiamo già fatto rilevare nei mesi passati. Negli ultimi 20 anni, grazie al famigerato contributo CIP6 pagato a "rinnovabili ed assimilate", le fonti assimilate, ossia oli, gas di scarto e rifiuti solidi urbani hanno assorbito fra il 65 e l'80% dei 40 miliardi di euro del contributo, ossia fra 27 e 32 miliardi di euro [3], facilitando lo sviluppo di un eccesso di produzione termoelettrica che, da sola, assomma a circa il 100% del nostro massimo fabbisogno.
Queste produzioni inefficienti, fortemente inquinanti e non rinnovabili, finanziate con risorse che invece avrebbero dovuto spingere le vere fonti sostenibili, vendevano finora sul mercato elettrico la propria energia nelle ore di punta, di giorno, nei due picchi quotidiani. Lo sviluppo delle rinnovabili
degli ultimi 3-4 anni ha ridotto drasticamente il loro contributo perché il Fotovoltaico dà la sua massima produzione proprio nel medesimo intervallo giornaliero e la sua materia prima – il sole – non costa.
È successo lo stesso anche in Germania o in altri paesi[4]: i produttori a base di combustibili fossili vengono messi fuori mercato dall'avanzata delle rinnovabili in quella fascia di mercato e i loro profitti languono.
Invece di felicitarsi di questa evoluzione positiva qui in Italia parte l'offensiva mediatica e politica contro le rinnovabili. Inoltre, la raffica di aumenti delle tariffe elettriche decise dall'Autorità per l'Energia avrebbe dovuto tener conto dei risparmi che si sono già prodotti con la produzione fotovoltaica , che stranamente non hanno portato ad una diminuzione del prezzo dell'energia per gli utenti "tutelati". In più i maggiori costi che stanno registrando le produzioni termoelettriche di punta sono stati ripartiti trasferendo in maniera squilibrata ed ingiusta un maggior carico sugli utenti tutelati e concedendo benefici immediati ai consumatori che comprano l'energia elettrica direttamente sul mercato libero.
Vorremmo evidenziare chiaramente come questa strategia sia fallimentare: il picco del petrolio “convenzionale” è alle nostre spalle, ormai, lo dice ASPO da anni, lo dicono i grandi giornali scientifici[5] e lo ha ammesso implicitamente anche l'IEA (International Energy Agency) che già nel World Energy Outlook 2008 lo dava per superato [6]. Urgono scelte efficaci e invece prepariamo strategie senza futuro.
Noi siamo scienziati e tecnici, non politici. Abbiamo l’obbligo di guardare ai dati e alla realtà e se esistono dati per smentire le nostre affermazioni e a sensato sostegno delle strategie che il Governo sta disegnando pretendiamo che vengano presentati.
Lo sviluppo delle vere energie rinnovabili, eolico e fotovoltaico soprattutto, consentirebbe al nostro paese di sfuggire alla stretta della crisi energetica e di rilanciare almeno un settore di cui abbiamo bisogno. Il petrolio e il gas naturale possono rimanere dove sono come tesoretto (più come fonte di preziosi composti organici che come fonte di energia) da passare alle future generazioni, per necessità non possono essere soddisfatte da altre fonti, e perché esse dovranno più di noi fare i conti con i crescenti problemi ambientali dovuti ad un uso dissennato dei combustibili fossili e delle altre risorse minerali.
Tutto questo senza considerare i costi dell’impatto sul territorio e delle emissioni conseguenti all’estrazione e all’uso di queste riserve.
Il comitato scientifico di ASPO-Italia
(Sezione italiana di ASPO – Association for the Study of Peak Oil).
*A beneficio dei tecnici del ministero e del Ministro
Le riserve certe sono indicate in 66 miliardi di metri cubi di gas e in 77 milioni di tonnellate di petrolio. Consideriamo che 1 metro cubo di metano equivale a circa 0.75 kg di petrolio e abbiamo un totale di circa 50 MTOE (Milioni di Tonnellate Equivalenti di Petrolio) di gas, in totale fra gas e petrolio 127 MTOE. Facciamo un conto più accurato e consideriamo i soli consumi diretti di petrolio e gas annui.
Consumiamo circa 75 miliardi di metri cubi all'anno di metano, per cui i 66 miliardi non equivalgono nemmeno al consumo di un solo anno. Se come dice il ministro volessimo coprire il fabbisogno al 20% avremmo solo 4 anni di autonomia; per il petrolio di cui consumiamo circa 80 MTOE anno, le stime sono ugualmente deludenti.
Bigliografia
[1] http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-04-26/petrolio-made-italy-nostro-150524.shtml?uuid=AbV4vwTF
[2] Ministero sviluppo economico. Direzione generale per le risorse minerarie ed energetiche – Rapporto annuale 2011
[3] APER- Dossier “Energie senza bugie”: costi e benefici delle fonti rinnovabili, Fig. 1 e dati vivi citati; L. Libero, http://aspoitalia.blogspot.it/2012/05/la-dolorosa-istoria-delle-rinnovabili.html
[4] F.Meneguzzo, CNR, ASPO Italia, “Il Pericolo mortale delle fonti rinnovabili” http://www.aspoitalia.it/blog/nte/2011/04/05/un-pericolo-mortale-ci-sovrasta-lerinnovabili/; http://www.lamma.rete.toscana.it/news/fotovoltaico-ed-elettricita-basso-prezzo
[5] Nature VOL 481, p.433-435, 2012 Oil's tipping point
[6] WEO2008. http://www.worldenergyoutlook.org/2008.asp
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Ha sostenuto Passera:
"Abbiamo ingenti riserve di gas e petrolio che possono soddisfare il 20% dei consumi nazionali dal 10% attuale. Si possono generare 15 miliardi di euro di investimenti e 25mila posti di lavoro, si può ridurre la bolletta per le importazioni di energia di 6 miliardi, aumentando il Pil di mezzo punto."
Riteniamo urgente e importantissimo sottolineare che quelle che il ministro definisce "ingenti riserve di gas e petrolio" ammontavano al 31.12.2010, secondo i dati del MSE[2], a un massimo di 103 miliardi di metri cubi di gas naturale e 187 milioni di tonnellate di petrolio, sommando tutte le diverse tipologie di riserve: certe, probabili e possibili. Dati gli attuali consumi del paese le riserve certe corrispondono a circa 3/4 del fabbisogno di un solo anno*!
E dopo?
I ragionamenti del ministro Passera vengono fatti sulla base del conto economico, ovvero in occasioni di profitto, NON in riserve effettive di energia. Questo tipo di stime basate sulla carta e non sulla realtà fisica che ci circonda sono quelle che ci conducono alla situazione di crisi che stiamo sperimentando.
Invitiamo caldamente il ministro a fare i conti nel modo giusto: usando le unità di misura fisiche dell'energia, non quelle volatili e aleatorie del mercato economico. La sua affermazione ci preoccupa ancor più perché avviene in un momento in cui lo stesso governo di cui fa parte attacca nuovamente le energie rinnovabili che stavano godendo invece di un ottimo trend di sviluppo, con un incremento degli impiegati del settore stimabile in oltre 100.000 unità.
Addirittura le voci dei media illustrano all'opinione pubblica una serie di aumenti dei costi dell'energia che sarebbero dovuti ai recenti contributi alle rinnovabili. Si tratta di affermazioni totalmente infondate e lo abbiamo già fatto rilevare nei mesi passati. Negli ultimi 20 anni, grazie al famigerato contributo CIP6 pagato a "rinnovabili ed assimilate", le fonti assimilate, ossia oli, gas di scarto e rifiuti solidi urbani hanno assorbito fra il 65 e l'80% dei 40 miliardi di euro del contributo, ossia fra 27 e 32 miliardi di euro [3], facilitando lo sviluppo di un eccesso di produzione termoelettrica che, da sola, assomma a circa il 100% del nostro massimo fabbisogno.
Queste produzioni inefficienti, fortemente inquinanti e non rinnovabili, finanziate con risorse che invece avrebbero dovuto spingere le vere fonti sostenibili, vendevano finora sul mercato elettrico la propria energia nelle ore di punta, di giorno, nei due picchi quotidiani. Lo sviluppo delle rinnovabili
degli ultimi 3-4 anni ha ridotto drasticamente il loro contributo perché il Fotovoltaico dà la sua massima produzione proprio nel medesimo intervallo giornaliero e la sua materia prima – il sole – non costa.
È successo lo stesso anche in Germania o in altri paesi[4]: i produttori a base di combustibili fossili vengono messi fuori mercato dall'avanzata delle rinnovabili in quella fascia di mercato e i loro profitti languono.
Invece di felicitarsi di questa evoluzione positiva qui in Italia parte l'offensiva mediatica e politica contro le rinnovabili. Inoltre, la raffica di aumenti delle tariffe elettriche decise dall'Autorità per l'Energia avrebbe dovuto tener conto dei risparmi che si sono già prodotti con la produzione fotovoltaica , che stranamente non hanno portato ad una diminuzione del prezzo dell'energia per gli utenti "tutelati". In più i maggiori costi che stanno registrando le produzioni termoelettriche di punta sono stati ripartiti trasferendo in maniera squilibrata ed ingiusta un maggior carico sugli utenti tutelati e concedendo benefici immediati ai consumatori che comprano l'energia elettrica direttamente sul mercato libero.
Vorremmo evidenziare chiaramente come questa strategia sia fallimentare: il picco del petrolio “convenzionale” è alle nostre spalle, ormai, lo dice ASPO da anni, lo dicono i grandi giornali scientifici[5] e lo ha ammesso implicitamente anche l'IEA (International Energy Agency) che già nel World Energy Outlook 2008 lo dava per superato [6]. Urgono scelte efficaci e invece prepariamo strategie senza futuro.
Noi siamo scienziati e tecnici, non politici. Abbiamo l’obbligo di guardare ai dati e alla realtà e se esistono dati per smentire le nostre affermazioni e a sensato sostegno delle strategie che il Governo sta disegnando pretendiamo che vengano presentati.
Lo sviluppo delle vere energie rinnovabili, eolico e fotovoltaico soprattutto, consentirebbe al nostro paese di sfuggire alla stretta della crisi energetica e di rilanciare almeno un settore di cui abbiamo bisogno. Il petrolio e il gas naturale possono rimanere dove sono come tesoretto (più come fonte di preziosi composti organici che come fonte di energia) da passare alle future generazioni, per necessità non possono essere soddisfatte da altre fonti, e perché esse dovranno più di noi fare i conti con i crescenti problemi ambientali dovuti ad un uso dissennato dei combustibili fossili e delle altre risorse minerali.
Tutto questo senza considerare i costi dell’impatto sul territorio e delle emissioni conseguenti all’estrazione e all’uso di queste riserve.
Il comitato scientifico di ASPO-Italia
(Sezione italiana di ASPO – Association for the Study of Peak Oil).
*A beneficio dei tecnici del ministero e del Ministro
Le riserve certe sono indicate in 66 miliardi di metri cubi di gas e in 77 milioni di tonnellate di petrolio. Consideriamo che 1 metro cubo di metano equivale a circa 0.75 kg di petrolio e abbiamo un totale di circa 50 MTOE (Milioni di Tonnellate Equivalenti di Petrolio) di gas, in totale fra gas e petrolio 127 MTOE. Facciamo un conto più accurato e consideriamo i soli consumi diretti di petrolio e gas annui.
Consumiamo circa 75 miliardi di metri cubi all'anno di metano, per cui i 66 miliardi non equivalgono nemmeno al consumo di un solo anno. Se come dice il ministro volessimo coprire il fabbisogno al 20% avremmo solo 4 anni di autonomia; per il petrolio di cui consumiamo circa 80 MTOE anno, le stime sono ugualmente deludenti.
Bigliografia
[1] http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-04-26/petrolio-made-italy-nostro-150524.shtml?uuid=AbV4vwTF
[2] Ministero sviluppo economico. Direzione generale per le risorse minerarie ed energetiche – Rapporto annuale 2011
[3] APER- Dossier “Energie senza bugie”: costi e benefici delle fonti rinnovabili, Fig. 1 e dati vivi citati; L. Libero, http://aspoitalia.blogspot.it/2012/05/la-dolorosa-istoria-delle-rinnovabili.html
[4] F.Meneguzzo, CNR, ASPO Italia, “Il Pericolo mortale delle fonti rinnovabili” http://www.aspoitalia.it/blog/nte/2011/04/05/un-pericolo-mortale-ci-sovrasta-lerinnovabili/; http://www.lamma.rete.toscana.it/news/fotovoltaico-ed-elettricita-basso-prezzo
[5] Nature VOL 481, p.433-435, 2012 Oil's tipping point
[6] WEO2008. http://www.worldenergyoutlook.org/2008.asp
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