Georgescu Roegen si era posto la domanda correttamente già ai suoi tempi; negli anni '70, ovvero: possono le fonti rinnovabili riprodurre se stesse come fanno le forme di vita biologiche? In tempi più recenti, il problema è stato definito in termini di "energia ottenuta per energia investita" (EROEI o EROI). Se un impianto di energia rinnovabile non produce più energia di quanta ne sia necessaria per costruirlo, manutenzionarlo e smantellarlo, allora evidentemente non ha senso.
Ai suoi tempi, Georgescu Roegen non aveva dati sufficienti per rispondere alla domanda; l'energia rinnovabile era ancora nella sua infanzia. Più tardi, negli anni '80, Odum dette una prima risposta negativa; era una risposta valida per la tecnologia dei suoi tempi, non per quella odierna. Oggi, l'analisi delle tecnologie esistenti ha permesso di dimostrare senza ombra di dubbio che le rinnovabili, intese come energia eolica, fotovoltaica e idraulica, sono autosufficienti, ovvero producono più energia nel corso della loro vita utile di quanta ne consumino. Questa conclusione non è necessariamente valida per le biomasse in tutte le condizioni. Questo è un argomento molto dibattuto ma il fatto che la resa energetica delle biomasse sia comunque molto bassa in confronto alle altre rinnovabili è un forte fattore in favore della trazione elettrica in contrasto con i biocombustibili.
La resa energetica (EROEI) di un impianto fotovoltaico è oggi dell'ordine di 8-10; quella di un impianto eolico intorno a 20-40, quella di impianti idraulici anche più grande. Nuove tecnologie all'orizzonte, come il kitegen o il fotovoltaico a film sottile, promettono valori anche molto superiori. E' possibile dunque concepire un mondo in cui le rinnovabili sono la fonte energetica principale, o anche l'unica. Il limite ultimo di energia che potrebbe essere prodotta con le rinnovabili è parecchie volte quello attuale; forse anche oltre 10 volte superiore. Un mondo del genere utilizzerebbe la trazione elettrica come la tecnologia naturale per tutto il trasporto. Incidentalmente, questo è un punto che Georgescu-Roegen stesso ha detto esplicitamente.
Va detto comunque che un limite c'è. La superficie disponibile per raccogliere la luce solare è limitata e non possiamo pavimentare tutto il pianeta con celle solari e neppure fermare i venti a furia di generatori eolici. Per questa ragione, un mondo basato sulle rinnovabili sarebbe molto diverso dal nostro. In particolare dovrebbe confrontarsi con i limiti minerali che ci troviamo davanti. Stiamo esaurendo le fonti minerali a basso costo energetico e questo ci porta ad avere la necessità di utilizzare sempre maggiori quantità di energia per l'estrazione ma, come abbiamo detto, ci sono dei limiti. Un mondo basato sulle rinnovabili è un mondo "magro", anche se meno magro di qualsiasi alternativa pensabile attualmente. E' comunque un mondo dove è vitale utilizzare le risorse con parsimonia e riciclare tutto in modo addirittura feroce.
Curiosamente, queste caratteristiche delle rinnovabili fanno si che siano oggetto di critiche dai due estremi dello spettro politico-ambientalistico. Il fatto che siano una sorgente di energia abbondante scatena la reazione negativa dei ruralisti, dei doppiovetristi e dei secchiobuchisti (quelli che sostengono che l'unica priorita sia "tappare i buchi del secchio") che hanno paura che le rinnovabili siano un puntello per il mondo consumista-plutocapitalista-centrocommercialista che detestano profondamente.
Dall'altra parte, il fatto che le rinnovabili siano una tecnologia che porterà comunque a dei cambiamenti profondi scatena le ire dei dinofossilisti (dinosauri dei combustibili fossili) quattroruotisti e autostradisti che non concepiscono cambiamenti a un mondo basato sulle autostrade e sulle automobili. Vorrebbero che rimanesse esattamente com'è e si rendono conto pefettamente che le rinnovabili non possono sostenerlo.
Ma non saranno le nostre sciocche diatribe a cambiare le cose. A lungo andare, il mondo follemente sprecone attuale non può essere sostenuto da nessuna tecnologia; è destinato a sparire. Un mondo basato sulle rinnovabili è perfettamente possibile. Sarà molto diverso dal nostro, ma, io credo, sia una cosa a cui possiamo mirare concretamente e, se riusciamo ad arrivarci, potrebbe essere un bel mondo in cui vivere. Non sarebbe un ritorno al mondo rurale dei nostri antenati, ma ne avrebbe alcune delle caratteristiche, quali il basarsi sulla produzione di energia sparsa sul territorio.
Non è detto però che ci arriveremo. E' altrettanto possibile che ci troveremo di fronte a un declino talmente rapido dei combustibili fossili che non saremo in grado di investire a sufficienza nelle rinnovabili, il che ci porterebbe a un declino traumatico con sofferenze terribili per tutta l'umanità. Qui si innesta il discorso dei veicoli elettrici come un "ponte" per ridurre il trauma della transizione. Ci sono diversi fattori che rendono i veicoli elettrici interessanti in questo senso; uno è quello di essere dei naturali serbatoi di energia per le rinnovabili attuali, che hanno scarse possibilità di immagazzinamento. Trazione elettrica e energie rinnovabili possono innestare un circolo virtuoso economico che darebbe un ulteriore spinta al decollo delle rinnovabili.
Un altro punto in favore della trazione elettrica è la capacità di sostenere un minimo di trasporto in una situazione di carenza di combustibili. A breve scadenza rischiamo di trovarci di fronte a una condizione in cui il trasporto su strada diventerà una prerogativa dei militari, delle emergenze, e di chi se lo può permettere. Molti di noi rischiano di trovarsi tagliati fuori anche dalla possibilità di fare la spesa. Il trasporto elettrico in questo caso non va inteso come lasciare tutto come sta, con le SUV e gli ingorghi stradali, ma come un modo di mantenere un po' di mobilità a costo ragionevole per i poveri cristi che, perlomeno in una fase transitoria, non possono farne a meno e che non potranno più permettersi veicoli a combustione interna.
Infine, anche su orizzonti temporali immediati, la trazione elettrica ci offre una capacità concreta di ridurre l'inquinamento da polveri nelle nostre città. Questo è un problema sanitario gravissimo che sta facendo danni immensi a tutti noi. Abbiamo una soluzione per risolverlo, il trasporto elettrico, che funziona e che possiamo adottare adesso. Non farlo è semplicemente follia criminale.
In sostanza, parlare di veicoli elettrici non ha nulla della fuga in avanti di quelli che cercano disperatamente qualcosa per mantenere le cose come stanno. Idrogeno, etanolo, biodiesel, qualsiasi cosa che possa bruciare in qualche modo, che ci permetta di continuare a dipendere dalle nostre tanto beneamate scatolette di ferro su ruote come abbiamo sempre fatto. Ma niente rimane mai come era prima; il mondo cambia a velocità folle e il nostro tentativo di piantare i piedi per terra per tenerlo fermo è destinato all'insuccesso. La corsa della regina rossa è persa in partenza, per quanto si affanni non riuscirà a rimanere ferma dov'è. Sarà spazzata via - l'unica incertezza è in quanto tempo.
Parlare di veicoli elettrici vuol dire parlare di un cambio di paradigma e di qualità che ci avvicina a un mondo veramente sostenibile. Non sappiamo se riusciremo ad arrivarci, ma almeno facciamo il tentativo. (Prof.Ugo Bardi - Univ. di Firenze, Pesid. Aspo Italia)
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