A febbraio 2019 si stima una riduzione congiunturale per entrambi i flussi commerciali con i paesi extra Ue, più marcata per le esportazioni (-2,2%) rispetto alle importazioni (-0,1%).
La flessione congiunturale delle esportazioni è estesa a quasi tutti i raggruppamenti principali di industrie, con l’eccezione dei beni strumentali (+5,2%). Dal lato dell’import, la contrazione congiunturale è più intensa per i beni intermedi (-4,0%) e i beni di consumo durevoli (-3,1%). Gli acquisti di beni di consumo non durevoli (+4,0%) e di energia (+3,1%) sono invece in aumento.
Nell’ultimo trimestre, la dinamica congiunturale dell’export verso i paesi extra Ue risulta negativa (-0,6%), con una flessione molto accentuata per l’energia (-26,8%) e di intensità minore per i beni strumentali (-2,1%). Nello stesso periodo, le importazioni sono in diminuzione congiunturale (-5,2%), determinata soprattutto dalla marcata flessione registrata dall’energia (-12,8%) e dai beni di consumo durevoli (-6,5%).
A febbraio 2019, le esportazioni sono in aumento su base annua (+6,1%). L’incremento è rilevante per i beni di consumo non durevoli (+13,8%) e i beni strumentali (+7,8%). Al netto dei prodotti energetici la crescita complessiva passa a +7,5%. Le importazioni registrano un aumento tendenziale (+5,6%), determinato dai beni di consumo non durevoli (+10,4%), beni intermedi (+9,1%) e beni strumentali (+6,9%).
Il saldo commerciale a febbraio 2019 è stimato pari a +2.162 milioni, in aumento rispetto a +1.975 milioni di febbraio 2018. Da inizio anno aumenta l’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici (da +7.411 milioni di gennaio-febbraio 2018 a +7.928 milioni di gennaio-febbraio 2019).
A febbraio 2019 l’export verso Stati Uniti, Giappone (+20,6% entrambi) e Svizzera (+16,5%) è in forte aumento su base annua. In diminuzione, le vendite di beni verso Turchia (-28,9%), paesi OPEC (-7,8%) e paesi MERCOSUR (-5,5%).
Gli acquisti da paesi ASEAN (+38,3%), Giappone (+26,4%), Stati Uniti (+22,3%) e Turchia (+13,6%) registrano incrementi tendenziali molto più ampi della media delle importazioni.
Comunicato Istat
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