Negli anni passati abbiamo cercato di dialogare con alcuni pensatori tecnologici, che congetturavano sul nuovo (per loro) mondo dei veicoli elettrici, quanto fosse errata la loro idea circa un supposto problema di smaltimento delle batterie. Naturalmente i meno attenti e forse più interessati a gettare ombre
immaginarie, per non dire surrettiziamente create per affossare del tutto la tecnologia dei veicoli elettrici, prefiguravano un futuro in cui gli ioni di litio, costituenti le batterie, venissero dispersi sul pianeta come una una specie di fallout nucleare avvelenando terre e mari. La più importante fra le tante ragioni per cui uno scenario di inquinamento planetario sia non credibile viene dalla semplice constatazione che le batterie possono, devono essere riciclate per il semplice motivo che è economicamente vantaggioso recuperare prima di tutto il litio ed anche alcuni componenti che completano le celle delle batterie.
Chiarito questo punto, abbiamo supposto e scritto qui nel blog che le batterie non debbano necessariamente essere portate all'impianto di riciclaggio e recupero quando la loro capacità iniziale diventasse inadeguata per garantire una percorrenza utile all'interno di una vettura elettrica. Se le batterie garantiscono una percorrenza iniziale di 200 chilometri a ricarica, dopo un certo numero di anni questa si riduce. Qualcuno pensa che una riduzione del 20 % , cioè 160 chilometri sia il limite di accettabilità, chi invece ritiene che il limite sia spostato più in là, 120/130 chilometri. Diciamo, non c'è una regola fissa a cui attenersi. Il limite segue le necessità del possessore dell'auto e le sue esigenze. Qualunque possa essere questo limite, il pacco delle batterie a bordo può essere sostituito dopo 5 o 10 anni, ma il suo valore non è mai pari a zero e non è da buttare via (riciclandolo e estraendo i materiali riutilizzabili). Quelle stesse batterie possono continuare a vivere ed accumulare energia lontano dai veicoli elettrici per un utilizzo puramente stazionario. Quanto dico viene adesso confermato l'articolo sul New York Times di oggi "A Second Life for the Electric Car Battery" .
Su questo aspetto di vita ulteriore stanno cooperando varie compagnie in tutto il mondo (eccetto che in Italia, avevate qualche dubbio?) come la Chevrolet, la ABB, la Nissan, la Sumitomo Corporation ecc., come pure ricercatori del National Renewable Energy Laboratory, finanziato dal US DOE (Dipartimento dell' Energia statunitense) in una collaborazione con partner accademici e industriali.
Su questo aspetto di vita ulteriore stanno cooperando varie compagnie in tutto il mondo (eccetto che in Italia, avevate qualche dubbio?) come la Chevrolet, la ABB, la Nissan, la Sumitomo Corporation ecc., come pure ricercatori del National Renewable Energy Laboratory, finanziato dal US DOE (Dipartimento dell' Energia statunitense) in una collaborazione con partner accademici e industriali.
Per sintetizzare la second life delle batterie permetterebbe la realizzazione di una rete intelligente (smart grid) di accumulo di energia e restituzione in rete nei momenti di picco o interruzioni di erogazione programmate o meno. Una 'confezione' di 25 / 50 kWh di energia elettrica immagazzinata nelle batterie potrebbe fornire energia per un paio d'ore a quattro o cinque case. Confezioni di queste dimensioni richiederebbe di concatenare due o tre batterie per auto elettriche e le dimensioni compatte di queste batterie si presta ottimamente a questo scopo. E' evidente che l'utilizzo di batterie di seconda vita sarebbe più conveniente per le utenze private di un acquisto di batterie nuove.
Ma al di là della fattibilità tecnica, le novità sulla ricerca del laboratorio americano, saranno al centro dell'attenzione la sperimentazione di nuovi modelli finanziari e di proprietà delle batterie per auto.
Ma al di là della fattibilità tecnica, le novità sulla ricerca del laboratorio americano, saranno al centro dell'attenzione la sperimentazione di nuovi modelli finanziari e di proprietà delle batterie per auto.
I ricercatori cercheranno inoltre di determinare quale sia il punto ottimale per la sostituzione delle batteri nelle auto che restituiscono energia per 8, 10 anni in una macchina, ma intendono capire se abbia più senso sostituirle ogni cinque anni .
Il progetto di ricerca di laboratorio potrebbe concludersi già nell'Ottobre 2012. Poi offrirà i risultati a chiunque voglia esaminare ulteriormente questi diversi modelli.
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2 commenti:
Ma quando mai...sarebbe troppo bello!! Nella pratica scommetto che ogni modello avra' un tipo diverso di batteria non utilizzabile per altri scopi se non quello deciso dal costruttore. Sara' gia' una fortuna se non saranno programmate per autodistruggersi alla data programmata :-))
E' il solito giochino che abbiamo visto per cartucce stampanti,caricabatterie, etcetc...
Perche' dovrebbero rinunciare ad un mercato a cosi' alto potenziale?
Se cosi' non fosse si sarebbero gia' accordati su non piu' di 2-3 standard da utilizzare sia per le vetture sia per i piccoli impianti elettrici domestici, magari con un consorzio che si occupa di tutta la filiera dalla produzione al riciclaggio.
Commento precedente azzeccatissimo. Probabilmente la soluzione è quello di mettere in campo obblighi per i produttori per lo smaltimento e la standardizzazione. Nella prima questione, penso agli Pfand delle bevande acquistate dalle catene tedesche, che hanno l'obbligo di riprendersele (vuoto a rendere) e riciclarle, nella seconda penso ad un obbligo più forte sempre con le motivazioni vere (ambientali) e senza lasciare fare al mercato su una questione così potenzialmente critica per l'ambiente.
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