Migliaia di aziende chiuse, il precariato che dilaga e l'impennata di abusivismo ed illegalità. E' questo il bilancio tracciato da un Rapporto Faib Confesercenti sul settore dei distributori di carburante, che hanno subito le ripercussioni della crisi petrolifera degli ultimi anni.
A lanciare l'allarme è Martino Landi, presidente dell'associazione che rappresenta i gestori di carburanti. "Negli ultimi sette anni – spiega – hanno chiuso circa 4mila pompe colorate.
E altri 10 mila sono già senza contratto o precari, a causa della sistematica violazione delle leggi sull'affidamento degli impianti da parte di chi eredita le reti dei grandi marchi. Una situazione che ha dato vita ad una contrattazione tanto di fantasia quanto illegale, fino al caporalato petrolifero, come dimostra la sentenza contro Petrolifera Adriatica. Bisogna intervenire per riportare ordine nel settore: è a rischio il lavoro di oltre 10mila operatori".
Il rapporto evidenzia che tra il 2010 e 2017 i punti vendita colorati – cioè convenzionati con un marchio – sono passati da 21 mila a 16.667, con una riduzione del 21%; sono diminuiti in modo più drastico gli operatori indipendenti che espongono marchi delle compagnie petrolifere (-31% in dieci anni) ma anche gli impianti delle compagnie petrolifere stesse (-17% sempre in dieci anni).
Si allarga, invece, la zona grigia delle pompe bianche: dal 2010 l'aumento è del 138%, e da 1.780 unità arrivano a oltre 4 mila. Il 41% dei punti vendita sono stazioni di servizio e anche se in valore assoluto si sono ridotte, il loro peso non è cambiato. A cornice di questo quadro cresce anche l'allarme illegalità su tutta la rete, che ormai investe tutti i passaggi nodali della filiera. Dall'arrivo sulla rete di distribuzione di prodotti di provenienza opaca all'immissione di prodotti carburanti di qualità scadente.
Fonte Gestoricarburanti.it
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