Tutti i nodi vengono al pettine. Prima o poi. Il nuke giapponese è rimasto incastrato tra i denti del pettine, lo si scriveva pochi giorni fa su questo blog con il post intitolato Nucleare, si chiude per debiti.
Ora tocca alle centrali a petrolio scontrarsi con la dura realtà dei tanto decantati 'mercati'. Il picco del petrolio e l'energia alternativa prodotta dalle rinnovabili spezza i denti alle anziane, austere (?), dissipatorie, imprese dei produttori nazionali che utilizzano olio combustibile per produrre energia elettrica. Devono chiudere per fallimento? Fallimento? Si, falliscono per colpa dei mercati, l'energia prodotta dal fotovoltaico nelle ore migliori della giornata e dall'eolico induce le centrali ad olio combustibile, le più inquinanti insieme a quelle a carbone, ad essere utilizzate al minimo e quasi solo in caso di emergenza. In questo modo, però, non riescono a coprire i costi di gestione e stanno per chiudere. Inesorabilmente.
Un articolo dell'International Business Times spiega esattamente cosa sta succedendo: "La domanda più bassa di energia a causa della crisi economica e l'abbondanza di energia elettrica prodotta dal fotovoltaico, che ha priorità sulla rete elettrica, fanno si che le termoelettriche stiano ferme a guardare mentre le rinnovabili si prendono i ricavi maggiori perché producono soprattutto quando c'è maggiore richiesta di energia: a cavallo di mezzogiorno. Si chiama "peak shaving", tradotto "concorrenza brutale al picco di domanda dell'energia elettrica".
Tre centrali termoelettriche stanno per chiudere.
Tre centrali termoelettriche stanno per chiudere.
L'articolo così continua: "Edipower potrebbe chiudere la termoelettrica a olio combustibile di San Filippo del Mela, a Milazzo in provincia di Messina. Un impianto molto grosso, da 1.280 MW che negli ultimi anni ha avuto più di un problema a ottenere l'Autorizzazione Integrata Ambientale, e nonostante l'aggiornamento dei filtri la popolazione locale è in subbuglio da anni.
La seconda è quella a carbone di Brindisi, ha la stessa potenza: 1.280 MW. Anch'essa ha i filtri anti inquinamento e altrettante contestazioni da parte della popolazione locale. Nel 2005 viene sequestrata dalla magistratura perché non a norma e l'impianto viene momentaneamente spento. Poi riparte a mezza potenza.
Ce n'è una terza: Api chiuderà a Falconara raffineria e centrale elettrica dal 2013 e dovrà rinunciare al progetto delle due centrali da 520 e 60 mgw in programma per la zona. Anche se si parla di una sospensione e di progetti non ancora decollati, si tratta di un altro segnale negativo per il termoelettrico italiano."
La seconda è quella a carbone di Brindisi, ha la stessa potenza: 1.280 MW. Anch'essa ha i filtri anti inquinamento e altrettante contestazioni da parte della popolazione locale. Nel 2005 viene sequestrata dalla magistratura perché non a norma e l'impianto viene momentaneamente spento. Poi riparte a mezza potenza.
Ce n'è una terza: Api chiuderà a Falconara raffineria e centrale elettrica dal 2013 e dovrà rinunciare al progetto delle due centrali da 520 e 60 mgw in programma per la zona. Anche se si parla di una sospensione e di progetti non ancora decollati, si tratta di un altro segnale negativo per il termoelettrico italiano."
Pensate, qualcuno pensa di riconvertire le centrali in inceneritori. Falliranno ancora.
A meno che. A meno che i soliti noti non riescano a bloccare la crescita delle rinnovabili a prescindere dall'ormai loro evidente convenienza per il fatto che verrebbe meno il loro business, il loro guadagno. Tutto questo a scapito della collettività.
A meno che. A meno che i soliti noti non riescano a bloccare la crescita delle rinnovabili a prescindere dall'ormai loro evidente convenienza per il fatto che verrebbe meno il loro business, il loro guadagno. Tutto questo a scapito della collettività.
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