martedì 19 marzo 2013

L'auto elettrica abbatterà l'inquinamento in Cina

Dall'inizio dell'anno la capitale cinese si confronta con il peggiore inquinamento atmosferico della sua storia, una realtà che ha accelerato la presa di coscienza della popolazione e fatto esplodere le vendite di mascherine [ndr che non serviranno a nulla] di un fabbricante svizzero, come riferisce il sito web Swissinfo. Troppo fumo, troppo gas di scarico,  fatica a respirare, pensionati che non mettono più fuori il naso da casa quando l'aria è troppo viziata. Il mese di gennaio è stato il più inquinato della storia per la capitale cinese. Pechino è stata avvolta dallo smog per 25 giorni. Si sono sfiorati i 1.000 microgrammi per metro cubo di polveri fini (PM 2.5), allorché l'Organizzazione mondiale della sanità fissa a 20 microgrammi il limite da non superare. Se lo smog di gennaio ha ostruito i bronchi dei cinesi, ha perlomeno avuto il merito di aprire loro gli occhi.
Come riportano quotidiani cinesi, anche il Governo cinese si sta rendendo conto che l'inquinamento in città rappresenta uno dei problemi più grandi da risolvere, abbattere in modo drastico il microparticolato di 2,5 micron che mette in serio pericolo la vita dei cinesi. Una delle soluzioni è senza dubbio cominciare a fare ricorso ai veicoli elettrici che hanno emissioni zero locali, per il fatto che i gas emessi dai motori termici contribuiscono per la metà dell'inquinamento cittadino. Ma occorrono aiuti statali poiché le auto elettriche costano molto a causa dell'economia di scala ed occorre superare l'handicap psicologico a cui va incontro l'utente con la sindrome della prestazione, volevo dire sindrome della percorrenza, il timore di rimanere in mezzo di strada con le batterie a zero. Il timore non è del tutto campato in aria infatti non sono molte le colonnine di ricarica installate in città, certamente insufficienti.
Un modo per superare la sindrome è installare progressivamente un numero significativo di colonnine e mettere sul mercato auto con percorrenze non ansiogene, senza dimenticare il ricorso a disincentivi per chi vuole continuare a guidare le auto tradizionali come a Shanghai dove è stata posta una gabella di 30.000 dollari per ottenere la targa. La BYD propone un 'presidio medico ansiolitico' con la sua e6 con autonomia di 300 km ma come contraltare abbiamo un sovrapprezzo non del tutto sufficiente a far scattare l'acquisto dovendo sborsare circa  40.000 dollari. Il meccanismo è da oliare ulteriormente se si vuole raggiungere l'obiettivo governativo dei 5 milioni di auto nel 2020 spingendo la produzione fino a far scattare l'economia di scala in grado di abbassare i costi delle auto elettriche, partendo magari dai taxi nelle città e dalle colonnine di ricarica. Così si potrà pensare a iniziare un percorso che farà abbassare l'inquinamento da polveri sottili prodotte equamente dalle auto tradizionali e da altre fonti. 


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2 commenti:

  1. Ma il paradosso di Jevons è sempre in agguato!

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  2. Non in una situazione globale di recessione e limiti di risorse.

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