mercoledì 27 luglio 2011

Il ghiaccio che brucia e il Pachinko

Leggo su Japan Today Online la notizia proveniente dal quotidiano finanziario Nikkei circa l'intenzione del Giappone di estrarre gas naturale da depositi dei fondali marini di idrato di metano, noti anche sotto il nome di " burning ice", ghiaccio che brucia.

Questo sarà il primo esperimento del genere in mare aperto. Il test è previsto in un tratto di mare a sud-est di Tokyo, tra le prefetture di Shizuoka e Wakayama, della durata di diverse settimane a partire dal marzo 2013.

Il Ministero dell'Economia, del Commercio e dell'Industria si prepara a richiedere un finanziamento di oltre 10 miliardi di yen (circa 88,5 milioni di euro) per il progetto. Il governo sosterrà ulteriormente la ricerca per iniziare  la vera e propria 'estrazione nel prossimo decennio.

idrati di metano in una carota di sedimenti
Gli drati di metano si trovano in una situazione ambientale ad alta pressione e a basse temperature nei fondali oceanici, spesso vicino alla faglia continentale, dove il gas cristallizza a contatto con l'acqua fredda del mare .

L'esperimento in mare aperto sarebbe il primo al mondo ad avere avuto successo, se riuscirà. Precedentemente il metano è stato  estratto da idrato di metano su un terra ferma in Canada nel 2008 utilizzando una tecnologia sviluppata in Giappone.

Il Giappone ha cercato di diversificare le proprie risorse energetiche seguito del potente terremoto e lo tsunami   dell'11 marzo che hanno  innescato il peggior incidente nucleare (non ancora risolto) del mondo da 25 anni a questa parte presso l'impianto Daiichi Fukushima dove sono fusi i nuclei dei reattori.

Povero di risorse, il Giappone è fortemente dipendente dalle importazioni di energia dal Medio Oriente sotto forma di petrolio e, fino a poco tempo fa, soddisfaceva per un terzo del suo fabbisogno elettrico con l'energia nucleare, ma ora ha anche piani per incrementare l'utilizzo di fonti rinnovabili come l'energia solare ed eolica.

E' interessante leggere i commenti dei lettori del quotidiano online, critici, più o meno informati, perplessi.
Qualcuno teme che i cinesi possano reclamare  come propri i fondali dimenticando che le prefetture di Shizuoka e Wakayama si trovano sulla costa orientale e non quella di fronte alla Cina.

Altri paventano la proprietà altamente climalterante del metano, circa 21 volte superiore alla CO2.

Altri, non so su quali basi scientifiche, temono che l'estrazione possa innescare terremoti (?!).

Altri ancora fanno notare che il termine 'drilling', perforare, non è corretto in quanto non è necessario trapanare il fondo del mare poiché gli idrati sono depositati sul fondo, raccogliere.

Qualche altro è perplesso ritenendo che sarebbe più opportuno risparmiare  che consumare energia in sciocchezze quali il Pachinko

e i led blu di stan-by delle apparecchiature elettriche ed elettroniche, che divorano metà dell'energia prodotta in Giappone.

Leggere anche:

- Cambiamenti climatici: nuovo studio conferma la grave minaccia della fusione del permafrost

- Metano: bomba a tempo per il clima

3 commenti:

  1. Mi chiedo, con 10 miliardi di yen non farebbero meglio a mettere pannelli fotovoltaici visto che sono tra quei Paesi tecnologicamente più avanzati a livello mondiale?

    Il riscaldamento globale per loro non vale?

    S. Molfese

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  2. Certo, potrebbero investire meglio più saggiamente quei soldi.

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