La foto dell'auto che vedete raffigurata qui accanto è del 1910 per ricordare ciò che avvenne in quella data. Lo si capisce leggendo il cartello "1000 miles endurance run Bailey electric Edison Battery".
Poco più di 100 anni fa l'auto elettrica riusci a percorrere la bellezza di 1600 chilometri con una batteria ideata da Thomas Edison utilizzando elettrodi di nichel e ferro immersi in un mezzo alcalino.
Questa tecnologia prende nuova vita oggi, con nuovi elettrodi sviluppati presso la Stanford University (un'università privata degli Stati Uniti, situata in California, nella Contea di Santa Clara, a circa 60 chilometri a sud di San Francisco) che permettono alla batteria di essere caricata e scaricata molto più rapidamente di quanto non accadesse nelle vecchie versioni di un secolo fa.
Un team guidato dal chimico Hongjie Dai dello Precourt Institute for Energy (PIE) di
Stanford
ha utilizzato il carbonio per migliorare la conducibilità elettrica degli elettrodi facendo 'crescere' nanocristalli di ossido di ferro su fogli di grafene (fogli di carbonio di solo atomo di spessore) per un elettrodo e nanocristalli di idrossido di nichel su multistrati di nanotubi di carbonio, ciascuno composto da circa 10 fogli concentrici di grafene laminato.
La rivista scientifica Nature ha comunicato che mercoledì della settimana scorsa il team ha testato un prototipo di batteria con una potenza e capacità sufficiente a far funzionare una torcia elettrica. La batteria può essere completamente ricaricata in soli 2 minuti ed essere scaricata in 30 secondi, circa 1.000 volte più velocemente di una batteria convenzionale Edison. Naturalmente i ricercatori sono sicuri che la tecnologia è scalabile facilmente per la produzione di batterie più grandi da utilizzare sia per l'accumulo stazionario sia per i veicoli elettrici. Le batterie più grandi, probabilmente non potranno essere utilizzate per alimentare le auto elettriche da sole a causa della la loro densità di energia che non è sufficientemente alta, ma potrebbe assistere le batterie agli ioni di litio, dando loro una 'spinta' di potenza per una accelerazione più pungente e per l'accumulo di energia con la frenata rigenerativa. Un accoppiamento del tutto simile, quindi, alle batterie al litio in 'simbiosi' con i supercapacitori, tutto sta a vedere quanto vantaggiosa sia la produzione e l'utilizzo delle batterie nichel-ferro dal punto di vista economico. Sicuramente gli elementi essenziali che la costituiscono sono abbastanza comuni in natura, ferro e nichel, il grafene, inoltre, non è costoso da produrre a livello industriale.
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Da moltissimo tempo sostengo l'utilità di un sistema di accumulo più efficace in caricamento e scaricamento per le auto elettriche così da avere maggiori prestazioni e avere un recupero decisamente migliore.
RispondiEliminaEnzo Ceroni - Gruppo Hainz