martedì 14 febbraio 2012

In Giappone è il popolo a dire no al nucleare mentre la Tepco è sull'orlo del fallimento

La chiamata per la protesta popolare l'ha fatta Kenzaburo Oe, premio Nobel per la letteratura nel  1994, ma è la gente comune che ha risposto. Circa  12.000 persone hanno partecipato alla manifestazione tenutasi a  Yoyogi Park di  Tokyo , "Sayonara Genpatsu 1000 Mannin Action" (Addio al nucleare attraverso l'azione da 10 milioni di persone) campagna. 
Fermare la produzione di energia nucleare servirà per avere una speranza per i nostri bambini, questo è quello a cui crede Oe.
Fra bandiere e cartelli con su scritto "No Nukes!" o "Cambiare la politica energetica della nazione" si è riunita la gente non solo a Tokya ma anche a Joetsu, nella prefettura di Niigata , e Kushiro nella Prefettura di Hokkaido nello stesso giorno, un giorno particolare, l'11 Febbraio, a 11 mesi da quel terribile giorno dell'11 Marzo 2011 nel quale il Giappone fu colpito crudamente dal terremoto disastroso a cui fece seguito lo spaventoso tsunami e  immediatamente seguito dal terribile incidente nucleare all'impianto n.1 di Fukuschima quando, uno dopo l'atro esplosero i 5 reattori presenti all'interno.

Le conseguenze le ricordiamo, gli sforzi per mettere in sicurezza i reattori, le magagne tenute nascoste, il Governo che vuole scegliere ma non può o non vuole.

Per i nostri figli, usciamo definitivamente da qualsiasi progetto nucleare.


Frattanto la Tepco fa fatica a stare a galla tenendo conto dei risarcimento danni procurato dal disastro nucleare di Fukushima e della disattivazione della centrale.
Ha bisogno di 1 trilione di yen.
Il Governo può erogare questa cifra ma in discussione è la qualità e quantità del suo controllo sull'azienda una volta che è stato iniettato denaro pubblico di raffreddamento in azienda.
Per aiutare TEPCO con i suoi versamenti di compensazione il Governo sta spingendo per avere due terzi una partecipazione di capitale. Ciò darebbe al controllo del governo sulla votazione, mentre TEPCO sta resistendo a questa prospettiva, sostenendo che il governo dovrebbe ottenere solo un terzo della quota della proprietà. Ciò darebbe al governo il potere di veto.
Chissà come si dice 'che facce toste!' in giapponese.
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