Ieri abbiamo visto alcuni indicatori dei consumi relativi al comparto dell'energia che risultano essere in calo. Adesso prendiamo in considerazione la povertà in Italia che potrebbe o no essere una delle cause del consumo di energia. Con lo scorrere del tempo, guardiamo i grafici sotto riportati, si evidenzia una crescita paurosa negli ultimi anni, un'impennata della povertà. Tanto per definire la crescita, indicatore niente affatto positivo, vediamo che il balzo equivale al periodo in cui al governo c'erano Mario Monti come presidente del Consiglio e Elsa Fornero dal 16 novembre 2011 fino al 28 aprile 2013 poi seguì il breve interludio di Enrico Letta dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014 poi scalzato serenamente da Matteo Renzi dal 22 febbraio 2014 fino all'auto defenestramento del 12 dicembre 2016 a cui seguì infine Paolo Gentiloni come emanazione partogenetica renziana dal 12 dicembre 2016 ad oggi. L'operato di quest'ultimo è non classificabile per i dati Istat che si fermano appunto al dicembre del 2016.
Appunto l’Istat ha pubblicato i risultati di una indagine dalla quale risulta che una buona parte degli italiani sono a rischio di povertà e definiamo cosa si intende per povertà.
La soglia di povertà per il 2016 è stata fissata in Italia dall’Istat a 9.748 euro/anno, che significano 812 euro al mese. Se in una famiglia non entra nemmeno questa cifra, vuol dire che è a rischio. La percentuale di coloro che si trovano in questa situazione è molto più alta al Sud, ma la situazione nell’ultimo anno (2016) è peggiorata soprattutto nel Nord-Ovest. Ci sono almeno altri due indici usati spesso dall’Istituto di statistica per definire chi è in grave difficoltà economica: l’indice di povertà assoluta e quello di povertà relativa.
La soglia di povertà relativa è calcolata in modo simile al rischio di povertà, ma guardando solo alle spese per i consumi. Per il 2016 è stata fissata a 636 euro al mese per chi vive da solo, a 1.061 euro per una coppia, a 1.411 euro per una famiglia di tre persone che salgono a 1.730 se si è in quattro e a 2.016 euro quando a dover pagare l’affitto, le bollette, mangiare e vestirsi con questi soldi sono cinque persone. Le famiglie in povertà relativa sono circa una su dieci, che salgono a quasi a una su tre quando si è in cinque. Sostanzialmente sotto questa soglia di povertà relativa si trovavano 8.464.609 persone.
La soglia di povertà assoluta è molto diversa. In questo caso quello che si cerca di capire è se le famiglie siano in grado di comprare il minimo indispensabile per vivere. È un calcolo molto più difficile. Viene costruito un elenco (paniere) di beni considerati necessari, si controllano i loro prezzi nelle diverse zone dell’Italia, poi si vede se le spese per i consumi delle famiglie sarebbero sufficienti per comprare almeno queste cose tenendo conto, anche in questo caso, del numero delle persone che vivono nella famiglia. Così per esempio una persona sola tra i 18 e i 60 anni è considerata in situazione di povertà assoluta se non può permettersi di spendere 554 euro in un piccolo Comune del Sud, che diventano 817 euro in una grande città del Nord, mentre una famiglia di quattro persone in una città di medie dimensioni del Centro Italia deve poter fare acquisti almeno per 1.527 euro al mese. Nell’anno 2016 in situazione di povertà assoluta, cioè sotto questa soglie di spesa, si trovavano in Italia 1.469.617 persone riunite in 1 milione e 619 mila famiglie: una famiglia su tredici è nella povertà assoluta, una su dieci se si guarda solo al Sud.
Ad integrazione aggiungiamo dei grafici che abbiamo già visto nelle settimane passate che in qualche modo potrebbero essere collegati a questa rappresentazione della nostra situazione economica e di vita basilare.
L'occupazione, disoccupazione, chi cerca lavoro.
In valori assoluti.
Forze lavoro
Forze lavoro
Occupati
In cerca di lavoro
Aggiungiamo anche la situazione che riguarda il fatturato dell'industria e gli ordinativi.
I nostri grafici con i dati forniti dall'Istat.
Lla produzione industriale: dati destagionalizzati, corretti per gli effetti di calendario (base 2010=100).
Negli ultimi anni sembra che il lavoro sia in condizioni migliori dopo la crisi globale del 2008, il miglioramento è globale non frutto di scelte particolari del nostro governo, oseremmo dire, il clima è migliore. Ma, se da una parte l'Istat ci racconta che gli indici sono migliori dall'altra parte ci dice anche che i poveri in Italia crescono ad un ritmo esasperante. Se è il clima globale a incentivare una leggera ripresa è forse il disinteresse dei nostri governi la causa prima della crescita della povertà?
Ma è effettivamente così? Questa è la prima domanda da porsi. La seconda domanda viene dall'altro fatto di cui si sente parlare sempre più spesso ovvero che la ricchezza del paese si sta concentrando sempre di più verso pochi col risultato che cresce il divario tra questi ultimi e la massa che si impoverisce sempre di più conquistando anche ceti sociali che prima erano sopra la soglia di povertà. "In Italia il 20% della popolazione più ricca detiene quasi il 70% della ricchezza del paese. Il 60% della popolazione meno fortunata possiede poco più del 13% della ricchezza. Detto anche in altri termini, la ricchezza dell’1% più ricco degli italiani supera di 30 volte la ricchezza del terzo più povero degli italiani."
Terminando, senza dare risposte,in valori assoluti l'esercito dei poveri nel 2016 era costituito da 9.934.226 su una popolazione di 60.325.748
Provocazione:
RispondiEliminaQuindi se facessi altri 2 figli sarei povero?