sabato 25 maggio 2013

La UE sul gas non-convenzionale

La UE sul gas non-convenzionale
(Comunicato ASPO-Italia, 23 maggio 2013.)

La sollecitazione allo sfruttamento sostenibile delle risorse di gas non convenzionale locale in Europa è un appello ecologicamente irresponsabile, di valore economico dubbio e con un peso energetico discutibile. Meglio perseguire la via delle rinnovabili, dell'efficienza e della riduzione delle emissioni. Anche quest'ultima strategia garantisce investimenti e occupazione ed ha il valore ulteriore di essere ecologicamente, economicamente e socialmente sostenibile.

In occasione del vertice straordinario dei capi di Stato e di Governo è emersa l'intenzione di perseguire lo “sfruttamento sicuro, sostenibile e redditizio” del gas da scisto (shale gas) in Europa.
Il proposito segue l'appello che le maggiori compagnie petrolifere europee avevano lanciato il giorno prima da Bruxelles in merito al differenziale di prezzo dell'energia determinato dal crescente sfruttamento dello shale gas negli USA.

Come ASPO aveva preconizzato, in seguito al picco del petrolio convenzionale e alla pressione che questo ha determinato sulle altre risorse fossili, l'economia globale è entrata in un territorio incognito nel quale, purtroppo, si verificano fenomeni di panico energetico. La chiamata alle armi per lo sfruttamento dello shale gas europeo può essere classificato fra questi; peraltro, da tempo lo sfruttamento del gas non-convenzionale negli USA e altrove (ad esempio in Polonia) è stato definito un vera e propria bolla finanziaria.

L'estrazione di shale gas presenta un pesante e permanente impatto ambientale, con frequente inquinamento delle falde acquifere, aumento del rischio sismico e immissione di significative quantità di metano in atmosfera. Lo sfruttamento “sicuro e sostenibile” di queste risorse di gas non-convenzionale non è possibile né in Italia né in Europa e, nonostante le interessate campagne pubblicitarie, nemmeno negli Stati Uniti dove ampie aree risultano ormai stabilmente degradate.

Le considerazioni di carattere ecologico, ampiamente analizzate sia in documenti pubblici di carattere scientifico, sia in scritti a scopo divulgativo facilmente accessibili (cfr Ugo Bardi 2013), sono efficacemente riassunte a pagina 98 e 99 del recente studio che la Cassa Depositi e Prestiti ha dedicato al gas.

L'esperienza americana mostra che l'estrazione degli idrocarburi da scisti presenta un declino molto rapido che impone ritmi di trivellazione elevatissimi, con migliaia di pozzi aperti in rapida sequenza sino ad occupare, a poca distanza uno dall'altro, vaste aree di territorio. Uno scenario che, se è devastante negli ampi spazi del continente americano, è impensabile in quello europeo, densamente urbanizzato e popolato. Nello specifico caso italiano, in cui gran parte del territorio è purtroppo interessato dal rischio sismico, si avrebbe l'aggravio di aggiungere un potenziale non trascurabile rischio da iniezione di fluidi. Dati pubblicati (Geology 2013, doi:10.1130/G34045.1) mostrano che queste attività hanno prodotto sismi fino a magnitudo (MW) 5.7 in Oklahoma, regione non sismica, mentre è altamente probabile che lo stesso sia avvenuto in Colorado (MW 5.3) e Texas (MW 4.8).

Considerazioni ulteriori riguardano il reale valore energetico delle risorse non convenzionali in termini di Energia Netta, cioè dell'energia residua disponibile per la società dopo che dalla risorsa estratta si sottrae la quantità di energia indispensabile per estrarla. Quest'ultima è molto superiore per le risorse non-convenzionali che richiedono tecniche di trivellazione complesse come la fratturazione idraulica.

Il capo del governo Enrico Letta il 21 maggio affermava: “La priorità assoluta in campo energetico per noi resta lo sviluppo delle fonti rinnovabili”. Purtroppo nella stessa dichiarazione il capo del governo apriva allo sfruttamento sostenibile delle risorse non-convenzionali. Al contrario noi pensiamo che la politica deve prendere atto dell'impossibilità di protrarre ulteriormente il paradigma energetico basato sulle fonti fossili facili e a buon mercato, e assecondare un adattamento della società verso standard di consumi energetici e materiali compatibili con il resto della biosfera: questa sarebbe, a nostro avviso, quella che lo stesso Letta definisce “una politica realistica del cambiamento climatico dopo il 2020”.

Il comunicato originale si trova qui:
www.aspoitalia.it




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