mercoledì 2 gennaio 2013

Terre rare, humanum est

Il governo cinese aveva fissato una quota di 30.000 tonnellate per le esportazioni di terre rare nel 2012, provocando le proteste e una affannosa rincorsa ad approvvigionamenti alternativi in tutto il mondo,  ma si è riscontrato nella realtà che ad ottobre  le esportazioni non avevano raggiunto nemmeno la metà di quanto prefissato causa la contrazione della domanda globale. Quindi si può dire che nel bene e soprattutto nel male l'obiettivo è stato raggiunto.
Il tetto del 2012 era lo stesso indicato dai legislatori cinesi per il 2011 quando le esportazioni raggiunsero le 18.596 tonnellate. Il 28 dicembre il  Ministero del Commercio cinese avrebbe fissato il massimale delle esportazione per il primo semestre del 2013 a 15.501 tonnellate riservandosi di riconsiderare verso il basso la quota per la seconda metà dell'anno.
Le terre rare vengono suddivise in due categorie distinte, le terre rare medio-pesanti, come per esempio il disprosio che viene utilizzato per realizzare motori elettrici, e terre rare leggere come per esempio il cerio utilizzato per certe vernici o nel filtro antiparticolato per i motori termici delle auto tradizionali. Alla seconda categoria viene assegnato l'87 per cento della quota, 13.563 tonnellate, mentre alle terre rare medio-pesanti il 13 per cento.
La Cina, che produce più del 90 % delle terre rare del mondo, ha consolidato l'attività di estrazione e raffinazione dei minerali di terre rare  giustificando la quota delle esportazioni con la volontà di proteggere l'ambiente e la necessità di salvaguardare le risorse nazionali, ed con questo ha inoltre soppresso parte della produzione e conseguentemente l'esportazione.
Secondo il quotidiano online Asahi Shimbun uno dei motivi del calo delle esportazioni è stato l'embargo commerciale imposto de facto dalla Cina al Giappone dopo la fiera diatriba sul possesso delle isole Senkaku che ha costretto il Giappone a trovare altri fornitori e anche alternative alle terre rare nel processo di fabbricazione di prodotti e materiali soprattutto elettronici.
Tuttavia, per la Cina, la debolezza della domanda ha portato ad un crollo dei prezzi delle terre rare che avevano invece raggiunto il picco durante l'estate del 2011, ma da allora sono scesi in un range che va da un terzo a meno di un decimo di quel 'fortunato' periodo. Comunque alcuni prezzi restano alti. Depositi di elementi come il disprosio sono quasi sconosciuti al di fuori della Cina. Questo significa che alcuni prezzi rimangono a livelli elevati paragonabili a quelli dell'inizio del 2010, poco prima della crisi.

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