mercoledì 7 novembre 2012

La spada di Damocle sulla centrale nucleare di Oi

Erano 54 reattori nucleari funzionanti in Giappone ed erano in grado di produrre oltre il 30% dell'energia necessaria in quel Paese. Poi venne il Grande Terremoto Orientale con lo Tsunami ed il disastro epocale della centrale nucleare di Fukushima con le esplosioni susseguitesi una dopo l'altra dei reattori funzionanti fino a quel fatidico 11 Marzo 2011. La chiusura di alcuni reattori nucleari delle altre centrali per manutenzione programmata e causa della revisione delle norme conformi agli standard esistenti negli altri paesi del mondo voluta dal governo portò alla disattivazione totale degli impianti nucleari. Energia prodotta dal nucleare giapponese si ridusse ad uno zero spaccato per oltre un anno. Poi a fronte delle insistenze delle aziende elettriche proprietarie degli impianti, i disagi nella produzione nazionale di vari prodotti industriali e nonostante la resistenza di un numero sempre maggiore di cittadini consapevoli spalleggiati anche dalle autorità municipali locali, il Primo Ministro e i ministri competenti furono costretti a vedere di riattivare la produzione di energia nucleare almeno a Oi con un primo reattore poi  seguito da un secondo reattore. Il programma era quello di riattivare il maggior numero possibile di impianti fino alla loro obsolescenza naturale per arrivare a sostituire l'energia nucleare con l'energia prodotta fonti rinnovabili, eolica e geotermica in particolare.
Ma ecco l'inghippo che salta fuori quando si forzano gli eventi.
Il Wachdog dell'energia nucleare ha rilevato di problemi ad uno dei due (soli) reattori nucleari riavviati.. Asahi Shimbun online ci racconta che un team di cinque esperti dell'Autorità regolamento nucleare si incontreranno di nuovo il 7 novembre per approfondire ulteriormente la questione di un pericolo attivo riscontrato sotto gli equipaggiamenti di emergenza in una centrale nucleare. Il tutto sembra in qualche modo collegato ad una faglia presente sotto l'impianto definita attiva da alcuni o no da altri se non ci sono segni di movimenti nel corso degli ultimi 120.000 a 130.000 anni. Formazioni geologiche che potrebbero slittare a causa di una frana. Vari scienziati sono in contrasto tra loro senza riuscire a trovare un accordo sul fatto che il sito sia stabile geologicamente o meno  o fino a quando lo sarà e di conseguenza se il rischio di un nuovo drammatico incidente nucleare sia da considerare imminente o meno. Ma è necessario, mi chiedo, rischiare fino a questo punto? L'esperienza non insegna niente?


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1 commento:

  1. Ma come ?
    Tutti urlano che NON si può prevedere quando un terremoto avviene adesso o tra 130'000 anni è poi quando si toccano le centrali nucleari improvvisamente si possono prevedere???

    Nessun scienziato urla allo scandalo???

    Non esiste poi un sistema sicuro al 100% contro al terremoto e poi ci dicono che le centrali anche sotto terremoto (si è visto) possono tranquillamente resistere???

    Ma li chiamate scienziati quelli delle centrali nucleari?

    Ciao

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