martedì 24 aprile 2012

Volare in India

Tutto secondo logica, tutto secondo tutto quanto ci si aspetterebbe dalle crisi del post picco del petrolio. Le compagnie di volo risentono sempre più della crescita dei costi dei carburanti e  in particolar modo ne risentono le compagnie aeree indiane, soprattutto quelle low cost  spina vertebrale dei trasporti in un paese in via di sviluppo accelerato. Nonostante il crescente numero di passeggeri, le compagnie aeree indiane stanno lottando per rimanere a galla in mezzo a turbolenze procurate dalla concorrenza spietata e molto dal sostegno pubblico alla compagnia di bandiera nazionale. Sei compagnie aeree sono in crisi con perdite nette alla chiusura di Marzo, fatta eccezione per IndiGo Airlines, il più grande vettore low-cost, per un ammontare totale di 6,7 miliardi di euro. La Kingfisher Airlines è stata costretta a ridurre di un terzo il numero dei voli non essendo più in grado di pagare il costo del carburante ed ha sospeso tutti i voli internazionali. Per colpa dei costi del carburante la compagnia è stata costretta a dimezzare il numero dei 7 mila dipendenti, mentre 300 tra piloti e membri di equipaggio non hanno ricevuto il salario negli ultimi sei mesi. Utilizzerà solo 20 dei 64 arei. 
La compagnia aerea statale Air India è in un deficit cronico, lasciando spesso i passeggeri a terra con frequenti cancellazioni di voli e arrivi in ​​ritardo a causa di scioperi dei dipendenti, pur essendo puntellata dal governo indiano con i soldi dei contribuenti che ne falsano la concorrenza con costi del biglietto che riescono a male pena a coprire i costi del carburante. Palliativi. E' probabile che il governo indiano sarà costretto a prendere in considerazione  una operazione di deregulation per consentire alle compagnie aeree straniere di possedere fino al 49 per cento le aziende rivali interni per  tirare fuori dai guai operatori nazionali in crisi .  

Gli scricchiolii del centro dell'impero raggiungono anche insospettabili province in ... 'crescita'.


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1 commento:

  1. la situazione è disperata ovunque. Il BAU non è più sostenibile, ma la prospettiva di starsene a casa con un libro e un pezzo di pane o a zappare l'orto è ben lungi dall'essere accettata.

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