Uno studio svolto nelle otto maggiori città italiane dimostra quanto l'inquinamento sia la causa prima dell'aumento di tutte le malattie polmonari (fra cui i tumori) e non solo polmonari. Con esso aumentano anche infarti ed ictus. 30mila attacchi d'asma tra gli adolescenti . Lo studio denominato Misa2 (sunto) rilevò che le cause scatenanti quasi 5.000 morti in più ogni anno era da attribuirsi al crescere degli inquinanti atmosferici da traffico, tutti gli inquinanti, a partire dai famigerati PM10 (le polveri sottili), polveri, fumo, microgocce liquide, diossido di azoto, monossido di carbonio e le ricombinazioni tra di esse di molecole nuove. Un altro studio più recnte, l’EpiAir, ha rilevato quanto l'inquinamento da PM 10 e 2,5 incida sulla mortalità e declino della funzione polmonare. In conclusione, l'unica profilassi efficace è rappresentata dall'abbandono dei carburanti, dei combustibili fossili, e la trasformazione in mezzi in elettrici che traggono l'energia elettrica prodotta dalle fonti rinnovabili.
L'articolo:
“Nonostante si fumi di meno non diminuiscono le patologie polmonari come la broncopneumatia cronica ostruttiva e l’asma”. È quanto ha sostenuto Mauro Mocci, dell’Associazione medici dell’ambiente nel corso degli Incontri pneumologici in corso a Scanno (AQ), dove pneumologi italiani si stanno confrontando sul rapporto tra ambiente e patologie respiratorie.“Studi internazionali - ha aggiunto Mocci – evidenziano che con l'alzarsi del livello di inquinamento crescono le malattie polmonari e non (infarti, ictus). Inoltre, sono aumentati i casi di tumori al polmone correlati all'esposizione cronica di inquinanti atmosferici”. L'esperto cita uno studio “svolto nelle otto maggiori città italiane che ha evidenziato come l'inquinamento dell'aria sia responsabile di 30.000 attacchi di asma l'anno nei ragazzi sotto i 15 anni. Esiste - ha aggiunto - anche una correlazione inquinamento/ polmonite: il numero dei ricoveri di bambini affetti da polmonite, nell'area metropolitana di Roma, aumenta in rapporto all'innalzamento dei livelli di inquinamento atmosferico”.
Insomma, è ora di alzare la guardia. Anche perché di inquinamento si muore: Mocci ricorda, infatti, lo studio MISA2 (Metanalisi italiana degli studi sugli effetti a breve termine dell'inquinamento atmosferico) dove sono stati esaminati (dal 1996 al 2002) gli effetti a breve termine dell'inquinamento atmosferico su nove milioni di abitanti che ha registrato 900 decessi in più da polveri, fumo, microgocce di sostanze liquide in sospensione nell'atmosfera sotto forma di particelle microscopiche (PM10) e 2000 decessi in più da diossido di azoto (NO2) e 1900 decessi in più da monossido di carbonio (CO).
“Un altro studio, l’EpiAir (Inquinamento Atmosferico e Salute) del Centro Nazionale per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie, ha messo in risalto che tra gli effetti a lungo termine, concentrazioni medie di particelle fini (PM 10 e PM 2,5) sono state associate ad aumento della mortalità e declino della funzione polmonare”, ha sottolineato.
Insomma, è ora di alzare la guardia. Anche perché di inquinamento si muore: Mocci ricorda, infatti, lo studio MISA2 (Metanalisi italiana degli studi sugli effetti a breve termine dell'inquinamento atmosferico) dove sono stati esaminati (dal 1996 al 2002) gli effetti a breve termine dell'inquinamento atmosferico su nove milioni di abitanti che ha registrato 900 decessi in più da polveri, fumo, microgocce di sostanze liquide in sospensione nell'atmosfera sotto forma di particelle microscopiche (PM10) e 2000 decessi in più da diossido di azoto (NO2) e 1900 decessi in più da monossido di carbonio (CO).
“Un altro studio, l’EpiAir (Inquinamento Atmosferico e Salute) del Centro Nazionale per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie, ha messo in risalto che tra gli effetti a lungo termine, concentrazioni medie di particelle fini (PM 10 e PM 2,5) sono state associate ad aumento della mortalità e declino della funzione polmonare”, ha sottolineato.
Per questo, ha concluso Mocci, la strada da percorrere passa per una “netta riduzione dell'utilizzo dei combustibili fossili (petrolio, gas, carbone) e dei suoi derivati (incenerimento di plastiche), un maggiore sviluppo delle energie rinnovabili (fotovoltaico, eolico, termodinamico, idrico, idrogeno), un aumento dei mezzi di trasporto meno inquinanti (metropolitane, tram, auto e bus elettrici, tutti alimentati da fonti rinnovabili)”.
Fonte: quotidianosanità.it
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Mi ha fatto notare, un addetto ai lavori, che le polveri sottili sono anche prodotte dallo sfregamento tra gomma e strada.
RispondiEliminaUn altro contributo è portato dalla polvere dei ferodi di freni e frizioni.
Ignoro in che percentuale possa incidere.
Non so se nella rete esiste una tabelle in cui vengono riportati i vari contributi (polveri prodotti dai pneumatici, freni, motori a combustione).
Bisogna anche capire quanto dell'inquinamento è dovuto ai mezzi di trasporto e quando dalle caldaie, chissà perché l'inquinamento è sopra la soglia dopo il 15 ottobre...
RispondiEliminaSilvano, non so. Forse le polveri prodotte dagli pneumatici rientrano nella categoria degli idrocarburi (derivati) e carbonio, mentre le polveri dei freni fra i metalli. Ritengo che un veicolo elettrico riduca la quantità delle polveri dall'azione dei freni per il fatto che abbiamo l'azione frenante del motore che contribuisce al rallentamento del veicolo.
RispondiEliminaHainz, mi pare che l'inquinamento da traffico nelle città sia la quota più rilevante.
Sono d'accordo con Hainz, l'inquinamento da PM10 nei centri urbani è dovuto al riscaldamento domestico in misura forse maggiore del trasporto....si dovrebbe pensare ad una rivoluzione elettrica anche riguardo alla climatizzazione domestica oltre a quella dei trasporti...
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